Contratto metalmeccanici, rottura a tavolo sindacati-Federmeccanica: sarà sciopero
Le organizzazioni sindacali hanno annunciato l'avvio della mobilitazione da programmare entro il 15 gennaio, oltre al blocco delle flessibilità e degli straordinari
Si rompe la trattativa tra sindacati, Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici 2024/2027. Si va verso lo sciopero. Secondo quanto apprende l’AdnKronos da fonti presenti all’incontro – ancora in corso – la trattativa si è definitivamente arenata e la risposta delle tute blu alla ‘contro piattaforma’ presentata dalle associazioni datoriali dovrebbe arrivare a breve, unitaria: blocco degli straordinari e l’avvio di una mobilitazione, con assemblee in tutti i luoghi di lavoro fino allo sciopero di 8 ore, in data ancora da definirsi ma credibilmente entro il 15 gennaio.
Fim: trattativa 'rotta' da imprese
“Ci troviamo di fatto davanti ad una rottura generata dalle associazioni impreditoriali. Per questo motivo abbiamo deciso, unitariamente con Fiom e Uilm, di dichiarare il blocco delle flessibilità e 8 ore di sciopero articolate su base territoriale da effettuarsi dal periodo di moratoria entro il 15 gennaio 2025”, afferma il leader Fim, Ferdinando Uliano, al termine del tavolo. “Federmeccanca e Assistal – incalza il segretario – hanno deciso di non rispondere alle nostre richieste” ma “hanno preso i titoli della nostra piattaforma e hanno fornito altre risposte, come se fosse una contropiattaforma, creando un caos negoziale e ampliando le distanze anche sulle parti normative”.
L’unico “elemento di novità emerso di oggi, è stata la ‘cortesia’ di calcolare l’aumento salariale rispetto sulla proposta formulata in base ai dati Istat dei prossimi 4 anni, di 173 euro in quattro anni contro la nostra richiesta di 280 euro in tre anni”, sottolinea Uliano, facendo presente che firmando l’accordo oggi “peggioreremmo in maniera sostanziale le condizioni salariali dei lavoratori metalmeccanici rispetto al contratto scaduto del 2021 e su quanto previsto dal patto della fabbrica, dimenticando tra l’altro – precisa Uliano – che grazie al recupero ex-post l’inflazione colpisce subito i lavoratori, gli aumenti del recupero inflattivo arrivano solo dopo 18 mesi nelle tasche dei lavoratori”.
Nella proposta degli industriali inoltre “si peggiora il meccanismo attuale di erogazione salariale, posticipando di 6 mesi il pagamento nei casi di scostamento tra inflazione prevista e consuntivata. La proposta formulato non ha considerato nemmeno l’elemento di professionalità, contrattato nel 2021, non erogato negli ultimi due aumenti contrattuali”. Nessun passo avanti nemmeno “su molte parti normative, come ad esempio sulle differenze di genere, sulla riduzione dell’orario di lavoro, sullo smart woking, sull’orario di lavoro, sulla stabilizzazione dei contratti precari, sui temi inquadramento e della formazione professionale solo per citare alcuni temi che non hanno avuto nessuna risposta”.
Uilm: non siamo stati ascoltati
“L’incontro di oggi rappresenta un bivio fondamentale della trattativa del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici perché si è sancito che nulla sarà come prima, che i sette incontri svolti finora sono stati inutili e che non c’è altra strada alla mobilitazione di tutti i lavoratori”, afferma il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella. Gli industriali “non hanno ascoltato le nostre proposte anzi, al contrario, hanno presentato una contropiattaforma che prevede aumenti salariali fumosi e insufficienti e altre misure non adeguate per un rinnovo che deve essere di svolta per vincere le sfide epocali che abbiamo di fronte”, accusa il leader delle tute blu di via Lucullo.
”Fino all’ultimo abbiamo voluto discutere nel merito dei punti della nostra proposta ma da Federmeccanica e Assistal abbiamo registrato un muro e ricevuto proposte irricevibili che non rispondono ai bisogni reali dei lavoratori che sono aumenti salariali sostanziosi, riduzione dell’orario di lavoro e maggiori diritti e tutele” continua, ribadendo che “oggi inizia il percorso di mobilitazione dei lavoratori, oggi inizia una nuova pagina del nostro settore. Vogliamo più salario e meno orario e su questo – assicura Palombella – non molleremo mai”.
Fiom: da Federmeccanica-Assistal no a tutto
"Federmeccanica e Assistal, dicendo no a tutte le nostre richieste, hanno di fatto rotto la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici", il commento del leader Fiom, Michele De Palma. "Hanno detto di no all’aumento del salario, alla stabilità dei rapporti di lavoro, a garantire a lavoratrici e lavoratori degli appalti diritti che altrimenti non sarebbero riconosciuti”, incalza il segretario, affermando che “per questo motivo abbiamo deciso unitariamente di dichiarare 8 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti in cui si applica il ccnl”.
Federmeccanica: risposta realista, sindacati indisponibili
“Abbiamo manifestato la nostra disponibilità a continuare il dialogo su questa strada per rinnovare il Ccnl” ma “da parte sindacale è stata dichiarata la volontà di seguire pedissequamente le richieste in piattaforma. Abbiamo dovuto prendere atto della indisponibilità a proseguire il confronto”, fa sapere dal cantu suo Federmeccanica, in una nota. La trattativa si è arenata sulla contro proposta avanzata dagli industriali che però, fanno notare le associazioni, “è una risposta alla piattaforma Fiom, Fim e Uilm che viene calata nella realtà”. Una realtà in cui “la dinamica sul fatturato sta peggiorando da più di un anno e si trova al livello più basso dal 2021” a fronte di un terzo trimestre in cui la produzione metalmeccanica ha segnato una flessione di quasi il 4% sul 2023 a cui si somma un sostanziale “clima di sfiducia” delle imprese registrato in ottobre.
Intanto “le retribuzioni contrattuali nel nostro settore sono cresciute di circa di 2 punti percentuali in più rispetto al complesso dell’Industria, una crescita di circa il 40%”. Nonostante una “situazione fortemente critica” Federmeccanica ha “confermato una proposta che determina ulteriori benefici rispetto alle garanzie di adeguamento all’inflazione (Ipca Nei) attraverso una serie di misure che hanno valore economico e sociale e che possono rappresentare anche un fattore di competitività per le imprese”.
Se infatti dovessero verificarsi tutte le condizioni previste nella contro-piattaforma – cioè, conferma inflazione stimata, raggiungimento del livello indicato di marginalità in assenza di pdr e maturazione del sesto biennio Elemento di Continuità Professionale – per un livello C3 “la massa salariale nel periodo di vigenza (2025-2028) può arrivare fino a 6.510 euro lordi circa”, viene fatto notare.
In particolare, Federmeccanica ha proposto alle sigle sindacali un aumento salariale calcolato sulla base dell’andamento dell’inflazione che, secondo le previsioni disponibili da parte dell’Istat, sarebbe pari a 173,37 euro lordi per il livello C3, da riportare poi nel Ccnl con verifica annuale sulla base dei consuntivi. Inoltre, nel passaggio dall’attuale sistema degli Aumenti Periodici di Anzianità all’Elemento di Continuità Professionale con il riconoscimento di un ulteriore sesto biennio, del valore complessivo di 520 euro, “abbiamo manifestato la disponibilità a valutare l’anticipo su base annuale”, ha evidenziato l’associazione.
Non solo. “Abbiamo ribadito – spiegano gli industriali – che va inserita nel contratto una specifica disposizione che preveda, nel caso in cui non vi sia già un Premio di Risultato o altri elementi economici collettivi, l’erogazione di 700 euro lordi se il rapporto tra margine operativo lordo e fatturato superi il 10% e sia incrementale rispetto all’anno precedente. L’importo sarà pari a 350 euro lordi se fossero presenti elementi economici individuali”.
Infine, nella proposta è stato previsto anche l’incremento dei flexible benefits “se gli attuali 200 disponibili saranno utilizzati per le casistiche aventi valore sociale e/o ambientale indicate”, sbloccando fino a potenziali 500 euro netti in più (50+100+150+200) nel periodo di vigenza. Ancora, sulla previdenza complementare ci sarebbe “un miglioramento generalizzato per tutti i dipendenti con il passaggio della contribuzione aziendale dal 2% al 2,2% e un intervento straordinario sia per i giovani, portando la contribuzione al 2,5% al fine di stimolare l’adesione fin da subito per poter realizzare nel tempo rendite migliori”, così come per il welfare è stata proposta “l’istituzione di una copertura assicurativa per garantire a vita intera una rendita in caso di non autosufficienza pari a 600 euro mensili, di fatto raddoppiando l’attuale assegno di accompagno, in aggiunta a servizi quali l’attività di sportello, le convenzioni con Rsa e la ricerca di assistenti familiari”.
Economia
Pil e disuguaglianze, come stanno veramente gli italiani?
Un'analisi dei dati Istat che tiene conto delle differenze territoriali, di genere e di istruzione
Ogni volta che si discutono i dati economici - Pil, Occupazione e Inflazione sono i principali - ci si chiede quanto siano in grado di rappresentare le reali condizioni di vita degli italiani. C'è una distanza tra i dati e la realtà e c'è anche una diversa velocità tra le rilevazioni periodiche, che inevitabilmente scontano un ritardo di raccolta ed elaborazione, e le effettive condizioni di chi deve fare i conti con il costo della propria vita. Può aiutare a fare un po' di chiarezza un'analisi che mette insieme i principali indicatori Istat e la pubblicazione 'Benessere e disuguaglianze in Italia', sempre Istat, del 4 novembre scorso.
Aprendo il sito dell'Istat sono in evidenza tre grafici significativi. Quello del Pil fa segnare nel terzo trimestre 2024 il dato più alto in valore assoluto dal 1996, 481.587 milioni di euro; gli occupati a settembre 2024 sono 23.983.000, sui massimi dal 2004, l'inflazione a ottobre 2024 è allo 0,9%, su valori non lontano dal minimo di gennaio 2015, 0,6%. Quindi, l'economia italiana è in piena salute e le condizioni economiche degli italiani lo sono altrettanto?
E' utile, a questo punto, andare a sfogliare la pubblicazione 'Benessere e diseguaglianze in Italia'. Il primo fattore che va considerato è che a livello territoriale persistono forti disuguaglianze. Le regioni del Nord emergono con valori di benessere superiori alla media nazionale, mentre il Mezzogiorno presenta ancora situazioni di marcato svantaggio, soprattutto nei quando si parla di lavoro e conciliazione dei tempi di vita e relazioni sociali. La maggior parte degli indicatori mostrano, inoltre, uno svantaggio femminile. Le donne restano fortemente penalizzate nel mercato del lavoro, sia sugli indicatori quantitativi che su quelli qualitativi. Il tasso di occupazione è marcatamente più basso, mentre sono più elevati sia il tasso di mancata partecipazione al lavoro, sia l’incidenza del part-time involontario.
Considerare gli indicatori per titolo di studio è fondamentale alla luce del legame profondo tra istruzione e qualità della vita. Avere un alto livello di istruzione significa godere di più elevati livelli di benessere e di una maggiore protezione dalle vulnerabilità date dalla combinazione di più fattori discriminanti. L’investimento in capitale umano è uno dei principali fattori di protezione dalle difficoltà economiche. Il rischio di povertà dei laureati è più che dimezzato rispetto al totale della popolazione. Il disagio economico è poi molto differenziato sul territorio perché il rischio di povertà è minimo tra i laureati residenti al Nord e massimo tra i residenti al Mezzogiorno con bassa istruzione.
Questa analisi dell'Istat aiuta a capire perché c'è una distanza considerevole tra quello che dicono i macro dati e le condizioni reali di vita degli italiani.
Entrando nello specifico del disagio economico si riesce ad andare oltre. "Il disagio economico è poi molto differenziato sul territorio perché al Nord il rischio è inferiore al 10% (3,6% se laureati) e al Mezzogiorno sale al 30,8% (40,7% se con bassa istruzione)". Se si considerano anche le differenze di genere si vede come "il gruppo più svantaggiato è costituito dalle donne con bassa istruzione residenti al Mezzogiorno, tra le quali il rischio di povertà raggiunge il 42,7%". Inoltre, le differenze territoriali si aggiungono a quelle per istruzione, anche considerando le fasce di età, con "un rischio di povertà che nel Mezzogiorno è più elevato e tra i giovani adulti con basso titolo di studio sale al 56,7%". All’interno del mercato del lavoro il capitale umano ha un ruolo estremamente positivo. Il tasso di occupazione dei laureati (84,3%) e diplomati (73,4%) è ben al di sopra del valore medio per l’Italia (69,1%) mentre per chi ha un basso titolo di studio scende al 54,2%. Inoltre, anche nel Mezzogiorno essere laureati (82,5% contro 59% degli uomini con bassa istruzione) ed in particolare laureate (71,8% contro appena il 21,8% delle meno istruite) pone in condizioni di vantaggio rispetto agli esiti occupazionali e riduce la distanza con gli occupati di pari istruzione nelle altre zone del Paese.
La conclusione a cui si arriva è che dentro i macro dati c'è una realtà che cambia molto rispetto alla collocazione geografica, al genere e al livello di istruzione. Come dire, lo stesso dato del Pil si porta dietro una realtà frammentata e piena di disuguaglianze. (Di Fabio Insenga)
Economia
Agroalimentare, Centinaio (Lega): “L’Italia è...
Così il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, durante il convegno ‘Agricoltura, sostenibilità ed innovazione: le sfide per coltivare il nostro futuro’, promosso da Bper in collaborazione con il settimanale “il Ticino” e organizzato a Pavia.
“L’agroalimentare è uno dei settori più importanti del nostro Paese. Oggi trattiamo quelle che sono le potenzialità del nostro Paese. Quindi, il fatto che l'Italia sia il paese della biodiversità e dell'agroalimentare, ma anche il fatto che l'agricoltura sta attraversando un momento di crisi dovuto anche al cambiamento climatico e alla crisi economica. Vogliamo capire quelli che sono i modi per affrontare questo momento di crisi e quindi pensiamo alle nuove tecnologie, alla ricerca scientifica al fatto che attraverso i fondi che vengono dati alle nuove generazioni si riesce a pensare a un futuro per l'agricoltura italiana”. Così il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, durante il convegno ‘Agricoltura, sostenibilità ed innovazione: le sfide per coltivare il nostro futuro’, promosso da Bper in collaborazione con il settimanale “il Ticino” e organizzato a Pavia.
“È necessario ragionare a livello europeo perché il maggior finanziamento dell'agricoltura viene dall’Europa - prosegue Centinaio - Va revisionata questa politica agricola comunitaria che non deve semplicemente dare soldi agli agricoltori, ma deve aiutarli attraverso delle politiche, pensiamo alla reciprocità con i Paesi terzi che importano in Europa. Poi è necessario anche un piano strategico a livello nazionale perché perché altri Stati l'hanno fatto, penso soprattutto alla Spagna, e l'Italia non può venire meno a questo impegno”.
Economia
Sostenibilità, Sindaco Fermignano: “Da Cresco Award...
Così il sindaco Emanuele Feduzi
Il comune di Fermignano (Pu) è tra i cinque premiati da Fondazione Sodalitas alla 9a edizione di Cresco Award - Città Sostenibili, al Centro Congressi Lingotto di Torino. "Il nostro progetto si chiama 'Fermignano 2030, dalla sostenibilità all'inclusione sociale' - commenta il sindaco Emanuele Feduzi - Siamo partiti dalla raccolta differenziata, portandola in maniera stabile sopra l'85%, quindi diventando il comune più riciclone della regione Marche per la categoria, 5-10 mila abitanti. Abbiamo poi costruito una nuova struttura, una scuola primaria per 500 bambini, completamente autosufficiente da un punto di vista energetico. Grazie al risparmio energetico che ne è scaturito abbiamo finanziato parte degli interventi nel sociale, ad esempio l'acquisto di un nuovo mezzo e il recupero di strutture per i disabili, e altre attività come la campagna per la sensibilizzazione contro la violenza di genere".
"Cresco Award è un momento di crescita, di confronto e soprattutto di stimolo - aggiunge il sindaco Feduzi - Abbiamo partecipato per la prima volta, quasi come una scommessa insieme ai miei colleghi e collaboratori. Nell'arco di pochi mesi abbiamo ricevuto due premi, Cresco Award, appunto, e un premio dal GSE a livello nazionale per essere riusciti a rivoluzionare la spesa energetica sfruttando fonti alternative appunto per alimentare le nostre strutture e rifinanziando in questo modo il sociale. Per noi è stato uno stimolo, un momento di confronto e soprattutto, ripeto, un momento di crescita non soltanto per l'amministrazione e per la dirigenza, ma per tutta la città".