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Verso una salute cardiovascolare europea. Presentato il primo Piano Strategico Nazionale per la Salute Cardiovascolare, in occasione di Welfair 2024 “La Fiera del Fare Sanità”

Verso una salute cardiovascolare europea. Presentato il primo Piano Strategico Nazionale per la Salute Cardiovascolare, in occasione di Welfair 2024 “La Fiera del Fare Sanità”

Primo Piano Nazionale contro le malattie cardiovascolari. Ciro Indolfi, Presidente FIC, “Urgente portare l’Italia a un livello di rischio più basso come Spagna e Francia”

Tra le priorità, screening obbligatori, aree pubbliche per l’esercizio fisico e intelligenza artificiale.

Roma, giovedì 7 novembre 2024 – Screening obbligatori nazionali per tutti i cittadini, già a partire dai 18 anni, per la valutazione del colesterolo e della pressione arteriosa, elettrocardiogramma una volta l’anno per gli over 65, aree pubbliche nelle città che incoraggino l’attività fisica come piste ciclabili e spazi in parchi pubblici, percorsi di cura chiari e omogenei, digitalizzazione per snellire la burocrazia, campagne educazionali per i cittadini dalle scuole ai luoghi di lavoro, innovazione tecnologica e intelligenza artificiale. Questi alcuni dei capisaldi del Piano Strategico Nazionale per la salute del cuore, il primo mai realizzato in Italia e presentato in un convegno nel corso della quinta edizione di Welfair 2024, la fiera del Fare Sanità a Roma dal 5 al 7 novembre – www.romawelfair.it .

Un documento corposo e ambizioso di 96 pagine che si propone di fornire una visione d’insieme, come guida di riferimento per le istituzioni, sul modello dei piani per altre principali patologie croniche come il Piano Oncologico Nazionale. A cura della Federazione Italiana di Cardiologia (FIC), in collaborazione con la Società Italiana di Cardiologia (SIC) e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), e con il sostegno della Società Europea di Cardiologia, il documento si inquadra nell’ambito di una azione di promozione della salute del cuore in corso nella UE. In Europa le malattie cardiache restano la causa più comune di mortalità, con una prevalenza di 113 milioni di persone affette, oltre 12,7 milioni di nuovi casi e una spesa complessiva che tocca i 300 miliardi di euro, pari al 2 per cento del PIL europeo.

“Il Piano Strategico mette in evidenza i punti critici e gli obiettivi legati alla promozione, prevenzione e formazione dei cittadini, alla salute cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari sono la causa primaria di decessi in Italia e nel mondo. Nel 2023 le morti per questo tipo di malattie nel nostro Paese sono state circa 230.000, e ancor di più sono le complicanze che le patologie cardiovascolari croniche provocano, causando disabilità, disagi nelle famiglie ed elevati costi. Ciò nonostante, l'Italia, a differenza di altri paesi, non ha avuto finora un piano strategico per le malattie cardiovascolari - afferma il Prof. Ciro Indolfi, Presidente della Federazione Italiana di Cardiologia FIC.- In questo scenario l’Italia si colloca a un livello di rischio cardiovascolare moderato, a differenza di Paesi “cugini” a basso rischio come Francia e Spagna, che si traduce in un numero ancora allarmante di decessi che superano i 220 mila l’anno, con una prevalenza più elevata della media europea, pari a 7000 casi ogni 100.000 abitanti, e un impatto economico a carico dell’SSN e del sistema previdenziale, equivalente a circa 20 miliardi di euro nel 2021, tra costi diretti e indiretti”, dichiara Ciro Indolfi.

“Il peso di queste patologie aumenterà sempre di più in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione che caratterizza in particolar modo l’Italia – avverte Pasquale Perrone Filardi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC) -. Per cui, oggi, più che mai, è necessario e non più rinviabile lo sviluppo e l’attuazione di politiche concrete di promozione della salute del cuore, di gestione della cronicità e di programmi di prevenzione primaria e secondaria che tengano conto dei principali fattori di rischio cardiovascolare come colesterolo alto e ipertensione”.

Tema decisivo del documento è, dunque, quello della prevenzione. Secondo gli studi, il 40% dei nuovi casi e il 50% delle morti per malattie cardiovascolari sono potenzialmente evitabili, in quanto causati da fattori di rischio modificabili legati a comportamenti e stili di vita, come fumo, alimentazione scorretta, colesterolo alto e sedentarietà. “Per questo nel Piano si punta a promuovere campagne di disincentivazione del fumo, di educazione alimentare e all’attività fisica, dalla scuola fino ai luoghi di lavoro – sottolinea Alessandro Navazio, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) tra gli intervenuti al dibattito -. Nel documento si insiste molto anche sulla riduzione della sedentarietà, attraverso la riqualificazione di aree urbane dedicate a piste ciclabili e la promozione di spazi ricreativi in parchi pubblici che incoraggino l’attività fisica”.

“Ma oltre a questo, fondamentale è anche l’attività di screening al fine di intercettare precocemente i soggetti a rischio - puntualizza Perrone Filardi -. Nello specifico, tra gli obiettivi del Piano, quello di allargare a tutte le fasce di età, a partire dai 18 anni, screening obbligatori per la valutazione del colesterolo e dell’ipertensione arteriosa e dai 65 anni in su il controllo con elettrocardiogramma”.

Il piano strategico sulla prevenzione cardiovascolare parte dal presupposto che l'Italia, contrariamente a quello che si ritiene, non è un Paese a basso rischio cardiovascolare e “anche gli studi clinici condotti da ANMCO e da noi di Fondazione per il Tuo Cuore – ribadisce il suo presidente, Domenico Gabrielli - ci dicono che la situazione dei fattori di rischio cardiovascolare non è migliorata rispetto ai decenni scorsi e non è ottimale. Da qui la necessità di determinare un moto d'opinione e di interesse sulle problematiche della prevenzione cardiovascolare che coinvolga non solo i medici e gli infermieri, ma soprattutto i cittadini, le autorità e quant'altro serva per strutturare dei programmi finalizzati alla riduzione del rischio cardiovascolare. Per giungere alle famiglie, il coinvolgimento nello specifico dei medici di medicina generale è assolutamente importantissimo, anche perché loro sono deputati per contratto a ciò che è la sensibilizzazione alla prevenzione cardiovascolare. Riuscendo a fare un'azione capillare anche sugli studi dei medici di medicina generale, soprattutto su quelle associati, oppure sulle case della salute, si può sperare di riuscire a raggiungere meglio e più efficacemente i cittadini stessi”.

Nel documento ampio spazio è dedicato anche alla cura, a partire dalla presa in carico dei pazienti, che purtroppo non ha gli stessi standard su tutto il territorio nazionale. “Per questo, il documento, si propone di agire anche sulle difformità regionali, al fine di ridurre le disuguaglianze e garantire equità nelle cure. Il piano dedica particolare attenzione anche alla necessità di implementazione della telemedicina e dell’intelligenza artificiale. L’accesso all’innovazione tecnologica tra il 1990 e il 2020 ha permesso una riduzione del tasso di mortalità per queste patologie, ma il nostro Paese presenta ancora criticità rilevanti, basti pensare che il 60% dei pazienti candidabili, non ha accesso alla TAVI e a farmaci innovativi contro il colesterolo, come il Pcsk9, rappresentano solo lo 0,5% del consumo dei farmaci”, prosegue l’ANMCO.

“Il mantenimento della salute cardiovascolare è fondamentale non solo nella comunicazione sanitaria ai cittadini e le scelte di vita dei pazienti, ma anche e soprattutto nel coordinamento degli interventi assistenziali e informativi da parte dei diversi livelli del SSN. Il documento rende sempre più manifesta anche la necessità di rivedere il rapporto tra ospedale e territorio, di dotare il sistema di risorse umane, infrastrutturali e tecnologiche, più adeguate ai bisogni di salute e i servizi sociosanitari sempre più integrati e prossimi al cittadino: la continuità di cura tra i diversi setting assistenziali riveste quindi un ruolo cruciale. Dovremo ripensare ai nostri processi diagnostici e terapeutici alla luce della grande e non ancora esplosa innovazione dell'Intelligenza artificiale. L’Italia, in analogia con quanto accade a livello europeo, è dunque chiamata ad agire per migliorare il livello di salute cardiovascolare della popolazione e ridurre il carico delle patologie cardiache, per la prima volta in Italia oggetto di un piano programmatico di settore”, conclude Indolfi.

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Kaspersky e AFRIPOL insieme contro il cybercrimine: siglato...

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Milano, 18 novembre 2024. Per rafforzare ulteriormente l’impegno globale nella lotta contro i reati informatici, Kaspersky e AFRIPOL hanno firmato un accordo di cooperazione volto a prevenire e contrastare il cybercrimine. Con una durata di cinque anni, l’accordo formalizza e favorisce la collaborazione tra l'azienda e l’ente governativo al fine di condividere i dati di Threat Intelligence sulle più recenti attività cybercriminali.

Il panorama delle minacce informatiche in Africa è in continua evoluzione, con il continente che è stato particolarmente vulnerabile agli attacchi industriali. La regione, infatti, registra la quota più alta di computer ICS (Industrial Control Systems) su cui le soluzioni Kaspersky hanno bloccato oggetti dannosi, rispetto ad altre aree del mondo. L'intensa attività di cybercrime in Africa rende necessaria una cooperazione sempre più stretta tra le parti coinvolte per proteggere il continente da potenziali rischi.

Per consolidare ulteriormente la collaborazione tra le due organizzazioni, l'accordo prevede un maggior scambio di dati relativi a minacce informatiche e tendenze del cybercrimine, che saranno forniti da Kaspersky ad AFRIPOL per un'ulteriore analisi di intelligence criminale da parte dell’organizzazione.Un altro aspetto della cooperazione prevede la fornitura di assistenza, know-how e competenze tecniche per l'analisi della sicurezza informatica, grazie ai team di esperti altamente qualificati di Kaspersky.

La cerimonia ufficiale di firma si svolge oggi 18 novembre presso la sede di AFRIPOL ad Algeri, con la presenza di Eugene Kaspersky, fondatore e CEO di Kaspersky, e dell'Ambasciatore JalelChelba, Executive Director di AFRIPOL.

Eugene Kaspersky, fondatore e CEO di Kaspersky, ha dichiarato:“Una lotta efficace contro il cybercrimine è impensabile senza cooperazione. La nostra azienda ha sempre messo al primo posto l’impegno collaborativo, condividendo le nostre competenze con diversi stakeholeder, come le comunità di esperti di sicurezza, le forze dell’ordine e anche gli utenti finali per consentire loro di comprendere le minacce informatiche più gravi. Rafforzando la nostra cooperazione con AFRIPOL e fornendo loro le informazioni e le tecnologie necessarie per rispondere alle minacce emergenti, speriamo di poter contribuire ulteriormente alla promozione di una maggiore resilienza informatica e a un cyberspazio più sicuro per tutti”.

L’Ambasciatore Jalel Chelba, Executive Director di AFRIPOL ha aggiunto:“Questo accordo con Kaspersky rappresenta un passo fondamentale nel rafforzamento delle difese digitali dell'Africa. Grazie all'esperienza e alle risorse di Kaspersky, non solo miglioriamo le competenze di AFRIPOL nel contrastare le minacce informatiche, ma contribuiamo anche a garantire più sicurezza a tutti i cittadini africani. Questa collaborazione offre un sostanziale valore aggiunto a entrambi: da un lato rafforza la struttura operativa di AFRIPOL nella lotta al cybercrimine, dall’altro consente a Kaspersky di contribuire in modo determinante alla sicurezza digitale di un continente strategicamente cruciale in termini di cybersecurity. Insieme, stiamo compiendo un passo importante verso la resilienza e la sicurezza digitale in Africa”.

Kaspersky e AFRIPOL vantano numerosi progetti di collaborazione. Le due organizzazioni hanno contribuito attivamente a mappare le minacce informatiche in Africa partecipando alle operazioni di INTERPOL contro il cybercrimine nel continente, come Africa Cyber Surge e Africa Cyber Surge II. Entrambe sono inoltre impegnate a promuovere una maggiore fiducia digitale, con AFRIPOL che ha sostenuto l'apertura del primo Transparency Center di Kaspersky in Ruanda. Per maggiori dettagli, visitare il sito web.

Informazioni su AFRIPOL

AFRIPOL, organismo di cooperazione di polizia dell'Unione Africana, svolge un ruolo cruciale nel rafforzare la collaborazione tra le forze di polizia degli Stati membri dell'UA per prevenire e combattere la criminalità organizzata transnazionale, il terrorismo, la criminalità informatica e le minacce emergenti. Istituita attraverso uno statuto approvato dalla Conferenza dei capi di Stato e di governo dell'UA nel gennaio 2017, AFRIPOL potenzia i servizi di polizia dei 55 Stati membri rafforzando le loro capacità operative, promuovendo lo scambio di risorse e competenze critiche e coordinando gli sforzi congiunti per eliminare le reti criminali organizzate in tutto il continente.Con un'attenzione strategica alla costruzione della resilienza e alla promozione di un approccio unificato alla sicurezza, AFRIPOL sostiene gli Stati membri nel rispondere efficacemente alle minacce informatiche e criminali interconnesse. Per saperne di più: www.afripol.africa-union.org.

Informazioni su Kaspersky

Kaspersky è un’azienda globale di cybersecurity e privacy digitale fondata nel 1997. Con oltre un miliardo di dispositivi protetti dalle minacce informatiche emergenti e dagli attacchi mirati, la profonda esperienza di Kaspersky in materia di sicurezza e di Threat Intelligence si trasforma costantemente in soluzioni e servizi innovativi per la sicurezza di aziende, infrastrutture critiche, governi e consumatori in tutto il mondo. Il portfolio completo dell’azienda comprende una protezione Endpoint leader, prodotti e servizi di sicurezza specializzati e soluzioni Cyber Immune per contrastare le minacce digitali sofisticate e in continua evoluzione. Aiutiamo oltre 200.000 aziende a proteggere ciò che più conta per loro. Per ulteriori informazioni è possibile consultare https://www.kaspersky.it/

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Premio Nazionale “Antonio Serra”: L’Eccellenza accademica...

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Premio_Serra_Rettori Nella foto (da sx): Antonella Polimeni, Roberto Occhiuto, Klaus Algieri, Eugenio Guglielmelli, Erminia Giorno, Nicola Leone

La Camera di commercio di Cosenza ha premiato ieri sera quattro Magnifici Rettori di atenei italiani d’eccellenza, selezionati dalla Commissione per il loro contributo alla cultura e alla ricerca scientifica e per il loro legame con il nostro territorio:Francesco Billari Rettore dell'Università “Luigi Bocconi” di Milano; Eugenio Guglielmelli, Rettore dell'Università Campus Bio-Medico di Roma; Nicola Leone, Rettore dell'Università della Calabria; Antonella Polimeni, Rettrice dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Il Presidente Algieri ha aperto la cerimonia di premiazione: “Crediamo nella potenza degli esempi e per tale ragione abbiamo conferito un premio all’intraprendenza e alla forza di volontà, un premio, giunto alla sua terza edizione, che abbiamo interamente dedicato alla scienza, celebrando quattro personalità di rilievo assoluto del panorama universitario italiano.”

Cosenza, 18 novembre 2024 – Si è conclusa ieri sera, con grande partecipazione, la terza edizione del Premio Nazionale "Antonio Serra," che ha celebrato quattro personalità di spicco del mondo accademico italiano per il loro contributo alla scienza e alla crescita del territorio e per il loro legame con la Calabria: Francesco Billari Rettore dell'Università “Luigi Bocconi” di Milano; Eugenio Guglielmelli, Rettore dell'Università Campus Bio-Medico di Roma;Nicola Leone, Rettore dell'Università della Calabria; Antonella Polimeni, Rettrice dell’Università “La Sapienza” di Roma.

L’evento, tenutosi nel Salone Eventi della Camera di commercio, è stato caratterizzato da un’importante cornice di pubblico, con ospiti e rappresentanti delle istituzioni che hanno partecipato con entusiasmo. Ciascuno dei Rettori premiati ha tenuto una lectio brevis, condividendo il proprio punto di vista sul ruolo fondamentale dell’università come motore di innovazione e strumento di crescita sociale e culturale.

In apertura della cerimonia, il Presidente della Camera di Commercio, Klaus Algieri, ha illustrato la visione alla base del Premio Nazionale“Antonio Serra”: “Crediamo fermamente nella forza delle idee e nella loro capacità di propagazione, nella capacità che le esperienze di successo hanno di incarnare le qualità migliori di un territorio e delle persone che lo rendono vivo, anche capovolgendo stereotipi radicati, e di innescare processi di emulazione virtuosa. Crediamo nella potenza degli esempi e per tale ragione abbiamo conferito un premio all’intraprendenza e alla forza di volontà, un premio, giunto alla sua terza edizione, che abbiamo interamente dedicato alla scienza, celebrando quattro personalità di rilievo assoluto del panorama universitario italiano”.

Prima della cerimonia è intervenuto il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, il quale ha sottolineato più volte il ruolo della Calabria come protagonista nel panorama culturale, accademico e imprenditoriale: “Le eccellenze calabresi spesso si affermano fuori dai confini regionali, ma è essenziale creare le condizioni per farle radicare in Calabria. La nostra è una regione con un immenso potenziale attrattivo ed è compito di ciascuno di noi raccontarlo con orgoglio al resto del mondo, soprattutto valorizzando gli esempi migliori. Questo non significa ignorare i problemi, ma impegnarci per risolverli senza farne degli alibi e credere, noi per primi, nei tanti punti di forza su cui abbiamo la fortuna di poter contare”.

Tra i saluti, il messaggio del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini che ha sottolineato come “il senso di un premio sia riconoscere chi ha fatto bene per fare tutti meglio.Il Premio “Antonio Serra” – ha detto il Ministro – è un riconoscimento al mondo dell’alta formazione, un premio ai rettori e alle università che rappresentano la vera porta d’ingresso all’eccellenza.Un premio come questo ci dice che non bisogna aspettare per riconoscere il merito ma governare il presente per cogliere al meglio il futuro.”

Dall’Arcivescovo S.E.R. Mons. Giovanni Checchinato, infine, il messaggio di auguri e di congratulazioni con i premiati: “Non sfugge a nessuno la preziosa occasione che il premio rappresenta di valorizzare la Calabria mostrando i suoi figli impegnati nel progresso della scienza a tutti i livelli a servizio delle persone e di ogni persona; impegno che svolgono non solo in Calabria ma ovunque in Italia.”

I premiati

Francesco Billari, Rettore dell'Università Bocconi, è stato insignito per il suo lavoro di apertura verso un’università sempre più accessibile, volta a diventare un “ascensore sociale” capace di abbattere le barriere economiche. Ha dichiarato inoltre come “attraverso le lenti della demografia è possibile tracciare le rotte del nostro futuro. E, quando serve, modificarle con l’azione consapevole della politica e dell’economia”.

Nicola Leone, Rettore dell'Università della Calabria, ha sottolineato il profondo legame con la propria terra e il ruolo del suo Ateneo come luogo di competenza, innovazione e crescita sociale, ribadendo come l'Unical sia ormai punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. Leone ha commentato: “sono rientrato in Calabria col sogno e la sfida di contribuire al rilancio della mia terra.Qui siamo riusciti a fondare una Scuola di Intelligenza Artificiale di riconosciuta eccellenza internazionale, con giovani calabresi di straordinario talento. Sin dal mio insediamento da Rettore, grazie alla fiducia e al sostegno della Comunità accademica, e agli ottimi rapporti di collaborazione con la Regione Calabria e le altre istituzioni locali, l’Unical sta attraversando un periodo di grande crescita e maturazione, contribuendo sempre più al rilancio del territorio.La mia esperienza mostra che, anche partendo dalla Calabria, si possono raggiungere grandi traguardi se si lavora con serietà, determinazione e tanto impegno”.

Eugenio Guglielmelli, Rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, è stato premiato per l’innovativa progettazione dei corsi di studio che preparano i giovani professionisti a padroneggiare Big Data e intelligenza artificiale. “Il mio percorso formativo e accademico – ha raccontato Guglielmelli – che dal Liceo Enrico Fermi di Cosenza mi ha poi portato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e, da oltre 20 anni, all’Università Campus Bio-Medico di Roma dove svolgo da due anni il ruolo di Rettore, si è sempre più focalizzato sulla Ingegneria Biomedica, in particolare sulla robotica per la riabilitazione.L’integrazione delle tecnologie digitali, comunicative e robotiche sta adesso generando sistemi intelligenti sempre più sfidanti, da configurare in modo appropriato, centrato sulla persona, per garantire il miglioramento continuo della sicurezza, della salute, del benessere e della qualità della vita sociale e lavorativa. Le università devono promuovere una didattica innovativa, che non riduca eccessivamente le attività esperienziali da svolgere in presenza e in gruppi di lavoro multidisciplinari, così da permettere la giusta formazione di profili professionali pienamente coerenti con le future esigenze del mondo del lavoro, in particolare per una solida sostenibilità etica e sociale, oltre che economica, ambientale ed energetica.”

Infine, Antonella Polimeni, prima donna a ricoprire il ruolo di Rettrice nella storia di oltre sette secoli della Sapienza, ha evidenziato l’importanza dell’inclusività, della trasversalità disciplinare e dell’innovazione nella formazione degli studenti, affermando: “Sono fermamente convinta che gli Atenei non possano limitarsi alla produzione e trasmissione delle informazioni, ma debbano ambire a individuare e insegnare il modo in cui vanno selezionate le conoscenze da acquisire nonché le modalità ottimali per applicarle e aggiornarle costantemente. È importante che, nell’era della cosiddetta “obsolescenza della conoscenza”, si prenda in considerazione anche una quinta forma di sapere, ovvero il “saper diventare”, che implica una forma di apprendimento fatta di acquisizione di nuove conoscenze ma anche scarto di quelle obsolete e fuorvianti.”

Questa edizione del Premio Antonio Serra ha confermato l’importanza della valorizzazione del capitale umano e dell’eccellenza come pilastri per lo sviluppo del territorio. Il Premio si conferma un riconoscimento sentito e rilevante che contribuisce a dare visibilità alle menti più brillanti e agli esempi migliori di leadership che la Calabria è capace di esprimere in ogni campo.

Ufficio Comunicazione Camera di commercio di Cosenza

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Immediapress

Separazioni violente – come riconoscere la violenza....

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Studiodonne_avv. Maria Luisa Missiaggia

Conflitto e abuso in una separazione non parlano la stessa lingua. Un campanello di allarme ancora più evidente nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Sono sempre più urgenti metodi di intervento e prevenzione a tutela della donna e dei figli.

Roma, 18 novembre 2024. Le separazioni e i divorzi violenti sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni e si rivelano sempre più urgenti i metodi di intervento e prevenzione per tutelare la famiglia. Questo campanello di allarme è ancora più evidente nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel giorno 25 novembre dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi, femminicidi e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere. Molte sono, infatti, le donne che vivono una situazione di violenza da parte del partner e questo rappresenta “un problema di salute di proporzioni globali enormi”, come rimarcano i report.

L’Associazione Studiodonne Onlus di Roma, presieduta dall’avvocato Maria Luisa Missiaggia, specializzata in diritto di famiglia, è nata nel 2017 proprio a difesa dei soggetti deboli, in particolare donne e bambini, che subiscono violenze sia nell’ambito familiare che fuori. Oltremodo promuove in Italia lo sviluppo e la diffusione delle tecniche alternative al conflitto familiare attraverso un metodo innovativo ma con radici lontane, quello dei 12 passi utilizzato dagli Alcolisti Anonimi dal 1935 e oggi applicato in più di 160 paesi.

«In caso di violenze domestiche è importante intervenire per tempo e per farlo serve il contributo di tutti – sottolinea l’avvocato matrimonialista Maria Luisa Missiaggia –. Purtroppo, nella maggior parte dei casi il maltrattamento avviene tra le mura domestiche in fase di crisi acuta della relazione di coppia. Prima di tutto va fatta una differenza importante: conflitto e abuso non parlano la stessa lingua. Conflitto è tale quando due persone, genitori ad esempio, comunicano in modo distorto mettendo il bambino sullo sfondo, spesso ignorandolo per dare sfogo alle reciproche frustrazioni, rabbie e dolori. Abuso è il subire un danno fisico e/o psichico senza per questo essere sullo stesso piano dell’abusante e maltrattante. Spesso si parla erroneamente di conflitto anche quando è in atto una violenza e dunque i due genitori vengono posti sullo stesso piano e privati della responsabilità genitoriale con intervento dei servizi e dei tutori e/o curatori».

La significativa differenza tra conflitto e violenza mette in luce la necessità di considerare la violenza come una patologia che necessita quindi di cure e trattamenti mirati. «Un aspetto da non sottovalutare mai è il rischio di recidiva negli aggressori macchiatisi di crimini come i femminicidi e che hanno scontato la pena in carcere – evidenzia l’avv. Missiaggia –. Pur avendo tenuto comportamenti ineccepibili nell'ambito del penitenziario, si è constatato, in base alle statistiche, che quando escono hanno impulsi violenti nei confronti delle donne, soprattutto se non vengono seguite le misure di riabilitazione adeguate. Purtroppo, ci sono molto casi eclatanti che lo testimoniano. Uno recente ed emblematico ha riguardato un soggetto, accusato di femminicidio e in fase di sconto della pena, che aveva ottenuto la libertà vigilata diurna. Ha così avuto modo di conoscere una ragazza e fidanzarsi con lei, nascondendole di essere un imputato in carcere. Nel momento in cui la ragazza lo ha scoperto e l’ha detto all'uomo, lui ha tentato di ucciderla in un autobus, davanti a tutti. La ragazza si è salvata solo grazie ad una sciarpa molto pesante che ha impedito al coltello di raggiungerle la carotide. Per questo diventa necessario che, una volta usciti dal carcere, tali soggetti vengano trattati mediante competenze specifiche».

La violenza domestica è un reato: i casi anche di natura recidiva, come evidenziato dall’avvocato Missiaggia, dimostrano l’importanza di porre attenzione a soggetti già condannati. La situazione ha un impatto anche sulle separazioni violente. «Proprio per questo nella nostra Onlus abbiamo mutuato il metodo dei 12 passi utilizzato dagli Alcolisti Anonimi in America seguendo il metodo di violenti anonimi (www.12steps.nz/12-step-programs/violence-anonymous): questi soggetti vengono trattati attraverso percorsi di recupero personali, considerando la violenza come una malattia pari a quella della tossicodipendenza e di altre dipendenze. Nelle separazioni e nei divorzi si fa spesso molta confusione in tribunale tra conflitto e abuso. La distinzione è invece importantissima, perché solo se la applichiamo e la ripetiamo ad alta voce, possiamo anche scoprire tutte le differenze di trattamento in fase di separazione».

Capire i cosiddetti campanelli d'allarme è il primo passo per individuare un abuso, quali lo squilibrio di potere, l'esercizio di una violenza non solo fisica ma anche psicologica o economica, la volontà di dominare, di controllare, di umiliare la persona che si ha a fianco come mero oggetto del proprio bisogno. La creazione di una rete di supporto per le vittime è la missione di associazioni come Studiodonne Onlus di Roma, che opera ogni giorno per favorire e promuovere la collaborazione tra istituzioni, tribunali, Asl, forze di polizia, imprese, fondazioni, associazioni e cittadini, in modo da prevenire e contrastare la violenza fin dai suoi primi segnali. «L'unico modo è allontanarsi da queste persone violente: fisicamente, se si ha la possibilità di farlo, o almeno psicologicamente. Non cercare piuttosto il confronto e il contraddittorio, ma rivolgersi a persone competenti per essere supportate e quindi fare rete per essere protette. Questa è una mission che mi sento di avere in prima persona, lo faccio da sempre nelle mie consulenze e nei tribunali, proprio per insegnare a sapersi comportare e a riconoscere la situazione più pericolosa. Solo così si prende il coraggio di assumere un difensore e, in caso di figli minori, di rivolgersi al tribunale per ottenere un affido esclusivo», ribadisce l’avv. Maria Luisa Missiaggia.

Contatti: https://studiodonne.it/

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