Trump sceglie volto tv come segretario Difesa: chi è Pete Hegset, da Fox News al Pentagono
La sua nomina a sorpresa spiazza alcuni senatori repubblicani: "Non sappiamo chi sia"
Un guerriero del teleschermo pronto a mettersi alla guida della restaurazione annunciata da Donald Trump per sradicare la cultura 'woke' con cui i democratici avrebbero contaminato il Pentagono. E' Pete Hegseth, 44 anni, da 10 conduttore di Fox News, che Donald Trump ha scelto come segretario alla Difesa della sua prossima amministrazione. Una nomina arrivata a sorpresa, dal momento che il suo nome non era circolato tra quelli dei papabili, e che ha lasciato spiazzati, se non perplessi, anche alcuni senatori repubblicani.
"Non so nulla di lui", ha detto candidamente Bill Cassidy, eletto in Louisiana, mentre la moderata dell'Alaska Lisa Murkowsky si è detta "sorpresa", Todd Young, dell'Indiana, ha detto di non avere presente "il suo background". Con lauree e master in università prestigiose, Princeton e Harvard, Hegseth ha servito come ufficiale decorato della Minnesota National Guard in Iraq e Afghanistan, con un periodo anche al campo di prigionia di Guantanamo. Alla fine del primo mandato di Trump, ebbe un ruolo cruciale per ottenere la grazia per i militari americani accusati di crimini di guerra.
Carriera
Una carriera militare scarna per un incarico solitamente affidato o a politici di lungo corso, con lunga esperienza in campo di politica estera e difesa, o ex vertici delle Forze Armate, come il segretario uscente Lioyd Austin, generale a quattro stelle a riposo che come ultimo incarico è stato capo del Centcom. O come Jim Mattis, generale dei Marines che Trump nominò al Pentagono nel 2017, uno dei "miei generali" con cui fini in poco tempo ai ferri corti. Uno di loro, John Kelly che fu segretario alla Sicurezza interna e poi capo dello staff di Trump, è stato il primo a dargli pubblicamente del fascista prima del voto.
Ancora minore è la conoscenza che si ha delle posizioni di politica estera e di difesa del giornalista, a parte l'aderenza all'ortodossia Maga di scetticismo verso la Nato, con gli alleati criticati come deboli, e allarme per una Cina che, con l'attuale amministrazione dem è sul punto di dominare la regione. Per quanto riguarda l'Ucraina, subito dopo l'invasione difese Trump per aver definito Vladimir Putin "un genio".
Completa e assoluta fedeltà al tycoon
Dalla sua, l'anchorman che guiderà le forze armate della superpotenza Usa ha però la qualità più importante per Trump, la completa e assoluta fedeltà al tycoon. Come sta dimostrando con le altre nomine del 'governissimo' che sta assemblando, il presidente eletto nella sua seconda amministrazione non vuole avere nei posti chiave persone che possano opporsi a suo direttive non ortodosse. Come quelle già ventilate per il Pentagono di un utilizzo dei militari a sostegno delle operazioni di deportazione dei militari o anche per operazioni di ordine pubblico.
Ma Hegseth ha anche un'altra importante qualità, quella di parlare alla base Maga che ha riportato Trump alla Casa Bianca, soprattutto grazie alla crociata contro quelle che ha definito "le deformi politiche woke dell'attuale leadership militare" nel libro recentemente pubblicato intitolato 'The War on Warriors: Behind the Betrayal of the Men Who Keep Us Free', 'La guerra contro i guerrieri: dietro al tradimento degli uomini che ci mantengono liberi'.
Il libro best seller
Nel libro, si legge in una delle entusiaste recensioni online del libro entrato nei best seller del New York Times, si descrive "un quadro terribile in cui i militari sono così indottrinati dall'ideologia di sinistra, trasformando le nostre forze armate nell'ombra di se stessi". Affermazioni che potrebbero mettere il futuro capo del Pentagono in rotta di collisione con il capo degli Stati Maggiori Riuniti, il generale C.Q. Brown, che Hegseth accusa di "seguire le posizioni estremiste dei politici di sinistra".
Hegseth, descritto com "un marito, un padre, un patriota e un cristiano", nel libro si scaglia contro le nuove normative per assicurare nelle forze armate il rispetto della diversità, equità e inclusione e anche l'adozione della critical race theory, la teoria critica della razza, uno dei bersagli numero uno della destra trumpiana. Insomma, Hegesth sembra quindi l'uomo più adatto per condurre sul campo la "restaurazione" al Pentagono che Trump ha promesso che attuerà sin dal primo giorno, a cominciare dalla firma di un ordine esecutivo per ripristinare il divieto, adottato durante la sua prima amministrazione, di transgender nelle forze armate.
Sarà invece diretta contro le donne in divisa la misura che si prevede che Trump adotterà per annullare quella con cui Biden sta garantendo alle militari di stanza in uno stato con leggi anti-aborto i giorni di licenza e il rimborso delle spese di viaggio per recarsi in un altro stato per abortire. Sul fronte, invece, della teoria critica della razza, Trump ha detto che restaurerà tutti i vecchi nomi di basi militari dedicate a generali e leader confederati considerati un simbolo della cultura razzista e schiavista.
Esteri
Trump sfida il Senato repubblicano, Gaetz alla Giustizia e...
Shock e incredulità per la nomina ad attorney general del deputato sotto inchiesta alla Camera per uno scandalo sessuale
Le provocatorie nomine dei fedelissimi, e controversi, Matt Gaetz alla Giustizia e Tulsi Gabbard alla guida della National Intelligence sono piombate a Capitol Hill come una sfida alla stessa maggioranza repubblicana al Senato. Anche perché gli annunci sono stati fatti poche ore dopo che i senatori hanno scelto come prossimo leader della maggioranza il moderato John Thune, contro il quale negli ultimi giorni si erano scatenati gli attacchi del Maga, Elon Musk in testa, che bocciavano il senatore del South Dakota come rappresentante dell'establishment e davano il loro appoggio a Rick Scott, che ha raccolto però i sostegni di appena 13 senatori.
E' in particolare la nomina di Gaetz, sotto inchiesta alla Camera per questioni etiche dopo che il dipartimento di Giustizia (che ora dovrà guidare) l'ha indagato senza incriminarlo per traffico sessuale con minorenni, che sta creando il maggiore shock ed oltraggio al Congresso, anche tra i senatori repubblicani che dovranno confermarlo. I repubblicani avranno una maggioranza tra i 52 e i 53 seggi, quindi anche un piccolo gruppo di oppositori potrebbe creare dei problemi alla conferma del deputato.
Chi è Matt Gaetz
Gaetz, 42 anni, è stato indagato dai procuratori federali per accuse di sfruttamento sessuale di una 17enne. L'inchiesta federale si è chiusa senza incriminazioni, ma ora è la commissione Etica della Camera ad indagare sulle accuse di natura sessuale e uso illecito di droga. Al centro delle accuse i viaggi che Gaetz avrebbe fatto alle Bahamas con escorti pagate per viaggiare con lui, cosa che viola le legge federale, tra le quali anche una minorenne. Accuse sempre negate dal repubblicano che in questi anni si è imposto come una figura divisiva anche all'interno del partito repubblicano, soprattutto per essere stato alla guida del gruppo di trumpiani di estrema destra che fecero cadere lo Speaker Kevin McCarthy e precipitare la Camera nel caos.
Se confermato, e il se è d'obbligo date le dichiarazione negative o per lo meno scettiche arrivate dai senatori repubblicani che dovranno votare la sua ratifica, Gaetz sarà il primo attorney general in 40 anni che non abbia un passato di procuratore o giudice. Ma arriverà sulla scia di dichiarazioni incendiarie contro magistratura federale e Fbi. E la promessa, o minaccia, di vendette e purghe tra i 100mila dipendenti del dipartimento, dove la nomina viene definita come "folle" e "ridicola".
"Guardate ha qualifiche straordinarie, quanti altri possibili attorney general possono vantare un'esperienza come indagato in un'inchiesta federale?", ironizza un dipendente della Giustizia con Nbcnews, dimenticando forse che Trump ha vinto le elezioni da incriminato in un processo federale e condannato in uno penale. Ironia a parte, si prevede che l'arrivo di Gaetz alla Giustizia possa provocare una fuga di procuratori federali.
Quello che è certo è che il controverso repubblicano diventerà alla Giustizia il braccio armato di Trump senza ma e senza se. Ben diverso dal Jeff Sessions, attorney general della prima amministrazione Trump che fu messo nella lista nera del tycoon per aver seguito la legge nominando Robert Mueller procuratore speciale sul Russiagate. "Questo è il partito di Donald Trump e io sono un repubblicano di Donald Trump", recita lo slogan per la rielezione alla Camera di Gaetz che fu uno degli oratori del comizio del 6 gennaio in cui Trump poi esortò i suoi ad assalire il Congresso. "Non ci vergogniamo di nulla", disse.
Scetticismo dei repubblicani
"Non credo che sia una nomination seria ad attorney general, questa è la mia opinione, dobbiamo avere un attorney general serio, sono ansiosa di poter valutare qualcuno di serio", ha affermato senza mezzi termini Lisa Murkowski, la senatrice moderata dell'Alaska che è stata tra i sette senatori che votarono per condannare Trump al processo di impeachment per l'assalto al Congresso.
Più cauto John Cornyn, il presidente della commissione Giustizia che dovrà quindi passare al vaglio la nomination di Gaetz, che assicura che il Senato "prenderà in considerazione seriamente ogni nominato da Trump, ma abbiamo anche una responsabilità costituzionale". Riguardo poi al deputato repubblicano, il senatore texano aggiunge di "non conoscerlo, a parte la sua immagine pubblica".
E si dice "certo" che durante le audizioni di conferma ci saranno domande sull'inchiesta in corso alla Camera sulle accuse di natura sessuale. Sulla stessa posizione un altro membro repubblicano della commissione Giustizia, Thom Tillis, afferma che come "parte del processo" ci sarà uno "sguardo onesto" sulle indagini. Ancora più scettica Susan Collins, l'altra senatrice moderata: ""ovviamente, il presidente il diritto di nominare chi vuole, ma sono certa che si saranno molte domande" in particolare riguardo all'inchiesta del comitato etico.
Infine Kevin Cramer, affermando che le prospettive di conferma di Gaetz sono in salita, aggiunge apertamente che sia "molto possibile" che Trump stia testando quanto possa controllare il Senato. Anche alla Camera, dove lo scorso anno Gaetz è stato il principale animatore del gruppetto di estremisti di destra che hanno fatto cadere lo Speaker Kevin McCarthy facendo precipitare la Camera nel caos, molti repubblicani hanno replicato con incredulità alla nomina di Gaetz.
E Max Miller, deputato eletto in Ohio, non ha esitato a definire "stupida" la nomina di Gaetz: "Credo che il presidente lo stia premiando per essere stato un soldato così leale, ma il presidente è abbastanza intelligente per sapere che Mr Gaetz non verrà mai confermato in Senato".
Vale la pena comunque ricordare che nei giorni scorsi, quando Trump aveva annunciato nomine che raccoglievano solo elogi e sostegni al Senato come Susie Willes come capo dello staff della Casa Bianca, aveva avvisato che il prossimo leader repubblicano al Senato dovrà essere pronto ad accettare che i suoi nominati vengano confermati senza audizioni, tramite attraverso il ricorso del recess appointment, che permette, in effetti in condizioni di emergenza, al presidente di confermare ministri senza audizioni e voto al Senato.
Scott si era subito detto d'accordo "al 100%" con il presidente eletto, mentre Thune aveva messo le mani avanti rispetto alla possibilità di rinunciare alla principale responsabilità costituzionale del Senato di controllo del potere presidenziale. E subito dopo sono arrivate, proprio come una sfida, le nomine che stanno facendo venire il mal di pancia a qualche repubblicano. Prima di quella di Gaetz e Gabbard, quella al Pentagono di Pete Hegseth, affidando l'esercito più potente del mondo ad un conduttore di Fox News, che sfoggia tatuaggi con simboli dei crociati, cari ai membri delle milizie di estrema destra, la cui più importante qualifica è essere un fedelissimo di Trump.
Esteri
Minaccia a Tajani: “Stop sostegno a Israele, pronti...
La lettera minatoria al ministro degli Esteri e vicepremier con avvertimento del 'Movimento globale contro il nazi-sionista terrorista stato di Israele per la liberazione della Palestina'
Antonio Tajani destinatario di una lettera minatoria per il sostegno italiano a Israele. Il vice premier e ministro degli Esteri ha ricevuto "un avvertimento", che riguarda anche "le autorità" di altri Paesi, siglato dal cosiddetto "Movimento globale contro il nazi-sionista terrorista stato di Israele per la liberazione della Palestina", nel quale si annunciano attacchi a partire da domani contro "gli interessi dello Stato ebraico".
"Formati gruppi per difendere palestinesi, utilizzeremo forza armata"
"Un avvertimento alle autorità dei paesi che sostengono l'entità sionista israeliana, Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, alla luce del silenzio globale e del sostegno illimitato al crimine di genocidio contro il popolo palestinese - si legge nella lettera, il cui mittente è A.F. di Bologna e indirizzata all'ufficio di Tajani a Palazzo Chigi - Crediamo nel diritto del popolo palestinese a vivere sulla propria terra e a continuare la resistenza fino alla liberazione". "In risposta ai crimini commessi contro il popolo palestinese, tra cui l'uccisione fino ad oggi di oltre 50.000 bambini, donne e anziani innocenti e il ferimento di oltre 200.000 persone, abbiamo formato gruppi di persone di tutte le nazionalità del mondo per difendere i diritti dei palestinesi", afferma il movimento. Che poi minaccia: "Di conseguenza dichiariamo che a partire dal 15 novembre 2024 utilizzeremo la forza armata per colpire tutti gli interessi dello Stato terrorista di Israele, accusato a livello internazionale di crimini di guerra e genocidio, comprese le sue ambasciate, i suoi musei e tutte le sue attività e raduni in tutto il mondo".
"In questo contesto, invitiamo i governi sopra menzionati a smettere di sostenere politicamente, economicamente e militarmente lo stato terrorista nazi-sionista di Israele e ad adottare una posizione di neutralità. Esortiamo inoltre le vostre forze e tutti gli individui associati a questa entità a evacuare le loro posizioni per la loro sicurezza", conclude la lettera.
Esteri
Iran, in clinica psichiatrica chi sfida l’obbligo del...
La decisione delle autorità per zittire il movimento delle donne iniziato con l'uccisione di Masha Amini fino ad arrivare alla studentessa che si è spogliata all'università. Verrà aperta una clinica specializzata "per il trattamento della rimozione dell'hijab"
In Iran la sfida all'obbligo di indossare l'hijab rischia ufficialmente di finire in "cliniche" per il "trattamento psicologico" delle donne che osano non rispettare le norme sul velo. Indignate donne e attiviste, associazioni per la difesa dei diritti umani. E' stata una donna, Mehri Talebi Darestani, a capo del Dipartimento per le donne e la famiglia del quartier generale per la Promozione delle virtù e la prevenzione del vizio, ad annunciare l'apertura di una "clinica per il trattamento della rimozione dell'hijab". Una struttura che, ha detto, offrirà "trattamento scientifico e psicologico".
Una decisione "vergognosa", dice Sima Sabet, giornalista iraniana che vive nel Regno Unito sfuggita lo scorso anno a un tentativo di omicidio, citata dal Guardian. "E' agghiacciante l'idea di aprire cliniche per 'curare' le donne non velate", afferma. Un'iniziativa "né islamica né in linea con le leggi iraniane", le fa eco l'avvocato iraniano Hossein Raeesi. "Non sarà una clinica, sarà una prigione", dice una giovane dall'Iran.
L'annuncio delle autorità iraniane è arrivato dopo che i media iraniani hanno riferito del trasferimento in un ospedale psichiatrico di una studentessa universitaria arrestata dopo essersi spogliata a Teheran in quella che sarebbe stata una protesta per essere stata aggredita dagli agenti della sicurezza del campus per aver violato le disposizioni sull'hijab.