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Carenza personale e attese sulle barelle, il report sui problemi del pronto soccorso

La rilevazioni della Simeu su 80 strutture: meno impattanti le aggressioni

Pronto soccorso - Fotogramma

Quali sono i principali problemi del pronto soccorso? "Carenza di personale" (29%), "il boarding" - ovvero le attese dei pazienti, spesso sulle barelle, per avere un posto letto - (26%), "accessi impropri" (26%) e "aggressioni" (19%)". E' la fotografia dei 'mali' del pronto soccorso scattata dalla rilevazione della Simeu, la Società italiana di Medicina emergenza-urgenza, presenta a Roma dove si sta svolgendo l'Accademia dei direttori Simeu, appuntamento in cui si affrontano i problemi più cogenti dei pronto soccorso. I risultati della rilevazione condotta dalla società scientifica nei giorni 3, 4 e 5 novembre 2024 hanno lo scopo di descrivere - attraverso dati concreti - la situazione attuale inquadrata nel generale contesto del Servizio sanitario nazionale. Hanno risposto 80 centri rappresentativi di un numero di accessi di pronto soccorso nell’intero 2023 pari a 3.957.321, ovvero il 22% dei totali secondo i dati di confronto da Agenas.

"I temi maggiormente dibattuti, come gli accessi 'impropri' o le aggressioni, sono considerati dai professionisti di minor importanza rispetto alla necessità di rinforzare gli organici con lo scopo di garantire una migliore qualità di cura ed assistenza e di diminuire il carico di lavoro sui singoli operatori e, di conseguenza, anche lo stress psicofisico dei professionisti - spiega Beniamino Susi, vice presidente Simeu. La rilevazione della Simeu ha anche indagato i motivi di disaffezione dei medici: 1) Stress lavoro-correlato, (29%); 2) Insufficienza valorizzazione economica, (26%); 3) Qualità della vita, (23%); 4) Rischio medico-legale, (22%). Secondo Antonio Voza, segretario nazionale Simeu: “Lo stress correlato ad un’attività intensa è anche l’elemento più critico in assoluto che definisce la disaffezione dei medici al lavoro in pronto soccorso prima ancora che la valorizzazione economica”.

Per quanto riguarda il boarding, i direttori dei Dea, dipartimenti di emergenza-urgenza, hanno dichiarato che nel 2024 rispetto al passato: "Il 10% delle strutture non costituisce un problema; nel 54% si registra un incremento; nel 30% l’incremento avviene, nonostante siano stati presi provvedimenti organizzativi; nel 36% il boarding è diminuito, grazie a specifici provvedimenti organizzativi; nel 24% non è stato preso alcun provvedimento". "Il dato confortante è che il 36% dei centri registra una diminuzione, il che dimostra che esistono margini di miglioramento che devono essere maggiormente esplorati. Nonostante il problema continui ad essere in sostanziale crescita nella maggioranza dei casi questo valore, associato all’incremento degli accessi, delinea un futuro di maggior impegno per le strutture dell’Emergenza urgenza", afferma Andrea Fabbri, ufficio di presidenza Simeu.

Sempre dalla rilevazione i direttori dei pronto soccorso chiedono: "1) Maggior attività di filtro da parte della Medicina generale, (28%); 2) Attivazione di ambulatori ad accesso diretto, (25%); 3) Più efficace e precoce presa in carico di pazienti dimissibili, (24%): 4) Diminuzione dei tempi d’attesa per esami diagnostici, (23%)". "Si evidenzia come le liste d’attesa, argomento centrale degli ultimi anni, siano considerate meno impattanti rispetto ad altri elementi quali la possibile azione di filtro della Medicina generale o la presa in carico precoce di pazienti in uscita dall’ospedale" avverte Fabio De Iaco, Presidente Simeu.

Tra le necessità più importanti "anche la possibilità di indirizzare altrove, sin dal triage, pazienti a minor priorità e la gestione separata dei codici minori affidata ad altre figure professionali", ribadisce la Simeu. Nel dettaglio, i direttori di pronto soccorso ritengono urgenti: "1) Rinforzo degli organici, (28%); 2) Diminuzione del boarding, (26%); 3) Possibilità di indirizzare altrove i pazienti a minor priorità, (24%); 4) Gestione separata dei codici minori, (22%)". Per quanto riguarda la tipologia di paziente si è rilevato che "il maggior impegno gestionale - inteso come peso organizzativo, necessità di risorse, tempi di permanenza, carico assistenziale - è rappresentato da: 1) Pazienti cronici multi patologici, (27%); 2) Pazienti a prevalente componente assistenziale, (26%); 3) Pazienti a patologia prevalente oncologica, (25%); 4) Pazienti a patologia prevalente psichiatrica, (22%)".

In conclusione per la Simeu, "emerge con grande evidenza che i pronto Soccorso italiani stanno funzionando da tampone dell’intero sistema, reggendo il peso di condizioni di cronicità e socio-assistenzialità che non avrebbero alcun motivo di essere gestiti dalla Medicina d’emergenza urgenza se non per l’insufficienza delle strutture che dovrebbero essere deputate a tali scopi".

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Salute e Benessere

Trump, cosa dicono gli scienziati. Dominici (Harvard):...

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Parla la data scientist celebrata dal Time tra i 100 'top influencer' del settore salute. "E' importante che chi guiderà le agenzie federali cruciali abbia una formazione scientifica. La scienza vive di dati, non di opinioni"

Trump, cosa dicono gli scienziati. Dominici (Harvard):

"Cosa spero che non succeda" nella nuova era Trump? "Che si facciano passi indietro nei progressi ottenuti finora per combattere la situazione climatica". Francesca Dominici, biostatistica che ha sfondato il 'tetto di cristallo' ad Harvard, l'ateneo americano dove dirige un maxi progetto multidisciplinare che si chiama Harvard Data Science Initiative, usa i numeri per mostrare al mondo l'impatto dell'inquinamento sulla salute umana, calcolando il tributo che paghiamo in termini di morti. La tutela dell'ambiente, la comprensione delle dinamiche del climate change, sono la missione di una vita. E per i suoi studi pionieristici la rivista 'Time' l'ha inserita - insieme ad altri due cervelli italiani all'estero - nell'elenco dei 100 personaggi più influenti del settore salute.

La scienziata, sentita dall'Adnkronos Salute all'indomani della vittoria di Donald Trump nella corsa alla presidenza degli Stati Uniti, prova a raccontare speranze e timori della comunità scientifica americana, in particolare di quella parte dedicata proprio alla ricerca su ambiente e salute pubblica. Per capire gli scenari che si prospettano adesso, non si può - a suo avviso - non guardare a come andò il precedente mandato del tycoon che ora torna alla Casa Bianca. Dominici lo sa bene, perché insieme a un collega di Harvard ha messo la sua agenda sui temi ambientali sotto la lente (era il 2018 e Trump aveva già annullato, rivisto o annunciato di voler abrogare diverse normative e politiche ambientali storiche) per valutarne le ricadute a livello di salute. "Una boccata d'aria cattiva", era il titolo dell'analisi pubblicata su 'The Jama Forum'.

La speranza di Dominici per il futuro è prima di tutto che la scienza resti il faro. "E quindi spero che, in questo passaggio di poteri, non succeda che alla guida di agenzie federali come l'Environmental Protection Agency (Epa), i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), la Food and Drug Administration (Fda) arrivino persone che non hanno una formazione scientifica. La scienza non deve essere influenzata da opinioni politiche o religiose - riflette - La scienza deve essere informata dai fatti, dai dati, dallo studio e dalla competenza. Indipendentemente da quali siano le opinioni politiche, religiose, quelle sull'immigrazione o sull'aborto, le opinioni in quanto tali vanno rispettate, però non devono infiltrare il processo scientifico. Il processo scientifico in realtà è molto semplice: si parla di studio, di competenze, di dati, di policy, di leggi, tutti elementi che devono basarsi su informazioni obiettive". Altrimenti, avverte, "il rischio è che si abbiano ripercussioni negative, e in passato è successo".

Parlando in particolare dell'ambiente, continua Dominici, "mi auguro che, anche se c'è scetticismo sul fatto che gli eventi meteorologici estremi, le ondate di calore estremo, i maxi incendi ad altissimo impatto, siano dovuti al climate change, non si perda di vista il fatto che questi eventi stanno succedendo realmente. Stanno succedendo ogni giorno nel mondo e negli Stati Uniti, e uccidono le persone. Quindi spero che non vengano rinnegati i fondi di ricerca per aiutare le persone che poi soffrono per questi eventi estremi. Puoi essere in disaccordo sul fatto - per quanto innegabile - che questi fenomeni, come pure i cicloni tropicali e gli uragani" che sempre più spesso balzano agli onori delle cronache, "siano dovuti al climate change. Ma, anche ammesso che tu non ci creda, rimane il fatto che sono situazioni che vanno affrontate con investimenti nelle zone che sono più suscettibili. Tra l'altro, fra coloro che ne soffrono di più ci sono in particolare proprio i cittadini che hanno votato per Trump, le persone che vivono nella 'rural America', le persone in Alabama e in territori con queste caratteristiche, che poi si ritrovano senza casa, senza assistenza sanitaria".

Si è discusso a lungo del protezionismo di Trump, ma che impatto potrebbe avere un approccio di questo genere sul mondo della scienza? "L'auspicio - rimarca Dominici - è che non si ostacoli l'accesso a fonti di informazioni e di dati che sono raccolti dal Governo. Questo ovviamente rallenterebbe il nostro processo scientifico, penso per esempio all'importanza di poter avere accesso a dati come quelli che il Cdc mette a disposizione sulla salute delle persone che sono andate in ospedale durante le ondate di calore. In passato l'aver bloccato queste fonti di dati governativi ha rallentato il progresso scientifico, spero dunque che non succeda. E spero che non si taglino i fondi alla ricerca. Avendo poi un laboratorio di 60 ragazzi penso a loro, penso alla generazione di giovani talenti che si stanno occupando di temi ambientali e che dovranno portare avanti la ricerca. Se si scoraggiano dallo studiare questi temi, perché nessuno ci fa più attenzione, è finita". E questo, conclude, "a me preoccupa ancora di più dei fondi per la ricerca".

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Salute e Benessere

Trump, cosa dicono gli scienziati. Giordano (Sbarro):...

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L'oncologo della Terra dei fuochi parla dallo 'swing state' più decisivo, la Pennsylvania. "Un impegno forte per la ricerca è cruciale"

Trump, cosa dicono gli scienziati. Giordano (Sbarro):

"Le ultime elezioni negli Stati Uniti hanno acceso il dibattito su un aspetto essenziale e fondante della democrazia: l'alternanza al potere. Mai come oggi è chiaro che, senza di essa, la macchina democratica rischia di rallentare, se non di incepparsi. Il cambio di potere, nei suoi alti e bassi, rappresenta la linfa vitale di un sistema che trova nella capacità di adattarsi e rinnovarsi la propria forza. L'alternanza permette di iniettare nuova energia, nuove idee. Con l'elezione del presidente Donald Trump, l'attenzione verso il potenziamento dell'economia americana e della sicurezza nazionale è diventata centrale, ma vi è una dimensione altrettanto cruciale che merita un impegno altrettanto deciso: la ricerca scientifica". E' l'auspicio espresso all'Adnkronos Salute da Antonio Giordano, presidente della Sbarro Health Research Organization (Shro) e professore al College of Science and Technology della Temple University.

Lo scienziato, cervello italiano da anni trapiantato negli Usa, parla dalla Pennsylvania, uno degli 'swing states', i 7 stati in bilico dove si decidono le elezioni Usa. Stato chiave per la corsa alla Casa Bianca, la Pennsylvania è andata a Trump. Giordano, l'oncologo della Terra dei fuochi, da uomo di scienza mette l'accento su uno degli aspetti che spera vengano ritenuti determinanti per il futuro: la ricerca. "Aumentare la spesa governativa per la scienza e l'innovazione nel campo farmaceutico e sanitario rappresenta un investimento essenziale per rispondere alle sfide sanitarie che, oggi più che mai, influiscono sulla qualità di vita e sulla crescita economica del Paese". L'esperto non è pessimista sulle prospettive che si aprono nella nuova era Trump. Sotto la sua presidenza, ricorda, nel 2018 "abbiamo goduto di uno dei più grandi investimenti nella ricerca. I National Institutes of Health (Nih) ricevettero 3 miliardi di dollari" e ci furono "anche aumenti per le altre agenzie della ricerca".

"L'industria farmaceutica, insieme al settore biomedico, è tra le aree che possono beneficiare maggiormente di un sostegno pubblico strategico - ragiona Giordano - I progressi della ricerca non solo favoriscono la scoperta di nuove terapie e vaccini, ma contribuiscono anche a ridurre i costi a lungo termine per il sistema sanitario. Pensiamo alla pandemia di Covid-19: la rapidità con cui è stato sviluppato il vaccino ha dimostrato il potenziale di una ricerca scientifica forte e ben finanziata. Una maggiore spesa pubblica, unita a partnership con il settore privato, può generare un impatto positivo a livello nazionale e internazionale, contribuendo al controllo di malattie croniche e alla gestione di future emergenze sanitarie". Insomma, "per sostenere l'innovazione e garantire un futuro di salute per la popolazione", per Giordano è "cruciale che il Governo americano incrementi i finanziamenti per i programmi di ricerca".

L'Istituto Shro di Philadelphia, continua lo scienziato, "è impegnato nello sviluppo di terapie avanzate, e i nostri progressi dimostrano che, dove vi è un solido supporto economico e infrastrutturale, i risultati arrivano rapidamente. Con un incremento della spesa, potremmo accelerare ulteriormente lo sviluppo di cure che possano migliorare la qualità della vita dei cittadini e ridurre la pressione sulle strutture sanitarie. Inoltre, gli investimenti nella scienza creano posti di lavoro qualificati, rendendo il Paese competitivo su scala globale". L'elezione di Trump, è convinto Giordano, "rappresenta un'occasione unica per imprimere una nuova direzione al sostegno verso l'industria farmaceutica e biotecnologica. Con una politica di incentivi e un aumento dei fondi per la ricerca, l'America può consolidare il proprio ruolo di leader nel campo della salute e del benessere globale. Un futuro più sicuro, più sano e più prospero passa dalla scienza: investire oggi per salvaguardare il domani è un imperativo che nessun Paese può permettersi di ignorare".

In definitiva, per il camice bianco, dall'alternanza al potere possono derivare cose buone. Questa tornata elettorale è stata complessa, osserva. "L'elettorato è diviso, lacerato da anni di scontri interni, e la politica sembra essere ormai più un'arena gladiatoria che un forum di dialogo e costruzione. Tuttavia, proprio questa situazione mette in luce quanto l'alternanza sia non solo un principio formale, ma una reale necessità per evitare che il potere si trasformi in privilegio e che le istituzioni, nate per rappresentare tutti, diventino strumenti per pochi. E' un errore pensare che la stabilità sia garantita dalla continuità dello stesso gruppo al comando; la vera stabilità si costruisce nella capacità di passare il testimone, di accettare il cambiamento come parte del gioco democratico".

"Senza l'alternanza - conclude Giordano - non ci sarebbe spazio per le minoranze, né per il dissenso, e il sistema si spegnerebbe in una forma statica e opaca di autoconservazione. La democrazia americana, con tutte le sue contraddizioni, si rinnova grazie a questa possibilità di alternanza, che permette ai cittadini di continuare a credere che la loro voce conti davvero". La speranza è che "questa consapevolezza non rimanga solo nei commenti post-elettorali, ma che diventi una costante nel modo in cui la politica e i cittadini stessi pensano al proprio futuro democratico".

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Salute e Benessere

Farmaceutica, Renoldi Bracco (Bracco Imaging):...

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Il Ceo all'inaugurazione di Hexagon, 'in sviluppo per indicazioni su bisogni specifici in aree sottoservite'

Fulvio Renoldi Bracco, Ceo di Bracco Imaging

"In questo sito produttivo abbiamo un impegno molto importante sulla tecnologia delle microbolle, della quale Bracco è leader a livello mondiale, non soltanto con i prodotti attualmente approvati e utilizzati, ma anche e soprattutto per lo sforzo di innovazione con la terza generazione di prodotti, adesso in fase clinica, e con l'applicazione delle microbolle in altri ambiti della medicina oltre alla diagnostica. Con questo investimento, oggi noi non soltanto abilitiamo la crescita, ma soprattutto l'idea di utilizzare queste tecnologie in altri spazi". Sono le parole di Fulvio Renoldi Bracco, Ceo di Bracco Imaging, in occasione della giornata inaugurale del secondo stabilimento del gruppo leader nell'imaging diagnostico, a Ginevra, in Svizzera. Si chiama Hexagon e permetterà all'azienda di riferimento nell'imaging diagnostico di triplicare la produzione e la distribuzione dell'innovativo agente di contrasto a ultrasuoni basato su microbolle, uno dei prodotti di punta della ricerca Bracco.

"Oggi la tecnologia delle microbolle rappresenta per Bracco circa il 6% del fatturato - aggiunge Renoldi Bracco - e viene utilizzata per migliorare l'eco dell'ecografia, il cosiddetto enhancement, in tre ambiti: l'ecocardio, il doppler e l'imaging del tratto uro-genitale. Ci sono sviluppi di nuove indicazioni e soprattutto c'è una domanda crescente in tutte le aree del mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, fino ai Paesi in via di sviluppo, che stanno utilizzando maggiormente la tecnologia dell'ecografia, essendo quella maggiormente accessibile. Puntiamo a sviluppare delle indicazioni - conclude - che possano indirizzare a dei need specifici in aree che oggi sono sottoservite".

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