Giornata mondiale della Gentilezza, ‘verba volant, screenshot manent’
Il 13 novembre si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, una ricorrenza nata nel 1998 su iniziativa del World Kindness Movement (una coalizione di ONG di gentilezza delle nazioni) per promuovere valori di empatia, rispetto e solidarietà tra le persone. L’iniziativa, che ha preso piede a livello globale, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di gesti quotidiani di bontà e solidarietà, piccoli atti che, sommati, possono cambiare il mondo.
Questa giornata si inserisce in un contesto più ampio, che ha come obiettivo quello di promuovere una cultura della gentilezza. Quest’anno, come negli anni precedenti, si sottolinea il ruolo cruciale che ognuno di noi può giocare nel creare un ambiente più sereno, accogliente e inclusivo, sia nella vita quotidiana che nelle dinamiche più formali, come quelle universitarie.
Come si festeggia la Giornata della Gentilezza?
La Giornata della Gentilezza non prevede rituali o cerimonie particolari, ma invita ognuno di noi a compiere gesti significativi che promuovano la solidarietà e il rispetto reciproco. Ecco alcune idee su come festeggiarla:
- Sorridi e fai un complimento: Un sorriso o una parola gentile possono fare la differenza nella giornata di una persona. Non si tratta solo di cortesia, ma di un vero e proprio seme di positività che può diffondersi a macchia d’olio.
- Offri il tuo aiuto: Che si tratti di un amico che ha bisogno di supporto in uno studio, o una persona anziana che ha bisogno di una mano con la spesa, un gesto altruistico contribuisce a rendere il mondo più gentile.
- Fai attenzione alle parole: Anche un messaggio scritto o una conversazione telefonica possono essere l’occasione per esprimere empatia e disponibilità.
- Condividi storie positive: Utilizzare i social media per diffondere atti di gentilezza, storie di solidarietà o semplicemente parole di incoraggiamento è un modo per contribuire a creare una rete di positività.
Il ‘Manifesto della Gentilezza’ dell’Università Lumsa
Un esempio virtuoso di come promuovere la gentilezza è quello dell’Università Lumsa, il primo ateneo italiano a dotarsi ufficialmente del ‘Manifesto della Gentilezza’. Questo documento, frutto dell’impegno e della creatività degli studenti del corso di laurea in Scienze della comunicazione, marketing e digital media, rappresenta una vera e propria guida per vivere la gentilezza come valore quotidiano, anche nell’ambito accademico, ed è il simbolo di una nuova consapevolezza dell’importanza della gentilezza come valore fondante nelle relazioni interpersonali, anche online.
La Lumsa, attraverso il Manifesto, invita studenti, docenti e staff a comportarsi con rispetto e apertura verso gli altri, sia nei confronti dei colleghi che dei membri esterni all’università. Si tratta di un invito a promuovere un ambiente più umano, che vada oltre la mera competizione e renda l’esperienza universitaria più arricchente per tutti.
Consigli generali di gentilezza
Il Manifesto offre una serie di principi che ognuno può seguire per diventare più gentile e consapevole nelle proprie relazioni. Tra i punti principali, si sottolinea l’importanza di:
- Rispetto dell’altro: Non giudicare mai, ma cercare di comprendere la persona prima di esprimere un’opinione.
- Ascolto attivo: Prima di parlare, è fondamentale concentrarsi sull’altro, facendo attenzione alle sue parole e ai suoi sentimenti.
- Empatia: Mettersi nei panni dell’altro per capire meglio le sue esigenze e rispondere in modo adeguato.
- L’uso consapevole delle parole: Le parole sono potenti e devono essere usate con cura, evitando offese e promuovendo sempre un dialogo costruttivo.
Prospettiva digitale e gentilezza online
In un’era sempre più digitale, la gentilezza non si limita ai rapporti faccia a faccia. La Lumsa, all’interno del suo Manifesto, sottolinea l’importanza di ponderare le proprie azioni online, suggerendo di riflettere prima di pubblicare e di non alimentare conflitti virtuali. La gentilezza digitale si traduce nell’evitare la diffusione di messaggi negativi e nella promozione di un comportamento rispettoso anche sui social media, dove spesso la distanza tra le persone fa sembrare le parole meno “reali”.
L’università è un luogo dove le relazioni interpersonali si intrecciano e dove la gentilezza può fare la differenza. La Lumsa, nel suo Manifesto, offre alcune indicazioni pratiche per instaurare un clima positivo (in ambito didattico ma non solo):
- Non alimentare competizioni malsane: L’ambiente universitario deve essere stimolante, ma non deve trasformarsi in un’arena dove prevale l’individualismo.
- Essere propositivi e collaborativi: Aiutare i compagni e partecipare attivamente alla crescita collettiva è un segno di rispetto e generosità.
- Essere affidabili: Mantenere gli impegni presi è un gesto di rispetto verso l’altro e contribuisce a creare un ambiente sereno e cooperativo.
La gentilezza non è solo una virtù, ma un valore che può trasformare la vita universitaria in un’esperienza più profonda e gratificante. Incorporandola nel quotidiano, sia a livello personale che professionale, diventa possibile creare un mondo più armonioso, dove ogni relazione è valorizzata e ogni individuo ha l’opportunità di crescere in un contesto di rispetto reciproco.
L’impatto delle parole nell’era dei social media
Il professor Edoardo Bellafiore, docente di Linguistica e Galateo Digitale all’Università Lumsa (unica università in Italia ad avere questo corso), riflette sull’importanza di questo progetto, offrendo una visione profonda sulla gentilezza digitale e sull’impatto delle parole nel mondo iperconnesso dei social media.
Bellafiore sottolinea come il galateo digitale, alla base del Manifesto, rappresenti un elemento cruciale per costruire una cultura del rispetto e della consapevolezza online, soprattutto per una generazione che vive gran parte delle proprie relazioni sui social. “Viviamo in un mondo di reels e storie, -spiega- in cui tutto dura il tempo di uno scroll, tutto è rapido, sfuggente e tende a essere superficiale”. La nostra è una ‘società dell’apparenza’ in cui ogni azione e ogni parola si consuma velocemente, mentre i giovani si trovano spesso a non poter ancorare le proprie identità a punti di riferimento stabili. Bellafiore evidenzia come, nella comunicazione online, l’assenza di un fondamento identitario rischi di limitare la capacità dei giovani di stabilire confini e caratteristiche personali definite. Il Manifesto della Gentilezza, pertanto, ha il compito di incoraggiare gli studenti a riflettere sulle proprie parole e azioni online, creando un argine contro il bullismo e le espressioni di odio digitale.
L’adozione del principio “verba volant, screenshot manent” costituisce uno dei cardini della riflessione di Bellafiore e degli studenti della Lumsa. La rielaborazione della frase latina antica, nella forma “le parole volano, gli screenshot rimangono”, rappresenta un avvertimento sull’impatto duraturo di ciò che viene postato sui social media. “È fondamentale, -spiega Bellafiore- che i giovani comprendano che appena premiamo il tasto ‘invio’, tutto ciò che pubblichiamo diviene di dominio pubblico e può influenzare profondamente le vite altrui”. La riflessione si concentra così sull’importanza di un uso cosciente della parola: un linguaggio responsabile può trasformarsi in uno strumento di grande impatto nelle dinamiche relazionali, creando un ambiente digitale inclusivo e rispettoso.
Il lavoro svolto dalla Lumsa per la creazione del Manifesto ha previsto un percorso di dialogo e confronto diretto con gli studenti, un’esperienza che Bellafiore descrive con entusiasmo. “Il progetto ha visto un’enorme partecipazione, con ben 55 gruppi di lavoro, ognuno con la propria idea di gentilezza applicata al contesto universitario e digitale”, racconta il docente. È così emerso un progetto articolato e partecipato, che ha visto i ragazzi coinvolti non solo nella definizione del Manifesto, ma anche nell’ideazione di linee guida applicabili a diverse situazioni, dalla vita universitaria alle interazioni sui social media. “Noi docenti abbiamo assunto il ruolo di facilitatori”, prosegue Bellafiore, “lasciando che fossero loro a proporre azioni concrete, in modo da poter realmente interiorizzare e mettere in pratica questi principi di gentilezza nella vita quotidiana”. Questa scelta ha permesso agli studenti di esplorare in prima persona le potenzialità del linguaggio gentile come strumento per contrastare il cyberbullismo e le dinamiche di esclusione sociale online.
Uno degli aspetti più interessanti del progetto è il tentativo di riformulare il significato della gentilezza, non come debolezza o remissività, ma come una forza rivoluzionaria, un atto straordinario e fuori dall’ordinario. “La gentilezza -spiega Bellafiore- è un atto di forza e di coraggio, una scelta che dà senso alle relazioni e alla vita stessa”. Questo valore diventa ancora più potente nell’ecosistema digitale, dove ogni gesto gentile ha il potenziale di diffondersi in modo rapido e contagioso, creando un effetto a catena che può contribuire a migliorare il clima dei social. “I comportamenti virtuosi possono avere una cassa di risonanza straordinaria ed essere contagiosi. E così, per diffusione e immediatezza, ogni atto di gentilezza digitale può avere un enorme impatto nel contrastare odio e bullismo sui social nelle sue diverse forme, oggi ad esempio molto incentrate sul bodyshaming”. Bellafiore rimarca come, soprattutto tra i giovani, esista una tendenza crescente a confondere l’essere gentili con una forma di vulnerabilità. Tuttavia, la gentilezza è, in realtà, “un antidoto ai disastri relazionali, un mezzo per costruire una cultura del rispetto reciproco”.
Il percorso di sensibilizzazione alla gentilezza e alla cortesia linguistica è stato supportato da una serie di incontri con esperti di diversi ambiti, tra cui lo scrittore Paolo Di Paolo, il teologo Andrea Lonardo, il manager Pietro Cum e Guido Stratta, presidente dell’Accademia della Gentilezza. Questi dialoghi hanno offerto una prospettiva interdisciplinare sul tema, consentendo agli studenti di esplorare la gentilezza non solo come valore personale, ma come parte integrante delle relazioni professionali e sociali. Bellafiore si augura che il Manifesto possa fungere da modello per altre università, aprendo la strada a un approccio educativo che incoraggi i giovani a rendersi protagonisti di una comunicazione rispettosa e inclusiva. “Ci auguriamo che questo Manifesto della Gentilezza inneschi un circuito positivo nelle università e nella società” conclude “perché anche una sola parola o azione gentile può interrompere una catena di odio.”
Il risultato finale di questo percorso è un Manifesto che va oltre i consigli pratici, proponendo una visione etica della gentilezza come fondamento delle relazioni interpersonali. In una realtà sociale e digitale caratterizzata dalla volatilità, il Manifesto della Gentilezza della Lumsa offre ai giovani la possibilità di sperimentare un linguaggio che non solo comunica, ma connette in profondità, trasformando ogni interazione online in un’opportunità per costruire un mondo digitale più empatico e umano.
Demografica
Russia, multe a chi promuove una propaganda child free
In Russia è vietata la propaganda child free. Il provvedimento è stato votato ieri, martedì 12 novembre, dalla camera bassa del parlamento russo. Con il parere favorevole all’unanimità il provvedimento sarà legge e prevede il divieto di quella che le autorità hanno definito una “propaganda perniciosa a favore di uno stile di vita senza figli”, nella speranza di rilanciare un tasso di natalità in calo.
E sono previste anche multe per chi contravviene e promuoverà “uno stile di vita Occidentale”, contro i valori tradizionali della famiglia.
La natalità in Russia
Il tasso di natalità in Russia è arrivato, lo scorso settembre, ad essere il più basso degli ultimi 25 anni. Dai dati ufficiali pubblicati è emerso che nascono meno bambini, mentre aumentano i tassi di mortalità con la guerra di Mosca in Ucraina. Il Cremlino ha definito le cifre “catastrofiche per il futuro della nazione”.
Il numero di neonati nella prima metà del 2024 è stato pari a circa 599.600 bambini, 16.000 in meno rispetto alla prima metà del 2023 e il numero più basso dal 1999. Il numero di decessi è aumentato di 49.000. Tuttavia, l’immigrazione è aumentata del 20%.
Il presidente Vladimir Putin ha, così, incoraggiato le donne ad avere almeno tre figli, dicendo che ciò aiuterà a garantire il futuro dei russi e del Paese. Ma a pesare sulle scelte delle donne ci sarebbero i “valori tradizionali dell’Occidente” che promuovono una propaganda child free.
Il provvedimento si unisce alle restrizioni alla libertà di espressione, al divieto di relazioni omosessuali e al divieto di adozione da parte di coppie formate da due persone dello stesso sesso o all’estero (Italia compresa, la cui sospensione di adozioni internazionali con la Russia risale già al 2022 da parte del Bel Paese).
Multe in arrivo
Cosa succede a chi promuove una vita senza figli? Le multe saranno fino a 400mila rubli (3.840 euro) per i cittadini, 800mila (7.680 euro) per i funzionari pubblici e fino a 5 milioni di rubli (47.992 euro) per enti giuridici.
“Stiamo parlando di proteggere i cittadini, in primo luogo le giovani generazioni, dalle informazioni diffuse dai media che hanno un impatto negativo sulla formazione della personalità delle persone”, ha affermato Vyacheslav Volodin, presidente della Camera bassa e alleato di Putin. “Bisogna fare tutto il possibile per garantire che le nuove generazioni dei nostri cittadini crescano incentrate sui valori tradizionali della famiglia”.
Per il World Factbook della Cia, la Russia rientra tra i 40 Paesi col tasso di natalità più basso nel 2023: circa 9,22 ogni 1.000 abitanti. Nei prossimi 20 anni, sostiene l’agenzia di statistica statale Rosstat, la popolazione passerà da 146,1 milioni di abitanti a 130 milioni. Il presidente russo aveva proclamato il 2024 come “anno della famiglia”: ma qualcosa sembra essere andato storto.
Demografica
Una mamma su quattro si addormenta mentre allatta il...
Un quarto delle madri che allattano al seno ammette di addormentarsi mentre il neonato è impegnato a nutrirsi. Un comportamento che, purtroppo, può aumentare i rischi di soffocamento e di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS). A rilevarlo è una ricerca condotta dal team dell’Università della Virginia a Charlottesville, che ha evidenziato che quando un bambino si addormenta in ambienti con cuscini morbidi e spazi angusti, come quelli di divani, poltrone o letti, il rischio di improvvisa morte aumenta significativamente.
Nell’80% dei casi, le madri non avevano intenzione di addormentarsi, ma è accaduto spontaneamente.
Lo studio
La dottoressa Fern Hauck, ricercatrice e esperta di sonno sicuro presso l’Università della Virginia Health and School of Medicine, ha spiegato che “mentre il fatto di addormentarsi quando si allatta non è sorprendente di per sé, ciò che è allarmante è che la maggior parte delle madri non aveva pianificato di addormentarsi, creando quindi un ambiente potenzialmente pericoloso per il bambino mentre entrambi dormivano”.
Il team di ricerca, infatti, ha sottolinea l’importanza di educare i genitori sui rischi legati al sonno durante l’allattamento e sulla necessità di pianificare lo spazio in cui il bambino si trova. “È essenziale preparare l’ambiente per garantire che la via respiratoria del bambino rimanga libera“, ha aggiunto la dottoressa Hauck.
Ciò include la rimozione di cuscini e coperte, per evitare che il neonato possa trovarsi in una posizione pericolosa.
Lo studio si basa su un’indagine condotta su 1.250 neomamme intervistate in 16 ospedali negli Stati Uniti. I bambini avevano tra i 2 e i 3 mesi al momento dell’intervista. Più del 28% delle donne ha dichiarato di essersi addormentata “a volte” o “solitamente” durante l’allattamento nelle due settimane precedenti alla rilevazione.
Molte mamme che si sono addormentate durante l’allattamento hanno scelto di farlo su un divano o su una poltrona, piuttosto che sul letto, per cercare di evitare di addormentarsi. Tuttavia, spesso questa precauzione non ha funzionato.
L’importanza della posizione e delle raccomandazioni ufficiali
Le raccomandazioni attuali dell’American Academy of Pediatrics (Aap) non supportano la condivisione del letto con un neonato, per evitare il rischio di rotolarsi sopra il bambino o che quest’ultimo si ritrovi intrappolato nei cuscini o nelle coperte.
Lo studio ha mostrato che le probabilità di addormentarsi durante l’allattamento sono molto più alte quando il bambino è nel letto (circa il 34% dei casi) rispetto a quando è su un divano o una poltrona (circa il 17%).
Tuttavia, le linee guida sottolineano anche che se la madre teme di addormentarsi, il letto è un posto relativamente più sicuro rispetto a un divano o una poltrona. La questione principale, spiegano i ricercatori, è trovare soluzioni per aiutare le mamme ad evitare il sonno mentre allattano, specialmente quando sono particolarmente stanche.
Soluzioni pratiche e consapevolezza
“È importante venire incontro alle esigenze delle famiglie e aiutarle a pianificare un programma per l’allattamento e il sonno che funzioni per loro e che sia il più sicuro possibile”, ha affermato la dottoressa Ann Kellams, pediatra e specialista in medicina dell’allattamento presso il dipartimento di Health Children’s dell’Università della Virginia. “I nostri dati suggeriscono che troppi incidenti di sonno non sono pianificati, quindi è fondamentale discutere di come gestire l’allattamento quando si è molto stanchi“.
L’educazione delle madri sui pericoli potenziali legati al sonno durante l’allattamento è cruciale, affermano i ricercatori. “Speriamo che i genitori di neonati pensino proattivamente a cosa potrebbe accadere nel mezzo della notte”, ha concluso la dottoressa Rachel Moon, pediatra e esperta di sonno sicuro. “Allattare il proprio bambino nel letto è più sicuro che farlo su un divano o una poltrona, se si rischia di addormentarsi”.
Lo studio, che è stato pubblicato nel numero di novembre della rivista Pediatrics, invita quindi le famiglie a riflettere sui rischi e a prendere precauzioni per garantire un sonno sicuro per il neonato, senza compromettere la sicurezza durante i momenti di allattamento.
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Una mamma su quattro si addormenta mentre allatta il...
Un quarto delle madri che allattano al seno ammette di addormentarsi mentre il neonato è impegnato a nutrirsi. Un comportamento che, purtroppo, può aumentare i rischi di soffocamento e di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS). A rilevarlo è una ricerca condotta dal team dell’Università della Virginia a Charlottesville, che ha evidenziato che quando un bambino si addormenta in ambienti con cuscini morbidi e spazi angusti, come quelli di divani, poltrone o letti, il rischio di improvvisa morte aumenta significativamente.
Nell’80% dei casi, le madri non avevano intenzione di addormentarsi, ma è accaduto spontaneamente.
Lo studio
La dottoressa Fern Hauck, ricercatrice e esperta di sonno sicuro presso l’Università della Virginia Health and School of Medicine, ha spiegato che “mentre il fatto di addormentarsi quando si allatta non è sorprendente di per sé, ciò che è allarmante è che la maggior parte delle madri non aveva pianificato di addormentarsi, creando quindi un ambiente potenzialmente pericoloso per il bambino mentre entrambi dormivano”.
Il team di ricerca, infatti, ha sottolinea l’importanza di educare i genitori sui rischi legati al sonno durante l’allattamento e sulla necessità di pianificare lo spazio in cui il bambino si trova. “È essenziale preparare l’ambiente per garantire che la via respiratoria del bambino rimanga libera“, ha aggiunto la dottoressa Hauck.
Ciò include la rimozione di cuscini e coperte, per evitare che il neonato possa trovarsi in una posizione pericolosa.
Lo studio si basa su un’indagine condotta su 1.250 neomamme intervistate in 16 ospedali negli Stati Uniti. I bambini avevano tra i 2 e i 3 mesi al momento dell’intervista. Più del 28% delle donne ha dichiarato di essersi addormentata “a volte” o “solitamente” durante l’allattamento nelle due settimane precedenti alla rilevazione.
Molte mamme che si sono addormentate durante l’allattamento hanno scelto di farlo su un divano o su una poltrona, piuttosto che sul letto, per cercare di evitare di addormentarsi. Tuttavia, spesso questa precauzione non ha funzionato.
L’importanza della posizione e delle raccomandazioni ufficiali
Le raccomandazioni attuali dell’American Academy of Pediatrics (Aap) non supportano la condivisione del letto con un neonato, per evitare il rischio di rotolarsi sopra il bambino o che quest’ultimo si ritrovi intrappolato nei cuscini o nelle coperte.
Lo studio ha mostrato che le probabilità di addormentarsi durante l’allattamento sono molto più alte quando il bambino è nel letto (circa il 34% dei casi) rispetto a quando è su un divano o una poltrona (circa il 17%).
Tuttavia, le linee guida sottolineano anche che se la madre teme di addormentarsi, il letto è un posto relativamente più sicuro rispetto a un divano o una poltrona. La questione principale, spiegano i ricercatori, è trovare soluzioni per aiutare le mamme ad evitare il sonno mentre allattano, specialmente quando sono particolarmente stanche.
Soluzioni pratiche e consapevolezza
“È importante venire incontro alle esigenze delle famiglie e aiutarle a pianificare un programma per l’allattamento e il sonno che funzioni per loro e che sia il più sicuro possibile”, ha affermato la dottoressa Ann Kellams, pediatra e specialista in medicina dell’allattamento presso il dipartimento di Health Children’s dell’Università della Virginia. “I nostri dati suggeriscono che troppi incidenti di sonno non sono pianificati, quindi è fondamentale discutere di come gestire l’allattamento quando si è molto stanchi“.
L’educazione delle madri sui pericoli potenziali legati al sonno durante l’allattamento è cruciale, affermano i ricercatori. “Speriamo che i genitori di neonati pensino proattivamente a cosa potrebbe accadere nel mezzo della notte”, ha concluso la dottoressa Rachel Moon, pediatra e esperta di sonno sicuro. “Allattare il proprio bambino nel letto è più sicuro che farlo su un divano o una poltrona, se si rischia di addormentarsi”.
Lo studio, che è stato pubblicato nel numero di novembre della rivista Pediatrics, invita quindi le famiglie a riflettere sui rischi e a prendere precauzioni per garantire un sonno sicuro per il neonato, senza compromettere la sicurezza durante i momenti di allattamento.