Aumentare le coperture vaccinali: il Veneto punta sul territorio per raggiungere il domicilio dei pazienti fragili e non autosufficienti
Cittadinanzattiva Veneto: “Per un’offerta equa e uniforme sul territorio regionale, margini di miglioramento con la proposta alla vaccinazione da parte degli specialisti, la vaccinazione intraospedaliera e in un setting domiciliare”. Intanto nelle varie realtà sanitarie locali urbane e montane proposte e progetti virtuosi per arrivare al domicilio del “paziente fragile”.
Padova, 13 novembre 2024–L’80% delle persone si sottoporrebbe alla vaccinazione, ma i problemi nascono quando il tema è la comunicazione, quando cioè si devono informare i cittadini sulle opportunità del vaccino. E’ il dato principale che emerge dall’indagine civica sull’Herpes Zoster (noto anche come Fuoco di Sant’Antonio) condotta da Cittadinanzattiva Veneto, a maggio e giugno di quest’anno, per comprendere “quanto ne sanno” i cittadini veneti sull’Herpes zoster, il loro grado di conoscenza dell’esistenza di un programma vaccinale regionale, dell’esistenza del vaccino in grado di prevenire la malattia, quali difficoltà si incontrano nel sistema sanitario regionale, quale livello di proattività c’è da parte degli specialisti e dei medici di famiglia nel portare avanti le campagne vaccinali. I dati dicono che solo nel 4% dei casi la vaccinazione è proposta dal medico di famiglia, solo nel 10% dagli specialisti; in pochi casi (5%) il cittadino ha ricevuto una lettera o una convocazione da parte dei servizi di Igiene Pubblica per sottoporsi alla vaccinazione e il cittadino non sa che la vaccinazione è gratuita anche per chi ha meno di 65 anni. Altro punto critico, il luogo dove vaccinarsi: le persone preferirebbero farsi vaccinare presso gli studi di medici di famiglia e specialisti, gli stessi che però stentano a proporre la vaccinazione.
La Regione Veneto rappresenta un’eccellenza e un punto di riferimento nazionale per la chiamata vaccinale di coorte, ma molto c’è ancora da fare sull’estensione della copertura a tutte le categorie di cittadini considerati fragili. Sulle azioni da mettere in campo si sono confrontati gli esperti del Veneto durante l’evento organizzato da Motore Sanità dal titolo“Innovazione organizzativa nella declinazione regionale del PNPV.Per una Regione Veneto sempre più benchmark sulle coperture vaccinali”.
La survey di Cittadinanzattiva Veneto sull’Herpes Zoster e le proposte
Hanno risposto all’indagine civica di Cittadinanzattiva Veneto 629 cittadini, di cui 38 in assistenza domiciliare integrata (24 della AULSS7 e 14 della AULSS8 della provincia di Vicenza). Dei 629 cittadini, l’81,4% è un “paziente fragile”, il 71,2% sono ultra 65 enni, il 28,8% hanno tra i 18 e 49 anni. La quasi totalità dei cittadini (98%) è a conoscenza del Fuoco di San’Antonio, ne ha sentito parlare ed è a conoscenza di quali siano i principali sintomi; inoltre sa che esiste un vaccino per l’Herpes Zoster (il 94,3%). I cittadini/pazienti fragili sono sufficientemente consapevoli che la loro condizione li espone ad un rischio maggiore di contrarre l’Herpes Zoster (60,8%), tuttavia il 39,2% è ignaro del rischio che corre di contrarre il virus in rapporto al proprio stato di salute.
Secondo Cittadinanzattiva Veneto, per garantire un’offerta equa e uniforme su tutto il territorio regionale si segnalano margini di miglioramento attraverso la proposta della vaccinazione da parte degli specialisti (igienisti dell’ASL compresi), la vaccinazione intraospedaliera e la vaccinazione in un setting domiciliare;in particolare è richiesta un’attenzione maggiore per i pazienti in assistenza domiciliare integrata (ADI), che oltre ad essere clinicamente fragili, sono anche non autosufficienti e di conseguenza hanno scarso accesso, di prima mano, alle informazioni e alla somministrazione del vaccino.“Abbiamo bisogno di una coerente e precisa comunicazione che faccia conoscere i vantaggi della vaccinazione e i luoghi deputati a farla, solo così riusciremo davvero ad incidere sulle scelte dei cittadini” si è appellato Lorenzo Mattia Signori, Segretario regionale di Cittadinanzattiva Veneto. “ Il nostro auspicio è promuovere una medicina attiva per tutte le vaccinazioni”.
Ecco le proposte di Cittandinazattiva Veneto:
•Permettere al medico di medicina generale, essendo il punto di riferimento del paziente fragile e conoscendo la sua storia clinica, di vaccinare quest’ultimo in tutte le 9 AULSS;
•Supportare la creazione di percorsi vaccinali nel setting domiciliare a vantaggio dei cittadini non autosufficienti, anche attraverso il coinvolgimento di medici di medicina generale e/o di altri operatori sanitari quali gli infermieri di Famiglia;
•Effettuare campagne di informazione rivolte alla popolazione veneta attraverso i media locali;
•Sensibilizzare gli specialisti e le reti di patologia a promuovere sempre l’importanza della vaccinazione e laddove è possibile, coinvolgerli nella somministrazione dei vaccini;
•Implementare ed estendere, a tutte le vaccinazioni per il paziente adulto fragile, i sistemi di monitoraggio delle coperture tanto a livello regionale quanto in ogni AULSS così come è stato fatto durante il periodo della pandemia Covid-19.
Il ruolo della medicina generale, tra progetti e nuove sfide
Mariateresa Gallea, medico di medicina generale ULSS6, ha sottolineato il ruolo storico della medicina generale in Veneto nelle campagne vaccinali stagionali anti-influenzali e l’importante contributo nella vaccinazione anti-Covid-19 negli ultimi anni. “Ricevo con piacere gli esiti della survey di Cittadinanzattiva Veneto che riporta come i cittadini pensino prioritariamente al medico di medicina generale come professionista per le vaccinazioni. È la concretizzazione del rapporto di fiducia che ci unisce e ci caratterizza da sempre. Il contributo della medicina generale non si misura solo con il numero di somministrazioni effettuate, ma va considerata anche l’intensa attività di counseling che quotidianamente si svolge all’interno dei nostri studi”.
Nell’ULSS6 nell’ultimo anno la medicina generale ha dimostrato la disponibilità e la capacità di estendere l’offerta vaccinale nel territorio, offrendo la vaccinazione anti-pneumococco in forma destagionalizzata ai pazienti con patologie croniche e/o over 65. Grazie ad un accordo con la Direzione dell’ULSS6 e la proficua collaborazione con il Dipartimento di prevenzione, in dieci mesi, tra la fine del 2023 e la prima metà del 2024, sono stati somministrati 3.850 vaccini anti-pneumococco. “Questo progetto, ancora in corso – conclude la dottoressa Gallea auspicando un coinvolgimento del medico di medicina generale nella vaccinazione del paziente non deambulabile a domicilio -, è un esempio di come la collaborazione, il dialogo e la pianificazione di modelli condivisi possano portare a grandi opportunità per i nostri cittadini. Auspichiamo che presto si possano creare collaborazioni anche per altre vaccinazioni, prima fra tutte quella contro l’Herpes Zoster, e che le sperimentazioni locali che hanno avuto successo possano estendersi in modo uniforme in tutta la Regione Veneto”.
Esperienze a confronto e scenari futuri nelle città e comunità montane
Secondo Luca Sbrogiò, direttore Dipartimento di prevenzione ULSS6 Euganea,Regione del Veneto e Presidente S.I.t.I Triveneto, che ha illustrato la realtà sanitaria padovana, sottolineano la grande ricchezza di offerta assistenziale in cui il paziente fragile può essere raggiunto in diversi setting, ospedalieri e territoriali, “l'autonomia professionale del personale vaccinatore, l'ingresso di nuovi protagonisti sanitari quale l'infermiere di comunità, l'operatività delle nuove case della salute e lo sviluppo delle farmacie dei servizi daranno un ulteriore fondamentale contributo nel rendere più facile esercitare il diritto alla vaccinazione da parte di tutti”.
Intanto, il personale che ha in cura il paziente in ospedale già somministra a target specifici le vaccinazioni raccomandate (pazienti con Hiv, dializzati, per esempio). Si può proseguire con l'identificazione di ulteriori contesti organizzativi ospedalieri per alcune categorie di pazienti, affrontando la maggior parte delle attività vaccinali nel territorio, in particolare negli ambulatori dedicati del Servizio Igiene e Sanità Pubblica e dal medico di medicina generale e pediatri di libera scelta, in collaborazione con farmacie dei servizi e Rsa per le vaccinazioni stagionali. “Più che una possibilità, è un obbligo attivare tutte le opzioni disponibili per vaccinare – ha rimarcato il direttore Sbrogiò -. I vaccini raccomandati per i numerosissimi pazienti ad aumentato rischio (circa 300.000 con almeno una esenzione per patologia nel padovano) sono molti, a volte con più dosi, e per assolvere ad un compito così ampio servono molte forze ben coordinate tra loro”.
Secondo Sandro Cinquetti, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 1 Dolomiti – azienda sanitaria che serve una popolazione di circa 200.000 abitanti (1/25 circa della popolazione del Veneto), residente su un territorio molto vasto, prevalentemente montano, pari a 1/5 della superficie del Veneto - “è fondamentale far crescere la cultura vaccinale nelle categorie professionali impegnate nell'assistenza territoriale e domiciliare (medici di organizzazione dei servizi sanitari di base, medici di comunità, geriatri e internisti operanti nel territorio, infermieri domiciliari, assistenti sanitari, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta). Di particolare interesse potrebbe essere lo sviluppo quantitativo e qualitativo della figura dell'infermiere di famiglia e di comunità, nuova figura potenzialmente in grado di irrobustire l'assistenza sanitaria al paziente fragile a domicilio con le proposte "preventive" a suo favore, vaccinazioni incluse”.
Parlando di offerta vaccinale a favore dei soggetti "fragili" (offerta che richiede un percorso di valutazione "specialistica"), “si tratta di contemperare le esigenze di "centralizzazione" ambulatoriale con la necessità di garantire la vaccinazione a soggetti residenti in contesti periferici. Il punto di sintesi, che verrà gradualmente raggiunto - ha osservato il direttore Cinquetti - è rappresentato dall'attivazione di 4 ambulatori specialistici, gestiti dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica, a copertura delle principali 4 aree del territorio provinciale (Bellunese, Feltrino, Agordino e Cadore). A fianco di ciò, dovrà essere implementato il percorso di vaccinazione a domicilio nei soggetti non trasportabili, percorso che necessariamente dovrà vedere come protagonisti i professionisti del territorio (distretti sanitari, medici di famiglia, Infermieri domiciliari)”.
Presso la ULSS 7 gli assistiti considerati fragili sono circa 68.000 (estratti sulla base delle condizioni di esenzione ticket), di questi 21.000 hanno meno di 60 anni.
“L'AULSS7 Pedemontana sta avendo importanti risultati riconosciuti dalla gran parte dei pazienti che vengono seguiti negli ospedali e nel nostro territorio – ha spiegato Antonio Di Caprio, direttore sanitario ULSS 7 -. In questo periodo di cambiamenti e di riorganizzazioni stiamo sviluppando nuovi percorsi ampliando le unità operative da coinvolgere e rafforzando quelli già esistenti con una stretta collaborazione dei professionisti dell'ospedale del Distretto e del Dipartimento di Prevenzione. A livello ospedaliero stiamo lavorando per inserire la vaccinazione direttamente nel PDTA del paziente. A livello territoriale coinvolgeremo i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e la Diabetologia territoriale per la presa in carico vaccinale anche dei pazienti cronici (diabete, BPCO, cardiopatici)”. “La Regione – ha sottolineato il direttore - sta spingendo molto sulla vaccinazione delle persone fragili. La nostra azienda nell'ambito delle indicazioni regionali e della declinazione del PNPV, ha creato dei percorsi dedicati per queste persone mediante un lavoro di rete che coinvolge lo specialista ospedaliero, il personale del SISP, i medici e infermieri territoriali”.
E i dati parlano chiaro: in AULSS7 Pedemontana da ottobre 2023 sono state attivate delle sedute ambulatoriali specifiche all'interno dei presidi ospedalieri, con personale dedicato, che effettua consulenze e vaccinazioni dei pazienti fragili. I reparti ospedalieri possono prenotare direttamente il paziente nelle liste informatizzate dedicate.Nell'ambulatorio viene effettuata una consulenza al paziente che tiene conto delle condizioni cliniche, della situazione vaccinale e delle vaccinazioni previste, viene redatto e iniziato un percorso vaccinale specifico per quella persona.In questa prima fase sono state coinvolte le unità operative che hanno in carico pazienti fragili in quanto immunodepressi per malattia o per terapia assunta.Sono state redatte delle brochure informative rivolte ai pazienti fragili e al personale sanitario.Nel corso di quest'anno sono state effettuate circa 900 consulenze e piani vaccinali. Principalmente sono state somministrate la vaccinazione antipneumococcica, la vaccinazione contro l'Herpes Zoster.
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CGTN: G20 pushes for global cooperation to eradicate hunger...
BEIJING, CHINA - Media OutReach Newswire - 13 November 2024 - The first-ever Global Alliance Against Hunger and Poverty will be officially launched at the upcoming 19th G20 Summit in Rio de Janeiro, marking a further step towards the goal of eliminating extreme hunger worldwide by the United Nations' 2030 deadline.
The nascent initiative was pre-launched by Brazilian President Luiz Inacio Lula da Silva at the Ministerial Meeting of the G20 Task Force in July 2024. The idea for this initiative was proposed at the previous G20 summit by Lula, who stated that eradicating hunger and poverty is one of the three central tasks of Brazil's G20 presidency.
Due to factors ranging from natural disasters to regional conflicts, the poverty issue has become increasingly noticeable in recent years. Between 713 and 757 million people may have faced hunger in 2023, meaning one in every 11 people in the world, according to the annual report on the State of Food Security and Nutrition in the World released by the UN's Food and Agriculture Organization in July.
The report highlights a clear trend of rising undernourishment in Africa, while progress is being made in Latin America and the Caribbean. It also showed that the prevalence of undernourishment in Brazil fell to 3.9 percent in 2023, marking the first year of Lula's new administration.
At the ministerial meeting, Lula stated that nothing in the 21st century is as absurd and unacceptable as the persistence of hunger and poverty, adding that addressing this issue through the global alliance is a priority for Brazil's G20 presidency.
Amid the ongoing hunger crisis worldwide, especially in developing countries, the upcoming G20 summit – where eradicating hunger and poverty is one of the top priorities – is expected to be of great practical significance.
Xu Feibiao, director of the Center for BRICS and G20 Studies at the China Institutes of Contemporary International Relations, stated that the G20 summit could provide global solutions, noting that both Brazil and China have made significant achievements in the fight against hunger and poverty.
In 2023, Lula launched the Brazil Without Hunger program. With 20 different actions and projects, the program, which has a total investment of more than $70 billion, reduced the number of people in Brazil suffering from severe food insecurity from 33 million to 8.7 million in just one year, said Valeria Burity, special secretary of the Ministry of Social Development and Assistance, Family and Fight against Hunger of Brazil, in an interview with a Chinese news portal in November.
China has not only achieved its goal of eliminating extreme poverty by 2020, improving the living standards of hundreds of millions of people over decades of development, but it has also contributed to helping other countries, particularly developing ones, fight poverty. This has been done through initiatives like the Belt and Road Initiative and the Global Development Initiative, which provide advanced agricultural technology and cooperation projects aimed at eradicating poverty and improving local well-being.
For example, under the Belt and Road Initiative, China has supported numerous infrastructure projects, including the Hungarian-Serbian Railway, the China-Laos Railway and the Chancay Port project in Peru. These projects not only enhance local transportation but also create jobs and boost residents' incomes.
"China's poverty eradication model and experience can provide strong support for relevant G20 programs," Xu said.
Echoing Xu, Fernando Brancoli, an international relations expert from the Federal University of Rio de Janeiro, told China Media Group that from the perspective of poverty alleviation, the G20 Rio Summit offers an ideal platform for Brazil and China to cooperate. The two countries continue to lead global efforts to reduce poverty by showcasing their respective poverty alleviation experiences, tailored to their national conditions and proven effective.
In addition to offering global solutions based on experiences from China and Brazil, Xu noted that sustainable development has been a key agenda for the G20, with eliminating hunger and poverty being an integral part of this agenda.
Xu pointed out that G20 members, which represent the world's largest developed and developing economies, account for more than 80 percent of global GDP. "Once the G20 members reach consensus and put forward solutions, the G20 can be a key propeller for global consensus and action against hunger and poverty," he said.
Hailing the Global Alliance Against Hunger and Poverty as a critical first step in global action, Xu stated that the upcoming G20 summit is expected to launch initiatives, plans and roadmaps for combating hunger and poverty, integrating them with the broader agenda on health, education, infrastructure, financial inclusion, and other key issues to create more feasible and comprehensive solutions.
Brancoli emphasized that the global alliance will bring together global funds, resources and poverty reduction experience to jointly support the global poverty reduction cause.
Acknowledging that there will be some differences between countries in addressing this issue, Xu remarked that while it is impossible to solve it overnight, the G20 has prioritized it as a top issue, signaling that there is light at the end of the tunnel.
https://news.cgtn.com/news/2024-11-10/G20-pushes-for-global-cooperation-to-eradicate-hunger-and-poverty-1yq3GnCUfGo/p.html
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La roadmap multistakeholder per rispondere efficacemente ai...
Su iniziativa istituzionale dell’On. Simona Loizzo
Mercoledì 13 novembre 2024, 15:00 - 17:30
Camera dei Deputati
Palazzo Theodoli Bianchelli
Sala Matteotti
L’evento ha ricevuto il patrocinio di IG-IBD, SIGENP, SINuC e AMICI ETS
Roma, 13 novembre 2024 – In Italia sono 250.000 le persone che soffrono di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), che comprendono la Malattia di Crohn (MdC) e la Colite Ulcerosa (CU), un numero che, secondo le stime degli esperti, è destinato a raddoppiarsi entro il 2030, con una diagnosi su 4 gia’ in eta’ pediatrica.
Con l’obiettivo di migliorare la gestione di diagnosi, trattamento e nutrizione dei pazienti MICI,si è costituita un anno fa - contestualmente all’Intergruppo Parlamentare MICI di iniziativa dell’On. Simona Loizzo -l’ALLEANZA MICI, promossa da Società Scientifiche, clinici, pazienti e caregiver. L’Alleanza è il“braccio operativo”multistakeholder impegnato a trovare soluzioni ai molti problemi socio-sanitari che queste patologie pongono, creando una situazione di disabilità spesso invisibile, ma che condiziona pesantemente la quotidianità e la qualità di vita di chi ne è colpito.
L’Alleanza, insieme alle Società Scientifiche di riferimento e ai rappresentanti di pazienti e caregiver, si è data fin dall’iniziolo scopo di disegnare una roadmap pluriennale di obiettivi da conseguire a breve e medio termine per rispondere alle istanze della Comunità MICI e si è concentrata su quattro priorità individuate durante i Tavoli Tecnici del 2024:
1) Accesso uniforme alle terapie innovative
2) Inserimento del test della calprotectina fecale nei LEA e armonizzazione dei meccanismi regionali
2.a) Screening per terapia biologica
3) Detraibilità fiscale e/o rimborsabilità per gli AFMS
4) Riconoscimento della disabilità (L. 104) per una maggior inclusione lavorativa e scolastica.
Dopo un accurato lavoro di analisi e sistematizzazione a cura del Tavolo Tecnico dell’Alleanza, viene quindi presentato oggi il Documento di Indirizzo che riassume queste priorità, consegnate alle Istituzioni, unitamente a proposte di azioniper raggiungere concretamente gli obiettivi prefissati. L’auspicio è che questa iniziativa possa, attraverso interventi mirati, facilitare il raggiungimento di una migliore gestione di diagnosi, trattamento e nutrizione di pazienti complessi, per i quali il processo di cura si conclude spesso con la perdita dell’autosufficienza.
“E’ significativo che a distanza di un anno esatto dalla sua costituzione,l’Alleanza MICI abbia tracciato un percorso che, con l’impegno e il supporto di tutti gli stakeholder coinvolti, a partire dalle Istituzioni che rappresento, passando dai clinici e dalle Società Scientifiche, per arrivare ai rappresentanti della Comunità
MICI, pazienti e caregiver, sia una vera e propria roadmap operativa per concentrare l’attenzione sulle problematiche prioritarie e il loro superamento.”- sottolinea l’On. Loizzo, Presidente Intergruppo Parlamentare MICI. “L’impatto economico della mobilità passiva, quello psicologico, la disparità di trattamento terapeutico sul territorio nazionale non devono più gravare sui pazienti affetti da MICI, così come non è accettabile che solo in una minima parte dei Centri dedicati alle MICI (27%) sia effettuata una valutazione dello stato nutrizionale dei pazienti. Questi sono i temi che devono entrare a pieno diritto all’interno dell’agenda politica e delle politiche sanitarie sulla cronicità, oltre alla presa in carico, a vantaggio e supporto della comunità dei pazienti MICI.”- conclude Loizzo.
“Per queste patologie altamente invalidanti, diagnosticate spesso dopo il manifestarsi di sintomi acuti -quindi, evidentemente, spesso sottostimate - è necessario sensibilizzare costantemente le Istituzioni e tutta la cittadinanza, affinché si diffonda cultura e si diagnostichi prima possibile." – dichiara il Prof. Massimo Fantini, Segretario generale IG-IBD. "La diagnosi precoce è di fondamentale importanza poiché può limitare l’impatto della malattia sulla vita delle persone, non solo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo ed economico. Per questo, le best practice diffuse sul territorio nazionale devono essere messe a fattor comune, valorizzate ed applicate in modo omogeneo, a vantaggio di tutti i pazienti, come l’Alleanza ha peraltro evidenziato.”- conclude Fantini.
“All’interno di SIGENP annoveriamo in Italia i Centri di riferimento per la gestione dei piccoli pazienti pediatrici con MICI. Qui viene applicato un approccio multidisciplinare per una presa in carico a tutto tondo,che possa ridurre il più possibile una scarsa risposta alle terapie o il ricorso alla chirurgia.” - mette in evidenza il Prof. Claudio Romano, Presidente SIGENP. “La transizione dalla gestione pediatrica a quella dell’adulto è molto delicata, motivo per cui è fondamentale la collaborazione con IG-IBD e gli altri attori del sistema, inclusi i rappresentanti dei pazienti e i caregiver, per garantire che la presa in carico avvenga nel modo più fluido possibile e con il minimo rischio o disagio per il paziente.”
“Purtroppo, la gestione della malnutrizione nell’ambito sanitario è spesso inadeguata.Nonostante le problematiche nutrizionali siano quanto mai importanti nelle MICI, in Italia attualmente le Linee Guida trattano principalmente gli aspetti terapeutici e non affrontano in modo esaustivo il tema della nutrizione.”- sottolinea Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC. “Circa il 30% dei pazienti con MICI sviluppa malnutrizione, un dato che ci riporta all’urgenza di un approccio integrato e di poter far riferimento a linee guida specifiche per questi pazienti.Essendo uno degli obiettivi prioritari evidenziati dall’Alleanza, auspico la collaborazione fra tutte le Società Scientifiche e i rappresentanti dei pazienti per poterlo raggiungere quanto prima e inserire a tutti gli effetti l’aspetto nutrizionale nel percorso di cura,per una maggior efficacia dei trattamenti e il mantenimento di una buona qualità di vita.”
“Il valore aggiunto dell’Alleanza MICI risiede nella collaborazione fra società scientifiche, specialisti, Istituzioni centrali e territoriali e associazioni di pazienti. Dalle sinergie che si creano fra questi stakeholder possono nascere iniziative come questa che ha messo in priorità le azioni imprescindibili per il miglioramento e la semplificazione del processo di gestione delle MICI e consentire un più ampio e rapido accesso alle cure.”- commenta Salvo Leone, Direttore Generale Amici ETS. “La creazione dell’Intergruppo Parlamentare Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali e, contestualmente, l’affiancamento operativo dell’Alleanza MICI, rappresenta un passo concreto verso una maggiore comprensione e sensibilizzazione riguardo a un problema di salute pubblica che interessa molti cittadini. L’impegno dell'On. Loizzo e dei componenti dell’Intergruppo, è un esempio di come la politica possa far sì che le esigenze di questi pazienti e dei loro familiari siano adeguatamente rappresentate e tenute in considerazione nella definizione delle politiche sanitarie nazionali.” - conclude Leone.
MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI (MICI)
Le MICI sono malattie “idiopatiche” per le quali ancora non è nota un’unica causa certa. Si instaura, infatti, un importante squilibrio immunitario a causa di un’alterata interazione tra fattori genetici propri dell’individuo e differenti fattori ambientali, tra i quali assume un ruolo fondamentale proprio l’alimentazione, riconosciuta come uno dei potenziali fattori eziologici per le patologie infiammatorie autoimmuni.
L’intestino rappresenta l’interfaccia principale per l’assorbimento di sostanze nutritive, vitamine, acqua, e costituisce quindi un ambiente determinante per lo studio di tale associazione.
La flora intestinale, o microbiota, cioè l’insieme dei batteri che vivono nell’intestino, sembra essere indispensabile per mantenere l’equilibrio dei processi immunomodulatori ed anti-infiammatori tipici delle malattie autoimmuni.
Inoltre, il valore nutrizionale degli alimenti si pensa sia influenzato dallo stesso microbiota intestinale, ma anche la composizione degli alimenti introdotti con la dieta sembra influenzare lo stato metabolico della comunità microbica.
In generale, numerosi studi considerano patogenetica la dieta occidentale ad alto contenuto di grassi ed alto contenuto di carboidrati, fattori che, determinando dei cambiamenti significativi nella costituzione e nella struttura del microbiota intestinale (disbiosi), contribuiscono a scatenare e a perpetrare le condizioni che portano alla patologia autoimmune, facendo prevalere i microbi patobionti, responsabili di un’alterata attivazione immunitaria.
(Fonte: Amici ETS)
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AXA Italia entra nelle scuole al fianco di Fondazione Una...
- Al via nella giornata di ieri a Torino presso l’istituto I.C. Foscolo e oggi a Milano presso l’ICS “Giovanni Pascoli”, “La fatica di essere medie”, progetto di educazione all’affettività e di sensibilizzazione al contrasto alla violenza di genere, sostenuto dal Gruppo assicurativo AXA Italia e realizzato dalla Fondazione Una Nessuna Centomila insieme a ScuolAttiva.
- Il progetto toccherà 20 scuole in 12 regioni italiane, da novembre 2024 a marzo 2025.
- Al cuore dell’iniziativa, le giovani generazioni e argomenti cruciali per la loro vita e per la società in generale, come la condizione esistenziale dei preadolescenti e il fenomeno complesso della violenza digitale.
Milano, 13 novembre 2024
L’Italia è uno dei soli 3 paesi in Europa che non può contare sull’educazione affettiva nelle scuole.
Nel 2023 il nostro Paese si è posizionato quart’ultimo in Europa nella classifica “The Global Gender Gap” del World Economic Forum, seguito solo da Ungheria, Repubblica Ceca e Turchia.
In questo panorama assume ancora più importanza un progetto come “La fatica di essere medie”, ciclo di incontri di educazione affettiva nelle scuole, annunciato lo scorso maggio a Verona, voluto da AXA Italia, insieme a Fondazione Una Nessuna Centomila, con il supporto di ScuolAttiva.
I temi che verranno affrontati nel corso di questi incontri, centrali per le nuove generazioni, riguardano la loro condizione preadolescenziale e il complesso fenomeno della violenza digitale, in continuo aumento soprattutto fra i minori.
Protagonisti, ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di primo grado, colti in una fase della vita - la preadolescenza - particolarmente complessa, ma anche cruciale in termini di crescita, di consapevolezza di sé e fondamentale nelle dinamiche di prevenzione dei fenomeni legati alla violenza di genere, al bullismo e al cyberbullismo.
Il progetto interesserà 20 scuole distribuite in 12 regioni italiane. I primi appuntamenti hanno avuto luogo il 12 novembre a Torino presso l’IC “Ugo Foscolo” e oggi presso l’ICS “Giovanni Pascoli” di Milano, e saranno seguiti da Firenze, Roma, Napoli, Caserta e Latina.
“La fatica di essere medie” legherà inoltre l’azione di educazione all’affettività a tre date simboliche, molto diverse fra loro, il 25 novembre, “La giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, il 14 febbraio, San Valentino, data che celebra un sentimento, e l’8 marzo, “La giornata internazionale dei diritti delle donne”, che tiene insieme i diritti acquisiti delle donne, ma anche quelli ancora da rivendicare.
Durante gli incontri de “La fatica di essere medie”, grazie alle figure con cui la Fondazione Una Nessuna Centomila collabora quotidianamente come formatrici, educatrici, operatrici dei centri antiviolenza, si proverà a rispondere ad alcune domande quali: quanto è difficile gestire le emozioni, i sentimenti, le relazioni amicali e familiari? Che cosa succede quando all’improvviso ci batte il cuore per qualcuna/o? Imbarazzo? Vergogna? Paura? Quanto ci condiziona il comportamento di chi ci sta accanto? E che ruolo ha il virtuale rispetto al reale?
Prendendo spunto dalla visione collettiva del corto “101%” di Serena Corvaglia, in collaborazione con la Polizia di Stato, presentato quest’anno al Festival del Cinema di Venezia, ci si concentrerà sulla condizione esistenziale delle e dei giovani studenti, sulle loro insicurezze sentimentali e si parlerà delle loro “digital life”, provando ad analizzare i sintomi di un rapporto tossico e del condizionamento di alcuni modelli diffusi nella società e del fenomeno complesso della violenza digitale.
Un momento di dialogo, incentrato sul ruolo dell’arte come linguaggio in grado di aprire una riflessione su tematiche complesse e che possa stimolare il racconto emotivo, il pensiero critico e la gestione delle relazioni contro gli stereotipi. Un’occasione per sensibilizzare le giovani generazioni e incoraggiare un cambiamento positivo nella società su temi fondamentali come l’inclusione, l’empowerment femminile e la lotta alla violenza sulle donne.
Chiara Soldano, CEO del Gruppo assicurativo AXA Italia: “Le assicurazioni possono e devono giocare un ruolo cruciale nell’anticipare e gestire i rischi, anche quelli sociali. La violenza di genere è uno di questi ed è per contrastarla che pochi mesi fa, in occasione del concerto “Una Nessuna Centomila in Arena” di cui siamo stati main partner, avevamo annunciato la volontà di dare vita ad un progetto nazionale di sensibilizzazione per le scuole. Oggi sono fiera di vedere la sua concretizzazione, resa possibile anche grazie all’impegno e al contributo fattivo della nostra rete di agenti sul territorio. Con questa iniziativa, pensata insieme alla Fondazione, vogliamo aprire un dialogo e un confronto con le ragazze e i ragazzi, per costruire insieme un domani realmente inclusivo. Con il contributo di tutti, a partire dalle giovani generazioni”.
Celeste Costantino, Vicepresidente Fondazione Una Nessuna Centomila: “Siamo davvero felici che AXA Italia, dopo aver sostenuto il concerto Una Nessuna Centomila, abbia deciso di continuare a supportare la nostra Fondazione con questo progetto di educazione all’affettività nelle scuole. È fondamentale promuovere un cambiamento culturale partendo proprio dalle nuove generazioni e dalla loro condizione emotiva, provando così a decostruire stereotipi dannosi per le loro vite e per tutta la società. Come Fondazione, stiamo dedicando molto spazio all’educazione all’affettività, strumento culturalmente di importanza cruciale che nel nostro Paese è ignorato. Stiamo realizzando progetti complessi, in contesti ambientali difficili e, oltre a lavorare direttamente in classe con le studentesse e gli studenti, proponiamo formazione ai docenti”.
CALENDARIO DEL PROGETTO
La fatica di essere medie
NOVEMBRE 2024
12 novembre – PIEMONTE, Torino, scuola: IC “Ugo Foscolo”
13 novembre – LOMBARDIA, Milano, scuola: ICS “Giovanni Pascoli”
14 novembre – TOSCANA, Firenze, scuola: IC “Piero Calamandrei”
19 novembre – CAMPANIA, Caserta, scuola: IC “Dante Alighieri”
19 novembre – LAZIO, Roma, scuola: IC “Leonardo Da Vinci”
22 novembre – CAMPANIA, Napoli, scuola: IC “San Giovanni Bosco”
22 novembre – LAZIO, Latina, scuola:“Don Lorenzo Milani”
TRA FEBBRAIO E MARZO 2025
SICILIA, Palermo, scuola: ICS “Giovanni Falcone”
LIGURIA, Genova, scuola: Bolzaneto
EMILIA ROMAGNA, Bologna, scuola: “Guido Reni”
PUGLIA, Lecce, scuola: Secondaria “Ascanio Grandi”
SICILIA, Catania, scuola: IC “XX Settembre”
LAZIO, Latina, scuola: Istituto Comprensivo “Giuseppe Giuliano”
TOSCANA, Pisa, scuola: Istituto Comprensivo “Niccolò Pisano”
PUGLIA, Bari, scuola SS I GR “Amedeo D’Aosta”
ABRUZZO, Pescara, scuola: Istituto Comprensivo “Pescara 8”
CALABRIA, Cosenza, scuola: “Gullo Cosenza IV”
LOMBARDIA, Brescia, scuola: IC “Centro 3 Brescia”
LAZIO, Roma, scuola: “Falcone e Brosellino”
CALABRIA, Rende (CS), scuola: IC “Rende Commenda”
Per informazioni: axa.it