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Domenica parte il Vendée Globe, la regata più dura. Un solo italiano al via, Giancarlo Pedote su Prysmian

Breve storia dell"Everest della vela", giro del mondo in solitaria e senza assistenza. E ora ci sono anche le barche con i foil

 - Jean-Marie Liot (da banca immagini Vendée Globe)

Domenica prossima parte la decima edizione del Vendée Globe, la regata più dura del mondo unanimemente definita "l'Everest della vela" per le sue straordinarie difficoltà di portarla a termine. Un giro del mondo in solitaria, senza scalo e con il divieto di assistenza pena l'esclusione dalla gara, ma -diversamente dai tempi analogici- con l'unico sollievo di strumentazioni di ultima generazione e facoltà di comunicazione che i pionieri neanche potevano sognare. Quaranta gli skipper iscritti, con la maggioranza schiacciante composta dai 27 francesi. Sei le donne, e un solo italiano al via, il fiorentino Giancarlo Pedote sul Prysmian con cui aveva ottenuto l'ottavo posto nell'edizione precedente, miglior piazzamento di sempre per un azzurro. Ora il Prysmian, opportunamente "ristrutturato", riparte per l'avventura sportiva più dura che ci sia, con passaggi tra i 40 ruggenti e i 50 urlanti, le latitudini più estreme e il passaggio tra i tre leggendari capi: Horn in Sudamerica, Buona Speranza in Africa e Leeuwin in Australia.

La partenza è come di consueto da Les Sables d'Olonne, in Vandea, le barche hanno seguito l'evoluzione della nautica d'altura da competizione e, a partire dal 2016, alcune di esse navigano sui foil che il grande pubblico ha imparato a conoscere con l'America's Cup: sulla linea di partenza del Vedée 2024-2025 ci saranno 12 scafi di nuova generazione insieme alle barche senza appendici, ma naturalmente anch'esse progettate per planare non appena possibile anche su onde alte come palazzi. Di seguito una breve storia della regata.

Vent’anni dopo la leggendaria e unica Golden Globe Race del 1968, la prima circumnavigazione a vela per solitari, nove partiti e uno solo arrivato a Falmouth, in Inghilterra, il francese Philippe Jeantot vara l’idea di una nuova regata intorno al mondo, ma senza la possibilità di scendere a terra tra la partenza e l’arrivo: nasce il Vendée Globe Challenge, e la sua casa è subito una cittadina sulla costa atlantica francese, regione della Vandea: Les Sables d’Olonne. Da qui si parte e qui si arriva, dopo aver percorso 25.000 miglia (circa 45.000 chilometri), lasciando a sinistra il Capo di Buona Speranza, il Capo Leeuwin, il Capo Horn e aggirando l’Antartide. Il 26 novembre 1989, tredici velisti partono per la prima edizione, durata oltre tre mesi, ma solo sette la concludono. Vince Titouan Lamazou in 109 giorni e 47 minuti.

La seconda edizione (1992-93) ha 15 iscritti, ancora 7 arrivati e purtroppo ben due dispersi in mare (Mike Plant e Nigel Burgess). Tra i partecipanti il primo italiano: è Vittorio Malingri con il Moana 60 Everlast, costretto al ritiro nel Pacifico per la rottura di un timone. Il primo sul traguardo è Alain Gautier in 110 giorni. Nella terza (1996-97) ancora 15 iscritti, 6 arrivati, 9 ritirati e ancora un disperso, Gerry Roufs. Vince Christophe Auguin in 105 giorni.

Nell’edizione 2000-2001 sono al via 24 solitari e due italiani. Vince Michel Desjoyeaux in 93 giorni davanti all’inglese Ellen MacArthur, prima donna sul podio. Simone Bianchetti è 12°, Pasquale De Gregorio 15° in 158 giorni, ultimo sul traguardo è accolto da una folla di 20.000 appassionati. E’ l’edizione che consolida il mito del Vendée Globe. Nel 2004-2005 vince Vincent Riou in 87 giorni, 20 iscritti e 9 ritirati. Le barche sono sempre più veloci e simili, i primi tre arrivano staccati di poche ore tra loro. Nel 2008-2009 (30 iscritti, record di ritirati, ben 19) vince ancora Michel Desjoyeux in 84 giorni. Si arriva al 2012-2013, i partecipanti scendono a 20, in 11 concludono la gara, tra questi l’italiano Alessandro Di Benedetto, ultimo in 104 giorni, popolarissimo in Francia perché due anni prima ha fatto lo stesso giro su un barchino di soli 6 metri, un record. Il vincitore Francois Gabart è il primo a scendere sotto gli 80 giorni (78). Quattro anni dopo, 2016-2017, 29 partecipanti e 19 arrivati, Armel Le Cleac’h abbassa ancora il tempo vincendo in 74 giorni. E’ l’edizione in cui fanno la comparsa i primi foil montati su barche oceaniche.

Nel 2020-2021, record di iscritti (33), in 25 concludono la regata. Primo sulla linea è Charlie Dalin (80 ore e 6 ore), ma il vincitore è Yannick Bestaven (80 giorni e 3 ore) grazie all’abbuono di 10 ore per una deviazione di rotta in soccorso a un concorrente rovesciato. Giancarlo Pedote è il quinto italiano a correre il Vendée e fa segnare il miglior risultato: è 8° in 80 giorni e 22 ore, appena 19 ore dal primo.

L’edizione 2024-2025 è la decima e batte il record di iscritti con 40 skipper al via. Tra essi c’è ancora Giancarlo Pedote, alla sua seconda partecipazione.

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Sport

Svelato il ‘look’ dei Giochi invernali 2026 di...

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Svelato il 'look' dei Giochi invernali 2026 di Milano Cortina

Dinamismo e identità. Insieme ai grandi valori dello sport italiano. È stato presentato oggi, presso la Fondazione Milano Cortina 2026 a Milano, il “Look of the Games”. L’abito della prossima edizione delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali, la massima espressione dell’identità visiva dei Giochi. Alla presenza delle istituzioni, dal sindaco di Milano Beppe Sala al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Una piccola anteprima per assaporare l’immagine (coordinata) che abbraccerà i territori e le venue, che avvolgerà e guiderà gli spettatori, gli atleti, i volontari e tutti coloro che vivranno il più grande evento sportivo al mondo a inizio 2026. “Il Look of the Games mostra un linguaggio visivo straordinario, che accentua il fascino delle nostre città e di tutte le sedi dei Giochi, esprimendo un nuovo concetto di bellezza italiana”, ha spiegato Andrea Varnier, Ceo di Fondazione Milano Cortina 2026.

“Un’identità visiva dinamica, ispirata dalla nostra energia, dal nostro entusiasmo, inclusività e talento. Sarà immediatamente riconoscibile e sarà un invito per i visitatori di tutto il mondo a scoprire il nuovo spirito italiano”. “Il Look of the Games è il risultato di un processo creativo partito dal concetto di una nuova bellezza italiana, che riflette le qualità positive più profonde della nostra identità, come il talento”, ha poi aggiunto Raffaella Paniè, Head of Brand, Identity and Look of the Games di Fondazione Milano Cortina 2026. Il look dei Giochi sarà declinato negli impianti e sulle piste, nelle città che ospiteranno la manifestazione, nel merchandising e in tutte le attività di comunicazione legate alle prossime Olimpiadi invernali. Sarà l’immagine che miliardi di spettatori riconosceranno sui propri schermi, che i fan percepiranno sulle piste e nei palazzetti e che accompagnerà nel racconto delle imprese dei più grandi.

Gli Elementi Fondativi rappresentano il cuore del Look of the Games. Per raccontarli, sui canali social di Milano Cortina 2026 sono state scelte cinque eccellenze italiane: Creativity – Dardust (Dario Faini), pianista, autore e produttore; Energy – Bebe Vio, campionessa Paralimpica di scherma; Imagination – Federico Basso, comico e autore; Passion – Davide Oldani, chef; Style – Nicoletta Manni, étoile del Teatro alla Scala di Milano. Lo spazio finale dell’evento è stato dedicato ai pittogrammi, parte del look visivo di Milano Cortina 2026. Grazie a una stretta collaborazione tra le Federazioni Internazionali, ne sono stati ideati e disegnati 16. Tutti ispirati al talento degli atleti, per raccontare al meglio l’essenza delle varie discipline. E valorizzare, ancor di più, la bellezza dello sport.

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Sport

Van der Meyde choc: “All’Everton tradivo mia...

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L'ex centrocampista dell'Inter ha raccontato di aver attraversato un periodo buio

Una sciarpa del'Everton - Fotogramma

La carriera di Andy Van der Meyde è sempre stata sopra le righe, in campo e fuori. L'ex centrocampista dell'Inter, che in nerazzurro non è riuscito a incidere, ha raccontato in un'intervista a Prime Video di aver attraversato, nel corso della sua carriera, un periodo molto buio. Successe tutto proprio quando lasciò l'Italia per trasferirsi in Premier League, a Liverpool, dove giocò per quattro anni, dal 2005 al 2009, con la maglia dell'Everton: "La mia carriera è finita quando sono andato all'Everton. Ho fatto un sacco di stronzate, lì è crollato tutto".

"Mi sono costruito una seconda vita, tradivo mia moglie, ho lasciato i miei figli per un'altra. Non mi perdonerò mai ed è solo colpa mia. Uscivo tutte le sere a bere fino a quando l'alcool ha smesso di fare effetto. Allora sono passato alle droghe. Facevo uso di cocaina, non ero più me stesso". E i problemi di Van der Meyde abbracciavano, inevitabilmente, anche il campo: "Ho iniziato ad avere problemi con l'allenatore e nel frattempo mia figlia era in ospedale. Una volta sono rimasto in piedi due notti consecutive per colpa della cocaina. Lì ho capito che dovevo fare qualcosa. Ho chiamato il mio agente e gli ho detto che dovevo andare via altrimenti sarei morto".

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Sport

Sinner alle Atp Finals, come stanno gli avversari di Jannik

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A Torino, il numero 1 incontrerà De Minaur, Medvedev e Fritz. Ecco com'è andata la loro stagione fin qui

Daniil Medvedev - Fotogramma

Novembre, tempo di Atp Finals. Dopo un 2024 di consacrazione, con il successo agli Australian Open e agli Us Open, per Jannik Sinner arriva il torneo più importante di questo finale di stagione. Con le sfide tra i migliori 8 del mondo. Il numero 1 del ranking è il grande favorito a Torino e nel suo girone (il gruppo Ilie Nastase) affronterà Alex De Minaur, Daniil Medvedev e Taylor Fritz. Ma come stanno i suoi avversari?

Lo stato di forma di De Minaur

Grande attesa per il debutto, domenica 10 novembre alle 20.30, contro De Minaur . L’australiano è reduce dalla sconfitta contro Rune, nei quarti di finale del Masters di Parigi. Quest’anno, De Minaur ha centrato per la prima volta i quarti a Wimbledon, ma è stato poi costretto al forfait per un problema all’anca. Dopo lo stop, si è presentato ai Giochi di Parigi nel doppio, uscendo al primo turno, ed è rientrato nel circuito del singolare agli Us Open, agguantando anche qui i quarti. Poi, un altro stop per il riacutizzarsi del fastidio all’anca. Al momento, è il numero 9 del ranking.

Come sta Medvedev

Il secondo match dell’azzurro sarà poi contro Daniil Medvedev, affrontato e battuto già in finale agli Australian Open a inizio anno. Medvedev ha poi centrato la finale a Indian Wells (perdendo contro Alcaraz), ha battuto Jannik a quarti di Wimbledon (anche qui perdendo in seguito contro Alcaraz, stavolta in semifinale) ed è stato eliminato agli ottavi del torneo olimpico da Felix Auger-Aliassime. All’ultimo Masters 1000 di Parigi ha perso contro Popyrin ai sedicesimi di finale. È il numero 4 al mondo.

La stagione di Fritz

E Taylor Fritz? Quest’anno, l’americano ha centrato la sua prima finale in un torneo del Grande Slam, agli Us Open, perdendo contro Sinner. Ma si è anche portato a casa due titoli Atp, a Delray Beach e nel 250 di Eastbourne. Al terzo turno del torneo olimpico è stato eliminato dall’azzurro Lorenzo Musetti, ma l’esperienza di Parigi si è chiusa per lui con un bronzo nel doppio (in coppia con Tommy Paul). Occupa oggi la quinta posizione nel ranking, miglior risultato in carriera.

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