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Ucraina, la svolta di Biden: sì a missili Usa contro obiettivi in Russia

La Casa Bianca autorizza attacchi limitati con i missili Atacms

Joe Biden

L'Ucraina potrà colpire obiettivi militari in Russia con missili a lungo raggio Atacms forniti dagli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden ha autorizzato per la prima volta l'utilizzo di missili, come hanno reso noto due funzionari dell'amministrazione Usa, che tra poco più di due mesi sarà sostituita dalla nuova amministrazione do Donald Trump. Il semaforo verde è la risposta al dispiegamento di migliaia di soldati inviati dalla Corea del Nord a sostegno delle forze russe.

I militari di Kim Jong-un, almeno 10mila, sono schierati nel Kursk, la regione russa invasa dall'Ucraina all'inizio di agosto. Gli Atacms sono un sistema di missili guidati supersonici che possono essere caricati con munizioni a grappolo o testate convenzionali e possono raggiunge una gittata di circa 305 chilometri.

L'allentamento delle restrizioni dell'utilizzo degli Atacms finora imposto da Washington a Kiev, per impedire che fossero usati per colpire territorio russo corrisponde ad un significativo cambio di strategia, nel timore che, dopo l'arrivo dei primi 10mila nordcoreani inviati nel Kursk possano arrivare altre unità delle forze speciali di Pyongyang.

La mossa è quindi tesa ad avere effetto deterrente nei confronti di Pyongyang, ha spiegato una delle fonti, e spingere a comprendere che l'inziale dispiegamento è stato un errore "costoso" in termine di perdite. L'iniziale utilizzo di missili a lungo raggio Usa in territorio russa sarà quindi inizialmente concentrato nella regione di Kursk, ma potrebbe poi espandersi, spiegano ancora le fonti.

Finora l'amministrazione Biden si era opposta all'utilizzo di missili a lungo raggio in territorio russo, temendo che questo potesse provocare un'escalation da parte del Cremlino.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Trump e Musk, a tavola patatine e hamburger: Kennedy si...

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Tutti mangiano junk food, anche il segretario alla Salute

Donald Trump, Elon Musk, Donald Trump jr e Robert Kennedy

Donald Trump, Elon Musk, Donald Trump jr e Robert Kennedy jr a pranzo o a cena insieme. Il menù, quando a tavola c'è presidente degli Stati Uniti, è obbligato o quasi: fast food. La foto, pubblicata sui social da Donald Trump jr, evidenzia un dettaglio che viene colto da molti utenti e sottolineato con ironia.

Cheeseburger, patatine, bibite e pollo fritto sono un menù apprezzato da quasi tutti. L'espressione di Robert Kennedy jr, però, è tutta un programma. Il nuovo segretario alla Salute, appena nominato da Trump, nel suo programma ha messo ai primissimi posti l'impegno per l'alimentazione più sana degli americani e il contrasto al junk food, il cibo spazzatura che a lungo andare diventa un fattore di rilievo nel deterioramento delle condizioni di salute della popolazione.

"La sicurezza e la salute di tutti gli americani sono l'elemento più importante per qualsiasi Amministrazione e il Dipartimento della Salute svolgerà un ruolo importante per contribuire a garantire che tutti siano protetti da sostanze chimiche nocive, inquinanti, pesticidi, prodotti farmaceutici e additivi alimentari che hanno contribuito alla devastante crisi sanitaria in questo Paese", le parole di Trump nel comunicato con cui, il 14 novembre, ha annunciato il conferimento dell'incarico a Kennedy.

Il programma non è in linea con la tavola imbandita e immortalata nella foto. Ci pensa Donald Trump jr, con un post, ad assolvere tutti, Kennedy compreso: "Make America Healthy Again starts TOMORROW". "L'America di nuovo sana? Da domani".

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Esteri

G20, Giorgia Meloni a Rio: oggi il bilaterale con Lula

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Si è discusso di un nuovo piano d'azione del partenariato strategico Italia-Brasile per il quinquennio 2025-2030

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Afp)

Bilaterale oggi, domenica 17 novembre, tra il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla vigilia dei lavori del G20. L'incontro al forte di Copacabana a Rio de Janeiro.

I temi al centro dell'incontro

Nell’incontro, riferisce il governo di Brasilia in una nota, si è parlato delle priorità della presidenza brasiliana nel G20. Lula ha invitato la premier Meloni a compiere una nuova visita in Brasile nel prossimo futuro, promuovendo un incontro d'affari tra i due Paesi.

Meloni ha ricordato che in Brasile ci sono 800.000 cittadini italiani e 30 milioni di discendenti di italiani. La premier, riporta sempre il governo brasiliano, ha detto a Lula che le imprese italiane hanno intenzione di investire 40 miliardi di euro in Brasile, da qui la decisione di aggiornare gli accordi di partenariato e di cooperazione economica tra i due Paesi. I due leader hanno parlato anche del tema dell'Enel e della necessità di progredire nel miglioramento del servizio fornito dall'azienda in Brasile, soprattutto, a San Paolo.

E' stata discussa anche l'opportunità di concludere, informa Palazzo Chigi, un "nuovo piano d'azione del partenariato strategico Italia-Brasile per il quinquennio 2025-2030”.

Nel congratularsi per il lavoro portato avanti dalla Presidenza brasiliana, la premier "ha espresso apprezzamento per la sinergia e la continuità assicurata dalle due Presidenze, quella italiana del G7 e quella brasiliana del G20, sancita dalla condivisione delle priorità tematiche affrontate, a partire da sviluppo, transizione energetica e sicurezza alimentare".

"Sul piano bilaterale, è stata manifestata la comune volontà di continuare a lavorare per rafforzare il partenariato tra Roma e Brasilia, individuando i settori prioritari sui quali focalizzare l’attenzione, a partire da quello economico-commerciale, avvalendosi anche della collaborazione della storica presenza della numerosa Comunità italiana in Brasile. In questo ambito, sono state messe in luce le importanti opportunità nei settori dell’energia e dello sviluppo infrastrutturale", informa ancora Palazzo Chigi.

“L'Italia è uno dei principali partner commerciali del Brasile in Europa e l'incontro rafforza i legami storici e culturali tra le due nazioni”, si legge sull’account del governo brasiliano.

Lula: "Meloni torni presto in Brasile, espandiamo gli scambi commerciali"

"Ho ricevuto il Primo Ministro italiano, Giorgia Meloni a Rio de Janeiro, per un incontro prima del vertice del G20, che segna il suo primo viaggio in Sud America" scrive su X il presidente brasiliano, postando una foto dell’incontro di oggi. "Ricordiamo la grande comunità italiana che vive in Brasile e i legami economici e culturali tra i nostri popoli. Ho invitato la Meloni a visitare nuovamente il Brasile per espandere i nostri investimenti e gli scambi commerciali”.

La visita privata a Rio con la figlia Ginevra

Dopo il bilaterale la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lasciato l'hotel, dove alloggia a Rio de Janeiro, per una visita privata alla città insieme alla figlia Ginevra. Tra le tappe, a quanto si apprende, anche una visita al Cristo Redentore.

L'agenda di domani

Dopo l’incontro di oggi con il 'padrone di casa', domani, tra i bilaterali già fissati dalla premier Meloni a margine del G20 a Rio de Janeiro, figurano quelli con il primo ministro indiano Narendra Modi e il premier canadese Justin Trudeau, per un ideale passaggio di consegne della presidenza del G7.

In agenda, inoltre, l'incontro con il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, focus sul piano Mattei, e con il presidente della Banca Mondiale Ajay Banga. Fonti diplomatiche italiane non escludono inoltre che altri possibili bilaterali potrebbero essere definiti nelle prossime ore.

Dichiarazione finale in salita

Il summit, l'ultimo per Joe Biden da Presidente degli States e con l'ombra di Donald Trump che già incombe, prenderà il via domani tra imponenti misure di sicurezza rese ancor più stringenti, dopo l'attentato di Brasilia. Parteciperanno i leader dei paesi membri del G20 insieme ai rappresentanti dell'Unione africana e dell'Unione europea. Tradotto in numeri, nella città carioca la 'due giorni' di summit vedrà al Museo d'Arte Moderna i leader che rappresentano l'85% del Pil mondiale e il 75% del commercio planetario.

Insieme per 'Costruire un mondo equo e un pianeta sostenibile', l'ambizioso slogan scelto dalla presidenza brasiliana che punta le sue fiches sui temi dell'inclusione sociale, della riforma delle istituzioni internazionali in chiave più solidale, sulla transizione green e la sicurezza alimentare nel mondo. Tra le iniziative della presidenza brasiliana c'è infatti il lancio dell'Alleanza globale contro la fame e la povertà, per raccogliere e mettere a disposizione risorse, capacità tecniche e migliori prassi. Secondo i dati della Banca Mondiale, infatti, 700 milioni di persone, la metà delle quali bambini, vivono in condizioni di povertà estrema, cioè con meno di 2,15 dollari al giorno: un livello di reddito che non basta neanche a garantire il cibo necessario per una dieta sufficiente e l'acqua potabile.

Intanto prosegue, alla vigilia del Vertice, il negoziato sulla Dichiarazione finale del G20, con l’obiettivo di raggiungere un linguaggio condiviso sulla guerra in Ucraina e al conflitto in Medio Oriente. Come anche su altri punti in agenda: sicurezza alimentare, debito e tassazione internazionale, clima ed energia, empowerment femminile e intelligenza artificiale.

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Esteri

Israele, razzo di segnalazione contro casa Netanyahu:...

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Ben Gvir: "Oltrepassata un'altra linea rossa". Hezbollah ha in parte respinto proposta accordo Usa, Idf intensifica raid

Benjamin Netanyahu (Fotogramma/Ipa)

Un razzo di segnalazione è stato lanciato questa sera contro l'abitazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Cesarea ed è caduto nel cortile. Né il premier né nessuno dei familiari di Netanyahu si trovava in casa al momento dell'incidente. La polizia israeliana e l'agenzia per la sicurezza interna Shin Bet hanno aperto un'indagine.

''L'incitamento contro il primo ministro Benjamin Netanyahu oltrepassa ogni confine. Lanciare un razzo di segnalazione contro la sua casa significa oltrepassare un'altra linea rossa: oggi è una bomba luminosa, domani è fuoco vivo'', ha scritto su X il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. ''L'incitamento contro Netanyahu e la sua famiglia deve cessare. Mi aspetto che lo Shin Bet e la polizia raggiungano presto i sospettati che hanno commesso questo atto'', ha aggiunto.

Hezbollah: colpite 5 basi militari Idf vicino ad Haifa

Gli Hezbollah hanno affermato di aver preso di mira cinque basi militari delle Idf a nord e vicino ad Haifa, in Israele. In precedenza l'esercito israeliano aveva dichiarato che due persone sono rimaste ferite dopo che un attacco missilistico ha colpito una sinagoga ad Haifa.

In una nota di Hezbollah si legge che i combattenti hanno preso di mira una "base tecnica", la "base navale di Haifa", la base navale Stella Maris e altre due basi vicino ad Haifa, una delle quali ospita "una stazione di servizio dell'esercito nemico israeliano". L'attacco è stato condotto con simultanei "lanci di missili", ha affermato il gruppo.

Hezbollah ha in parte respinto proposta accordo Usa, Idf intensifica raid

Gli attacchi israeliani degli ultimi giorni contro obiettivi di Hezbollah in Libano sono stati decisi da Netanyahu e dal nuovo ministro della Difesa Israel Katz all'inizio della settimana per dimostrare ad Hezbollah che Israele continuerà la sua campagna se il gruppo non accetterà un piano di cessate il fuoco mediato dall'inviato statunitense Amos Hochstein. Lo riporta Channel 12. Hochstein starebbe valutando un ritorno nella regione a metà settimana, ma non finché non sarà chiaro che può concludere l'affare.

In Libano c'è tuttavia pessimismo sulle prospettive di un cessate il fuoco perché almeno due clausole di un piano di 13 punti sono giudicate inaccettabili per Hezbollah. Si tratta della clausola che dà a Israele il "diritto all'autodifesa", ovvero libertà di azione in Libano, e la clausola relativa alla supervisione dell'accordo. Channel 12 afferma che 1,6 milioni di libanesi sono stati sfollati fino ad oggi a causa della guerra, contro i circa 60mila israeliani nel nord di Israele.

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