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Manovra, Ass. Commercialisti: “Verso rottamazione quinquies, ecco come funziona”

Manovra, Ass. Commercialisti:

“A fine anno, con i regali di Natale, compare a sorpresa (ma non tanto) tra gli emendamenti al Dl 155/2024 Legge di Bilancio, la rottamazione quinquies. Le motivazioni della quinta pace fiscale possono essere sintetizzate nell’opportunità per il governo di incassare il delta del mancato incasso dalla 'quater' stimato in 100 milioni di euro, e per rispondere alle richieste di aiuto di un gran numero di contribuenti che pur aderendo alla rottamazione quater, non sono riusciti a pagare le rate. Ciò determinerebbe per tantissimi contribuenti il rischio di ricevere pignoramenti dello stipendio, conti correnti, case e automobili". Così, con Adnkronos/Labitalia, Mario Michelino, presidente Associazione Nazionale Dottori Commercialisti (Andoc) sull'emendamento della Lega alla manovra, che va ad aggiungersi al tentativo analogo di Forza Italia nel decreto Fiscale.

"Come funziona? Stando alle prime indiscrezioni, si tratterebbe -spiega Michelino- di una riapertura della quater che definiva i ruoli dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 con la nuova possibilità di includere il periodo dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2024. In tal modo sarebbero coperti esattamente quei debiti esclusi dalla precedente rottamazione. Le modalità sono quelle già note: il pagamento del debito con uno sconto sostanzioso su sanzioni e interessi, forfait del 5%, con il pagamento integrale dell'imposta dovuta. Sarà possibile pagare in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025 o in 18 rate di cui la prima in scadenza entro la stessa data e le altre con interessi al 2%", aggiunge.

Secondo Michelino "nella rottamazione quinquies rientrano, come la precedente, l’Irpef, l’Iva, l’imposta di registro, le multe stradali, il bollo auto e i tributi locali, a fronte dell’annullamento di sanzioni, interessi per ritardata iscrizione a ruolo, somme aggiuntive ai crediti previdenziali e l’aggio della riscossione. Infine, i Comuni saranno liberi di decidere volontariamente se rottamare le ingiunzioni fiscali e gli accertamenti esecutivi, come previsto anche dalla precedente pace fiscale", aggiunge ancora.

Cosa potrebbe comportare? "In ogni caso questo ulteriore sconto a favore dei contribuenti -sottolinea- potrebbe intaccare gli equilibri di finanza pubblica generando problematiche per la tenuta dei conti. Vale la pena ricordare che sono in discussione ulteriori misure. Il ravvedimento speciale (da non confondere con quello legato al concordato) anche per le dichiarazioni appena chiuse (anno d’imposta 2023) e quelle dei periodi precedenti, il tutto con una sanzione ridotta a un diciottesimo. Sul tavolo, come l’anno scorso, anche la rateizzazione degli acconti fiscali e previdenziali per le persone fisiche titolari di partita Iva, fino a 170.000 euro di ricavi o compensi nel 2023. Una novità importante riguarda la cartolarizzazione del magazzino dei crediti, attualmente di circa 1.247 miliardi di cartelle per tasse, multe e contributi non pagati, che andrebbero affidate ad un soggetto pubblico per la riscossione", conclude Michelino.

E per Francesco Cataldi, presidente Unione Giovani Dottori Commercialisti: “si parla di "rottamazione quinquies" perché negli ultimi otto anni questa sarebbe la quinta volta in cui viene presentata questa misura. Sostanzialmente -spiega ad Adnkronos/Labitalia il professionista- la ricetta è sempre la medesima, ovvero si dà a privati ed imprese la possibilità di versare - con pagamenti decorrenti da luglio 2025, in unica soluzione o in misura rateale - le imposte già in carico all'agente della riscossione, senza dover corrispondere interessi di mora e sanzioni ma appunto unicamente le imposte e gli interessi in misura legale".

Come Unione giovani "rileviamo che la misura indubbiamente può essere d'ausilio ai contribuenti in difficoltà; allo stesso tempo, non possiamo non rilevare che la sistematicità con cui è stata introdotta negli ultimi anni e l'aspettativa che si crea inevitabilmente sulla futura riproposizione dello strumento crea un effetto che scoraggia l'adempimento regolare in una platea non indifferente di contribuenti, ed il fatto che una misura straordinaria venga reintrodotta regolarmente è probabilmente spia del fatto che la riscossione debba essere ripensata dalla fondamenta”, conclude Cataldi.

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Lavoro

Assindatcolf, con credito imposta emersione nero di 460mila...

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La nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi

Assindatcolf, con credito imposta emersione nero di 460mila lavoratori domestici

Se le famiglie italiane potessero fruire di un credito d’imposta al 50% da applicare alla spesa sostenuta per colf, badanti e baby sitter avrebbero la possibilità di dimezzare i costi ed il tasso di irregolarità nel settore potrebbe passare dal 54% attuale, al 21%, con la conseguente emersione di circa 460mila lavoratori in nero. La misura, già sperimentata con successo in Francia, è stata analizzata dall’Ufficio Studi di Assindatcolf nel Rapporto 2024 'Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico', progetto editoriale in partnership con Censis, Effe, Centro Studi e Ricerche Idos e Fondazione studi consulenti del lavoro, presentato all’Auditorium dell’Ara Pacis.

Per comprendere le ricadute economiche della misura si è preso l’esempio più emblematico, quanto comune, la badante assunta per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno ed in regime di convivenza. Per questa figura una famiglia deve prevedere un budget annuale di 16.300 euro (tra retribuzione, ferie, tredicesima e Tfr), a cui si aggiungono 2.550 euro di contributi. Applicando un eventuale credito di imposta al 50% si avrebbe uno ‘sconto’ di ben 9.425 euro, sul totale di 18.850 euro.

Secondo le ipotesi formulate da Assindatcolf, la nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi. Il costo per lo Stato stimato sarebbe di 7,8 miliardi ma considerati i benefici diretti che deriverebbero dall’emersione di una quota significativa di occupati irregolari e da nuova domanda di mercato, il costo scenderebbe a 3,3 miliardi. Aggiungendo anche gli effetti indiretti che deriverebbero dai maggiori consumi che le famiglie potrebbero sostenere e dal gettito contributivo e fiscale derivante dalla potenziale nuova occupazione dei caregiver familiari in altri lavori, il costo netto della misura scenderebbe a 2,6 miliardi.

Nello studio non è considerato l’effetto derivante dalla riduzione del costo del sommerso, in un settore in cui il tasso di irregolarità attuale è stimabile al 55,3% (media tasso degli ultimi 5 anni 2017-2021). Con la nuova misura questo potrebbe scendere al 21%, facendo emergere circa 460mila lavoratori oggi irregolari su 765 mila stimati (in totale 1 milione e 384mila occupati, tra regolari e non). Infine i costi, oggi il sommerso pesa sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi di euro l’anno, tra mancato gettito contributivo (1,5 mld) ed evasione Irpef (904 mln). Con l’introduzione del credito di imposta al 50% potrebbe arrivare a 959 milioni (361 mln di evasione Irpef e 598 mila di evasione contributiva).

“La storica battaglia di Assindatcolf - dichiara il presidente dell’Associazione Andrea Zini - è sempre stata quella di far ottenere alle famiglie la deduzione dell’intero costo sostenuto per il personale domestico. Tuttavia, nel corso di questi ultimi anni la situazione economica del Paese è andata peggiorando e questo ha reso sempre più inaccessibile il ricorso all’assistenza in casa, soprattutto per la non autosufficienza. Questo rende necessario un ripensamento del sistema fiscale, per risolvere non solo il problema dei costi ma anche quello del lavoro sommerso. Risultati che potrebbero essere raggiunti con l’introduzione del credito di imposta, uno strumento in grado di raggiungere una platea più ampia della deducibilità ed in modo più equo”.

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Lavoro

Manovra, Camisa (Confapi): “Luci e ombre, manca...

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Il presidente della Confederazione, bene tenuta conti pubblici e taglio cuneo strutturale

Cristian Camisa, presidente di Confapi

"Se dovessi fare un titolo direi luce e ombre. Questo perché da un lato indubbiamente abbiamo apprezzato alcuni aspetti della manovra, come la grande attenzione alla tenuta dei conti pubblici che è sicuramente un tema importante, in un'ottica di potenziale poi risparmio in termini di interessi sul debito pubblico. Come è stato importante avere reso strutturale il taglio del cuneo fiscale per i dipendenti, perché noi vediamo con favore tutto ciò che è definitivo e non temporaneo, così come anche la riduzione dell'aliquota di tassazione dei premi di produttività dal 10 al 5%. Quello che manca, secondo noi, è però una politica industriale a medio termine che dia quelle che sono le linee guida che il Paese vuole seguire". Così, in un'intervista con Adnkronos/Labitalia, Cristian Camisa, presidente di Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata, sulla manovra economica del governo, il giorno dopo l'incontro con l'esecutivo.

Secondo Camisa infatti "in un momento come questo occorrerebbe fare un piano triennale con al centro lo sviluppo delle nostre piccole e medie industrie, perché stiamo vivendo un momento di transizione estremamente importante, con sfide che, probabilmente, se non riusciamo a vincerle, ci porteranno fuori dal mercato", sottolinea.

E il presidente di Confapi non usa gira di parole sul momento economico del Paese. "Io solitamente, come un imprenditore è, sono sempre molto ottimista. Non nascondo però -sottolinea- che in quest'ultimo periodo vedo segnali negativi che non sono solo dal punto di vista economico. C'è sicuramente un Pil che arranca, una produzione industriale che ha fatto un -0,4% a settembre e un -4% su base annua, ed è il ventesimo calo consecutivo, ma soprattutto vedo che si stanno incastrando una serie di scenari non positivi. Tra cui ad esempio la meccanica che è al palo, un costo dell'energia che è uno dei temi di competitività di questo Paese, la crisi di uno dei mercati di sbocco principale che è la Germania. Ma soprattutto sta cominciando a mancare la fiducia. Ecco, una delle azioni che secondo me il governo deve porre in essere è cercare di avere una strategia a lungo termine che ridia fiducia a questo Paese e che faccia capire che vogliamo continuare a essere una potenza manifatturiera", ribadisce.

Uno dei nodi più critici oggi per il sistema Paese è l'automotive. "Abbiamo tantissime aziende -spiega- dell'indotto dell'automotive che sono in una crisi profondissima. Generalmente come Confapi abbiamo aziende dell'indotto di secondo livello, cioè non aziende che servono direttamente Stellantis, ma aziende che servono aziende che servono a Stellantis. Ecco, mentre le aziende di primo livello hanno internalizzato tutte le produzioni che prima avevano esternalizzato, questo ha comportato per le nostre aziende una mancanza completa di commesse da un giorno all'altro. Io ho visitato diverse aziende dell'indotto piemontese nell'ultima settimana, ho incontrato imprenditori disperati. Aziende sane, aziende che avevano avuto sviluppi molto importanti negli ultimi anni e che stanno chiudendo per mancanza di commesse. Noi abbiamo stimato almeno 35 mila posti di lavoro a rischio, senza contare quello che sarà poi l'indotto dell'indotto, cioè tutte quelle attività sinergiche a queste aziende", ribadisce.

E le proposte della Confederazione vanno dirette al 'cuore' del problema. "Per lo sviluppo dell'automotive -spiega- occorre dare un segnale molto forte. Per noi oggi dare un segnale molto forte, ad esempio, è entrare nel capitale di Stellantis attraverso una società veicolo. Ho ricordato ieri a Chigi che il costo dell'azione di Stellantis è passato dai 27 euro di marzo ai 12,50 attuali, quindi l'esborso sarebbe anche meno importante e si darebbe un segnale. Si farebbe capire che in Italia si vuole ancora fare produzione. Contestualmente a questo occorre immediatamente riportare quegli incentivi che sono stati traslati alla Difesa, quei famosi 4,5 miliardi, sul Mimit. E dare incentivi per l'acquisto di vetture solo se, e solo se, la percentuale della vettura è stata prodotta per almeno il 60 o il 70% in Italia o in Europa. Questo sicuramente è un segnale forte se vogliamo mantenere l'automotive", sottolinea Camisa.

Al contrario, spiega Camisa, "se invece si pensa che l'automotive non sia più un qualcosa all'interno del sistema Paese, occorre da un lato arrivare immediatamente, ho già scritto al Ministro Calderone, a un raddoppio delle settimane di cassa integrazione nel triennio, da 52 a 104 e avere un sistema di incentivi che però sia pluriennale, perché non è che le aziende si riconvertono in qualche mese, per permettere a queste aziende una riconversione industriale. Anche in questo caso però dovremmo dare delle linee guida per capire in che cosa e dove si devono riconvertire. Non penso che la sua Difesa possa andare a coprire tutti questi posti di lavoro, tutte queste aziende che stanno rischiando", sottolinea.

E sul tema dell'energia le richieste di Confapi sono chiare. "Noi ci alziamo ogni mattina -spiega- avendo un gap competitivo che va dal 70 al 40% del costo energetico rispetto ai principali competitori europei. Quindi è necessario indubbiamente non ascoltare più le minoranze chiassose ma ascoltare le maggioranze silenziose. Il tema del nucleare è un tema che deve essere posto all'ordine del giorno, un tema su cui noi abbiamo già dato -sottolinea- la nostra adesione, però non si deve partire domani, si doveva partire ieri perché comunque stiamo parlando di anni per arrivare alla realizzazione. E quindi secondo noi dobbiamo agire anche su altre direttrici. La prima, uno sviluppo ulteriore dell'energia pulita, quindi in particolare dal fotovoltaico e non solo. E poi serve anche un sistema di calcolo un po' differente dei prezzi perché mentre in molte parti d'Europa i prezzi stavano calando, in Italia sono continuati a crescere", aggiunge ancora.

"E quindi -spiega ancora Camisa- abbiamo da un lato il nostro mondo che sta continuando a pagare l'energia sempre più cara e dall'altro i big player dell'energia italiana che fanno utile a capogiro. Quindi io sono liberale e non ho mai parlato di extra profitti, però sicuramente un sistema diverso di calcolo del prezzo che possa un po' mitigare questa distorsione è assolutamente necessario", conclude.

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Lavoro

L’esperto: “Una delle principali sfide è il...

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Joško Bobanović (Sofinnova partners): "Quando si introduce un nuovo prodotto sul mercato, le barriere possono derivare da aspetti normativi, dalla necessità di test e sviluppo, o dalla semplice novità che richiede investimenti in marketing per rendere noto il nuovo prodotto"

Joško Bobanović partner industrial biotechnology funds di Sofinnova partners

Quali sono le principali sfide che le startup biotecnologiche nei settori alimentare, agricolo, chimico e dei materiali devono affrontare per trasformare la ricerca in prodotti commercializzabili? "La maggior parte delle aziende biotech - spiega all'Adnkronos/Labitalia l'esperto Joško Bobanović, partner industrial biotechnology funds di Sofinnova partners - sono fondate e, inizialmente, gestite da persone con competenze tecniche e impiegano molto tempo ad adottare un approccio incentrato sul mercato. Di conseguenza, l'assunzione di team commerciali avviene spesso troppo tardi, e le informazioni di mercato non vengono incorporate nello sviluppo del prodotto abbastanza presto. Il risultato è talvolta un disallineamento tra ciò che l'azienda cerca di offrire e ciò che il mercato desidera. Una delle principali sfide per le aziende emergenti è il costo di produzione e la mancanza di competitività dovuta agli elevati costi di produzione".

"Parte della soluzione - fa notare - consiste nel concentrarsi su mercati iniziali ad alto valore aggiunto che potrebbero sostenere prezzi più elevati, ma a lungo termine la startup deve diventare competitiva rispetto agli incumbent riducendo i costi di produzione. Quando si introduce un nuovo prodotto sul mercato, le barriere possono derivare da aspetti normativi, dalla necessità di test e sviluppo, o dalla semplice novità che richiede investimenti in marketing per rendere noto il nuovo prodotto. Infine, le startup biotech generalmente considerano che 'la tecnologia si vende da sola' e sottostimano gli investimenti nel marketing dei loro prodotti, il che spesso si traduce in una più lenta adozione sul mercato.

Sofinnova Partners supporta le startup nella fase di identificazione del mercato di riferimento per le loro soluzioni tecnologiche. "Siamo generalmente - sottolinea - un investitore attivo e un membro del consiglio. Utilizziamo la nostra rete di contatti e la nostra conoscenza del settore per connettere le startup a diversi attori del mercato e permettere loro di apprendere rapidamente ciò che il mercato desidera. Attraverso le attività del consiglio e il lavoro complessivo sulla strategia, assistiamo poi le aziende nella definizione del loro approccio al mercato e nell’identificazione di mercati di nicchia dove il loro prodotto potrebbe essere più richiesto e ottenere un prezzo più alto".

Joško Bobanović ricorda poi che ci sono esempi concreti di come l’innovazione biotecnologica sta avendo un impatto positivo sull’ambiente nei settori agricolo, zootecnico, alimentare e della moda. "Elicit Plant - afferma - un'azienda francese, sviluppa una soluzione naturale per aiutare le colture a gestire le condizioni di siccità, consentendo agli agricoltori di proteggere le loro colture durante il periodo di coltivazione per preservare i raccolti. Ciò porta a minori perdite di raccolto e si traduce in un forte impatto positivo sull'ambiente".

"Novameat - continua - è un'azienda spagnola che produce alternative alla carne a base vegetale utilizzando proteine vegetali. L'impatto sull'ambiente deriva dal risparmio di mangimi animali, acqua e altri aspetti dell'allevamento intensivo di animali e può portare a una riduzione delle emissioni di gas serra fino al 95%".

"Qorium - aggiunge - è un'azienda olandese che sviluppa pelle in laboratorio. L'uso delle tecnologie cellulari per ottenere la pelle comporta un significativo impatto ambientale grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra associate all'allevamento di bovini e ulteriori vantaggi derivanti da una trasformazione semplificata (meno sostanze chimiche aggressive) e pochi rifiuti (scelta infinita di forme)".

Ma quali criteri utilizza Sofinnova Partners per valutare il potenziale di una startup nel settore climatech e quali sono le tecnologie più promettenti in questo ambito? "I criteri chiave - avverte - sono legati alla qualità del team che costruisce l'azienda, all'unicità della tecnologia in fase di sviluppo, alla sua proteggibilità, alle dimensioni del mercato target, alla capacità di raggiungere gli obiettivi di costo e alla competitività".

"Le nostre startup - ricorda a Joško Bobanović - lavorano per trovare segmenti di mercato unici in cui possono essere più competitive, a volte sviluppano relazioni esclusive con grandi attori industriali, occasionalmente costruiscono le proprie strutture di produzione uniche che consentono loro di ridurre i costi di produzione".

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