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Hummels-Roma, addio vicino. E i tifosi della Juve lo vogliono a Torino

Il difensore tedesco ha raccolto fin qui soltanto 27 minuti in giallorosso

Mats Hummels - Fotogramma

Mats Hummels alla Roma è sempre più un caso. Il difensore tedesco, arrivato lo scorso settembre da svincolato, ha raccolto fin qui soltanto 27 minuti nella debacle giallorossa contro la Fiorentina, firmando, peraltro, un autogol dopo soli quattro minuti dal suo ingresso in campo. Anche ieri sera, nel pareggio con l'Union Saint-Gilloise, all'ex Borussia Dortmund, finalista nell'ultima Champions League, è stato preferito Cristante come centrale della difesa a tre, nonostante le assenze di Ndicka ed Hermoso. Una scelta che molti tifosi romanisti hanno giudicato come incomprensibile, specialmente considerando lo scarso rendimento del reparto offensivo, che nell'ultimo mese sta facendo molta fatica.

Il feeling con Juric e lo spogliatoio

Anche ieri l'allenatore giallorosso Ivan Juric ha bollato la sua esclusione come una semplice "scelta tecnica". Il feeling tra i due non è mai scoccato, anche per alcune uscite pubbliche del difensore che non sono piaciute all'ex tecnico del Torino. Hummels è arrivato a Roma dopo aver saltato la preparazione estiva e per questo ci ha messo qualche settimana a ritrovare la condizione ottimale. Nel frattempo però si è ambientato velocemente, diventando un leader nello spogliatoio giallorosso.

A testimoniarlo le parole di Gianluca Mancini, intervenuto dopo il deludente 1-1 di Bruxelles: "Sono un ammiratore di Mats perché sono più piccolo di lui. L'ho visto quando stavo al bar con i miei amici, lo vedevo durante la finale di Champions. Mi viene da chiamarlo 'il professore', perché già come si presenta è un campione. Nel gruppo si è inserito molto bene, è un leader. Anche se sta giocando poco è molto positivo, parla tanto anche con noi, cerca di tirarci su. Poi gli allenatori fanno le loro scelte".

Le sirene tedesche e la suggestione Juventus

Il suo scarso utilizzo a Roma ha riacceso inevitabilmente le voci di mercato. Hummels in estate è stato proposto e cercato da molti club europei, che potrebbero tornare alla carica a gennaio. Tra questi c'è anche la Juventus, che aveva rinunciato al suo acquisto per motivi anagrafici (compirà 36 anni a dicembre), ma che, dopo il grave infortunio di Bremer, è alla ricerca di un centrale. Su X i tifosi bianconeri si sono già scatenati commentando le notizie delle continue esclusioni di Hummels e chiamandolo a Torino.

Dalla Germania invece arrivano voci di interesse da parte didiversi club tedeschi. La Bild parla in particolare di Bayer Leverkusen, Eintracht Francoforte, Borussia Monchengladbach, Stoccarda ed Augsburg. Tutti starebbero monitorando la situazione di Hummels, sotto contratto con la Roma fino al prossimo giugno, ma che se dovesse continuare a stare in panchina potrebbe decidere di lasciare la Capitale in anticipo. La situazione potrebbe cambiare, ovviamente, in caso di esonero di Juric, che però al momento non sembra essere nei piani dei Friedkin.

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Eni, Ciarrocchi: “In Kenya il nostro modello di...

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A Ecomondo la quarta edizione del Forum Africa Green Growth

Luigi Ciarrocchi, direttore Ccus, Forestry & Agro-feedstock di Eni

“Una giusta transizione energetica non avverrà mai se non prendiamo in debita considerazione la sostenibilità economica e sociale del processo e i risultati in termini di benefici per tutti gli stakeholder coinvolti lungo la filiera, tra cui comunità locali, investitori, aziende e governi. La transizione energetica, una 'giusta transizione' per Eni, non riguarda solo l'innovazione; è un impegno a trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo energia, assicurando che nessuno venga lasciato indietro”. Così Luigi Ciarrocchi, direttore Ccus, Forestry & Agro-feedstock di Eni, al Forum Africa Green Growth a Ecomondo. Esempio di giusta transizione, spiega Ciarrocchi, sono le iniziative Agro-feedstock in Kenya che mirano a sviluppare un approvvigionamento sostenibile di materie prime di origine agricola per la produzione di biocarburanti.

Ad oggi, in Kenya, Eni ha già ultimato due impianti di lavorazione che producono olio vegetale da ricino, residui agroindustriali e forestali, coinvolgendo oltre 100mila agricoltori in 16 contee che coltivano ricino in aree degradate identificate dal ministero dell'agricoltura del Kenya, altre colture energetiche in rotazione come cartamo e crambe, e raccolgono residui forestali. Nell'ambito di queste iniziative, Eni ha avviato partnership con organizzazioni internazionali, come l'International Finance Corporation, il Fondo per il clima italiano del ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica italiano, Cdp e l'Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite (Ilo).

"Stiamo supportando gli agricoltori kenioti - spiega Ciarrocchi - fornendo loro sementi di qualità e fertilizzanti, un accesso stabile al mercato, formazione e supporto tecnico, consentendogli di migliorare le rese ottenute in campo" e "creando benefici economici che rimangano all'interno del paese, fornendo una fonte affidabile di reddito per gli agricoltori, promuovendo la creazione di posti di lavoro e la diversificazione economica in quelle aree rurali, dove spesso la dipendenza dalle attività agricole tradizionali e di basso valore è elevata".

Il modello Eni 

Eni ha sviluppato un modello di integrazione verticale per la produzione di biocarburanti, focalizzandosi sulla produzione di olio vegetale da coltivazioni su terreni degradati e in rotazione, come previsto dalla Direttiva sulle energie rinnovabili (RED) dell'Unione Europea, e dalla valorizzazione di residui agroindustriali e forestali. La coltivazione è affidata ad agricoltori locali, che coltivano i propri terreni; l'estrazione dell'olio vegetale dalle materie prime avviene in impianti industriali realizzati da Eni o utilizzando quelli di terze parti, a seconda della disponibilità e della maturità industriale del Paese; i sottoprodotti di lavorazione vengono recuperati.

"Nel complesso, le iniziative Agro-feedstock di Eni prevedono di coinvolgere oltre 700.000 agricoltori entro il 2027, principalmente in Africa, per rigenerare 1 milione di ettari di terreni abbandonati e degradati e contribuire alla sicurezza alimentare con la produzione di circa 1 milione di tonnellate di mangimi e fertilizzanti", dice Luigi Ciarrocchi, aggiungendo che "iniziative simili sono state avviate dal 2022 in Costa d'Avorio, Mozambico, Angola, Italia, Kazakistan e Vietnam".

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Il principe William: “Il 2024 è stato l’anno...

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Negli stessi mesi le diagnosi di cancro della moglie Kate e del padre Carlo

Principe William - Agenzia Fotogramma / Ipa

Se per Elisabetta II fu il 1992 l"annus horribilis", per il principe William il vero "anno orribile è stato il 2024, il più duro di tutta la mia vita". In Sudafrica per la presentazione del premio 'Earthshot' a Città del Capo, il principe di Galles ha definito l'anno in corso "brutale" a causa delle battaglie contro il cancro sia da sua moglie, la principessa Kate, che da suo padre, re Carlo. Elisabetta, invece, nel suo peggior anno, come dichiarò lei stessa nel discorso per i suoi 40 di regno, dovette vedersela con gli annunci ufficiali di separazione dalle rispettive mogli dei figli Carlo e Andrea e con il divorzio della secondogenita Anna, oltre con l'incendio della sua amata residenza nel Castello di Widsor.

Parlando con i giornalisti, William, ha aggiunto che "cercare di superare tutto il resto e tenere tutto sotto controllo è stato davvero difficile. Ma sono orgoglioso di mia moglie, sono orgoglioso di mio padre, per aver gestito le cose come hanno fatto. Ma, da un punto di vista familiare e personale, è stato brutale".

Quanto alla responsabilità di essere l'erede al trono, il principe di Galles ha ammesso che "non mi piace avere anche questa responsabilità. Preferisco la libertà di poter costruire qualcosa come Earthshot. E' questo è il futuro per me. È molto importante, con il mio ruolo e la mia piattaforma, che io faccia qualcosa di buono, che io aiuti la vita delle persone e che io faccia qualcosa che sia veramente significativo. In questo senso, l'Earthshot è il culmine, se vogliamo, di tutto ciò messo insieme".

 

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‘The Scoop Jazz Band’: la ‘news’ è...

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Dal Messaggero al Sole 24Ore fino a Sky Tg24, dal 2010 cronisti con la passione per il jazz e il blues hanno creato un ensemble. Il 21 novembre il gruppo romano al Cotton Club di Roma

'The Scoop Jazz Band': la 'news' è che sul palco ci sono i giornalisti

Meglio uno scoop o una hit? E' il grande dilemma della 'Scoop Jazz Band', band romana nata dall'idea di un gruppo di talentuosi giornalisti uniti dalla passione del jazz e del blues. L'idea nasce nel 2010 per iniziativa di Dino Pesole, editorialista del Sole24ore, Antonio Troise, vice direttore del Quotidiano del Sud, Romano Petruzzi, consulente del lavoro, e Stefano Sofi, già giornalista del Messaggero. Ospite dell'Adnkronos insieme ad altri componenti della band (Massimo Leoni, cronista e commentatore politico per Skytg24, Stefano Abitante e Sebastiano Forti, musicisti professionisti) il gruppo racconta cosa unisce la professione giornalistica e il jazz: "Il giornalismo è un esercizio professionale complesso che richiede esercizio, competenza e una grande dose di improvvisazione, tutte cose che ritroviamo nel jazz", spiega Dino Pesole.

La band propone un repertorio misto di successi del repertorio standard jazz e classici blues e swing con reinterpretazioni originali, sia sul versante ritmico che su quello melodico. "Lavorare in un giornale è un po' come lavorare in una band, ognuno fa il suo pezzo e alla fine il prodotto finale è il risultato collettivo che troviamo in edicola o in tv", dice Antonio Troise all'Adnkronos. "Sono due mestieri nei quali si improvvisa molto spesso", scherza Massimo Leoni, volto di Sky Tg24. Ma è "una gran fortuna, sia umana che professionale, poter condividere la passione per la musica dopo 34 anni al Messaggero", assicura Stefano Sofi. Anche dal punto di vista dei musicisti, il connubio è prospero. "Lavorare con i giornalisti è meglio, per certi aspetti -spiega Stefano Abitante, trombettista- Tra noi si crea una grande alchimia e non c'è la competitività che talvolta esiste tra musicisti, mai uno screzio".

La Scoop Jazz Band, raccontano i protagonisti, ha un seguito di pubblico molto affezionato, dato anche dalla rete di conoscenze che i cronisti hanno intessuto negli anni della loro attività lavorativa, ed ha all'attivo moltissime esibizioni di rilievo, come quella alla Camera dei Deputati nel 2019 e quella a Castel Gandolfo davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "La giornata era dedicata alla disabilità, chiedemmo al portavoce del presidente che musica preferissero e ci chiese di far ballare il pubblico. Ci trovammo davanti circa 600 ragazzi che ballavano. Fu molto emozionante", raccontano all'Adnkronos.

Ed ora, i 'cronisti crooner' non si fermano: imbracciate percussioni, tromba e voce, insieme agli altri componenti della band (Donatella Cambuli alla voce, Guido Cascone alla batteria, Antonello Mango al basso e Michelangelo Marinelli al sax Baritono), il 21 novembre saranno infatti al Cotton Club di Roma, mentre a dicembre suoneranno all'Arciliuto, gioiellino nel centro della Capitale.

L'ironia non manca, le esperienze alle spalle nemmeno, ma quando chiedi i sogni nel cassetto alla Scoop Jazz Band, fioccano risposte entusiaste: "Suonare ancora insieme per altri trent'anni", dice qualcuno. "Avere i Maneskin come gruppo spalla nel prossimo concerto", ironizza qualche altro. "Suonare in una grande capitale europea, ad Istanbul già l'abbiamo fatto", aggiunge un altro ancora. E alla domanda se sia meglio uno scoop o una hit, la risposta dei cronisti è unanime: "Meglio una hit della Scoop!".

(di Ilaria Floris)

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