Alma Manera si difende: “Il mio primo contratto in Rai risale al 2001”
La conduttrice sottolinea la sua professionalità dopo le accuse che la conduzione del programma 'La notte di Radiouno' sia dovuta al legame sentimentale con il direttore di Rai News
Alma Manera non ci sta. E in un'intervista all'Adnkronos si toglie qualche sassolino dalla scarpa dopo le polemiche, le accuse, le allusioni, anche da parte del sindacato dei giornalisti, sul fatto che la sua conduzione del programma di Radio Rai 'La notte di Radiouno' (in onda dall'1.30 alle 3) sia dovuta al suo legame sentimentale con il direttore di RaiNews24, Paolo Petrecca: "Mi viene da sorridere. Come se fosse uscito fuori che condurrò Sanremo! Io lavoro con la Rai dal 2001, la mia attività fin da bambina è fare musica o parlare di musica. E il programma di Radio1 nasce prima della mia storia con Paolo. Il resto è puro chiacchiericcio e trovo ingiusto che si strumentalizzi una storia d'amore, perché di questo si tratta". "Non sono Atena nata dalla testa di Zeus, - scandisce - non sono la partenogenesi del mio fidanzato. E per citare Socrate, tra commettere un'ingiustizia o subirla, sceglierei sempre di subirla".
"A febbraio scorso - racconta - molto tempo prima di iniziare la mia storia con Paolo, ho proposto un’idea di format per il palinsesto notturno. Dopodiché sono passati diversi mesi e alla fine sono stata contattata". Manera sottolinea anche la sua esperienza e la sua competenza nel settore: "Il mio primo contratto in Rai risale al 2001. Dopodiché ho avuto nel tempo un rapporto continuativo con l'azienda". Per questo la conduttrice respinge le insinuazioni di favoritismo. "I miei ingaggi dipendono da me, Paolo è una persona che, quando può, valorizza il talento degli altri. Ma, nel mio caso, coincidenza vuole che non c'entri nulla. E questa cosa io desidero affermarla con forza e dignità".
Il clamore di questi giorni è nato da un 'flash' di Dagospia: "Perdono chi ha fatto quel flash, ma credo che forse sarebbe meglio che si occupasse di cose concrete non di polemiche surreali". In questo caso, aggiunge, "non parliamo di contratti milionari, stiamo parlando di un lavoro dignitoso. Questa notte metterò a letto mia figlia, prenderò la mia auto, andrò a Saxa Rubra all'una di notte e tornerò all'alba. Questo è un fatto e non sono certo una privilegiata".
E le polemiche precedenti, quelle sul Festival città identitarie? "Ho partecipato come avevo già fatto altre volte nei festival di Edoardo Sylos Labini, non era una novità per me, che peraltro faccio parte del direttivo di cultura identità dalla sua fondazione. Non è giusto che diventi io il capro espiatorio di questioni molto più grandi di me. Lo trovo veramente vile, di cattivo gusto e basso profilo".
Alma torna poi a rivendicare la sua competenza musicale e il rapporto consolidato con la Rai. "La mia prima attività è la musica - dice - e quindi ho tutta le carte in regola per fare un programma notturno dove la musica è protagonista. E sono molto felice di collaborare con un grande professionista, Andrea Cacciagrano, e da subito c’è stata sintonia con il regista Federico Scoppio". Tra l’altro non sono l’unica a condurre 'La notte di Radiouno' in quanto le altre notti sono condotte da Emanuela Tittocchia e Pamela D'Amico". Manera sottolinea anche il suo impegno nel format 'Crossover, la musica a 360 giri', su Isoradio, che conduce e ha ideato. "Sono felice di fare pieno servizio pubblico", afferma. "Se poi vogliono sporcare una persona per bene, lo facciano. Io ne resto fuori", conclude.
Politica
Regionali, centrosinistra avanti in Emilia Romagna. Testa a...
In Emilia Romagna il candidato del campo largo molto avanti sulla candidata di centrodestra, che ammette la sconfitta. Schlein: "Bellissima vittoria". In Umbria l'uscente Donatella Tesei sfida Stefania Proietti. Affluenza in netto calo in entrambe le regioni
Spoglio in corso per le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Umbria. Gli elettori sono stati chiamati al voto ieri dalle 7 alle 23 e oggi dalle 7 alle 15. L'affluenza per entrambe le regioni era ieri in netto calo rispetto alla precedente tornata elettorale.
De Pascale nuovo governatore Emilia Romagna
In Emilia Romagna, il candidato del centrosinistra Michele De Pascale ha già rivendicato - a spoglio ancora in corso - la netta vittoria: "Vorrei ringraziare i tantissimi emiliano-romagnoli che con queste elezioni hanno mandato un messaggio molto molto chiaro rispetto alla nostra regione", il commento al comitato elettorale dove era presente anche Elly Schlein.
“Aspettiamo il complessivo dei risultati ma tutti i dati che ci arrivano da tutta l’Emilia Romagna sono molto molto positivi”, ha aggiunto, sottolineando “tre elementi molto forti di questa terra. Questa è una terra che ha valori fortissimi, si sono visti anche in questa tornata elettorale e penso che siamo stati capaci di interpretarli. Dall’altro un orgoglio molto forte che questa terra sente per ciò che è stata capace di costruire anche in questi cinque anni difficilissimi. Terzo elemento una fiducia rispetto a una politica che è quella che ha ispirato la nostra campagna elettorale: una campagna elettorale onesta nell’identificare I problemi e nel proporre soluzioni e mai arrogante”.
De Pascale si è quindi rivolto “direttamente alla presidente del consiglio Giorgia Meloni: noi in questa terra siamo stati profondamente feriti nell’ultimo anno e mezzo”, ha ricordato, riferendosi alle alluvioni che hanno colpito la regione. “È stato un anno e mezzo di speculazioni politiche e scontri costantemente. È un dato drammatico quello della nostra terra. Le persone hanno paura, le imprese si chiedono cosa devono fare per il loro futuro. Da questa campagna elettorale deve finire la speculazione politica e deve iniziare una nuova collaborazione istituzionale per la nostra terra, per l’Emilia Romagna e per le famiglie che sono state colpite”, ha esortato De Pascale, aggiungendo: “Spero di poter incontrare già nei prossimi giorni la presidente del Consiglio e su questo poter segnare un cambio di passo. Serve che tutti siano disponibili a un grande cambio di passo, io compreso. Sono convinto che questa sarà la prima cosa da fare, perché ne va del futuro e della vita di migliaia di persone che non dormono la notte a ogni allerta meteo. Su questo metterò tutta la mia determinazione”.
"Una bellissima vittoria, una vittoria emozionante quella di Michele De Pascale”. Questo il primo commento della segretaria del Pd Schlein dal comitato elettorale. “De Pascale sarà un grande presidente della Regione Emilia”, ha aggiunto Schlein, prima di ringraziare il candidato per “la passione, la competenza e la generosità con cui ti sei speso in questa campagna elettorale”. E ancora: “Dai risultati che si vanno profilando e che stiamo continuando a seguire, si profila un dato straordinario per il Pd. Questo conferma la responsabilità che ci sentiamo come perno di costruzione dell’alternativa a queste destre”.
La vittoria di De Pascale “è anche il riconoscimento dell’onestà di questa proposta. Una proposta che sa che ogni giorno c’è da migliorare e mai da sedersi sui risultati ottenuti. E questo ci impegneremo ogni giorno a fare”, ha quindi assicurato la segretaria del Pd. “Un riconoscimento importante, tanto più dopo gli anni estremamente difficili che questa terra ha vissuto con la pandemia e con le alluvioni, quindi è un grande attestato di fiducia, di cui ringraziamo gli elettori e le elettrici e ce la metteremo tutta per essere ogni giorno all’altezza di questa fiducia”, ha detto Schlein, osservando che la vittoria del centrosinistra è “segno del riconoscimento di una buona amministrazione ma anche della voglia di innovazione con un candidato come Michele De Pascale”.
Applausi hanno quindi accolto l’arrivo di Elena Ugolini al comitato elettorale allestito a Palazzo Isolani, a Bologna. La candidata civica, sostenuta dalla coalizione di centrodestra, ha ammesso la sconfitta ringraziando tutti, dai candidati, ai volontari includendo anche la stampa che “ha documentato un percorso straordinario”. “Ho appena chiamato De Pascale e gli ho fatto i miei complimenti perché la sua vittoria è decisa e schiacciante -ha detto Ugolini- e per i prossimi 5 anni guiderà la nostra regione come presidente”. A lui, ha aggiunto, “gli ho chiesto collaborazione e gli ho chiesto di lavorare per riconquistare il più grande partito che c’è in questa regione, che è il partito di chi ha deciso di io andare a votare. Perché questo è un dato certo”.
Umbria, cauto ottimismo centrosinistra
Cauto ottimismo, quindi, nel comitato elettorale di Stefania Proietti, candidata ‘civica’ alla Regione Umbria sostenuta dal campo largo che vede uniti Partito Democratico Movimento Cinque Stelle Alleanza Verdi e Sinistra e altre quattro liste civiche, quando sullo schermo allestito nel palazzo di via Mario Angeloni vengono mostrati nelle dirette tv le proiezioni e i dati che arrivano dai seggi. Alle decine di giornalisti presenti dall’apertura del comitato con il passare delle ore cresce il numero dei sostenitori arrivati per seguire lo spoglio. “Ce la stiamo giocando”, dicono di loro mentre commentano la sfida tra Proietti e la governatrice in carica e ricandidata dal centrodestra Donatella Tesei. L’attuale sindaca di Assisi e presidente della provincia di Perugia è attesa al comitato.
Resta concentrata sul voto, chiedendo a tutti di aspettare dati omogenei, la candidata Donatella Tesei. Dalla sua casa di Montefalco, la governatrice uscente, invita alla calma, chiedendo di aspettare altri dati, oltre a quelli di zona lago e Città di Castello, finora arrivati, che non sono certo favorevoli storicamente al centrodestra. Così quanto emerge dal racconto di chi dello staff ha sentito la governatrice leghista, con un dato che appare chiaro a tutti, in questo momento è in salita per una possibile riconferma a palazzo Cesaroni.
In Umbria si va quindi verso la vittoria del centrosinistra? "Aspettiamo dati più consolidati, per adesso sembrerebbe di sì". Così all'Adnkronos Emanuele Prisco, sottosegretario al ministero dell'Interno e coordinatore di Fdi in Umbria, commentando i dati delle regionali. "Fino a qualche mese fa l'Umbria non veniva data tra le Regioni 'favoritissime' per il centrodestra. Dopodiché, aspettiamo una percentuale intorno al 30% del campione per vedere se il divario si accorcia, aumenta o rimane stabile", prosegue Prisco.
I dati in Emilia Romagna
Quando sono state scrutinate 3.652 sezioni su 4.529 alle elezioni regionali in Emilia Romagna, secondo i dati del sito Eligendo, il candidato del campo largo Michele De Pascale è al 56,50% seguito dalla candidata del centrodestra Elena Ugolini al 40,36%. Federico Serra (Emilia-romagna per la pace, l'ambiente e il lavoro) è all'1,91% mentre Luca Teodori (Lealtà coerenza verità - Luca Teodori) è all'1,23%.
I dati in Umbria
Quando sono state scrutinate 459 sezioni su 1000 alle elezioni regionali dell'Umbria, secondo i dati sul sito Eligendo, la candidata del campo largo Stefania Proietti è al 51,40% mentre la presidente uscente del centrodestra Donatella Tesei è al 45,88%.
Marco Rizzo (Alternativa Riformista Rizzo presidente, Democrazia Sovrana Popolare) è all'1,09%. Martina Leonardi (Insieme per un'Umbria resistente) allo 0,58%, Giuseppe Tritto (Tritto presidente umani insieme liberi) allo 0,24%, Elia Francesco Fiorini (Alternativa per l'Umbria) allo 0,25%, Moreno Pasquinelli (Fronte del dissenso) allo 0,26%, Giuseppe Paolone (Forza del Popolo) allo 0,22%, Fabrizio Pignalberi (Quinto polo per l'Italia e Più Italia sovrana) allo 0,06%.
Affluenza
Affluenza in calo di oltre 12 punti alle elezioni regionali in Umbria. Secondo i dati riportati dal portale Eligendo, è andato alle urne il 52,30% degli elettori rispetto al 64,69% delle precedenti elezioni. Secondo i dati rilevati al termine delle operazioni di voto, provincia di Perugia i votanti sono stati il 53,02% degli aventi diritto mentre alle precedenti elezioni avevano votato il 65,03% (-12,01); in provincia di Terni il 50,6% mentre alle scorse consultazioni aveva votato il 63,74% (13,58). Sono stati chiamati al voto 701.367 elettori, 523.343 in provincia di Perugia e 178.024.635 in quella di Terni. Nel 2019 in Umbria ha votato il 64,69 % degli aventi diritto, erano stati chiamati al voto 703.596 elettori.
E' stata invece del 46,42% l'affluenza definitiva in Emilia Romagna. Secondo i dati pubblicati sul sito Eligendo, nelle 4.529 sezioni ha votato il 46,42%, in netto calo di oltre 21 punti rispetto alla precedente tornata elettorale quando votò il 67,67%. Nello specifico, fa sapere l'assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, l’affluenza è così suddivisa per provincia: Piacenza 41,49%, Parma 42,70%, Reggio Emilia 45,44%, Modena 47,20%, Bologna 51,67%, Ferrara 43,14%, Ravenna 49,72%, Forlì-Cesena 45,50%, Rimini 40,73%.
Nella scorsa tornata elettorale, nel 2020 l’affluenza totale alle urne era stata del 67,67% (Piacenza 62,91%, Parma 64,07%, Reggio Emilia 67,97%, Modena 69,12%, Bologna 70,94%, Ferrara 65,60%, Ravenna 69,71%, Forlì-Cesena 67,54%, Rimini 63,54%).
Politica
Elezioni Regionali in Emilia Romagna e Umbria, urne aperte...
Affluenza in calo ieri rispetto alla precedente tornata elettorale sempre per le regionali
Dopo ieri, Emilia-Romagna e Umbria al voto anche oggi, lunedì 18 novembre, per le elezioni regionali 2024. In entrambe le Regioni le urne sono aperte oggi fino alle 15.
I candidati
Le elezioni dell’Emilia-Romagna sono state anticipate di un anno rispetto alla naturale scadenza della legislatura, prevista nel 2025, per l’elezione del presidente uscente Stefano Bonaccini alle ultime elezioni europee. Si candidano per la poltrona di governatore dell'Emilia Romagna: Michele De Pascale per la coalizione di centrosinistra, Elena Ugolini per la coalizione di centrodestra, Federico Serra per Potere al Popolo, Pci e Rifondazione Comunista, Luca Teodori per la lista civica 'Lealtà Coerenza Verità'.
In corsa, invece, per la presidenza dell'Umbria Donatella Tesei (centrodestra, presidente uscente), Stefania Proietti (centrosinistra) e, in ordine alfabetico, Elia Francesco Fiorini (Alternativa per l’Umbria), Martina Leonardi (Insieme per un’Umbria resistente), Giuseppe Paolone (Forza del Popolo), Moreno Pasquinelli (Fronte del Dissenso), Fabrizio Pignalberi (Quinto Polo per l’Italia e Più Italia Sovrana), Marco Rizzo (Alternativa riformista e Democrazia Sovrana Popolare), Giuseppe Tritto (Umani Insieme Liberi).
L'affluenza di ieri
Secondo i dati sull'affluenza del portale Eligendo, per l'Emilia Romagna alle 23 di ieri si sono recati alle urne il 35,76% degli elettori, in calo dal 67,67% rispetto all'affluenza del 2020. Per l'Umbria alle 23 l'affluenza registrata è stata del 37,79%, in calo rispetto al 2019, quando alla stessa ora si era fermata al 64,6%. Tuttavia le precedenti elezioni regionali si sono svolte in un'unica giornata.
Politica
Mollicone, Merlo e il Colosseo: cronistoria di una lite
Botta e risposta tra il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, e il giornalista Francesco Merlo. Con Repubblica che chiama in causa l'Adnkronos
Sorprende leggere oggi La Repubblica e scoprire che al quotidiano, fondato dal grande Eugenio Scalfari, ignorino che le agenzie stampa siano per definizione già distanti da tutti. Tra i loro compiti c'è quello di riportare i fatti che accadono e le dichiarazioni rilasciate in particolar modo da esponenti politici e istituzioni. Racconteremo ovviamente anche gli annunciati risvolti giuridici che seguiranno questa vicenda. Con vivo interesse.
Lasciamo ai lettori la semplice cronistoria.
L'ARTICOLO DI REPUBBLICA DI FRANCESCO MERLO NELL'EDIZIONE DI SABATO 16 NOVEMBRE 2024
Vorrei chiedere scusa a quei ceffi di romanacci con la scopa sulla testa che, nel Colosseo fuori dal Colosseo, da anni si ostinano a offrire al turista per dieci euro una foto con una tunica rossa attorno al corpo, scudo e daga sguainata. Chiedo scusa per i tantissimi articoli che ho scritto contro la gens della patacca abusiva da due soldi che adesso viene espropriata dalla gens della patacca di stato da un milione e mezzo di dollari: chiedo scusa ai truffatori del Colosseo senza legge, dove si mangia, si frega e se fa subito a cazzotti , ai “centurioni” borseggiatori che fanno la mano morta alle turiste, ai carrettini di panini immangiabili, ai venditori di souvenir e di paccottiglia d’ogni genere. Nessuno purtroppo riuscirà a fermare la nuova lucrosa carnevalata del Colosseo prevista nel prossimo maggio. Ancora non si sa chi si travestirà da leone e chi da tigre, ma sono già pronti i pitali rovesciati che diventeranno elmi «rigorosamente veri » sulla testa dei 16 turisti più fortunati, 16 gladiatori sbrindellati, ma «autentici», che «saranno scelti per concorso, sottoposti cioè ad esami di storia romana» magari da quel Michetti che le sorelle Meloni – ricordate? – accreditavano come professore di Romanità e perciò candidarono a sindaco: « Rifamo er Colosseo e pure le strade consolari ». Davvero non fatevi illusioni, è inutile parlare di disfacimento estetico o spiegare al presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, che il Colosseo è memoria universale. Chiunque dovrebbe entrarvi in punta di piedi, anche quelli del Parco archeologico con le loro clientele di ancient romans che si sono messi a sniffare la romanità spacciata da Mollicone. Nel 2008 durante il G8 questa romanità di strada sedusse persino i grandi del mondo e la sera a cena il presidente del Parlamento canadese chiese a quello del Parlamento italiano, Gianfranco Fini, quando, in quale epoca, era avvenuta «la deportazione dei romani». Aveva infatti visto e parlato e si era pure fatto fotografare con i descendants of the aborigines . Pensava che quei centurioni fossero come gli indiani in America e i Maori in Nuova Zelanda. Fini gli disse: «Certo, le facce inquietanti ce le hanno». Ebbene, chiediamo scusa a tutti loro che sono, tra di loro, tutti parenti, come nelle cosche a Corleone, e come nel “sistema Meloni”. In fondo rimandano all’archeologia del vivere, microorganismi e fermenti di una decomposizione sociale che è pur sempre vita, anche se andata male. E però l’indignazione non attacca a Roma, che è sì bella e perduta come la patria del Nabucco . E la patacca di stato è purtroppo vincente perché è milionaria. Il povero governo italiano pe’ schiaffasse in saccoccia li quadrini , un milione e mezzo di dollari pagati dai quei furbi di Airbnb, obbligherebbe pure il centurione Alessandro Giuli a mettersi in testa una corona di pelle adornata di sesterzi per stupire e instupidire quei turisti che, ogni sera e per tre sere, saranno addobbati da una sartoria ovviamente d’epoca con l’armatura dei mirmilloni per combattere i turisti nemici con l’armatura dei traci. Questa è pure una patacca che viene da lontano: gli scontri-spettacolo al Colosseo, in stile Las Vegas, non sono stati immaginati da Sangiuliano e da Giuli, ma dall’allora ministro Franceschini, con un ripristino creativo dell’antichità e del mito di Roma che nemmeno Mussolini. Tutto cominciò dieci anni fa, quando l’archeologo Daniele Manacorda, suscitando appunto l’entusiasmo di Franceschini, si spinse a ipotizzare «ogni possibile evento della vita moderna, magari gare di lotta greco-romana, o una recita di poesie, o un volo di aquiloni ». E James Pallotta, che non aveva ancora venduto la squadra, alla Cnn annunziò «una partita della Roma contro il Bayern o il Barcellona: potremmo avere 300 milioni di persone che vogliono guardare da tutto il mondo il calcio nel Colosseo. Per loro faremo una pay-per-view: 25 dollari a testa». Poi quest’anno Elon Musk ha sfidato Zuckeberg a un duello di arti marziali nell’Arena che il governo era davvero pronto ad affittargli. E forse un po’ di colpa ce l’ha il film Il Gladiatore con quella battuta che è perfetta sia per la caciara sia per lo scetticismo di Roma: «Al mio segnale scatenate l’inferno». Si sa che Luca Ward, il doppiatore di Russell Crowe, pronuncia nel film la frase in romanesco. Lo ricordo proprio al Colosseo il 26 settembre del 2018 quando, presentando il libro di Francesco Totti, un altro gladiatore messo male, si mise a smorfiare sé stesso: « Quando me parte, faccio er Gladiatore e non mi fermo più ». Quella sera, per il libro di Totti, l’anfiteatro del Colosseo, che pure è l’archetipo di tutti gli stadi del mondo, era riservato al sussiego floscio e finto-inglese della nomenklatura sul Tevere, quella dei vip e dei semivip in tiro, baciamano e tacchi alti. Sfilarono al Colosseo per il pupone cocco de mamma i «Caio Gregorio / fusti der pretorio », ma con il Rolex al posto dei «ddu metri de torace ». Oggi invece la patacca milionaria viene raccontata come fosse un progetto di Mommsen e di Santo Mazzarino dalla direttrice pro tempore del parco archeologico Alfonsina Russo, «un’occasione – ha detto senza ridere – per ridare verità alla storia dei gladiatori». E ai cronisti dei giornali amici ha pure spiegato il tempio di Giove e la lotta dei carri. Ed è un peccato che Alfonsina si sia fatta espugnare dalla romanità-patacca della destra, ora magnificata da Mollicone, la retorica della lupa e di Giulio Cesare di cartapesta ma anche di Asterix, disegnato come una statua ma con il prezzemolo in testa al posto dell’alloro. C’è davvero un ritorno e un rilancio della sottocultura che anche Gianni Alemanno, da sindaco, inseguiva come un momento magico. È la romanità che–- ricordate? – veniva rievocata il 27 e 28 ottobre con la celebrazione della battaglia di Ponte Milvio e del miracolo di Costantino. Alemanno e il suo cerimoniere acculturato di allora, Umberto Broccoli, organizzavano la giornata dell’identità cristiana di Roma «l’esperienza più eccitante mai vista, un monumento alla romanità, qualcosa che i bambini delle scuole dovrebbero studiare e ricordare per il resto della loro vita»: venghino, signori, venghino a Ponte Milvio a vedere la ricostruzione del castrum, l’accampamento con macchine da guerra, le tende, e ovviamente i centurioni e i decurioni. Renata Polverini, che allora presiedeva la Provincia, invece era più sprint e organizzava la festa mischiando i costumi greci e romani perché « semo pure greci », e alcuni assessori erano travestiti da maiali con le mani che acchiappavano cosce mentre le puellae in tunica si leccavano i musi e finalmente una scrofa prendeva il posto della lupa capitolina. E ovviamente avevano pensato di fare la festa al Colosseo, ma il tabù del monumento allora resisteva, anche se bisogna dire che i monumenti non sono templi, che il riuso non è sempre profanazione, e questo vale pure per il Colosseo che, dal punto di vista della Chiesa, rimane un luogo di martirio, una Basilica. Nei corridoi del Colosseo fu girata la scena, amatissima da Tarantino, del lunghissimo scontro di karatè tra Chuck Norris e Bruce Lee, che sarebbe poi morto l’anno dopo, nel 1973. Il Colosseo venne concesso a Venditti con il suo pianoforte bianco. E Paul McCartney percorse una passerella longitudinale fumando una sigaretta e alla fine ci fu qualcuno che si precipitò a raccogliere la cicca e ancora la conserva. McCarteny cantò pure “ The Magical Mystery Tour vuole portarvi via … Venite, venite, satisfaction guaranteed”. Poi abbiamo avuto le tragedie greche, il concerto di beneficenza di Biagio Antonacci, le danze del diavolo buono Roberto Bolle. Adesso questa sbracatura dei turisti gladiatori è la prova definitiva che in Italia c’è un’emergenza Colosseo. Eccoci al paradosso: il Colosseo è un’emergenza perché va troppo bene, soffre di abbondanza, al punto che ogni anno sfonda il record dei visitatori dell’anno precedente. Nel 2023 sono stati 12 milioni e 300mila, con un ricavo di 79 milioni e 340 mila euro. Il monumento più visitato e più lucroso d’Italia, uno dei più ricchi del mondo, è anche il più vulnerabile all’accanimento progettistico della demagogia, all’accattonaggio urbano, al degrado della ristorazione ambulante, alla parodia della romanità. E meno male che è uno dei ruderi più solidi al mondo. Il Colosseo, che ha resistito a tutto, sopporterà anche la finta battaglia nella sua arena. Il nuovo orribile kitsch confermerà l’eternità della pietra ma l’oltraggerà peggio di una demolizione.
IL COMUNICATO DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA FEDERICO MOLLICONE PUBBLICATO DALL'ADNKRONOS SABATO 16 NOVEMBRE 2024
"Caro Merlo, sei un 'deficiente' perché manchi della conoscenza sui temi di cui scrivi. E non perdo tempo a inviare repliche al giornale che ti ospita perché, come sempre, non le avrebbe mai pubblicate". Comincia così la lunga 'lettera' del presidente della Commissione Cultura alla Camera Federico Mollicone con la quale il deputato di Fdi risponde ad un articolo di Francesco Merlo pubblicato oggi su 'Repubblica', nel quale il giornalista critica pesantemente l'idea della rievocazione storica degli antichi combattimenti romani dei gladiatori al Colosseo. "Forse -attacca Mollicone- pensi di far ridere con l'ennesimo pezzo radical chic che trasuda elitismo ma sei un 'deficiente' - ovviamente nel senso etimologico: defici della conoscenza storica dell'identità del Colosseo e del ruolo che la rievocazione ha nei luoghi archeologici e del suo utilizzo come forma di archeologia sperimentale, come nelle arene di Nimes e Lugdunum".
In tutta Europa, dice Mollicone, "la rievocazione storica, compresi gli spettacoli di gladiatura, sono a pagamento dentro arene e luoghi romani con spettacoli per migliaia di persone. Da noi sono addirittura gratis, approvate dalle Sovrintendenze, e portano redditività per il monumento. Immaginiamo il radical chic Merlo a compiacersi di fronte lo specchio, col suo sorriso beffardo, con i suoi editoriali dissacranti per colpire la destra, forse non potendo più brandire una chiave inglese come facevano negli anni '70 quelli di AutOp, ma con lo stesso odio". La rievocazione storica "rappresenta una politica attiva di valorizzazione degli istituti museali e dei parchi archeologici per incentivare forme ulteriori di turismo, contribuendo anche alla didattica e all'approfondimento scientifico".
"Caro Merlo sei un 'deficiente' perché non sai che dal 1 novembre è in vigore la legge 152 del 2024 che reca disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica -prosegue il presidente della Commissione Cultura alla Camera- e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e statuisce espressamente, all'articolo 1, che la Repubblica riconosce le rievocazioni storiche quali componenti fondamentali del patrimonio culturale nonché elemento qualificante per la formazione e per la crescita socio-culturale della comunità nazionale. Legge che ti ricordo è stata votata anche dalla sinistra, all'unanimità dal Parlamento".
"Bene ha fatto il parco archeologico del Colosseo a siglare un protocollo d'intesa con le associazioni di rievocazione storica, garantendo anche ai turisti uno spettacolo di gladiatura di alta qualità scientifica coordinato da funzionari del ministero della Cultura", scandisce Mollicone nella lettera a Francesco Merlo- Non vorremmo si nasconda odio verso la tradizione e la storia romana: ti ricordo, Merlo, che al Colosseo si tenevano i giochi gladiatori e la rievocazione degli stessi è archeologia sperimentale. Chi non lo sa è un "deficiente". Caro Merlo sei un "deficiente" perché non sai che esiste un Fondo Nazionale per la rievocazione storica, istituito su mia proposta sin dal 2017 e che il governo Meloni ha raddoppiato fino a 4 milioni, che ogni anno finanzia migliaia di manifestazioni che attirano centinaia di migliaia di turisti e vivificano le identità più profonde dell'Italia. Penso al Natale di Roma, alle Idi di Marzo, ad Aquileia".
"Caro Merlo, quelle associazioni di rievocazioni storica di cui parla hanno ricevuto 7 medaglie dai diversi Presidenti della Repubblica. Anche loro per la 'romanità patacca di destra'? Caro Merlo, sei un 'deficiente' perché non hai capito che la destra sostiene una politica culturale alta e popolare. Per intenderci, quella che ispirò il barocco, quella delle grandi feste che nascondono simboli antichi - descritte magistralmente nei propri saggi da Fagiolo e Rak - con messaggi esoterici e essoterici e che parlano al popolo. A proposito di popolo, gli allego le foto dell'arena di Nimes in Francia, la progressista Francia, dove una folla di popolo pagante si riunisce per vedere la rievocazione della gladiatura e delle legioni romane. Merlo, inizia a studiare e documentarti: in una sola frase, inizia a fare il giornalista e approfondire ciò su cui scrivi, cosa che evidentemente non hai fatto. La pazienza è finita. Davvero", conclude il presidente della Commissione Cultura della Camera.
L'ARTICOLO DI REPUBBLICA SULL'EDIZIONE DI DOMENICA 17 NOVEMBRE 2024
"Con una lunga lettera di insulti, dettata all’Adnkronos che, senza prendere le distanze, ne ha riproposto sin nel titolo lo stile offensivo ('Merlo sei un deficiente'), il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, ha risposto a un nostro garbato articolo di dissenso sulla decisione di mettere in scena, nell’arena del Colosseo, combattimenti di gladiatori interpretati in costume d’epoca dai turisti di Airbnb. L’organizzazione ha ricompensato il Parco archeologico del Colosseo con un milione e mezzo di dollari che sono un ottimo motivo per difendere la rievocazione storica dalle critiche e per resistere alle proteste. Repubblica ha pubblicato l’articolo del nostro Francesco Merlo ieri e il deputato di spicco di Fratelli d’Italia, sostenendo che non gliel’avremmo pubblicata, non ha inviato al giornale o a lui questa sua replica che si apre appunto con 'caro Merlo, sei un deficiente' e si chiude nientemeno con questa minaccia: 'La pazienza è finita. Davvero'. E speriamo che Mollicone, persa la pazienza, non dia seguito e trattenga la sua ira. Mollicone assimila Merlo al mondo violento degli anni Settanta del quale il giornalista non ha mai fatto parte: 'Immaginiamo il radical chic Merlo compiacersi per i suoi editoriali… non potendo più brandire una chiave inglese come facevano negli anni Settanta quelli di AutOp, ma con lo stesso odio'. Verrebbe da sorridere e replicare con un 'Mollicone ma che stai a di’' se le troppe insolenze spavalde su 'i radical chic che si guardano allo specchio con i sorrisi beffardi', e il crescendo della ripetizione ossessiva, per ben cinque volte, dell’insulto 'deficiente' non dessero il tono della rissa di strada a un testo culturalmente povero che l’agenzia di stampa ha rilanciato pubblicandolo interamente. È davvero inusuale l’attacco frontale, l’offesa gratuita, diretta e personale di un’alta carica istituzionale a un giornalista. Non è una critica, non è una polemica legittima, non è neppure faziosità consapevole, onesta e dichiarata, ma è materia giudiziaria. Sperando che l’onorevole Mollicone non si difenda dalla querela di Merlo nascondendosi dietro l’articolo 68 della Costituzione che gli garantisce l’immunità e non l’impunità".