Trump e Kim Jong Un, rapporti sotto i riflettori tra fattore Putin e incognita Ucraina
Il presidente eletto Usa e il leader nordcoreano al centro dell'attenzione. Capacità missilistiche e nucleari di Pyongyang raddoppiate e buoni rapporti con il neo presidente Usa: Nordcorea alzerà la posta?
Donald Trump e Kim Jong-un sono sotto i riflettori. Se la vittoria del tycoon alle elezioni presidenziali americane del 5 novembre sembra essere stata accolta in silenzio del leader nordcoreano, per gli analisti 'Little Rocket Man', come Trump definì Kim nel 2017, potrebbe in realtà vedere un'occasione per far ripartire i negoziati con gli Stati Uniti. E con maggiore potere, evidenzia il New York Times.
Perché dalla prima Amministrazione Trump, rileva il giornale citando analisti, sono aumentate in modo significativo le capacità missilistiche e nucleari di Pyongyang, consentendo a Kim di alzare la posta per concessioni sul suo programma nucleare.
Il 'fattore Putin'
Non solo. C'è anche il 'fattore Mosca'. In un momento di escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, che Trump ha promesso di fermare, dopo i massicci attacchi con droni del fine settimana e mentre Mosca ammassa più di 50.000 forze, comprese circa 10.000 truppe nordcoreane, per respingere i soldati ucraini dal Kursk, la regione russa teatro dell'incursione di terra dello scorso agosto.
A giugno Kim ha firmato con il leader russo Vladimir Putin un accordo di mutua difesa. A settembre la Corea del Nord, colpita da sanzioni, ha divulgato per la prima volta immagini di un suo impianto per l'arricchimento dell'uranio. Poi, dopo le informazioni sulle forniture di armi alla Russia per la campagna militare in Ucraina, sono iniziate a circolare le notizie sul dispiegamento di truppe nordcoreane al fianco dei soldati russi.
La Russia, ha detto ieri alla Bbc il capo di Stato Maggiore della Difesa del Regno Unito, fa i conti con un numero record di morti e feriti tra le sue fila. Nei giorni scorsi la Corea del Nord ha lanciato un nuovo e potente missile balistico intercontinentale. E la Corea del Sud, alleata degli Usa, teme che Kim possa condurre il settimo test nucleare, che sarebbe il primo dal 2017.
'Bromance diplomatico' Trump-Kim
C'è chi teme, scrive il Nyt, che Trump possa minacciare di nuovo il ritiro delle forze Usa dalla Corea del Sud in assenza di una maggiore partecipazione ai costi e che possa 'riaccendere' il "bromance diplomatico calcolato male" con Kim.
A luglio Trump parlava di come sia "bello andare d'accordo quando una persona ha molte armi nucleari o altro". E aggiungeva: "Credo di mancargli". Per Lee Byong-chul, esperto di Corea del Nord dell'Institute for Far Eastern Studies di Seul citato dal Nyt, "le relazioni tra Corea del Sud e Usa navigheranno in una tempesta". E ha proseguito: "Probabilmente vedremo Kim e Trump scambiarsi di nuovo lettere d'amore".
Il 2017 era passato per lo più tra scambi di insulti e minacce di una guerra nucleare. Il 2018 fu quello del cambio di rotta, con i colloqui di Singapore. I sudcoreani guardavano con scetticismo e speranza. Ma l'anno successivo fallivano i negoziati. "Questa volta" Kim "sarà molto attento, cercando di definire condizioni rigide per gli incontri, per non ripetere l'umiliazione del primo round di negoziati con Trump", commenta Park Wong-gon, analista politico della Ewha Womans University di Seul, citato dal giornale americano.
Dall'arrivo al potere due anni fa il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol ha lavorato con l'Amministrazione Biden per far ripartire e ampliare le esercitazioni militari con gli alleati, che Trump ha definito "molto costose". Ad agosto 2023 Biden ospitava Yoon e l'allora premier giapponese Fumio Kishida a Camp David tra le preoccupazioni per l'assertività della Cina nella regione e le 'follie' di Kim.
I timori per l'Ucraina
Adesso tutti aspettano le prime mosse di Trump. Intanto crescono i timori per l'evoluzione del conflitto in Ucraina, perché - come ha detto alla Cnn un comandante delle forze di Kiev - le truppe nordcoreane partecipano a operazioni di combattimento nel Kursk e a operazioni di difesa nella vicina regione russa di Belgorod, oltre che in territori ucraini occupati.
Dopo la vittoria elettorale di Trump, Putin si è congratulato con il tycoon, lo ha descritto come un "uomo coraggioso" e ha aggiunto che "merita almeno attenzione" la sua affermazione di poter aiutare a porre fine al conflitto in Ucraina. Oggi il Cremlino è intervenuto per smentire le notizie del Washington Post di un colloquio tra i due dopo la vittoria di Trump. "Pura invenzione", sostengono da Mosca. Il tycoon ha promesso di porre fine alla guerra in Ucraina, innescata dall'invasione russa su vasta scala di oltre due anni fa, ma non ha mai detto come. Così per Ruslan Pukhov, a capo del Center for Analysis of Strategies and Technologies, think tank di Mosca citato dal Wall Street Journal, "è logico che entrambe le parti cerchino di ottenere qualsiasi conquista, se c'è la possibilità di un potenziale negoziato di pace".
Esteri
Tregua in Libano, la fretta di Netanyahu: attesa per...
Secondo i media israeliani, il Paese dei Cedri dovrebbe replicare entro 24 ore alla proposta di cessate il fuoco inviata tramite gli Stati Uniti
Potrebbe arrivare nell'arco delle prossime 24 ore una risposta dal Libano a una proposta di cessate il fuoco inviata a Beirut tramite gli Stati Uniti. A riferirlo è Channel 12 in una notizia rilanciata dal Times of Israel mentre proseguono le operazioni militari israeliane contro Hezbollah nel Paese dei Cedri.
Cessate il fuoco in Libano, perché Israele ha fretta
Secondo il Washington Post, che cita tre funzionari ed ex funzionari israeliani, un consigliere del premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe riferito questa settimana a Donald Trump e Jared Kushner che Israele si sta affrettando verso un cessate il fuoco in Libano per consegnare al presidente eletto un primo successo in politica estera.
Ron Dermer, ministro per gli Affari strategici del governo Netanyahu, ha fatto domenica a Mar-a-Lago - ha scritto il giornale - la prima tappa del suo viaggio negli Stati Uniti, per parlare della proposta israeliana di cessate il fuoco in Libano, per poi andare a Washington ad aggiornare funzionari dell'Amministrazione Biden, compreso Amos Hochstein, sullo stato dei colloqui.
Un portavoce di Dermer ha confermato al Post che la missione è servita per parlare di una serie di questioni, senza entrare nei dettagli. No comment dall'ufficio di Netanyahu e da un portavoce di Trump. Nessuna risposta da un portavoce di Kushner, che contribuì alla normalizzazione tra quattro Paesi arabi e Israele durante il primo mandato di Trump alla Casa Bianca.
Esteri
“Ucraina può sviluppare una bomba nucleare in pochi...
Secondo un documento di un think tank ucraino presentato al ministero della Difesa di Kiev che però smentisce
Nel giro di "mesi" l'Ucraina potrebbe sviluppare una bomba nucleare rudimentale, da utilizzare in teoria nella guerra contro la Russia, qualora il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, decidesse di sospendere l'assistenza militare a Kiev.
Lo indica un documento pubblicato dal Center for Army, Conversion and Disarmament Studies (Cacds), un influente think tank militare ucraino, secondo cui Kiev sarebbe in grado rapidamente di costruire un ordigno elementare con una tecnologia simile alla 'Fat Man', la bomba sganciata su Nagasaki nel 1945.
Ecco come l'Ucraina potrebbe sviluppare la bomba atomica
"Creare una semplice bomba atomica, come hanno fatto gli Stati Uniti nell'ambito del Progetto Manhattan, non sarebbe un compito difficile 80 anni più tardi", si legge nel documento citato dal Times, mentre martedì prossimo saranno mille giorni dall'inizio dell'invasione. Senza tempo per costruire e gestire le strutture necessarie per arricchire l'uranio, l'Ucraina userebbe il plutonio estratto dalle barre di combustibile esaurito prelevate dai suoi reattori nucleari. L'Ucraina può ancora contare su nove reattori operativi e ha una notevole competenza in ambito nucleare nonostante nel 1996 abbia accettato di disfarsi del terzo arsenale nucleare più grande al mondo.
Secondo il rapporto, l'Ucraina ha plutonio a sufficienza per realizzare "centinaia di testate con una resa tattica di diversi kilotoni". Una bomba del genere avrebbe circa un decimo della potenza di 'Fat Man', concludono gli autori del documento, che è stato condiviso con il vice ministro della Difesa ucraino e verrà presentato mercoledì a una conferenza a cui probabilmente parteciperanno i ministri della Difesa e delle Industrie strategiche.
La smentita di Kiev
Il rapporto del think tank non è avallato dal governo di Kiev, ma stabilisce la base giuridica in base alla quale l'Ucraina potrebbe ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), la cui ratifica era subordinata alle garanzie di sicurezza fornite da Stati Uniti, Regno Unito e Russia nel memorandum di Budapest del 1994.
Il mese scorso il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato di aver detto a Donald Trump che l'Ucraina avrebbe bisogno di armi nucleari per garantire la sua sicurezza se le venisse impedito di entrare nella Nato.
Esteri
Ucraina-Russia, Trump e il dialogo in salita: le condizioni...
L'analisi dell'Isw evidenzia che le posizioni della Russia non sono cambiate: Mosca vuole la resa di Kiev
Vladimir Putin non ha intenzione di fare alcuna concessione a Donald Trump. La Russia non cambia linea: vuole dettare le condizioni per la conclusione della guerra con l'Ucraina. E' il quadro che l'Institute for the study of war (Isw), think tank che monitora il conflitto quotidianamente, elabora in un momento cruciale nello scacchiere internazionale.
Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, si insedierà a gennaio e appena arrivato alla Casa Bianca cercherà di dare seguito agli annunci fatti in campagna elettorale: lavorerà per favorire un rapido accordo tra Mosca e Kiev.
Il piano di Trump
Secondo il Wall Street Journal, i consiglieri di Trump avrebbero tracciato un perimetro del piano da sviluppare per arrivare alla pace: una zona demilitarizzata lungo la linea del fronte, con forze internazionali ma non americane presenti, e l'Ucraina fuori dalla Nato per almeno 20 anni. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sempre rifiutato l'ipotesi di sacrifici territoriali, ma a Kiev - evidenziano media Usa - la posizione potrebbe mutare parzialmente se un'eventuale intesa prevedesse garanzie di sicurezza blindate per il paese.
La Russia non cambia obiettivo
In realtà, secondo l'Isw, tali ragionamenti non tengono conto di un elemento chiave: la posizione della Russia e quella del suo presidente Vladimir Putin non pare cambiata rispetto all'inizio del conflitto e l'obiettivo ultimo di Mosca rimane sempre lo stesso, "la completa resa dell'Ucraina". "Il Cremlino -osserva il think tank- sembra poco disposto a fare concessioni alla nuova amministrazione Trump, così come non è stato disposto a farne all'attuale amministrazione", si legge nel rapporto.
"Il Cremlino sembra poco disposto a fare concessioni alla nuova amministrazione Trump, così come non è stato disposto a farne all'attuale amministrazione", si legge nel rapporto. Putin si è congratulato con Trump per l'elezione e nelle dichiarazioni pubbliche ha manifestato una generica disponibilità a riprendere il dialogo con Washington. Mosca ha smentito il contatto diretto tra i due presidenti che, secondo il Washington Post, sarebbe avvenuto con una telefonata giovedì 7 novembre.
I messaggi da Mosca
Nelle ultime ore, le posizioni russe sono state illustrate dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov e dalla sua portavoce Maria Zakharova. Per Lavrov, l'avvento di Trump non modificherà la situazione e l'ipotesi di congelare il conflitto va scartata. Per Zakharova, c'è solo un modo per arrivare alla pace: "Serve lo stop all'assistenza militare che l'Occidente fornisce all'Ucraina".
Apparentemente, quindi, lo spazio per dialogare è poco. A completare il quadro, le parole di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino: non ci sono stati contatti con la nuova amministrazione americana, gli eventuali piani di Trump in relazione all'Ucraina al momento sono ignoti.