Manovra, quoziente familiare e tetto massimo: come cambiano le detrazioni nel 2025
Come cambieranno le detrazioni nel 2025? Tra le righe della Manovra, arrivano le risposte. Resta anche l’ipotesi di ridurre l’aliquota per i redditi tra 28.000 euro e 50.000 euro, ma dipenderà dalla copertura finanziaria. Per capire cosa cambierà (o non cambierà) per le famiglie, si parta dagli scaglioni.
Detrazioni, Irpef e cuneo fiscale nel 2025
Resta confermato l’impianto Irpef a tre aliquote per altrettanti scaglioni di reddito:
- fino a 28 mila euro, aliquota del 23%;
- oltre 28 mila e fino a 50 mila euro, aliquota del 35%;
- oltre 50 mila euro, aliquota del 43%.
Se saranno sufficienti i fondi raccolti con il concordato preventivo biennale, il governo avrà i fondi necessari per ridurre la percentuale del secondo scaglione. L’idea è quella di scendere dal 35% al 34% e, nella migliore delle ipotesi, al 33%. Anche in questo caso, l’intenzione dell’esecutivo è quella di agevolare la ‘classe media’ su cui ricade gran parte del carico fiscale di tutto il Paese. In questo senso vanno le modifiche sul cuneo fiscale previsto sulla Manovra che disegna anche come saranno gli stipendi nel 2025, con interessanti novità.
Stando al testo attuale, il sistema delle detrazioni potrebbe essere revisionato in maniera importante soprattutto per i redditi più alti e in base al numero dei figli a carico.
Tetto mobile alle detrazioni
Dopo un lungo tira e molla, il meccanismo del quoziente familiare, che al momento ha un’applicazione molto ristretta, verrà applicato anche per calcolare le detrazioni per i redditi superiori a 75 mila euro. La conferma arriva dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, a margine del confronto con i sindacati dell’11 novembre, ha confermato che nonostante i tagli alle detrazioni per questi redditi “si salvaguardano le spese sanitarie e si introduce una soglia massima di spesa, sulla quale è possibile applicare le detrazioni. Questa soglia varia a seconda del numero dei figli a carico, introducendo così di fatto un meccanismo di quoziente familiare”.
Rispetto all’Isee, il quoziente familiare è un indicatore più semplice perché si ottiene dividendo il reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti in base a dei coefficienti, senza tener conto della composizione del patrimonio, come invece fa l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
Chiaramente, entrambi gli indicatori favoriscono le famiglie con più figli, anche se con motivazione differenti: il quoziente familiare perché divide il reddito per un numero maggiore di componenti, l’Isee perché considera la presenza di figli come un fattore che aumenta il bisogno economico della famiglia.
Il quoziente familiare avrebbe un impatto importante sul calcolo dell’Irpef: a parità di reddito sarà avvantaggiato il nucleo familiare più grande e il risparmio aumenterebbe al crescere del reddito, avvantaggiando così le famiglie con redditi più elevati. Inoltre, l’aliquota l’Irpef verrà (probabilmente) applicata sull’intero reddito del nucleo e non più solamente sul reddito personale di ognuno dei componenti.
Per approfondire: Cosa è e come funziona il quoziente familiare
In sostanza, la legge di Bilancio riscrive il computo delle spese detraibili per i contribuenti che dichiarano più di 75 mila euro (non cambia nulla per gli altri) introducendo il tetto di spesa detraibile per il 2025.
Come si calcolano le detrazioni 2025
Il tetto alle detrazioni non sarà uguale per tutti, ma dipenderà da due fattori: il reddito complessivo e il numero di figli, se presenti. In base al primo parametro, la legge di Bilancio fissa un tetto massimo detraibile di:
- 14 mila euro per chi dichiara tra i 75.001 euro e i 100 mila euro;
- 8 mila euro per chi dichiara sopra i 100 mila euro.
Il testo specifica che ai fini del reddito complessivo è si considera anche il reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale. Per concludere il calcolo bisognerà passare dal coefficiente o quoziente familiare, costituito dal numero dei figli fiscalmente a carico nel nucleo familiare del contribuente. I coefficienti sono quattro:
* 0,50 senza figli a carico;
* 0,70 nel caso di un solo figlio a carico;
* 0,85 nel caso di due figli a carico;
* 1 se i figli sono più di due o se almeno un figlio ha delle disabilità.
Per esempio, un contribuente che ha un reddito di 90 mila euro e non ha figli a carico, avrà un massimo di spese detraibili di 7 mila euro (ovvero 14 mila euro x 0,5); mentre un contribuente con lo stesso reddito e due figli a carico avrebbe un tetto di spese detraibili pari a 11.900 euro (14 mila x 0,85). In ogni caso, il tetto scenderebbe se il contribuente avesse un reddito di 120 mila euro, quindi superiore a 100 mila euro: senza figli a carico, il massimo detraibile sarebbe di 4.000 euro (8 mila x 0,5), mentre con due figli a carico il tetto sarebbe pari a 6.800 euro (8 mila x 0,85) e così via per gli altri casi.
Per i contribuenti con reddito complessivo superiore ai 120 mila euro, si prevede un décalage (riduzione graduale) delle detrazioni, che si azzerano dai redditi che vanno da 240 mila euro in su.
Spese mediche escluse dal tetto
Dal calcolo dei massimali sono escluse le spese sanitarie e quelle relative ai mutui per la casa, ovvero gli interessi passivi sui mutui sottoscritti fino al 31 dicembre 2024 e le rate delle spese detraibili.
Infine, la Manovra ha deciso di eliminare la franchigia (importo minimo) di 260 euro sulle detrazioni, prevista nel 2024 per i contribuenti con redditi superiori a 50 mila euro lordi.
Sotto il profilo del taglio del cuneo fiscale, la detrazione sale da 1.880 euro a 1.955 euro e diventa strutturale, anche se non sono ancora chiare le coperture finanziarie.
Per approfondire: come cambieranno gli stipendi nel 2025
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Russia, multe a chi promuove una propaganda child free
In Russia è vietata la propaganda child free. Il provvedimento è stato votato ieri, martedì 12 novembre, dalla camera bassa del parlamento russo. Con il parere favorevole all’unanimità il provvedimento sarà legge e prevede il divieto di quella che le autorità hanno definito una “propaganda perniciosa a favore di uno stile di vita senza figli”, nella speranza di rilanciare un tasso di natalità in calo.
E sono previste anche multe per chi contravviene e promuoverà “uno stile di vita Occidentale”, contro i valori tradizionali della famiglia.
La natalità in Russia
Il tasso di natalità in Russia è arrivato, lo scorso settembre, ad essere il più basso degli ultimi 25 anni. Dai dati ufficiali pubblicati è emerso che nascono meno bambini, mentre aumentano i tassi di mortalità con la guerra di Mosca in Ucraina. Il Cremlino ha definito le cifre “catastrofiche per il futuro della nazione”.
Il numero di neonati nella prima metà del 2024 è stato pari a circa 599.600 bambini, 16.000 in meno rispetto alla prima metà del 2023 e il numero più basso dal 1999. Il numero di decessi è aumentato di 49.000. Tuttavia, l’immigrazione è aumentata del 20%.
Il presidente Vladimir Putin ha, così, incoraggiato le donne ad avere almeno tre figli, dicendo che ciò aiuterà a garantire il futuro dei russi e del Paese. Ma a pesare sulle scelte delle donne ci sarebbero i “valori tradizionali dell’Occidente” che promuovono una propaganda child free.
Il provvedimento si unisce alle restrizioni alla libertà di espressione, al divieto di relazioni omosessuali e al divieto di adozione da parte di coppie formate da due persone dello stesso sesso o all’estero (Italia compresa, la cui sospensione di adozioni internazionali con la Russia risale già al 2022 da parte del Bel Paese).
Multe in arrivo
Cosa succede a chi promuove una vita senza figli? Le multe saranno fino a 400mila rubli (3.840 euro) per i cittadini, 800mila (7.680 euro) per i funzionari pubblici e fino a 5 milioni di rubli (47.992 euro) per enti giuridici.
“Stiamo parlando di proteggere i cittadini, in primo luogo le giovani generazioni, dalle informazioni diffuse dai media che hanno un impatto negativo sulla formazione della personalità delle persone”, ha affermato Vyacheslav Volodin, presidente della Camera bassa e alleato di Putin. “Bisogna fare tutto il possibile per garantire che le nuove generazioni dei nostri cittadini crescano incentrate sui valori tradizionali della famiglia”.
Per il World Factbook della Cia, la Russia rientra tra i 40 Paesi col tasso di natalità più basso nel 2023: circa 9,22 ogni 1.000 abitanti. Nei prossimi 20 anni, sostiene l’agenzia di statistica statale Rosstat, la popolazione passerà da 146,1 milioni di abitanti a 130 milioni. Il presidente russo aveva proclamato il 2024 come “anno della famiglia”: ma qualcosa sembra essere andato storto.
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Una mamma su quattro si addormenta mentre allatta il...
Un quarto delle madri che allattano al seno ammette di addormentarsi mentre il neonato è impegnato a nutrirsi. Un comportamento che, purtroppo, può aumentare i rischi di soffocamento e di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS). A rilevarlo è una ricerca condotta dal team dell’Università della Virginia a Charlottesville, che ha evidenziato che quando un bambino si addormenta in ambienti con cuscini morbidi e spazi angusti, come quelli di divani, poltrone o letti, il rischio di improvvisa morte aumenta significativamente.
Nell’80% dei casi, le madri non avevano intenzione di addormentarsi, ma è accaduto spontaneamente.
Lo studio
La dottoressa Fern Hauck, ricercatrice e esperta di sonno sicuro presso l’Università della Virginia Health and School of Medicine, ha spiegato che “mentre il fatto di addormentarsi quando si allatta non è sorprendente di per sé, ciò che è allarmante è che la maggior parte delle madri non aveva pianificato di addormentarsi, creando quindi un ambiente potenzialmente pericoloso per il bambino mentre entrambi dormivano”.
Il team di ricerca, infatti, ha sottolinea l’importanza di educare i genitori sui rischi legati al sonno durante l’allattamento e sulla necessità di pianificare lo spazio in cui il bambino si trova. “È essenziale preparare l’ambiente per garantire che la via respiratoria del bambino rimanga libera“, ha aggiunto la dottoressa Hauck.
Ciò include la rimozione di cuscini e coperte, per evitare che il neonato possa trovarsi in una posizione pericolosa.
Lo studio si basa su un’indagine condotta su 1.250 neomamme intervistate in 16 ospedali negli Stati Uniti. I bambini avevano tra i 2 e i 3 mesi al momento dell’intervista. Più del 28% delle donne ha dichiarato di essersi addormentata “a volte” o “solitamente” durante l’allattamento nelle due settimane precedenti alla rilevazione.
Molte mamme che si sono addormentate durante l’allattamento hanno scelto di farlo su un divano o su una poltrona, piuttosto che sul letto, per cercare di evitare di addormentarsi. Tuttavia, spesso questa precauzione non ha funzionato.
L’importanza della posizione e delle raccomandazioni ufficiali
Le raccomandazioni attuali dell’American Academy of Pediatrics (Aap) non supportano la condivisione del letto con un neonato, per evitare il rischio di rotolarsi sopra il bambino o che quest’ultimo si ritrovi intrappolato nei cuscini o nelle coperte.
Lo studio ha mostrato che le probabilità di addormentarsi durante l’allattamento sono molto più alte quando il bambino è nel letto (circa il 34% dei casi) rispetto a quando è su un divano o una poltrona (circa il 17%).
Tuttavia, le linee guida sottolineano anche che se la madre teme di addormentarsi, il letto è un posto relativamente più sicuro rispetto a un divano o una poltrona. La questione principale, spiegano i ricercatori, è trovare soluzioni per aiutare le mamme ad evitare il sonno mentre allattano, specialmente quando sono particolarmente stanche.
Soluzioni pratiche e consapevolezza
“È importante venire incontro alle esigenze delle famiglie e aiutarle a pianificare un programma per l’allattamento e il sonno che funzioni per loro e che sia il più sicuro possibile”, ha affermato la dottoressa Ann Kellams, pediatra e specialista in medicina dell’allattamento presso il dipartimento di Health Children’s dell’Università della Virginia. “I nostri dati suggeriscono che troppi incidenti di sonno non sono pianificati, quindi è fondamentale discutere di come gestire l’allattamento quando si è molto stanchi“.
L’educazione delle madri sui pericoli potenziali legati al sonno durante l’allattamento è cruciale, affermano i ricercatori. “Speriamo che i genitori di neonati pensino proattivamente a cosa potrebbe accadere nel mezzo della notte”, ha concluso la dottoressa Rachel Moon, pediatra e esperta di sonno sicuro. “Allattare il proprio bambino nel letto è più sicuro che farlo su un divano o una poltrona, se si rischia di addormentarsi”.
Lo studio, che è stato pubblicato nel numero di novembre della rivista Pediatrics, invita quindi le famiglie a riflettere sui rischi e a prendere precauzioni per garantire un sonno sicuro per il neonato, senza compromettere la sicurezza durante i momenti di allattamento.
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Una mamma su quattro si addormenta mentre allatta il...
Un quarto delle madri che allattano al seno ammette di addormentarsi mentre il neonato è impegnato a nutrirsi. Un comportamento che, purtroppo, può aumentare i rischi di soffocamento e di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS). A rilevarlo è una ricerca condotta dal team dell’Università della Virginia a Charlottesville, che ha evidenziato che quando un bambino si addormenta in ambienti con cuscini morbidi e spazi angusti, come quelli di divani, poltrone o letti, il rischio di improvvisa morte aumenta significativamente.
Nell’80% dei casi, le madri non avevano intenzione di addormentarsi, ma è accaduto spontaneamente.
Lo studio
La dottoressa Fern Hauck, ricercatrice e esperta di sonno sicuro presso l’Università della Virginia Health and School of Medicine, ha spiegato che “mentre il fatto di addormentarsi quando si allatta non è sorprendente di per sé, ciò che è allarmante è che la maggior parte delle madri non aveva pianificato di addormentarsi, creando quindi un ambiente potenzialmente pericoloso per il bambino mentre entrambi dormivano”.
Il team di ricerca, infatti, ha sottolinea l’importanza di educare i genitori sui rischi legati al sonno durante l’allattamento e sulla necessità di pianificare lo spazio in cui il bambino si trova. “È essenziale preparare l’ambiente per garantire che la via respiratoria del bambino rimanga libera“, ha aggiunto la dottoressa Hauck.
Ciò include la rimozione di cuscini e coperte, per evitare che il neonato possa trovarsi in una posizione pericolosa.
Lo studio si basa su un’indagine condotta su 1.250 neomamme intervistate in 16 ospedali negli Stati Uniti. I bambini avevano tra i 2 e i 3 mesi al momento dell’intervista. Più del 28% delle donne ha dichiarato di essersi addormentata “a volte” o “solitamente” durante l’allattamento nelle due settimane precedenti alla rilevazione.
Molte mamme che si sono addormentate durante l’allattamento hanno scelto di farlo su un divano o su una poltrona, piuttosto che sul letto, per cercare di evitare di addormentarsi. Tuttavia, spesso questa precauzione non ha funzionato.
L’importanza della posizione e delle raccomandazioni ufficiali
Le raccomandazioni attuali dell’American Academy of Pediatrics (Aap) non supportano la condivisione del letto con un neonato, per evitare il rischio di rotolarsi sopra il bambino o che quest’ultimo si ritrovi intrappolato nei cuscini o nelle coperte.
Lo studio ha mostrato che le probabilità di addormentarsi durante l’allattamento sono molto più alte quando il bambino è nel letto (circa il 34% dei casi) rispetto a quando è su un divano o una poltrona (circa il 17%).
Tuttavia, le linee guida sottolineano anche che se la madre teme di addormentarsi, il letto è un posto relativamente più sicuro rispetto a un divano o una poltrona. La questione principale, spiegano i ricercatori, è trovare soluzioni per aiutare le mamme ad evitare il sonno mentre allattano, specialmente quando sono particolarmente stanche.
Soluzioni pratiche e consapevolezza
“È importante venire incontro alle esigenze delle famiglie e aiutarle a pianificare un programma per l’allattamento e il sonno che funzioni per loro e che sia il più sicuro possibile”, ha affermato la dottoressa Ann Kellams, pediatra e specialista in medicina dell’allattamento presso il dipartimento di Health Children’s dell’Università della Virginia. “I nostri dati suggeriscono che troppi incidenti di sonno non sono pianificati, quindi è fondamentale discutere di come gestire l’allattamento quando si è molto stanchi“.
L’educazione delle madri sui pericoli potenziali legati al sonno durante l’allattamento è cruciale, affermano i ricercatori. “Speriamo che i genitori di neonati pensino proattivamente a cosa potrebbe accadere nel mezzo della notte”, ha concluso la dottoressa Rachel Moon, pediatra e esperta di sonno sicuro. “Allattare il proprio bambino nel letto è più sicuro che farlo su un divano o una poltrona, se si rischia di addormentarsi”.
Lo studio, che è stato pubblicato nel numero di novembre della rivista Pediatrics, invita quindi le famiglie a riflettere sui rischi e a prendere precauzioni per garantire un sonno sicuro per il neonato, senza compromettere la sicurezza durante i momenti di allattamento.