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“L’esercito è fatto per prepararsi alla guerra”. Il discorso del generale Masiello che scuote i militari

"Sto valutando di chiamare il corso di Stato Maggiore con il nome che aveva una volta: scuola di guerra". Il video e il discorso integrale del generale

Il generale Masiello

In questi giorni circola nelle chat dei militari italiani il discorso del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il generale di Corpo d'Armata Carmine Masiello, in cui sferza i suoi commilitoni: "L'esercito è fatto per prepararsi alla guerra. I nostri uomini in Libano non vogliono la guerra. Sono nei bunker, sono i primi a volere la pace. Ma sono pronti a fare la guerra. E per questo motivo, sto valutando il ritornare a chiamare il corso di Stato Maggiore con il nome che aveva una volta: scuola di guerra. La tecnologia rappresenta la proattività e la trasformazione continua ed è la nostra arma per sopravvivere vittoriosi sul campo di battaglia. Oggi vince chi è più tecnologico. Tutto il resto sono chiacchiere, mi dispiace”.

E poi spiega come stanno cambiando i conflitti: “Qualche anno fa in Afghanistan - qualcuno di voi ci era sicuramente - camminavamo guardando a terra, con il terrore per ogni minimo avvallamento. Tremavamo quando dovevamo attraversare un canale di scolo, avevamo paura degli IED (Improvised Explosive Device – ordigni esplosivi improvvisati, ndr), che tanti morti hanno fatto. Il soldato, in Ucraina, oggi non guarda a terra, guarda in aria. Oggi la morte arriva dall'aria: il drone è l'IED odierno e sarà l'IED del futuro".

L'Adnkronos lo ha trascritto integralmente.

Gen. Carmine Masiello:

“La nostra missione non è creare burocrazia, non è vivere nella burocrazia, non è vivere per la burocrazia. L'esercito è fatto per prepararsi alla guerra. Punto. Quindi questo deve essere un messaggio molto chiaro che dovete avere tutti in testa: fino a qualche anno fa, era una parola che non potevamo utilizzare. Oggi la realtà ci ha chiamato a confrontarci con la guerra, questo non vuol dire che l'esercito vuole la guerra ma vuol dire che noi ci dobbiamo preparare e più saremo preparati per la guerra e maggiori probabilità ci saranno che ci sia la pace. Non penso che i nostri uomini in Libano vogliano la guerra. Sono nei bunker, sono i primi a volere la pace. Ma sono pronti a fare la guerra. E per questo motivo, sto valutando il ritornare a chiamare il corso di Stato Maggiore con il nome che aveva una volta: scuola di guerra. Perché è quello alla quale ci preparavamo.

Vorrei fare una riflessione, l'ho accennato, una rivoluzione militare. Qualche giorno fa leggevo Il Corriere della Sera:56 guerre oggi nel mondo. Accendete un telegiornale, aprite un giornale: l'Ucraina e il Medio Oriente sono su tutti i giornali, se ne parla continuamente. Questi conflitti hanno mutato radicalmente il modo di combattere. Se guardiamo l'Ucraina, che prendo come esempio, vi è un mix di guerra antica - le trincee che avevamo completamente dimenticato, i campi minati, i rotoli di filo spinato, il fango - e poi c'è il futuro, la guerra cibernetica, la guerra spaziale: ci sono i droni e tutte le loro varianti, c'è la disinformazione, la guerra delle menti. La mente nostra, dei militari e dei civili, è diventata ormai parte del campo di battaglia.

Qualche anno fa in Afghanistan - qualcuno di voi ci era sicuramente - camminavamo guardando a terra, con il terrore per ogni minimo avvallamento. Tremavamo quando dovevamo attraversare un canale di scolo, avevamo paura degli IED (Improvised Explosive Device – ordigni esplosivi improvvisati, ndr), che tanti morti hanno fatto. Il soldato, in Ucraina, oggi non guarda a terra, guarda in aria. Oggi la morte arriva dall'aria: il drone è l'IED odierno e sarà l'IED del futuro, per un po' di tempo. Siamo in sintesi davanti a un condensato di passato, che il conflitto convenzionale, e futuro: i domini emergenti, la tecnologia digitale, l'intelligenza artificiale, che detta le linee di sviluppo e pone allo strumento militare terrestre sfide complesse - non complicate: complesse - per fronteggiare le quali l'esercito deve essere portato al livello tecnologico delle altre forze armate,

L'ho già detto, lo ripeto: l'output operativo della Difesa è il prodotto dei fattori delle diverse Forze Armate. E se uno dei fattori tende a 0, il prodotto tende a 0, quindi tutti devono essere tecnologici. E l'esercito deve esserlo come le altre Forze Armate. Dobbiamo quindi attrezzarci e dobbiamo farlo presto. E lo dico - e riprendo le parole di un ex capo di stato maggiore della difesa statunitense, a conferma che non è soltanto il nostro problema – l'ammiraglio Michael Mullen, il quale recentemente intervenendo a un board sull'innovazione della Difesa statunitense, ha detto - e cito testualmente – “non c'è più tempo per la mediocrità, non c'è più tempo per la burocrazia”, e io aggiungo: non c'è più tempo per le rendite di posizione, che sto combattendo dal giorno in cui ho assunto l'incarico di Capo di Stato Maggiore.

Purtroppo viviamo in un mondo burocratico, un mondo che ha paura di cambiare perché il cambiamento è visto come personale. Però non si può fermare l'evoluzione positiva di un'organizzazione per il rischio personale, non mi interessa il destino di ognuno, non mi interessa la carriera del singolo, mi interessa l'organizzazione che deve cambiare. Lo dico per il bene dell'Esercito lo dico per il bene dei nostri soldati e delle loro famiglie. Lo dico all'industria della Difesa, quando ravviso ritardi nelle consegne e tengo il punto sui requisiti tecnici che pretendo vengano rispettati. Qualcuno mi ha fatto notare qualche giorno fa che la guerra è una cosa troppo seria per farla fare ai militari, citando un adagio. Io dico: bene, facciamo sì che se ne occupino politica e diplomazia. Il problema è che mentre la politica e la diplomazia fanno il loro lavoro, i soldati soffrono e muoiono. E non è una differenza da poco.

Dobbiamo avere il coraggio - abbiate il coraggio - di mettere a nudo le storture, le inefficienze. Dobbiamo trovare procedure reattive. Dobbiamo superare gli schemi che la storia ormai ha consegnato all'oblio, anche a costo di apparire impopolare nelle tesi e di rendersi invisi a qualcuno nelle soluzioni. Scelte alternative, dobbiamo essere coscienti: l'esercito deve cambiare. L'esercito deve innovarsi e deve farlo presto. La locomotiva del cambiamento. è partita. È stata la mia prima priorità da quando ha assunto il mandato di capo di stato maggiore dell'esercito. Abbiamo reagito. Abbiamo reagito al modo di fare una guerra. Non fatevi criticare, che l'esercito italiano non è pronto per questi scenari. Nessun esercito è pronto per questi scenari! tutti si erano concentrati su queste famose operazioni di sostegno alla pace, tutti guardavano a quegli scenari, nessuno ha avuto la visione di capire quello che stava succedendo. Era comodo fare operazioni di sostegno alla pace, in primis perché costano di meno.

Quindi è più comodo prepararsi per una cosa del genere. Invece bisogna prepararsi per le cose più difficili, perché se si sanno fare le cose più difficili si sanno fare anche quelle più facili. Anche se questo costa di più. Ma questa è la reazione che tutti stiamo avendo in questo momento: stiamo cercando di correre per far fronte a quello che sta succedendo in Ucraina e Medio Oriente. Però non è questo a cui dobbiamo soltanto tendere, perché alle reattività si deve affiancare la proattività. Perché se ci limitiamo a reagire, fra 15-20 anni qualcuno di voi che sarà il mio posto avrà gli stessi problemi che io ho adesso, perché sarà cambiato lo scenario e non lo avremo previsto, perché ci saremo concentrati sulla reazione a quello che sta succedendo. Se voglio esemplificare, per far comprendere ciò a cui mi riferisco: si reagisce all'Ucraina, ma si è proattivi per l'Africa che sarà il problema dei prossimi 20-30 anni.

La tecnologia rappresenta la proattività e la trasformazione continua ed è la nostra arma per sopravvivere vittoriosi sul campo di battaglia. Oggi vince chi è più tecnologico. Tutto il resto sono chiacchiere, mi dispiace. In un confronto con l'asimmetria tecnologica esce sconfitto chi non ha abbastanza tecnologia per competere. Vince chi ha la società tecnologica. E l'esercito, l'ho detto, o è tecnologico o non è. Poche settimane fa abbiamo fatto un'esercitazione di sperimentazione, abbiamo testato l'impiego di nuove tecnologie, armi e mezzi di cui stiamo iniziando equipaggiare l'esercito, ponendoci all'altezza - in alcuni settori anche all'avanguardia - dei più moderni eserciti occidentali. L'addestramento è l'essenza della nostra missione: chi sceglie di mettere stellette, sceglie di addestrarsi. Si cresce a pane e addestramento, è la nostra polizza assicurativa, e la polizza assicurativa per il nostro Paese è la polizza assicurativa per ognuno di noi.

Più sarete addestrati e maggiori probabilità avrete di sopravvivere sul campo di battaglia. Voi e chi è a fianco a voi. E penso che ognuno voglia a fianco a sé qualcuno che sia addestrato. Quindi addestratevi, e pretendete dai vostri uomini che siano addestrati. Qualche parola in più la spendo sui valori che considero il fondamento dell'istituzione militare. I valori rappresentano le nostre regole di vita, rappresentano l'impegno che ognuno di noi ha assunto un giorno giurando davanti al tricolore. Queste regole, questi valori sono sulle nostre stellette. Le portiamo sul bavero, e sono quelli che ci rendono uniti, sono la nostra forza, sono quelli che fanno la differenza fra la nostra istituzione e un organizzazione. Sono quelli per i quali quando si è in una crisi quando il paese è in difficoltà, sentite dire “chiamate l'esercito”, non dimenticatelo mai.

Non tollerate che vengano messe in discussione le nostre regole, sono la garanzia della nostra essenza e della nostra sopravvivenza. L'esercito, è noto, riflette l'intero spaccato della società. Tutto deve cambiare velocemente perché bisogna adeguarsi ai tempi, a partire dalla mentalità. Non dobbiamo soltanto riappropriarci della capacità di condurre campagne o battaglie ad alta intensità in chiave interforze multi-dominio. Riguarda anche Il dimensionamento quantitativo e qualitativo dell'esercito, il reclutamento, la rigenerazione delle forze, le riserve, la mobilitazione con le connesse capacità, gli stock di materiali e le munizioni, la maniera in cui ci addestriamo, ci formiamo, la dottrina, il modo in cui ci organizziamo per i programmi di sostegno e benessere per il nostro personale. E non dimentico la capacità e i tempi di produzione e di consegna dell'industria della difesa abituata, come lo siamo stati noi, a non aderire agli ordini del tempo.

È quindi sostanzialmente necessario un salto culturale che è diventato indispensabile: cultura organizzativa, capacità, possibilità, attitudine a pensare fuori dagli schemi. Superare l'autoreferenzialità, esplorare nuovi approcci, saper rischiare, e stare al passo con i tempi. Giovani: aprire gli occhi! E guardare quello che succede nel mondo civile. Lo stiamo facendo, continuate a farlo. Le idee sono tante, dobbiamo assorbirle, prenderle, provarle velocemente. È finito il tempo degli Yes-men, abbiate il coraggio di parlare nonché del pensiero laterale. Dal contrasto alla repressione dell'errore, che invece deve essere accettato. Tutti hanno paura di sbagliare, chissà cosa succede se non fate errori? Solo sbagliando si cresce, e noi abbiamo bisogno di crescere, abbiamo bisogno di innovarci. Non abbiate timore.

L'errore va incoraggiato se è frutto di iniziativa, se hai voglia di fare, voglia di non arrenderti e di rialzarti. Abbiamo bisogno di persone che pensino fuori dagli schemi, non è con la paura di pensare o la paura di cambiare che facciamo il bene del nostro esercito, dei nostri soldati e delle loro famiglie. Servono leader e comandanti che siano in grado di dare l'esempio, che siano in grado di prendersi cura dei propri uomini e delle proprie donne, non dobbiamo mai perdere di vista che la vera forza dei nostri esercito sono i nostri soldati, i loro standard professionali, fisici, di disciplina, di soddisfazione. Dobbiamo creare per loro le migliori condizioni di vita e di sicurezza. Sempre. Non servono leader e comandanti che si servono dei propri uomini. Servono leader e comandanti che servono i propri uomini. Una formazione adeguata all'evoluzione dei tempi dovrà consegnarci comandanti e leader pronti a mettersi in gioco, che non smettano mai di chiedersi cosa può essere fatto meglio. In grado di superare la fissità rassicurante da “si è sempre fatto così”. Non si può continuare a dire “si è sempre fatto così”.

Superare ogni forma di burocrazia che ci impedisce di andare alla velocità che vogliamo, che è indispensabile. E mi soffermo un attimo su questo, qualora dovesse essere sfuggito a qualcuno, che siamo già al lavoro per quanto riguarda la battaglia al cosiddetto “sesto dominio” il dominio della burocrazia. Abbiamo attivato da mesi un programma dedicato, una casella di posta elettronica nel mio ufficio all'indirizzo menoburocrazia@esercito.difesa.it Tutti possono scrivere, tutti possono contribuire per darci delle idee per abbattere la burocrazia dell'esercito. Chiunque, dall'ultimo volontario appena entrato, può scrivere a questa casella e mandare le proprie idee. Le idee nell'esercito che ho il privilegio di dirigere non hanno gradi, e lo ripeto se qualcuno dei dubbi.

Se qualcuno non sa, può chiedere. Anche lì abbiamo un altro indirizzo, abbiamo un numero WhatsApp, anche lì c'è una risposta che verrà data. Abbiamo sviluppato un programma su Radio esercito per rispondere ai quesiti. Stiamo facendo di tutto per raccordare la periferia al centro. Abbiamo bisogno che le idee, le idee dei giovani, le idee vostre arrivino al vertice e arrivino subito, senza valutazioni gerarchiche che le rallentino o le devino”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Da Cogne a Rigopiano, tutte le mete del turismo macabro

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Tanti i luoghi scelti da orde di visitatori per viaggi dell'orrore

Rigopiano (Fotogramma)

Visitare luoghi macabri o che sono stati teatri di tragedie: è il cosiddetto tanaturismo o, più comunemente, dark tourism. E sono tanti in Italia i luoghi meta di viaggi dell'orrore che negli anni hanno continuato a registrare vere e proprie orde di visitatori. Paesi come Cogne o Avetrana, città come Perugia e Firenze, località turistiche come l'Isola del Giglio e Rigopiano, sono decine i luoghi che in questi anni hanno dovuto fare i conti con il turismo macabro. E adesso arriva anche il gioco da tavola 'Merendopoli', ispirato ai delitti del 'Mostro di Firenze'.

Già a cavallo fra gli anni '80 e '90 la Piazzola degli Scopeti, nel fiorentino, dove il 9 settembre 1985 furono uccisi Jean Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, attrasse diversi curiosi sulle tracce dell'ultimo duplice omicidio del Mostro di Firenze. Ma anche altri fatti di cronaca, come il disastro della diga del Vajont, il 9 ottobre 1963, spingono ancora oggi i visitatori a una sosta. Città come Cogne e Novi Ligure, teatro di efferati omicidi, furono letteralmente prese d'assalto dai curiosi. La prima, dal 2001, per la morte di Samuele Lorenzi e per il quale è stata condannata in via definitiva la madre Anna Maria Franzoni; la seconda un anno dopo per l'uccisione a coltellate, da parte di Erika De Nardo e Mauro 'Omar' Favaro, di Susanna Cassini e Gianluca De Nardo, madre e fratello dell'allora 16enne Erika.

Dalla fine del 2006 invece il dark tourism fa tappa a Erba, in provincia di Como, nella palazzina dove vivevano Olindo Romano e Rosa Bazzi, ritenuti colpevoli dalla giustizia di aver assassinato Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la nonna Paola Galli e la loro vicina di casa Valeria Cherubini. Tra le mete del tanaturismo anche Perugia, nella villetta a schiera dove venne uccisa la studentessa britannica Meredith Kercher. La morte di Sarah Scazzi invece porta dal 2010 un afflusso di turismo noir ad Avetrana, in Puglia. Nel 2012, il naufragio della Costa Concordia, e la permanenza del relitto per oltre due anni e mezzo all'imboccatura del porto dell'Isola del Giglio, spinsero addirittura alcuni ad organizzare dei tour guidati all'Argentario, ma anche a Genova, dove la nave poi fu demolita. Non sfugge alla regola neanche la località di Farindola, dove aveva sede l'hotel Rigopiano distrutto nel 2017 da una valanga.

 

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Cronaca

Nisticò (Aifa): “Lavoriamo per migliorare accesso a...

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Il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco in apertura del 26esimo Congresso nazionale Aiom

Nisticò (Aifa):

"L'Aifa ha avviato iniziative specifiche per migliorare l'accesso alle terapie oncologiche, concentrandosi su diverse aree chiave come la promozione della ricerca clinica, incentivando studi che possano portare a nuove scoperte terapeutiche. Abbiamo dedicato un bando di ricerca indipendente proprio al sequenziamento in oncologia, negli ambiti dell'epatocarcinoma, del carcinoma del polmone, delle piccole cerche e del carcinoma renale. Sono state presentate 12 domande e siamo in fase di pubblicazione delle gravi terapeutiche. Stiamo ripensando a schemi di accesso precoce che sappiamo essere uno dei termini più dedicati per i clinici, con terapie che molte volte rappresentano l'unica alternativa per l'accesso alle terapie oncologiche". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, Robert Giovanni Nisticò, nel suo intervendo in occasione della cerimonia di apertura del 26esimo Congresso nazionale dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) a Roma.

"Stiamo cercando di lavorare per garantire che ogni paziente, indipendentemente dalla propria situazione geografica o socio-economica, come ricordava il ministro della Salute Schillaci, possa accedere alle terapie oncologiche di alta qualità ed è per questo che si è avviato un dialogo più stretto con le Regioni - ha sottolineato Nisticò - Attraverso tavole di confronto e partnership, miriamo a creare un sistema di network che risponda alle specifiche necessità locali, mantenendo elevati standard di qualità. L'accesso alle terapie oncologiche e la riforma di Aifa sono solo alcuni dei passi che stiamo compiendo per affrontare le sfide del nostro tempo".

"La vostra esperienza sul campo, il vostro lavoro e la vostra passione - ha infine concluso rivolgendosi agli oncologi - sono fondamentali per guidarci. Vi invito a continuare a collaborare e a condividere le proposte, affinché insieme possiamo creare un futuro in cui ogni paziente oncologico possa ricevere le cure di cui ha bisogno e merita".

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Cronaca

Schillaci: “Per Ssn sostenibile sforzi su prevenzione...

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Il ministro all'apertura del 26esimo Congresso Aiom, 'ruolo società scientifiche insostituibile'

Schillaci:

"Le società scientifiche, a cominciare dall'Aiom, svolgono un ruolo insostituibile nella lotta ai tumori, che è una battaglia comune e una priorità del ministero della Salute. Non a caso l'approvazione e l'iniziale finanziamento del Piano oncologico nazionale sono stati fra i primi interventi che ho firmato come ministro. Qui voglio confermare il mio massimo e costante impegno su questi temi". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schullaci, intervendo al XXVI Congresso nazionale dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) a Roma.

"Viviamo in un tempo di grandi cambiamenti e opportunità. Grazie ai risultati della ricerca, abbiamo a disposizione strumenti e cure fino a ieri inimmaginabili - ha sottolineato Schillaci - E' aumentata la sopravvivenza e anche durante la malattia si vive meglio. Allo stesso tempo, possiamo andare fieri del riconoscimento internazionale attribuito alla rete italiana delle Breast Unit, che sono diventate un modello da seguire a livello europeo. Il quadro che abbiamo di fronte è complesso, ma è importante saper mettere a fuoco anche i molti segnali positivi". E ancora, "abbiamo fatto grandi passi in avanti nella prevenzione, nella diagnostica e nella cura, ma certamente - ammette il ministro - c'è ancora tanto lavoro da compiere per trarre tutto il beneficio possibile dall'innovazione e dalle nuove conoscenze, così come per potenziare il nostro Servizio sanitario nazionale, che è ciò a cui puntiamo anche con i grandi interventi di riorganizzazione finanziati dal Pnrr. Abbiamo un Ssn tra i migliori al mondo, ma dobbiamo assicurarne la sostenibilità futura. E' indubbio che dobbiamo partire dal personale, dai nostri professionisti. A tale riguardo, voglio ricordare anche qui che nella Manovra abbiamo previsto aumenti per le indennità di specificità per il personale sanitario medico e non medico".

"Sappiamo che dobbiamo mettere in campo misure per affrontare i cambiamenti di domani - ha proseguito Schillaci - La maggiore sopravvivenza ai tumori è insieme un enorme traguardo e un fattore sfidante sotto il profilo della continuità assistenziale. Così come è un dato preoccupante l'aumento dell'incidenza di alcuni tumori nelle persone più giovani, penso al cancro del colon. Non possiamo quindi smettere di investire in ricerca, né possiamo rischiare di trovarci, domani, senza le professionalità indispensabili per affrontare le neoplasie. Come spesso ripeto, non posso immaginare un futuro senza anatomo-patologi o radioterapisti. Per questo in Finanziaria - ha ricordato - ci sono aumenti per il trattamento economico delle borse di specializzazione oggi meno attrattive, fra cui Anatomia patologica, Anestesia e Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore, Medicina e Cure Palliative, Radioterapia".

'Valutiamo progetti prevenzione terziaria e nuovi modelli organizzativi screening per superare divari territoriali'

Altrettanto "strategico è continuare a investire nei percorsi di innovazione in oncologia, sempre nell'interesse dei pazienti. Stiamo valutando progetti sulla prevenzione terziaria - ha rimarcato il ministro - in particolare per creare un approccio integrato che migliori significativamente l'assistenza e il supporto a chi convive con il cancro e oltre il cancro, e stiamo lavorando per favorire un accesso equo ai farmaci prescritti sulla base del Molecular tumor board, superando le criticità attualmente esistenti legate ai costi e che creano disparità territoriali. Su questi temi c'è un confronto costante con Aiom e altre società scientifiche oncologiche. Ricordo inoltre che, con l'entrata in vigore del decreto tariffe, potremo procedere all'aggiornamento dei Lea che vedrà l'ingresso nel regime pubblico anche della diagnostica molecolare".

Altro tema prioritario è quello dell'accessibilità alle cure, "che avete posto al centro del vostro congresso - ha continuato Schillaci parlando agli oncologi Aiom - Come ha sottolineato pochi giorni fa anche il presidente Mattarella, è necessario superare i divari territoriali. E su questo c'è un grande sforzo in atto. Per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri, i dati del Programma nazionale esiti, che abbiamo da poco presentato con Agenas, ci dicono che rispetto al passato c'è una maggiore omogeneità tra le Regioni. Non è un punto d'arrivo, ma di partenza che ci incoraggia sulla strada che abbiamo intrapreso. Le differenze che oggi esistono fra Nord e Sud sono inaccettabili e su questo dobbiamo fare di più, a cominciare dall'ambito della prevenzione. Sappiamo che circa il 50% dei decessi per tumore e il 40% delle nuove diagnosi possono essere evitati, poiché legati a fattori di rischio modificabili ritenuti la causa di circa 65.000 morti l'anno. Per questo da subito abbiamo puntato sulla promozione di stili di vita salutari e sulla prevenzione secondaria, per aumentare la partecipazione ai programmi di screening e alle visite specialistiche, perché la diagnosi precoce è fondamentale per garantire maggiori probabilità di sopravvivenza e una migliore qualità della vita dei pazienti".

Un'azione mirata "è poi rivolta alle Regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia), proprio per ridurre le disuguaglianze in ambito sanitario. Abbiamo sviluppato un Piano d'azione che si avvarrà dei fondi del Programma nazionale equità nella salute 2021-2027 - ha evidenziato il ministro - per la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi per migliorare i servizi, compresi quelli di screening oncologico, tra l'altro con un aggiornamento costante delle liste anagrafiche per gli inviti ai test". L'offerta degli screening gratuiti già disponibili "deve essere adeguata in tutta Italia e stiamo lavorando per ampliare l'offerta con gli screening emergenti di polmone e prostata. Il lavoro avviato è impegnativo ed è importante anche la collaborazione con Aiom, con tutte le società scientifiche, con i medici e con le associazioni dei pazienti che pure sono presenti questo pomeriggio. Sono certo che non mancherà il vostro contributo per affrontare le grandi sfide che abbiamo davanti", ha concluso.

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