Politica, Follini: “Alternativa tra gli uni e gli altri scontro civiltà”
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"La crisi della politica dei nostri giorni sta come nascosta dentro l’involucro di un dato di costume che è stato portato alla nostra attenzione da un recente editoriale di Lucio Caracciolo. Il quale ci ha rivelato che negli Stati Uniti il 94 per cento dei matrimoni avviene per così dire tra consanguinei politici (un repubblicano che sposa una repubblicana, un democratico che sposa una democratica). Mentre solo il 6 per cento delle coppie attraversano quella linea di confine scompaginando la rigidità delle ortodossie politico-familiari che ora vanno tanto di moda. Novelli Montecchi e Capuleti privi di uno Shakespeare che li racconti e li immortali.
E’ un dato che svela il punto limite a cui siamo arrivati. E cioè il fatto che le due metà dello spettro politico che si dividono il favore degli elettori non sono più i piatti di una bilancia del consenso che sale e scende lungo i virtuosi percorsi dell’alternanza. Sono diventate piuttosto due tribù, due sette, due mondi tra cui non c’è più niente in comune (e niente in mezzo). Così che l’alternativa tra gli uni e gli altri diventa ormai questione di vita o di morte, un vero e proprio scontro di civiltà. Mettendo a rischio a lungo andare la reciproca convivenza.
La questione non riguarda solo gli americani. Evidenzia piuttosto una tendenza che sta prendendo corpo un po’ dappertutto. E che denuncia la profondità della crisi che attanaglia le nostre democrazie. Crisi che non viene certo risolta dall’appello che si leva di tanto in tanto per recuperare un po’ di quel galateo istituzionale che appare così suggestivo guardando indietro nel tempo ma che suona ai nostri giorni come un’ipocrisia di cui nessuno vuole essere riconosciuto colpevole.
Ora, il ricordo di un passato edulcorato che di tanto in tanto viene evocato non andrebbe preso per oro colato. E’ vero, per quanto ci riguarda più da vicino, che democristiani e comunisti si parlavano all’epoca con un certo reciproco riguardo. E che perfino Berlinguer e Almirante di tanto in tanto si scambiavano qualche privata opinione. Ma la durezza di certi contrasti di allora c’era tutta, e non merita di essere archiviata in nome della retorica dei bei tempi andati.
Quello che fa differenza, semmai, è il fatto che all’epoca ogni leader si sforzava di parlare -anche- agli elettori dei suoi avversari. E che per risultare efficace in questo tentativo doveva evitare con cura ogni forma di eccessiva demonizzazione. Poteva essere sferzante con i propri antagonisti. Ma nello stesso tempo doveva dedicare ai loro argomenti e alle loro storie quella sorta di rispettosa attenzione che finiva inevitabilmente per addolcire le controversie dell’epoca. Se si fossero eretti muri di confine invalicabili non li avrebbero valicati neppure gli elettori. Così, l’asprezza dei contrasti tra i partiti di allora finiva paradossalmente per stemperarsi anche nel bel mezzo di campagne elettorali apparentemente cruente.
E’ qui che balza all’occhio la differenza con i nostri ultimi tempi. Infatti, quel tentativo di conquista dell’elettorato altrui ha lasciato ora il posto a una tecnica elettorale e propagandistica quasi capovolta. Nessuno tenta più di convincere gli elettori altrui. Ognuno si premura solo e soltanto di mobilitare gli elettori propri. E così adopera tutti (e solo) gli argomenti che scaldano il cuore dei propri tifosi avendo rinunciato in partenza a qualunque parola d’ordine che possa risultare convincente agli occhi dei tifosi della squadra avversaria.
Di questo passo, un passo dopo l’altro (e un eccesso dopo l’altro), si può arrivare così perfino alla monogamia politica degli sposalizi americani. Approdo al quale dalle nostre parti a quanto pare non siamo ancora giunti. Ma verso cui ci andiamo pericolosamente avvicinando a dispetto di quella sorta di buonsenso nazionale che più di una volta ci ha protetto dai nostri stessi eccessi. Dovesse finire così, ci troveremmo a quel punto quasi a rimpiangere la assai discutibile prassi del trasformismo d’una volta.
(di Marco Follini)
Politica
Decreto flussi, Anm: “Irrazionale togliere competenze...
Presidente Santalucia: "Con un colpo di penna si vorrebbe stravolgere l'ordinario assetto delle competenze"
“Il contesto che genera inquietudine si è da ultimo arricchito della proposizione di un emendamento in sede di conversione del decreto-legge sui flussi migratori e sulla protezione internazionale, diretto a spogliare le sezioni specializzate ‘immigrazione’ dei Tribunali della competenza sulla convalida dei trattenimenti, con soave e sorprendente indifferenza per le ragioni dell’organizzazione giudiziaria”. Lo afferma il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Giuseppe Santalucia intervenuto al Comitato direttivo centrale dell’associazione.
“Così, con un colpo di penna si vorrebbe stravolgere l’ordinario assetto delle competenze e la Corte di appello, già gravata da importanti carichi di lavoro che ci hanno fatto dubitare della possibilità di centrare gli ambiziosi obiettivi del Pnrr, dovrebbe occuparsi delle procedure di convalida, se non ho letto male con le sue sezioni penali”, continua. “È assai difficile rinvenire un principio di razionalità in questo stravolgimento dell’ordine delle competenze - prosegue - si percepisce piuttosto la voglia di rappresentare nel modo più plateale, appunto: con la sottrazione di giurisdizione, la sfiducia in quei giudici, muovendo dalla fantasiosa convinzione che i magistrati comunisti si siano collocati proditoriamente nelle sezioni specializzate ‘immigrazione’ dei Tribunali per attuare il sabotaggio delle politiche governative”.
“Nell’impossibilità di degiurisdizionalizzare le procedure di convalida dei trattenimenti dei richiedenti asilo, si vorrebbe svilire il senso della specializzazione, si vorrebbe sostituire il giudice perché le sue pronunce non sono state gradite”, conclude Santalucia.
"Il Parlamento è sovrano, ed è il luogo in cui saranno fatte tutte le valutazioni. E quindi il Parlamento saprà adottare quelle che sono le decisioni che riterrà più opportune", dice il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, al Tg1.
"Prendiamo atto dell'opinione dell'Anm, che ha il diritto di esprimerla", commenta all'Adnkronos Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato.
All'attacco la Lega in una nota: "Nonostante l’ennesimo magistrato in piazza contro il governo, questa volta per contestare il Ponte sullo Stretto come fa Rifondazione comunista, dall’Anm arrivano altre dichiarazioni grottesche. Il clima non cambia: è ancora quello testimoniato dalla famosa telefonata dell’allora presidente Anm, Palamara, secondo il quale 'Salvini ha ragione ma va attaccato'. Gli italiani pagano i magistrati per fare giustizia in tempi rapidi, non per fare politica e polemica tutti i giorni".
Politica
G20, Meloni a Rio per summit: dichiarazione finale in salita
La premier interverrà a sessioni di lavoro su lotta alla povertà e transizione green
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in viaggio verso il Brasile per prendere parte al vertice G20, ha effettuato uno scalo tecnico a Capo Verde. La premier è stata accolta dal ministro del Turismo e dei Trasporti di Capo Verde, Carlos Santos, con cui ha avuto un colloquio nel corso del quale ha discusso di temi di comune interesse, a cominciare dal possibile contributo della comunità italiana al turismo dell’arcipelago, dove risiedono circa 700 connazionali.
Meloni a Rio per summit, dichiarazione finale in salita
“Faremo un grande G20 nella città meravigliosa". Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, già arrivato a Rio De Janeiro, cerca di lasciarsi alle spalle l’attacco a Piazza dei Tre poteri di mercoledì scorso e guarda con fiducia al summit che prenderà il via da lunedì 18, tra imponenti misure di sicurezza rese ancor più stringenti dopo l’attentato di Brasilia. Al vertice, l’ultimo per Joe Biden da Presidente degli States e con l’ombra di Donald Trump che già incombe, parteciperanno i leader dei paesi membri del G20 -la premier Giorgia Meloni dovrebbe arrivare nella notte- insieme ai rappresentanti dell'Unione africana e dell'Unione europea. Tradotto in numeri, nella città carioca la ‘due giorni’ di summit vedrà al Museo d’Arte Moderna i leader che rappresentano l'85% del Pil mondiale e il 75% del commercio planetario.
Insieme per “Costruire un mondo equo e un pianeta sostenibile”, l’ambizioso slogan scelto dalla presidenza brasiliana che punta le sue fiches sui temi dell’Inclusione sociale, della riforma delle istituzioni internazionali in chiave più solidale e inclusiva, sulla transizione green e la sicurezza alimentare nel mondo. Tra le iniziative della presidenza brasiliana c’è infatti il lancio dell’Alleanza globale contro la Fame e la Povertà, per raccogliere e mettere a disposizione risorse, capacità tecniche e migliori prassi. Secondo i dati della Banca Mondiale, infatti, 700 milioni di persone, la metà delle quali bambini, vivono in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di 2,15 dollari al giorno: un livello di reddito che non basta neanche a garantire il cibo necessario per una dieta sufficiente e l’acqua potabile.
Intanto prosegue, alla vigilia del Vertice, il negoziato sulla Dichiarazione finale del G20, con l’obiettivo di raggiungere un linguaggio condiviso sulla guerra in Ucraina e al conflitto in Medio Oriente. Come anche su altri punti in agenda: sicurezza alimentare, debito e tassazione internazionale, clima ed energia, empowerment femminile e intelligenza artificiale.
La partita è ancora aperta e gli sherpa al lavoro, con divergenze da superare su diversi fronti, mentre dal G7, su impulso della presidenza italiana, arriva un rinnovato sostegno a Kiev a mille giorni dall’inizio dalla guerra: “La Russia resta l’unico ostacolo ad una pace giusta e duratura”, scrivono i 7 leader nella dichiarazione finale, giunta all’indomani della telefonata tra il Presidente russo Vladimir Putin e il Cancelliere tedesco Olaf Scholtz.
L’agenda del Vertice G20, che per la Russia vedrà presente il ministro degli Esteri Sergei Lavrov - Putin ha declinato, dicendo di non voler "rovinare" i lavori, e del resto era stato assente anche a Bali e Nuova Delhi - prevede tre sessioni dedicate ai seguenti temi: Lotta alla fame e alla povertà (18 novembre); Riforma della governance internazionale (18 novembre); Sviluppo sostenibile e transizione energetica (19 novembre).
Gli interventi della premier
Ogni leader potrà intervenire in due sessioni su tre. La premier interverrà nella prima e nella terza sessione di lavoro, dunque lotta a fame e a povertà; sviluppo sostenibile e transizione energetica. Sarà l’occasione, spiegano fonti italiane, per ricordare anche lo storico impegno dell’Italia per garantire la sicurezza alimentare delle Nazioni più vulnerabili.
Roma ospita, infatti, le tre Agenzie del Polo agroalimentare delle Nazioni Unite (Fao, Pam e Ifad) e la sicurezza alimentare è, “da sempre, una delle direttrici strategiche della politica estera italiana e un'area prioritaria della cooperazione allo sviluppo”. Nel luglio 2023 l’Italia ha ospitato anche il secondo Vertice sui Sistemi Alimentari dell’Onu e la sicurezza alimentare è entrata tra le priorità della Presidenza italiana del G7. Agricoltura e acqua sono anche due delle direttrici di intervento del Piano Mattei per l’Africa, il piano di cooperazione paritaria avviato dal Governo italiano attraverso progetti pilota in diverse Nazioni africane.
La presidente del Consiglio illustrerà anche le iniziative assunte in ambito G7. Tra queste l’Apulia Food System Initiative, lanciata durante il Vertice di Borgo Egnazia e che si pone l’obiettivo di rafforzare la produzione agricola nel Continente africano, sia in termini di quantità che di qualità, e rendere più resilienti i suoi sistemi alimentari.
Oltre a queste iniziative lanciate nel corso della Presidenza del G7, l’Italia ha lavorato anche nell’ambito energetico per lanciare iniziative come Energy for Growth in Africa, per sostenere la produzione e la distribuzione di energia pulita. Sarà infine ricordato l’impegno dell’Italia nella cornice del Piano Mattei per sostenere progetti strategici per l’Africa come il corridoio di Lobito che nel futuro potranno cambiare la vita di milioni di persone. Dopo il vertice, a margine del quale avrà una serie di bilaterali, tra cui quello già fissato con 'il padrone di casa' Lula, Meloni si recherà in Argentina, dove inizierà la sua visita ufficiale a Buenos Aires il 20 novembre. Una missione che cade a pochi giorni dalla partecipazione del presidente argentino Javier Milei alla festa di gala di Donald Trump nella residenza di Mar-a-Lago.
Politica
Cortei, La Russa: “C’è china che riporta a...
Il presidente del Senato: "Fermiamo qualsiasi piccola escalation". Piantedosi: "C'è preoccupazione, abbassiamo i toni". Orlando: "Paragone con anni di piombo non ha né capo né coda"
“Io credo che dalla vicenda di Sergio Ramelli dovremmo trarre un concetto importantissimo, che vorrei che tutti potessero conoscere. Attenzione, stiamo prendendo una china che assomiglia all’inizio di queste vicende”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, intervenendo a Milano alla presentazione del libro ‘Il tempo delle chiavi’, di Nicola Rao.
“Tra le manifestazioni di ieri - ha spiegato La Russa - c’era uno striscione con scritto ‘pagherete tutto, pagherete caro’. Ecco, io vorrei dire ‘abbassiamo i toni’. Lo dico a tutti, abbassiamo i toni. Nel 1969 - ricorda poi il presidente del Senato - passò un corteo di sinistra in piazza San Babila e per la prima volta dei ragazzi avevano in mano dei bastoni. La cosa ci scandalizzò perché fino a quel momento la violenza era fatta di sberle. Cominciava un'escalation, dai bastoni si passò alle chiavi inglesi e poi alle pistole. Fermiamo qualsiasi piccola escalation prima che possa essere troppo tardi”.
“Non dobbiamo arrivare al latte versato - ha ammonito La Russa - fermiamoci prima. Non criminalizziamo inutilmente chi non c’entra, ma sappiamo che anche se dovessero essere una minoranza tra quelli che manifestano, sono le avanguardie delle ‘chiavi’”.
Poi, a margine, ha sottolineato: “Io credo che gli episodi di antisemitismo e di violenza contro la polizia di questi ultimi giorni debbano costituire per tutti, senza distinzione di maggioranza o opposizione, un segnale di allarme. Io l’ho detto più volte, non chiederò mai il divieto di una manifestazione, non foss’altro perché a me ne hanno vietate talmente tante da ragazzo che non me la sentirei, ma credo che il rispetto della convivenza e del modo di protestare anche in maniera aspra, senza violenza, debba essere la base comune. Non ci può e non ci deve essere nessuna tolleranza. È bene farlo subito, da parte di tutti”.
“A tutti - ha ribadito La Russa - dico che c’è bisogno di abbassare i toni e di condannare la violenza perché le parole possono fare male. Mi riferisco alle ‘zecche rosse’ o allo sciopero definito con una terminologia non proprio delle migliori. La cosa peggiore è fare finta di nulla di fronte alle violenze”.
Per il deputato Pd Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, "la condanna dei violenti è sempre dovuta ma il paragone con gli anni di piombo non ha né capo né coda e serve alla destra per preparare altri interventi repressivi".
"Non esiste alcun movimento di massa a sostegno dei violenti come invece purtroppo avvenne allora. Il fatto che risuonino slogan analoghi non significa che ci si trovi di fronte alla stessa situazione. Ci sono pericoli ma non sono gli stessi", aggiunge Orlando sui social. "I paralleli servono per giustificare strumenti 'd’eccezione' come allora. Questo mi pare il punto".
Sul tema è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, al Tg1. "Se guardo all'innalzamento e all'aggressività che si manifesta in queste circostanze sicuramente qualche preoccupazione mi sento di esprimerla - ha affermato - Siamo ormai all'utilizzo anche di artifizi chimici contro le forze dell'ordine. Tutti noi dobbiamo tenere conto anche dell'esperienza del passato e abbassare i toni". Per Piantedosi occorre "considerare che, soprattutto nei confronti dei ragazzi, esasperare i toni potrebbe essere poi foriero di qualche preoccupazione".