‘Pogrom’ o provocazioni, la notte folle di Amsterdam con caccia all’ebreo’
La ricostruzione degli eventi, dalle provocazioni degli ultrà israeliani all'ondata di violenze antisemite in diverse zone della città
Una notte folle, una vera e propria 'caccia all'ebreo' è scattata ieri sera a Amsterdam contro i tifosi del Maccabi Tel Aviv dopo la partita di Europa League con l'Ajax, a due giorni dall'anniversario della Notte dei cristalli. I media dello Stato ebraico parlano di un attacco "organizzato e ampio" da parte di "rivoltosi anti-Israele" che, divisi in bande e a volto coperto, hanno assaltato e picchiato i tifosi al grido di "Palestina libera", mentre attivisti filo-palestinesi hanno denunciato "provocazioni" da parte israeliana.
Gli ultrà israeliani, i disordini, l'attacco
La follia di ieri sera è stata in realtà la seconda notte di "caos" ad Amsterdam, come evidenzia il Daily Mail, secondo cui già mercoledì "hooligan israeliani avevano strappato bandiere della Palestina" e "decine di persone incappucciate e vestite completamente di nero" avevano lanciato cori come "Palestina vaff....". Il capo della Polizia di Amsterdam, Peter Holla, ha spiegato che mercoledì i tifosi del Maccabi avevano attaccato un taxi e incendiato una bandiera palestinese e che i disordini erano continuati fino alle prime ore di giovedì.
Prima dell'inizio della partita c'erano stati momenti di forte tensione a Piazza Dam, uno dei luoghi simbolo di Amsterdam distante pochi minuti a piedi dalla Stazione centrale e dove si erano raccolti i tifosi del Maccabi. Secondo la Bbc, c'erano stati scontri tra dimostranti filo-palestinesi e tifosi, alcuni dei quali avevano intonato cori razzisti contro gli arabi e fatto a pezzi una bandiera palestinese, oltre ad aver acceso fumogeni ed esploso petardi.
Attivisti filo-palestinesi ed anti-israeliani sostengono che, in realtà, siano stati per primi i tifosi del Maccabi a ricorrere a molestie e violenze. La tv britannica ha intervistato un tifoso che ieri sera è andato allo stadio e che ha raccontato di aver visto i sostenitori del Maccabi Tel Aviv nella metropolitana di Amsterdam "salire e scendere dai vagoni tre o quattro volte cercando di scatenare una rissa".
Anche all'interno della Johan Cruyff Arena il clima era stato molto teso. Diversi utenti sui social hanno postato video che sembrano mostrare tifosi del Maccabi fischiare durante il minuto di silenzio per le vittime delle inondazioni a Valencia. L'emittente olandese Nos ha confermato che la polizia antisommossa ha bloccato un gruppo di presunti attivisti filo-palestinesi che ieri sera aveva cercato di raggiungere lo stadio, forse per farsi 'giustizia'.
Le violenze antisemite, la richiesta di non indossare simboli ebraici
Provocazioni o meno, dopo il fischio finale del match - vinto a valanga dall'Ajax 5-0 - in diverse zone di Amsterdam è dilagata la violenza (VIDEO). La polizia ha parlato chiaramente di "comportamento antisemita esibito la notte scorsa da rivoltosi che cercavano attivamente sostenitori israeliani per attaccarli e aggredirli". Ai sostenitori del Maccabi è stato consigliato di restare nei loro alberghi in attesa dei voli di ritorno e di non indossare simboli ebraici, informando allo stesso tempo le forze dell'ordine in caso di nuove minacce, mentre altri agenti saranno dispiegati a Amsterdam per precauzione nei prossimi giorni.
Il bilancio di quello che Geert Wilders, il leader populista olandese anti-Islam e anti-immigrazione, ha definito senza mezzi termini "un pogrom", è stato pesante nonostante l'imponente servizio d'ordine messo in atto dalla polizia olandese che considerava il match ad alto rischio: almeno 10 feriti - cinque dei quali sono stati ricoverati in ospedale ma sono stati dimessi - e 62 persone arrestate, ma quasi tutte già liberate eccetto dieci.
Sempre la polizia aveva indagato sulla possibilità - poi smentita dallo stesso Holla - che fossero stati presi ostaggi durante la 'caccia all'ebreo', mentre il ministero degli Esteri di Tel Aviv aveva comunicato di aver perso i contatti con almeno 10 israeliani, poi tutti rintracciati.
La condanna unanime
La condanna per l'accaduto è stata unanime. Il re olandese Guglielmo Alessandro ha parlato con il presidente di Israele, Isaac Herzog, esprimendo "profondo orrore e shock", mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta "indignata per gli attacchi vili". Persino l'Onu ha espresso "forte preoccupazione".
Il primo ministro olandese, Dich Schoof, ha condannato gli "attacchi antisemiti", mentre sul web sono diventati virali i video di tifosi israeliani nel panico che scappano dagli assalitori o vengono picchiati. Schoof ha definito le violenze "totalmente inaccettabili" e ha reso noto di aver assicurato al telefono al suo omologo, Benjamin Netanyahu, che i responsabili saranno "identificati e perseguiti".
Lo stesso Netanyahu ha annunciato l'invio di aerei a Amsterdam in soccorso ai suoi connazionali e la compagnia El Al ha informato che partiranno alla volta dell'Olanda tre voli speciali, in aggiunta ai due regolari, per accelerare il rimpatrio dei tifosi. Il nuovo ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, entrato in carica da pochi giorni, è volato nella città olandese.
La tifoseria del Maccabi non è stata estranea in passato a episodi controversi. Alcuni presunti tifosi sono stati coinvolti in episodi razzisti in Israele, tra cui insulti ai giocatori palestinesi e arabi della squadra e, a quanto precisa la Bbc, avrebbero addirittura fatto pressioni sulla dirigenza affinché li cacciasse. Altri in passato avrebbero anche aggredito manifestanti anti-Netanyahu.
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Eni, Ciarrocchi: “In Kenya il nostro modello di...
A Ecomondo la quarta edizione del Forum Africa Green Growth
“Una giusta transizione energetica non avverrà mai se non prendiamo in debita considerazione la sostenibilità economica e sociale del processo e i risultati in termini di benefici per tutti gli stakeholder coinvolti lungo la filiera, tra cui comunità locali, investitori, aziende e governi. La transizione energetica, una 'giusta transizione' per Eni, non riguarda solo l'innovazione; è un impegno a trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo energia, assicurando che nessuno venga lasciato indietro”. Così Luigi Ciarrocchi, direttore Ccus, Forestry & Agro-feedstock di Eni, al Forum Africa Green Growth a Ecomondo. Esempio di giusta transizione, spiega Ciarrocchi, sono le iniziative Agro-feedstock in Kenya che mirano a sviluppare un approvvigionamento sostenibile di materie prime di origine agricola per la produzione di biocarburanti.
Ad oggi, in Kenya, Eni ha già ultimato due impianti di lavorazione che producono olio vegetale da ricino, residui agroindustriali e forestali, coinvolgendo oltre 100mila agricoltori in 16 contee che coltivano ricino in aree degradate identificate dal ministero dell'agricoltura del Kenya, altre colture energetiche in rotazione come cartamo e crambe, e raccolgono residui forestali. Nell'ambito di queste iniziative, Eni ha avviato partnership con organizzazioni internazionali, come l'International Finance Corporation, il Fondo per il clima italiano del ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica italiano, Cdp e l'Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite (Ilo).
"Stiamo supportando gli agricoltori kenioti - spiega Ciarrocchi - fornendo loro sementi di qualità e fertilizzanti, un accesso stabile al mercato, formazione e supporto tecnico, consentendogli di migliorare le rese ottenute in campo" e "creando benefici economici che rimangano all'interno del paese, fornendo una fonte affidabile di reddito per gli agricoltori, promuovendo la creazione di posti di lavoro e la diversificazione economica in quelle aree rurali, dove spesso la dipendenza dalle attività agricole tradizionali e di basso valore è elevata".
Il modello Eni
Eni ha sviluppato un modello di integrazione verticale per la produzione di biocarburanti, focalizzandosi sulla produzione di olio vegetale da coltivazioni su terreni degradati e in rotazione, come previsto dalla Direttiva sulle energie rinnovabili (RED) dell'Unione Europea, e dalla valorizzazione di residui agroindustriali e forestali. La coltivazione è affidata ad agricoltori locali, che coltivano i propri terreni; l'estrazione dell'olio vegetale dalle materie prime avviene in impianti industriali realizzati da Eni o utilizzando quelli di terze parti, a seconda della disponibilità e della maturità industriale del Paese; i sottoprodotti di lavorazione vengono recuperati.
"Nel complesso, le iniziative Agro-feedstock di Eni prevedono di coinvolgere oltre 700.000 agricoltori entro il 2027, principalmente in Africa, per rigenerare 1 milione di ettari di terreni abbandonati e degradati e contribuire alla sicurezza alimentare con la produzione di circa 1 milione di tonnellate di mangimi e fertilizzanti", dice Luigi Ciarrocchi, aggiungendo che "iniziative simili sono state avviate dal 2022 in Costa d'Avorio, Mozambico, Angola, Italia, Kazakistan e Vietnam".
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Il principe William: “Il 2024 è stato l’anno...
Negli stessi mesi le diagnosi di cancro della moglie Kate e del padre Carlo
Se per Elisabetta II fu il 1992 l"annus horribilis", per il principe William il vero "anno orribile è stato il 2024, il più duro di tutta la mia vita". In Sudafrica per la presentazione del premio 'Earthshot' a Città del Capo, il principe di Galles ha definito l'anno in corso "brutale" a causa delle battaglie contro il cancro sia da sua moglie, la principessa Kate, che da suo padre, re Carlo. Elisabetta, invece, nel suo peggior anno, come dichiarò lei stessa nel discorso per i suoi 40 di regno, dovette vedersela con gli annunci ufficiali di separazione dalle rispettive mogli dei figli Carlo e Andrea e con il divorzio della secondogenita Anna, oltre con l'incendio della sua amata residenza nel Castello di Widsor.
Parlando con i giornalisti, William, ha aggiunto che "cercare di superare tutto il resto e tenere tutto sotto controllo è stato davvero difficile. Ma sono orgoglioso di mia moglie, sono orgoglioso di mio padre, per aver gestito le cose come hanno fatto. Ma, da un punto di vista familiare e personale, è stato brutale".
Quanto alla responsabilità di essere l'erede al trono, il principe di Galles ha ammesso che "non mi piace avere anche questa responsabilità. Preferisco la libertà di poter costruire qualcosa come Earthshot. E' questo è il futuro per me. È molto importante, con il mio ruolo e la mia piattaforma, che io faccia qualcosa di buono, che io aiuti la vita delle persone e che io faccia qualcosa che sia veramente significativo. In questo senso, l'Earthshot è il culmine, se vogliamo, di tutto ciò messo insieme".
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‘The Scoop Jazz Band’: la ‘news’ è...
Dal Messaggero al Sole 24Ore fino a Sky Tg24, dal 2010 cronisti con la passione per il jazz e il blues hanno creato un ensemble. Il 21 novembre il gruppo romano al Cotton Club di Roma
Meglio uno scoop o una hit? E' il grande dilemma della 'Scoop Jazz Band', band romana nata dall'idea di un gruppo di talentuosi giornalisti uniti dalla passione del jazz e del blues. L'idea nasce nel 2010 per iniziativa di Dino Pesole, editorialista del Sole24ore, Antonio Troise, vice direttore del Quotidiano del Sud, Romano Petruzzi, consulente del lavoro, e Stefano Sofi, già giornalista del Messaggero. Ospite dell'Adnkronos insieme ad altri componenti della band (Massimo Leoni, cronista e commentatore politico per Skytg24, Stefano Abitante e Sebastiano Forti, musicisti professionisti) il gruppo racconta cosa unisce la professione giornalistica e il jazz: "Il giornalismo è un esercizio professionale complesso che richiede esercizio, competenza e una grande dose di improvvisazione, tutte cose che ritroviamo nel jazz", spiega Dino Pesole.
La band propone un repertorio misto di successi del repertorio standard jazz e classici blues e swing con reinterpretazioni originali, sia sul versante ritmico che su quello melodico. "Lavorare in un giornale è un po' come lavorare in una band, ognuno fa il suo pezzo e alla fine il prodotto finale è il risultato collettivo che troviamo in edicola o in tv", dice Antonio Troise all'Adnkronos. "Sono due mestieri nei quali si improvvisa molto spesso", scherza Massimo Leoni, volto di Sky Tg24. Ma è "una gran fortuna, sia umana che professionale, poter condividere la passione per la musica dopo 34 anni al Messaggero", assicura Stefano Sofi. Anche dal punto di vista dei musicisti, il connubio è prospero. "Lavorare con i giornalisti è meglio, per certi aspetti -spiega Stefano Abitante, trombettista- Tra noi si crea una grande alchimia e non c'è la competitività che talvolta esiste tra musicisti, mai uno screzio".
La Scoop Jazz Band, raccontano i protagonisti, ha un seguito di pubblico molto affezionato, dato anche dalla rete di conoscenze che i cronisti hanno intessuto negli anni della loro attività lavorativa, ed ha all'attivo moltissime esibizioni di rilievo, come quella alla Camera dei Deputati nel 2019 e quella a Castel Gandolfo davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "La giornata era dedicata alla disabilità, chiedemmo al portavoce del presidente che musica preferissero e ci chiese di far ballare il pubblico. Ci trovammo davanti circa 600 ragazzi che ballavano. Fu molto emozionante", raccontano all'Adnkronos.
Ed ora, i 'cronisti crooner' non si fermano: imbracciate percussioni, tromba e voce, insieme agli altri componenti della band (Donatella Cambuli alla voce, Guido Cascone alla batteria, Antonello Mango al basso e Michelangelo Marinelli al sax Baritono), il 21 novembre saranno infatti al Cotton Club di Roma, mentre a dicembre suoneranno all'Arciliuto, gioiellino nel centro della Capitale.
L'ironia non manca, le esperienze alle spalle nemmeno, ma quando chiedi i sogni nel cassetto alla Scoop Jazz Band, fioccano risposte entusiaste: "Suonare ancora insieme per altri trent'anni", dice qualcuno. "Avere i Maneskin come gruppo spalla nel prossimo concerto", ironizza qualche altro. "Suonare in una grande capitale europea, ad Istanbul già l'abbiamo fatto", aggiunge un altro ancora. E alla domanda se sia meglio uno scoop o una hit, la risposta dei cronisti è unanime: "Meglio una hit della Scoop!".
(di Ilaria Floris)