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Perugia, Scoccia a Piccolotti: “Non mi dimetto per rispetto miei elettori”

Perugia, Scoccia a Piccolotti:

“Non mi dimetto dal Consiglio comunale per rispetto dei 40.323 perugini che mi hanno votato alle ultime elezioni amministrative. Ho assunto un impegno e non tradisco la loro fiducia”. È quanto afferma la consigliera comunale di Perugia di opposizione Margherita Scoccia rispondendo alla parlamentare di Avs, Elisabetta Piccolotti. “La mia attività politica, evidentemente, preoccupa così tanto la sinistra al punto da far scendere dall’Olimpo addirittura Lady Fratoianni per chiedermi di scegliere se rimanere in Consiglio a fare il capo dell’opposizione oppure rinunciare al mio nuovo incarico presso la Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente. Proverò a rassicurarla sul fatto che non c’è nessun genere di incompatibilità e le faccio presente che per l’Umbria, e più nello specifico per Perugia, è un’opportunità e un vantaggio avere un rappresentante nella commissione che valuta l’impatto ambientale di infrastrutture strategiche per l’Italia” aggiunge?

“Tra i documenti che ho presentato per la candidatura c’è ovviamente il mio curriculum vitae di architetto, urbanista e progettista - dice la Scoccia -. Elenco i progetti per mezzo miliardo di euro che ho fatto atterrare su Perugia grazie al Pnrr, i lavori all’estero, l’esperienza nella società del mio vecchio studio professionale nel quale lavoravo a tempo pieno e dal quale sono uscita nel 2019 quando sono diventata assessore all’urbanistica. Menziono la laurea in architettura e il dottorato di ricerca in ingegneria energetica. Un percorso - sostiene l’esponente di Fratelli d’Italia - coerente e in linea con l’attività di commissario al Mase che si incentrerà su valutazioni tecniche”.

Attacca Scoccia: “La sinistra, per ora quelli di Avs (Bonelli, Piccolotti e Mascia) ma ne arriveranno sicuramente altri, si sono messi in fila contro di me forse perché in questi giorni di campagna elettorale sono alla ricerca di visibilità. Ho tanto l’impressione che stiano facendo del falso moralismo. Piccolotti si dice ‘allibita’ per la mia nomina? È rimasta allibita l’Italia intera quando ha saputo che lei, from Camerino, residente a Foligno, laurea triennale in comunicazione a Roma, era stata democraticamente eletta in Puglia coi voti del partito di cui il marito è segretario nazionale. Ecco qualcosa di cui restare allibiti. Oltre al fatto che ho cercato significative esperienze lavorative della Piccolotti al di fuori della politica ma non sono riuscita a trovarne. In ogni modo quando e se lei vorrà, sarò ben felice di pubblicare i nostri curriculum su qualsiasi piattaforma per consentire ai cittadini di metterli a confronto. Sarei anche ben felice di incontrarla, in tutti questi mesi l’ho vista a Perugia una sola volta, in una foto di febbraio, sorridente alle spalle della Ferdinandi in piazza Italia. Spesso l’ho vista ospite in tv, da Floris su La7, e a Striscia la notizia, quando l’attuale membro della commissione cultura alla Camera confondeva il verbo ‘imparare’ con ‘insegnare’. Incontrarci potrebbe essere l’occasione per parlare di Perugia e delle soluzioni che ha da offrire per la città. Ammesso che ne abbia, la parlamentare eletta in Puglia” conclude.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Politica

Meloni: “Centrodestra diverso ma coeso, troviamo...

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Videomessaggio della premier all'assemblea nazionale di Noi Moderati: "Cammino ancora lungo, rendere nostra coalizione ancora più forte". E aggiunge: "Noi concreti, sinistra ideologica e obsoleta"

Giorgia Meloni - (Afp)

La coalizione di centrodestra "è composta da forse politiche diverse, ognuna ha la sua identità e la sua storia, che sono un valore aggiunto e ciò che ci rende forti e coesi è la volontà, la voglia di stare insieme è quello che ci consente di fare sempre sintesi, di trovare un punto di incontro. Possiamo farlo perché siamo uniti dalla stessa visione del mondo di fondo, perché crediamo negli stessi valori di riferimento, perché abbiamo idee compatibili, perché intendiamo portare avanti fondamentalmente gli stessi progetti". Così la premier Giorgia Meloni, nel videomessaggio inviato all'assemblea nazionale di Noi Moderati, ricordando che "è tutto questo che ci tiene insieme da 30 anni a questa parte, che ci ha permesso in questi primi due anni di Governo di raggiungere risultati inaspettati, di invertire quel declino al quale l'Italia sembrava ormai destinata".

Secondo la presidente del Consiglio e leader di Fdi "c'è ancora tanto da fare, ovviamente, e il cammino che abbiamo davanti è però un cammino ancora lungo, dobbiamo e possiamo insieme rendendo il centrodestra, sempre più forte e sempre più coeso. Ringrazio Maurizio Lupi per il grande lavoro che ha fatto in questi anni. Ovviamente saluto con piacere Maria Stella, Mara, Giusy e Mario che, con l'assemblea di oggi scelgono di rafforzare il centrodestra, a renderlo ancora più plurale e unito nella difesa dell'interesse Nazionale".

Meloni poi sottolinea poi che "i cittadini ci hanno dato la loro fiducia e lo hanno fatto perché sanno che si possono fidare di noi, che noi vogliamo attuare il programma con il quale ci siamo presentati alle elezioni. Una cosa non proprio scontata in Italia. Sanno anche che la nostra cifra è la concretezza. Vedete, un giorno sì e l'altro anche, veniamo accusati dalla sinistra di essere ideologici di portare avanti i provvedimenti lontani dal mondo e dalla realtà. A me pare esattamente il contrario. A me pare che l'ideologia, i pregiudizi, gli schemi obsoleti siano di istanza da qualche altra parte".

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Politica

M5s, Follini: “La politica si vendica quasi sempre di...

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Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

M5s, Follini:

"Le rifondazioni non hanno quasi mai portato una gran fortuna ai partiti che le hanno intraprese. In genere infatti tutti questi attraversamenti di confini avvengono quando la situazione appare compromessa, se non addirittura disperata. Il cambiamento di nome del Pci, a suo tempo, discendeva dalla crisi epocale del comunismo. Quello della Dc, qualche tempo dopo, faceva i conti con l’esaurimento di una lunga stagione di governo. Situazioni estreme, che non per caso hanno connotato -e accentuato- un passaggio epocale nella storia politica italiana.

I travagli del M5S sono meno drammatici, è ovvio. Ma la rottura tra Grillo e Conte, così aspra, e la caduta elettorale segnalata dalle ultime prove, sollevano una questione identitaria profonda e lacerante. Resta poco ormai dei 'grillini' della prima ora. Quel partito-nonpartito che appena sette anni fa aveva raccolto quasi un terzo dei voti e che di lì in poi s’era trovato a governare un’intera legislatura con tutte le sue conclamate ambizioni di cambiare le antiche regole della politica si trova a questo punto a dover reinventare se stesso. E a farlo, per giunta, nel bel mezzo di una faida -anche giudiziaria- tra le sue due figure più significative.

Il fatto è che la politica si vendica quasi sempre di chi la maltratta. E quella lunga semina di demagogia, quella pretesa di 'diversità' rispetto a tutti gli altri, quella illusione di cambiare tutto con la denuncia, la retorica e l’invettiva, tornano ora indietro a chiedere conto al M5S di quale uso ha fatto di quel capitale di fiducia che l’elettorato gli aveva generosamente affidato. Così, i nodi vengono al pettine e l’argomento non si può ridurre a quella sorta di referendum tra Conte e Grillo che s’è svolto la scorsa settimana e di cui ora sembra profilarsi una nuova edizione.

Quello che si capisce, da fuori e da lontano, è che Conte si trova a questo punto a gestire una sorta di 'normalizzazione' del movimento. Operazione che egli tuttavia deve condurre senza darla troppo a vedere. Infatti, il 'nuovo' M5S, dichiarandosi progressista (sia pure indipendente) sembra disporsi a entrare nel tanto vituperato campo largo. Ma siccome appunto l’eco di quel vituperio ancora risuona l’avvocato del popolo deve bilanciare questa apertura al Pd con alcune contromisure che gli consentano di conservare almeno una parte dell’antico mantra populista. Così, si guarda con simpatia ai rossobruni tedeschi, si fa l’occhiolino a Putin in nome del pacifismo, si cerca di non perdere il contatto con quelle frange più irrequiete e movimentiste non troppo disponibili a farsi una foto di gruppo con Elly Schlein sorridente nel mezzo.

Quanto a Grillo le sue armi appaiono più spuntate. Si avverte nelle sue mosse il rancore per un’estromissione ingenerosa e la tentazione di mettersi di qui in poi in modalità sabotaggio. Non proprio una brillante prospettiva per l’uomo che di tutta questa vicenda è stato l’inventore e il fondatore. E tuttavia questa sua intenzione di accanirsi nell’ultima battaglia dopo aver disertato tutte quelle di prima ha almeno il merito di costringere tutti a confrontarsi con la vera questione. E cioè l’impossibilità di conciliare l’antipolitica delle origini con lo spirito manovriero e anche con quel tanto di opportunismo di cui qualche volta la politica sembra aver bisogno.

In questo modo finiscono per guardarsi allo specchio, con animo ostile, due intenzioni improbabili, tutte e due. Da un lato, quella di liberarsi con troppa disinvoltura dello spirito degli inizi e delle sue parole d’ordine. Dall’altro, quella di tener vivo quello spirito primordiale passando sopra con noncuranza a tutte le evoluzioni e le combinazioni che hanno attraversato il movimento dagli esordi ai giorni nostri. Così che infine viene quasi da dar ragione a Grillo in quel che dice di Conte e a Conte in quel che pensa di Grillo". (di Marco Follini)

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Politica

Sciopero 29 novembre, Salvini: “Landini sia cauto,...

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Il ministro dei Trasporti: "Quando qualcuno brucia le foto di Salvini o di altri ministri non è mai un buon segnale"

Matteo Salvini durante la diretta

"Chiedo al segretario della Cgil Landini di essere cauto. Quando qualcuno brucia le foto di Salvini o di altri ministri non è mai un buon segnale. Landini, tranquillo e sereno: difendi gli interessi di coloro che sono ancora iscritti alla Cgil, ma invitare alla rivolta significa scatenare il caos". Così nel corso di una diretta Facebook il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini, a proposito delle parole del segretario della Cgil Maurizio Landini sulla rivolta sociale.

Cosa ha detto Landini

Venerdì il segretario della Cgil Maurizio Landini, a margine del corteo organizzato a Bologna in occasione della giornata di sciopero generale, ha detto: "Noi vogliamo rivoltare come un guanto questo Paese, e per rivoltarlo c'è bisogno della partecipazione di tutte le persone. La rivolta sociale per noi significa proprio dire che ognuno di noi non deve voltarsi da un'altra parte di fronte alle ingiustizie, deve passare l'idea che il problema mio è il problema di tutti e che solo mettendoci insieme possiamo cambiare questa situazione".

Ucraina, droga, nuovo Codice della strada: di cosa ha parlato Salvini

Diversi gli argomenti affrontati da Salvini durante la diretta. "Sabato 14 dicembre entra in vigore il nuovo codice della strada. Da lunedì farò delle brevi pillole ogni giorno per accompagnare le nuove regole, che cercano di ridurre il numero di 3mila morti che l'anno scorso sono stati una strage", ha detto.

E dopo aver ricordato che "fra 20 giorni avrò la sentenza al processo che mi riguarda" per il quale "rischio 6 anni di galera, come chiesto dalla pubblica accusa", ha affermato: "Mi viene contestato di aver bloccato gli sbarchi di clandestini da navi straniere quando ero ministro dell'Interno. L'ho fatto con orgoglio. Se mi condanneranno, a testa alta farò ricorso".

"Test antidroga in Parlamento? Sono d'accordo, lo farei. Ti fanno il test per fare il pilota, l'autista, per entrare nelle forze dell'ordine... Sarebbe giusto che anche i parlamentari lo facessero", ha detto ancora nel corso di una diretta Facebook.

E ha parlato anche della guerra in Ucraina. "E' ora di finirla" con la guerra tra Russia e Ucraina, "penso che il grande Donald Trump possa porre fine alla guerra, mettere al tavolo Putin e Zelensky, fermare i miliardi di euro e le vite che questa guerra sta costando. Come promesso, la Lega ha votato contro in Europa all'uso delle armi ucraine contro la Russia: usare armi per uccidere in Russia rischia di portarci alla terza guerra mondiale, noi abbiamo detto assolutamente no".

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