Pavia e il Tesoro Longobardo: il fascino di una storia che non smette di vivere
Ci sono luoghi che sembrano respirare il tempo, che portano sulle spalle il peso dolce della memoria e che, con un sussurro, riescono a catapultarti in epoche lontane. Pavia, incastonata tra le rive del Ticino e la storia, è uno di questi luoghi. Antica capitale del regno longobardo, oggi questa città lombarda ci regala un nuovo frammento del suo glorioso passato: un tesoro archeologico, nascosto per secoli, è tornato alla luce, rivelando storie di re, nobili e monaci che sembrano pronte a intrecciarsi con le nostre.
Un frammento di eternità sotto i nostri piedi
Nel cuore pulsante di Pavia, tra le antiche mura del Piccolo Chiostro del Santissimo Salvatore, gli archeologi guidati dalla Professoressa Caterina Giostra dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno fatto una scoperta straordinaria. Qui, sotto la superficie apparentemente muta del terreno, è emerso un complesso funerario longobardo che ha il sapore della storia vera, quella che si può quasi toccare.
Queste non sono tombe qualsiasi. Ogni dettaglio – dalle mura ben conservate alla disposizione ordinata – racconta di un’epoca in cui Pavia non era semplicemente una città, ma il centro del potere, della cultura e della fede. Tra le sepolture spicca una tomba unica, decorata con cura, intonacata e dipinta, forse appartenuta a un membro della corte reale. Immaginate chi potrebbe esserci stato lì: un uomo o una donna che camminava accanto ai sovrani, che assisteva a decisioni cruciali per il destino di un regno, che forse, senza saperlo, stava lasciando una traccia indelebile nella storia.
Il monastero che racconta storie dimenticate
Il Chiostro del Santissimo Salvatore, fondato nel VII secolo dal re longobardo Aiperto I, è un luogo che trasuda silenzio e mistero. Nel tempo, ha subito trasformazioni profonde: nel X secolo l’Imperatrice Adelaide lo ridisegnò, cancellando molte tracce delle sue origini. Ma ora, grazie agli scavi, quelle radici lontane tornano a parlare.
Accanto alle tombe dei nobili, ci sono sepolture più semplici, forse di monaci che hanno vissuto e pregato qui nei secoli successivi. E poi frammenti di ceramica, un antico cunicolo che conduce al pozzo centrale del chiostro… sono dettagli che ci parlano di una quotidianità fatta di fede, fatica e comunità. È come se il monastero, con le sue pietre consumate, ci stesse raccontando il suo segreto più intimo.
Ossa che parlano, frammenti che narrano
E la storia non si ferma qui. Grazie al lavoro dell’Antropologa Cristina Cattaneo e del suo team, presto conosceremo ancora più dettagli sulla vita dei longobardi. Analizzando i resti ritrovati, si ricostruirà un quadro vivissimo di ciò che mangiavano, di come vivevano, delle loro origini. Non si tratta solo di frammenti di ossa: sono finestre su un passato che, sorprendentemente, si intreccia con il nostro presente.
Un sogno che guarda lontano
E poi c’è chi, come Don Franco Tassone, il Parroco del Santissimo Salvatore, non riesce a trattenere l’emozione. Per Don Franco, questa non è solo una scoperta archeologica. È un dono. Il suo sogno è che il chiostro diventi un luogo aperto a tutti, un museo vivo, un ponte tra i secoli. Immagina i visitatori che passeggiano tra le tombe, ascoltano il mormorio del passato e sentono, per un attimo, di essere parte di qualcosa di molto più grande di loro stessi.
E gli scavi non sono finiti. Il prossimo anno si continuerà a scavare, a cercare, a sognare. Perché ogni pietra spostata, ogni centimetro di terreno esplorato potrebbe nascondere un nuovo capitolo di questa incredibile storia.
Pavia: un cuore che batte tra passato e futuro
Camminare per Pavia oggi è un viaggio straordinario tra le pieghe del tempo. Ogni passo è come sfogliare un libro senza fine, dove ogni pagina svela una parte della nostra anima, una traccia di ciò che siamo stati e un sogno di ciò che possiamo diventare. Le tombe longobarde che riaffiorano nel cuore pulsante della città non sono solo frammenti di pietra e ossa, ma voci potenti che ci parlano, ci invitano a riscoprire la nostra origine e a riflettere sul destino che ci attende.
Ogni strada, ogni angolo di Pavia è un abbraccio che ci accoglie con il suo mistero e la sua bellezza senza tempo, pronta a rivelarci segreti dimenticati. E questo nuovo capitolo, scritto nella polvere degli scavi, non è solo un invito: è un richiamo vibrante, un appello irresistibile a fermarsi, a sentire che il passato, con la sua forza e il suo splendore, è più vicino di quanto pensiamo.
“Perché la storia non è un semplice ricordo, ma un dono inestimabile, un tesoro da custodire con gratitudine e passione. E in questo dono c’è la meraviglia di chi siamo stati, la potenza di chi siamo oggi e la straordinaria promessa di tutto ciò che possiamo ancora diventare. Un viaggio senza fine, che continua a battere nei cuori di chi ha il coraggio di ascoltarlo.” (Anna Del Bene)
Attualità
Giornata Mondiale dei Poveri 2024: Un invito...
Sta arrivando di nuovo la Giornata Mondiale dei Poveri, e quest’anno cadrà domenica 17 novembre 2024. Otto anni di fila, ormai, e ogni volta questo appuntamento non lascia mai nessuno indifferente. Papa Francesco l’ha voluta nel 2017 per ricordarci quanto sia importante la solidarietà, stare vicini a chi soffre, a chi vive situazioni difficili. Non è solo un giorno per fermarsi a riflettere, no. È una vera e propria occasione per mettersi in gioco, per praticare davvero quei valori che parlano di incontro, di aiuto, di mani tese.
Quest’anno il tema è “La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr. Siracide 21,5). Un tema forte, che ci scuote e ci invita a guardare ai più fragili con uno sguardo diverso, più profondo. Non si tratta solo di aiutare con cose materiali, cibo, vestiti. C’è una spiritualità, spesso più intensa della nostra, che merita attenzione. Questo è un invito, a essere lì con loro, pregare insieme, ascoltarli davvero e non lasciarli mai soli.
Il messaggio di Papa Francesco: Un monito per il nostro tempo
Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale dei Poveri 2024, Papa Francesco ha toccato corde profonde, quelle che ti fanno fermare un attimo. Le sue parole non parlano di una preghiera qualsiasi, di quelle che si fanno in silenzio, senza pensarci troppo. No, la preghiera del povero è un grido. È un urlo che viene da un cuore che conosce il dolore vero, quello che ti piega. Non è una preghiera fredda, vuota. È la preghiera di chi ha conosciuto la solitudine, l’abbandono, la privazione. E questo grido, questo richiamo, non possiamo far finta di non sentirlo. Arriva a tutti noi, ci colpisce.
Il Papa ha anche voluto sottolineare una cosa importante: la povertà non è solo la mancanza di soldi o beni materiali. C’è anche una povertà dell’anima, un isolamento che spesso ignoriamo. La vera ricchezza, dice Papa Francesco, è la capacità di condividere, di ascoltare, di vedere il valore in ogni persona. Condividere è vivere davvero, e questo messaggio va oltre questa singola giornata. È qualcosa che deve vivere dentro di noi ogni giorno.
Le iniziative delle diocesi italiane: Un impegno che parte dal territorio
In tutta Italia, le diocesi stanno preparando questo evento con iniziative pensate per coinvolgere davvero tutta la comunità. È quel momento in cui le parole diventano fatti, quando l’impegno si fa concreto, dal basso, dalle persone, dalle realtà locali. A Taranto, la Caritas diocesana ha messo in piedi due giorni di riflessione e preghiera, che culmineranno con una messa speciale celebrata dall’arcivescovo Ciro Miniero e poi con un pranzo conviviale al centro di accoglienza San Cataldo. Ma non è solo un pranzo, no – è molto più di qualche piatto caldo: è uno stare insieme, un parlare, un sentirsi vicini, come una famiglia che si ritrova.
A Cremona, la comunità si riunirà per un incontro presso il Centro pastorale diocesano, dove operatori della carità e volontari si scambieranno testimonianze di vita. Racconti di chi è accanto ai poveri ogni giorno, che vivono di storie fatte di speranza e difficoltà.
A Genova, invece, una lettera aperta – firmata dalla Caritas e da altre realtà locali – è stata rivolta a tutta la città per riflettere sul significato più ampio della giustizia sociale. Una lettera che non usa mezzi termini: l’assenza di diritti è ciò che genera la povertà. Anche qui, la giornata sarà accompagnata da momenti di preghiera, raccolte alimentari e attività di sensibilizzazione.
Roma: la celebrazione con Papa Francesco
A Roma, il momento centrale sarà la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro alle 10 del mattino. Durante questa messa, il Papa benedirà simbolicamente 13 chiavi, simbolo dei 13 Paesi in cui la Famiglia Vincenziana costruirà nuove abitazioni per i poveri grazie al Progetto “13 case”. Siria, Haiti, Ucraina: sono alcuni dei Paesi in cui queste nuove case vedranno la luce e la Siria sarà direttamente sostenuta dalla Santa Sede come gesto di carità per l’Anno Santo.
Al termine della celebrazione, il Papa pranzerà con 1.300 poveri in Aula Paolo VI. Un momento conviviale che è diventato una tradizione, organizzato dal Dicastero per il Servizio della Carità con il supporto della Croce Rossa Italiana. La musica della Fanfara Nazionale della Croce Rossa accompagnerà l’evento, portando un po’ di gioia in un contesto che spesso è segnato dalle difficoltà.
Le chiavi benedette: un simbolo di speranza
Parliamo per un attimo delle chiavi che il Papa benedirà. Sono più di un semplice gesto simbolico: rappresentano l’impegno della Chiesa a garantire un futuro dignitoso a chi vive nella precarietà. Il Progetto “13 case” ha un obiettivo semplice ma essenziale: offrire un tetto a chi non ce l’ha, specialmente in quei Paesi che sono stati colpiti da conflitti o crisi economiche devastanti. Un gesto piccolo, forse, nel contesto delle grandi necessità mondiali, ma di un valore enorme per chi riceve quella chiave.
Il rapporto della Caritas sulla povertà in Italia: uno spaccato doloroso ma necessario
In occasione della Giornata Mondiale dei Poveri, la Caritas Italiana ha tirato fuori il suo rapporto annuale sulla povertà e sull’esclusione sociale. Un documento che non ti lascia indifferente, non può farlo: i numeri sono lì, crudi, senza filtri. Sono drammatici. La povertà continua a colpire forte, soprattutto le famiglie con bambini, gli anziani soli, gli immigrati.
Il costo della vita che sale, i lavori precari che non danno sicurezza, le opportunità che mancano. Tutto questo ha creato una tempesta perfetta, una spirale che sta risucchiando sempre più persone nella povertà. Non possiamo chiudere gli occhi. Non possiamo far finta di niente. Questo rapporto della Caritas è un grido, un appello diretto a tutti: alle istituzioni, certo, ma anche a noi come società. “Servono politiche di sostegno vere, concrete, e una cultura della solidarietà“, ci dice. E come dargli torto?
Riflessione e azione: cosa possiamo fare noi?
La Giornata Mondiale dei Poveri, alla fine, è proprio questo: un invito. Un invito a fare qualcosa, non solo a pensarci. Non è solo un giorno da segnare sul calendario ma è molto di più. È un impegno che deve entrare nelle nostre vite, tutti i giorni. Le parole di Papa Francesco suonano come un avvertimento, forte e chiaro: “Non possiamo restare indifferenti di fronte alla sofferenza di chi ci sta accanto. La povertà è una ferita aperta, tocca tutti noi, e richiede una risposta collettiva, fatta di amore, compassione, giustizia”.
Non possiamo far finta di niente, mettere un velo davanti agli occhi. Questo non è solo un problema delle istituzioni, della Chiesa, ma di ognuno di noi, ogni singolo giorno, nel nostro piccolo. Sono i gesti semplici a fare la differenza: dare una mano al vicino, dedicare un po’ del nostro tempo, condividere quello che abbiamo. Perché la povertà non è una condanna scritta nel destino, è qualcosa che possiamo combattere, insieme, un passo alla volta.
Guardando al futuro con speranza
Le sfide che abbiamo davanti sono enormi e questo lo sappiamo tutti. La povertà non la risolvi con una magia o con una giornata di buoni propositi. Ci vuole un cambiamento profondo, vero, e ci vuole impegno, ogni giorno. Non è facile, certo. Ma la Giornata Mondiale dei Poveri è proprio quel momento in cui fermarsi e ricordarci perché non dobbiamo mollare, perché questo impegno conta. Per ritrovarci e ricaricare le energie.
È un invito a guardarci negli occhi e vedere, negli altri, qualcuno che merita la nostra empatia, il nostro rispetto. In un mondo che sembra fatto solo di muri, di divisioni, di ingiustizie, tocca a noi fare qualcosa. Tocca a noi costruire ponti, allungare una mano a chi sta in difficoltà, provare a essere parte della soluzione e non del problema.
Quindi, questo 17 novembre, non lasciamo che la Giornata Mondiale dei Poveri resti solo una data sul calendario. Facciamola diventare un punto di partenza, un’occasione per fare qualcosa di concreto, per fare la differenza. Alla fine dei conti, siamo tutti chiamati a far parte di una comunità che non lascia indietro nessuno. Nessuno. E questo, più di ogni altra cosa, è quello che conta davvero.
Attualità
Re Carlo III compie 76 anni: un compleanno...
Il 76º compleanno di Re Carlo III? Beh, tutto fuorché una festa pomposa e piena di sfarzo. Siamo il 14 novembre 2024, e Carlo ha deciso di celebrare in modo semplice, vero, dedicandosi a quello che gli sta più a cuore da sempre: aiutare gli altri, essere lì per chi ha bisogno, e portare un po’ di speranza. Niente parate, niente lustrini. Solo gesti concreti, fatti di cuore, per chi ne ha davvero bisogno. E sapete cosa? È proprio questo che amiamo di lui: quella sua responsabilità genuina, che non si ferma mai, che non si stanca mai.
Una giornata lontana dai riflettori
Ciò che differenzia Carlo III dagli altri membri della famiglia reale è proprio questa sua capacità di trasformare anche momenti personali in gesti simbolici di grande impatto sociale. Nessuna sorpresa quindi se, per il suo compleanno, ha deciso di concentrarsi su chi è meno fortunato, anziché su feste e celebrazioni mondane. Tradizionalmente, il compleanno ufficiale di un sovrano viene festeggiato in estate con la nota parata Trooping the Colour – una tradizione che va avanti da secoli. Ma quest’anno, il vero spirito della celebrazione è stato rappresentato dalle azioni di Carlo il 14 novembre.
Lontano dai riflettori, lontano da tutto quel glamour delle cerimonie ufficiali, il Re ha voluto fare di questo giorno un momento speciale per fare davvero la differenza. Ha inaugurato due nuovi centri di distribuzione alimentare – uno a Londra e uno nel Merseyside – nell’ambito del Coronation Food Project, quel progetto che aveva lanciato proprio lo scorso anno, durante l’incoronazione, per combattere la povertà alimentare e lo spreco di cibo. Ed eccolo qui, ancora, con la stessa determinazione. Non si è fermato e non si fermerà: questa è una delle sue battaglie più vere, più sentite. C’è il cuore di Carlo in tutto questo, e si vede.
Combattere la povertà alimentare: un obiettivo di tutti noi
Questi nuovi centri? Non sono solo posti dove chi è in difficoltà può trovare un pasto caldo. No, c’è molto di più. Vogliono anche insegnarci come gestire meglio le nostre risorse, come evitare lo spreco. Carlo ci ha messo anima e cuore in questa sfida, e si vede. “Non c’è nulla di più importante che garantire che ogni persona abbia il cibo di cui ha bisogno“, ha detto con la sua voce calma, ma che non lascia dubbi. “In un’epoca in cui lo spreco è così diffuso, dobbiamo davvero trovare modi per aiutare i nostri vicini e creare comunità più forti.” E come non essere d’accordo?
Una famiglia che si stringe
Nonostante Carlo volesse mantenere un basso profilo per il suo compleanno, la famiglia reale non ha dimenticato di celebrare questo giorno. William e Kate, per esempio, hanno deciso di condividere un messaggio dolce e tenero sui social, accompagnato da una foto informale del re scattata durante il suo recente viaggio alle Isole Samoa. Con una corona di fiori intorno al collo e quel sorriso che sembra dire “sono a mio agio, sono felice“, Carlo ci appare genuino, rilassato, più umano che mai. Anche Harry, nonostante il suo solito modo riservato di fare, ha mandato un messaggio di auguri dalla sua casa in California. Un piccolo gesto, ma di grande importanza, che ci ricorda una cosa: nonostante tutto, i legami familiari sono ancora lì, solidi. E forse, è proprio questo che conta di più.
Un anno complicato, ma con la testa alta
Il 2024… che anno, ragazzi. Difficile, difficile sul serio per Re Carlo e tutta la famiglia reale. Carlo e Kate hanno affrontato una diagnosi di cancro, tutti e due. Una notizia che ha scosso il Regno Unito, che ha fatto tremare tutti. Ma sapete cosa è successo? La gente si è stretta attorno a loro, li ha sostenuti. Perché sì, il dolore può dividere, ma spesso unisce. E William, in un’intervista recente, ha detto senza mezzi termini che “questo è stato probabilmente l’anno più duro della mia vita“. Ecco, è una frase che racconta tutta la fragilità di una famiglia che, anche sotto i riflettori, resta fatta di persone vere. Con paure, difficoltà, momenti bui. Ma nonostante tutto, loro, non mollano mai.
Carlo, in particolare, non si è mai fermato. Sempre lì, sempre con la testa alta. La sua dedizione ai doveri, incrollabile, nonostante il dolore, le difficoltà, tutto. La sua resilienza è diventata una fonte di ispirazione per tanti. Ci ha mostrato che, anche quando la vita ci colpisce forte, possiamo comunque andare avanti. Possiamo ancora fare del bene, restare fedeli a chi siamo, al nostro ruolo. Ed è questa forza che rende Carlo un simbolo di stabilità, di speranza, per molti britannici.
Un impegno che dura da una vita
Sapete qual è una delle cose che la gente ammira di più di Carlo? Il fatto che lui ci creda davvero. E non da ieri, ma da anni e anni. Il suo impegno per l’ambiente, per le cause sociali… è lì da sempre. Ben prima che parole come “sostenibilità” e “cambiamento climatico” diventassero sulla bocca di tutti. Lui ci credeva, ci metteva la faccia, e ci metteva l’anima. E continua a farlo. Quando ha parlato al centro di distribuzione alimentare, l’ha detto chiaro e tondo: “Non possiamo affrontare il cambiamento climatico senza pensare a chi è più vulnerabile.” Le sue parole non sono solo slogan. “Le soluzioni devono includere tutti, migliorare la vita di tutti, non solo di pochi.” Questo è Carlo, non c’è finzione. Lui agisce, promuove progetti, è lì in prima persona. Il Coronation Food Project? Solo l’ultimo esempio di questo suo modo di fare: concreto, altruista. Lui non parla solo, lui fa. Carlo agisce, promuove progetti, si spende in prima persona.
Un compleanno pieno di speranza, ma vero, umano
E la giornata? Beh, si è conclusa con qualcosa di molto più intimo. Un ricevimento a Buckingham Palace, niente di sfarzoso, solo un momento di pace. Carlo, finalmente, ha potuto rilassarsi un po’ e passare del tempo con le persone che ama. Tra gli invitati c’erano anche rappresentanti delle organizzazioni benefiche che sostiene. Un bel gesto, no? Un segnale forte di quanto tenga a stare vicino a chi ha bisogno, a chi lotta ogni giorno. Perché la visione di Carlo non si ferma al qui e ora. No, lui guarda avanti, sempre, con quel desiderio di lasciare qualcosa di bello e importante per chi verrà dopo. Un’eredità di speranza, di solidarietà.
E per tanti britannici, questo compleanno è stato un momento per fermarsi a pensare ai valori che Carlo rappresenta. Solidarietà, resilienza, speranza. Nonostante le difficoltà, sia personali che professionali, Carlo ha continuato a lavorare per migliorare la vita degli altri. E lo fa con quella convinzione profonda che solo l’unione e la compassione possono fare davvero la differenza. Che ne dite? Forse ha proprio ragione.
Questo 76° compleanno di Re Carlo III non è stato solo un promemoria della sua vita e del suo percorso. No, è stato un promemoria del suo impegno instancabile per il popolo britannico e per il pianeta. Una visione che non si limita alle parole ma che guarda lontano, verso un futuro in cui tutte le sfide, per quanto dure, possono essere affrontate insieme. E dopo tutto quello che ha passato quest’anno, il messaggio è chiaro: c’è sempre speranza, sempre. E c’è sempre una possibilità di fare del bene, anche quando tutto sembra difficile.
Attualità
“Women for Women against Violence – Camomilla Award”:...
L’Auditorium del centro RAI di Napoli ha ospitato la registrazione televisiva della IX edizione dell’evento: “Women for Women against Violence – Camomilla Award”, una kermesse straordinaria e unica dedicata ai due killer delle donne, la violenza di genere e il tumore al seno, che è stata presentata, in maniera brillante e competente, da Arianna Ciampoli e Beppe Convertini per la regia di Antonio Centomani la cui messa in onda è prevista a gennaio 2024 in seconda serata su Rai Due.
Quasi sempre si parla di chi muore e non ce la fa, Women for Women, invece, ideato, prodotto e organizzato da Donatella Gimigliano, Presidente dell’Associazione Consorzio Umanitas, che ne è anche l’autrice con Fabrizio Silvestri e Cristina Monaco, patrocinato dal Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Cultura, CUG del MIC, Unicef, Croce Rossa Italiana e LILT (Lega Italiana Lotta contro i Tumori), vuole dare voce alla forza delle donne che non smettono mai di combattere e che vincono ogni giorno. Un evento pensato anche per ricordare che ogni anno in Italia oltre 100 donne vengono uccise da uomini che, quasi sempre, sostengono di amarle, e per ricordare, inoltre, che il tumore al seno, nel nostro Paese, è il big killer più letale e più frequente del genere femminile e principale causa di mortalità oncologica (12 mila all’anno).
Un approdo per la prima volta a Napoli alla luce del fatto che, nonostante la regione sia fortemente impegnata e abbia posto in essere importanti provvedimenti, secondo un report dell’Istat, la Campania, dopo Lombardia e Lazio, è terza nella classifica italiana del maggior numero di denunce ai centri antiviolenza, questo significa che ogni giorno tre donne chiedono aiuto. Non solo, è tra le regioni che pagano il più alto tributo di sangue, solo nel 2023 ben otto omicidi, sangue che si aggiunge a dolore, se si pensa ai 72 orfani campani di femminicidio. Di contro, alla luce dei 4.000 nuovi casi di carcinoma della mammella che vengono stimati ogni anno, può vantare un esemplare punto di riferimento in eccellenza nella Breast Unit dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II.
Ha aperto la serata, che ha visto la collaborazione anche della giornalista Cinzia Profita, il fenomeno emergente della scena musicale napoletana amatissima sui social, la giovane cantante STE con il brano “T’aggiu vuluto bene”, accompagnata da due straordinari dancer di fama internazionale: Antonio Fini & Abby Silva Gavezzoli. Le luci dei riflettori si sono accese poi per ascoltare, tre toccanti monologhi, il racconto di Rosanna Banfi dal titolo “Io ballo per la vita”, la testimonianza di Nicolò Maja, giovane orfano del femminicidio da più di un anno supportato dall’associazione che si è chiesto: “Come posso perdonarti papà?”, dedicato all’autore della strage della sua famiglia di cui lui è l’unico sopravvissuto, che ha festeggiato il suo nuovo lavoro nell’azienda Leonardo e ha premiato con il camomilla Award il manager Antonio Liotti (Chief People & Organization Officer Leonardo Spa), sorpresa per il giovane da parte di Claudia Gerini che gli ha inviato un affettuoso messaggio augurale a sorpresa, a seguire ancora la storia di Nadia Accetti “Dal tunnel della violenza all’amore per la vita”, una combattente che ha trasformato il dolore di una violenza, e i gravi disturbi alimentari che le ha causato, in forza e resilienza e voglia di aiutare gli altri.
La kermesse ha ospitato anche due donne già raccontate nelle precedenti edizioni che hanno ricevuto un bellissimo viaggio rivelato sul palco da Leonardo Massa, Vice President Southern Europe della Divisione Crociere del Gruppo MSC, Valentina Pitzalis, data alle fiamme dal suo ex marito e rimasta gravemente sfigurata, attivamente impegnata nella sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, la stilista Antonietta Tuccillo, che sta combattendo un tumore ovarico di alto grado, e che ha presentato la sua nuova creatura dedicata all’award della kermesse, l’abito “Camomilla”, indossato dalla bellissima modella e influencer Ilaria Capponi, che ha ricevuto anche il riconoscimento “Women for Women Social” nato alla luce di una sempre frequente aggressività verbale nei social network che si trasforma in una vera e propria fenomenologia di azioni violente e discriminatorie, per il suo attivismo contro il body shaming.
Una emozionante sorpresa anche per Carla Caiazzo, vittima di violenza e Presidente dell’Associazione “Io rido ancora” che ha ricevuto un gioiello da una omonima donatrice.
Hanno ricevuto il “Camomilla Award”, scultura realizzata dal maestro orafo Michele Affidato che si ispira alla virtù terapeutiche del fiore della pianta che aiuta le piante malate a guarire, Carmela Pace, Presidente dell’Unicef, Rosario Valastro, Presidente Croce Rossa Italiana, lo Chef Gennaro Esposito, Simona Sala, Direttrice Rai Radio 2, il giornalista Giuseppe Brindisi, al timone del programma Mediaset “Zona Bianca”, il regista Giuseppe Nuzzo (per il corto e testimonianza di Cristina Donadio “La scelta”), la conduttrice tv Emanuela Folliero, l’attivista, scrittrice e opinionista Vladimir Luxuria, la fotografa Tiziana Luxardo, firma di “Women for Women against Violence – la Mostra” che sarà itinerante in Italia e all’estero in occasione del decennale dell’evento, la kosovara Adelina Trshana studentessa della World House di Rondine – Cittadella della Pace, che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di conflitti armati o post-conflitti.
Special guests gli esilaranti Gemelli di Guidonia che hanno entusiasmato il pubblico con performance tratte dal loro spettacolo “Intelligenza musicale” fatto di musica, parodie, monologhi, la violinista elettrica dall’archetto luminoso Elsa Martignoni, i Maestri Flautisti Giuseppe Mario Finocchiaro e Camilla Refice, le pianiste Scilla Lenzi e Cristina Donnini.
Tra le personalità presenti alla kermesse Francesco Schittulli (Presidente Lega Italiana Lotta contro i Tumori), Carolina Marconi con le Dancers for Oncology di Carolyn Smith, Maria Rita Grieco, Vicedirettrice Tg1, Emanuela Ferrante, assessore allo Sport e Pari Opportunità del Comune di Napoli, Patrizio Rispo con una nutrita rappresentanza di attori del cast di Un Posto al Sole, Alessandra Positano, Marketing Manager Carpisa.