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Trump presidente, i timori del Pentagono: da deriva autoritaria a uso esercito

A rivelarlo è il Washington Post: rischio che il presidente eletto possa mantenere la promessa di schierare l'esercito a livello nazionale contro i cittadini americani, che esiga fedeltà dai vertici del dipartimento e tenti di modificare un'istituzione che è apartitica

La prima pagina del Nyp all'indomani dell'elezione di Trump - Afp

Dopo la vittoria schiacciante di Donald Trump alle elezioni americane 2024, il Pentagono teme ''i grandi sconvolgimenti" che potrebbero verificarsi con il tycoon comandante in capo, con una "deriva autoritaria", ma anche "un processo decisionale caotico che con bruschi cambiamenti renda difficile il lavoro". Ma non solo. Si teme anche che il presidente eletto possa mantenere la promessa elettorale di schierare l'esercito a livello nazionale contro i cittadini americani, che esiga dai vertici del dipartimento fedeltà a lui e tenti di modificare una istituzione che è apartitica e apolitica in una esplicitamente leale a lui.

A rivelarlo è il Washington Post, ricordando come durante il suo primo mandato Trump infrangesse le norme e spesso si scontrasse con i leader del Pentagono, anche se nominati da lui.

"Il pericolo più grande che l'esercito deve affrontare" sotto una seconda presidenza Trump è una "rapida erosione della sua professionalità, che ne minerebbe lo status e il rispetto da parte del popolo americano", ha detto al quotidiano Richard Kohn, professore e storico militare presso l'Università della Nord Carolina a Chapel Hill. "Trump non comprende veramente il valore dei rapporti civili-militari o l'importanza di un esercito apartitico e apolitico", ha aggiunto. Una delle portavoce di Trump, Karoline Leavitt, ha detto che il voto di martedì ha dato al presidente eletto ''il mandato di attuare le promesse fatte in campagna elettorale. E lui le manterrà''.

"Costrituzione a rischio violazione con ordini illegittimi"

Sono diversi i funzionari della prima amministrazione Trump che mettono in guardia da una deriva autoritaria sotto la sua presidenza. Tra loro il suo ex segretario alla Difesa Mark T. Esper, il generale in pensione Mark A. Milley, suo ex presidente del Joint Chiefs of staff, e il suo ex Chief of staff della Casa Bianca John Kelly, anche lui generale in congedo. Ognuno di loro, scrive il Washington Post, durante la precedente presidenza Trump ha cercato di ''ostacolare i suoi impulsi più oscuri'' e successivamente ''ha espresso gravi preoccupazioni sul fatto che potesse violare la Costituzione impartendo ordini illegittimi all'esercito''. Il generale in congedo Jim Mattis, primo segretario alla Difesa sotto Trump, nel giugno del 2020 lo aveva descritto come ''il primo presidente in vita mia che non cerca di unire il popolo americano''.

Da presidente, Trump ha aumentato il budget del Pentagono, ha fatto pressione sugli alleati degli Stati Uniti perché spendessero di più per la difesa e ha allentato le restrizioni sul campo di battaglia che erano state introdotte dal suo predecessore Barack Obama. Una mossa accolta con favore dal dipartimento della Difesa, dove però ha creato scompiglio la natura impulsiva e anti-establishment della sua presidenza. Da presidente, Trump ha anche utilizzato i suoi social media personali per trasmettere i principali movimenti delle truppe statunitensi all'estero, tra cui il ritiro dalla Siria settentrionale e riduzioni di personale in Afghanistan mentre i funzionari Usa stavano negoziando con i Talebani.

Repressione del dissenso, i timori sull'esercito

Rachel VanLandingham, ex avvocato dell'aeronautica ed esperta di diritto della sicurezza nazionale, ha detto che la sua preoccupazione più grande è che l'esercito venga utilizzato per reprimere il dissenso negli Stati Uniti. Tutti gli ordini presidenziali sono destinati a essere interpretati dal personale di base come legittimi anche se sembrano rientrare in una zona grigia, ha spiegato al Washington Post, aggiungendo che c'è la possibilità di punizioni disciplinari per chiunque disobbedisca. "Seguiranno gli ordini del presidente Trump, in particolare perché il presidente può legalmente ordinare l'uso interno dell'esercito in varie situazioni - prevede VanLandingham - C'è un rischio enorme nel disobbedire all'ordine di un presidente e apparentemente poco rischio nell'obbedirvi".

Peter Feaver, esperto di relazioni civili-militari alla Duke University, ha detto che la maggior parte del personale militare e dei dipendenti pubblici di carriera probabilmente considererà la propria missione come quella di servire il nuovo presidente e consentirgli di esercitare i suoi poteri di comandante in capo. "Il loro dovere professionale è quello di avvertire i capi delle conseguenze indesiderate di ciò che stanno cercando di fare - ha detto - Questa non è resistenza, questa non è slealtà, questo è letteralmente il loro lavoro", ha concluso.

Austin e l'invito alle truppe: "Difendete Costituzione"

Ieri il capo del Pentagono Lloyd Austin ha garantito che i militari assicureranno ''una transizione calma, ordinata e professionale verso la nuova amministrazione Trump''. In un messaggio alle truppe Usa, Austin ha detto che "come sempre, l'esercito statunitense sarà pronto a portare avanti le scelte politiche del suo prossimo comandante in capo e a obbedire a tutti gli ordini legittimi provenienti dalla sua catena di comando civile".

Il Segretario alla Difesa Usa ha anche scritto che l'esercito statunitense si "distinguerà" dalla politica e continuerà a sostenere e difendere la Costituzione americana. "Non siete un esercito qualunque - ha scritto il capo del Pentagono - Siete l'esercito degli Stati Uniti, la migliore forza combattente sulla Terra, e continuerete a difendere il nostro Paese, la nostra Costituzione e i diritti di tutti i nostri cittadini".

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Esteri

Gb, si dimette l’arcivescovo di Canterbury dopo...

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Abusi su oltre 100 ragazzi sono stati tenuti nascosti all'interno della Chiesa d'Inghilterra per decenni

Justin Welby, arcivescovo di Canterbury - Fotogramma

L'arcivescovo di Canterbury ha annunciato le sue dimissioni in seguito alle critiche per la sua gestione del caso di pedofilia collegato alla Chiesa d'Inghilterra. Justin Welby ha dovuto affrontare crescenti pressioni dopo che la scorsa settimana è emerso che non aveva dato seguito in modo sufficientemente rigoroso alle segnalazioni degli abusi commessi da John Smyth su oltre 100 ragazzi e giovani uomini.

"E' molto chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e traumatico periodo compreso tra il 2013 e il 2024", ha detto Welby.

John Smyth - l'uomo accusato di aver commesso abusi su oltre 100 ragazzi - era un avvocato britannico che aggredì i ragazzi che incontrava nei campi estivi cristiani negli anni Settanta e Ottanta. Era un membro anziano dell'ente di beneficenza cristiano Iwerne Trust e si ritiene che sia il più prolifico abusatore seriale associato alla Chiesa d'Inghilterra, secondo una revisione indipendente commissionata un anno dopo la sua morte nel 2018.

Secondo un rapporto pubblicato giovedì, gli abusi commessi da Smyth su oltre 100 bambini e ragazzi sono stati tenuti nascosti all'interno della Chiesa d'Inghilterra per decenni. Si dice che abbia sottoposto le sue vittime ad attacchi traumatici fisici, sessuali, psicologici e spirituali. Nel 1982 l'Iwerne Trust condusse una propria indagine, dalla quale emerse che Smyth portava gli alunni a casa sua, vicino a Winchester, e li frustava con una canna da giardino nel suo capanno.

Secondo quanto riferito, otto dei ragazzi hanno ricevuto un totale di 14.000 frustate, mentre altri due hanno ricevuto complessivamente 8.000 colpi nell'arco di tre anni. L'ente di beneficenza ha definito la pratica "orribile", ma le denunce non sono state segnalate alla polizia fino al 2013, più di 30 anni dopo i fatti.

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Esteri

Germania verso le elezioni anticipate, le tappe fino al...

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Accordo tra Spd e Cdu/Csu sulla data. Il 16 dicembre Scholz affronta un voto di fiducia

Olaf Scholz

Germania verso le elezioni anticipate dopo la crisi del governo guidato dal Cancelliere Olaf Scholz. I capogruppi parlamentari di Spd e Cdu/Csu hanno concordato la data del 23 febbraio per il voto anticipato. Il Cancelliere dovrà affrontare il voto di fiducia al Bundestag il 16 dicembre. Il capo del governo, la cui coalizione è implosa una settimana fa, "porrà la questione di fiducia per iscritto l'11 dicembre", e i deputati voteranno lunedì 16 dicembre, hanno dichiarato Rolf Mützenich, leader del gruppo parlamentare Spd, e il leader dei conservatori Cdu/Csu, Friedrich Merz, in due conferenze stampa separate. La decisione finale sulla data delle elezioni spetta al Presidente federale Frank-Walter Steinmeier.

Dopo l'annuncio di un'intesa tra i leader dei partiti tedeschi sulla data del 23 febbraio per il voto anticipato, spetta ora a Scholz avviare l'intero processo che si concluderà con le elezioni.

La Germania verso il voto, le tappe

- l'11 dicembre Scholz porrà la questione di fiducia al Bundestag, prevedendo il mancato superamento del voto, in assenza di una maggioranza che appoggia il suo governo. Il voto del Bundestag è possibile al più presto 48 ore dopo. La Camera deciderà sulla mozione di Scholz il 16 dicembre.

- Il Cancelliere propone lo scioglimento del Bundestag al Presidente Frank-Walter Steinmeier ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione tedesca.

- Steinmeier ha 21 giorni per sciogliere il Bundestag. La Costituzione non lo obbliga a farlo.

- Se il Presidente scioglie il Bundestag, contemporaneamente fissa la data delle elezioni, entro 60 giorni, in base all'articolo 39 della Costituzione.

- Di norma, il Presidente segue la raccomandazione del governo per la data delle elezioni.

- Le elezioni sono in programma per il 23 febbraio, tra meno di tre mesi e mezzo. Le elezioni federali si svolgono sempre di domenica.

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Esteri

Effetto Trump, in Usa corsa all’acquisto di pillole...

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Il timore è che il presidente possa firmare un decreto che ne limiti la vendita

Proteste contro le leggi anti aborto negli Usa  - Fotogramma /Ipa

Dopo la vittoria elettorale di Donald Trump, si sta registrando negli Stati Uniti un'impennata delle vendite della pillola abortiva. Le donne americane temono infatti che dopo l'insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio, il presidente possa firmare un decreto che ne limiti la vendita, annullando le misure di senso opposto adottate da Joe Biden per difendere il diritto d'aborto sotto attacco in decine di Stati a guida repubblicana.

Aid Access, una delle principali fornitrici di pillole abortive, ha reso noto di aver ricevuto 10mila richieste del farmaco nelle 24 ore successive alla vittoria di Trump, all'alba di mercoledì scorso, un numero circa 17 volte maggiore alle 600 richieste giornaliere che riceve in media. Mentre Just the Pill, una nonprofit che prescrive la pillola abortiva con visite in telemedicina, ha detto che delle 125 richieste ricevute tra mercoledì e venerdì, 22 venivano da donne non in stato di gravidanza e che volevano fare "una scorta".

Mentre Plan C, che fornisce informazioni sull'accesso alla pillola abortiva, mercoledì ha ricevuto 82mila visite sul suo sito mercoledì scorso, contro una media giornaliera di 4-5mila. "La gente capisce che la minaccia è molto concreta e che la minaccia ai diritto all'aborto da parte dell'amministrazione Trump è terribile", spiega Brittany Fonteno, presidente della National Abortion Federation, sottolineando che c'è "grande, comprensibile preoccupazione riguardo alla possibilità di ricevere l'assitenza necessaria".

La posizione di Trump sull'aborto

Trump ha assunto una posizione ondivaga sull'aborto da una parte definendosi il "presidente più pro life della storia", rivendicando il fatto di aver nominato lui i tre giudici che hanno dato i voti decisivi della Corte Suprema per abolire il diritto costituzionale all'aborto - ma dall'altra dicendo che porrà il veto ad una legge federale che limiti o vieti del tutto, sul modello di quelle passate da decine di stati a guida repubblicana dopo la sentenza della Corte, l'interruzione di gravidanza.

Bisogna anche considerare che gruppi antiabortisti, che fanno riferimento spesso alla destra cristiana che è un importante blocco elettorale di Trump, hanno avviato cause per limitare l'accesso al mifepristone, uno dei due farmaci usati come pillola abortiva, sostenendo che è poco sicuro e che la Fda non avrebbe dovuto approvarlo, usando tesi smentite dalla comunità scientifica.

Va comunque ricordato che la Corte Suprema a maggioranza conservatrice lo scorso giugno all'unanimità ha respinto la richiesta di vietare l'acquisto online e la ricezione per posta del mifepristone. Ma lo hanno fatto solo per una questione formale, aprendo quindi alla possibilità che la questione rivenga presentata in un'altra formula. E' stato Biden a firmare nel 2023 il decreto che permetta alle farmacie di vendere il mifepristone on line ed inviarlo via posta.

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