Buffon: “Messi mi ha fatto capire cosa rappresento. Potevo andare al Barcellona…”
L'ex portiere della Juve, campione del mondo con la Nazionale nel 2006, ha presentato a Milano il suo libro “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”
Il perché del titolo è tutto in un aneddoto. "Restare alla Juve in Serie B è uno degli esempi del cadere e rialzarsi. Fu una scelta non facile e credo di aver perso qualcosa a livello professionale, ma quella decisione mi ha permesso di tornare a casa, guardarmi allo specchio ed essere orgoglioso di me stesso". Gianluigi Buffon, una vita tra i pali da leggenda della Juve e della Nazionale, ha aperto così la presentazione di “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”, alla Mondadori in Piazza Duomo, a Milano. "Lì è venuta fuori l’energia con cui ho affrontato le sfide successive. In quel periodo ci sono stati momenti complicati. Uno sportivo cerca di portare a casa risultati e per 3-4 anni è stato difficile. Poi, la provvidenza ci ha mandato Andrea Agnelli, Marotta, Paratici e Antonio Conte. E tutte quelle soddisfazioni le ho raccolte dopo, è stato ancora più bello".
“Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”
Di fronte a centinaia di tifosi arrivati da tutta Italia (qualcuno, addirittura, ha raccontato di essere partito all’alba dalla Sardegna), Buffon ha raccontato gli ultimi anni della sua carriera e lo switch fatto dopo il ritiro. In un dialogo con il conduttore Gianluca Gazzoli. “Per me, quella del libro è stata una sfida inedita - ha spiegato l’ex portiere - ma mi piaceva l’idea e con il grande aiuto del Premio Strega Mario Desiati l’ho portata a casa. Ho intrapreso questa strada un anno fa e ho raccontato in queste pagine esperienze di vita e verità, il perché di certe scelte e come ho reagito in momenti difficili. Penso che il titolo sia una metafora della vita”. La necessità di reagire alle difficoltà si è presentata più volte, dal punto di vista sportivo e personale: "In certi momenti, mi guardavo allo specchio e dicevo di essere il più folle numero uno della storia. Perché a volte, in situazioni delicate, sono sceso in campo e ho performato alla grande".
Il ruolo del portiere
Il racconto affidato alle pagine parte dal giorno del ritiro. "Cosa mi ricordo? Per un uomo di 45 anni, è una consuetudine dire basta e chiudere con lo sport. Oggi posso dire che quella è però realmente la prima morte da affrontare per uno che ha fatto una vita come me. La difficoltà sta poi nel riempire la giornata, visto che per 33 anni avevo fatto lo stesso mestiere e tutto veniva organizzato da altri” ha spiegato il campione del mondo 2006, tra gli sguardi attenti dei tifosi. “All’inizio è stato bellissimo avere tanto tempo libero, quasi una conquista. Poi, un po’ meno e mi sono dato a mille attività". Buffon si è soffermato quindi sull’unicità del ruolo del portiere e sulla solitudine propria dei numeri uno: "Per alcuni aspetti, è un ruolo davvero infame. Ma penso che, con il mio carattere, non avrei potuto fare altro. Sono sfrontato, mi piace rischiare, essere altruista, spendermi per i compagni. C’è una sorta di masochismo in questo senso, perché il portiere è l'unico che in campo difende e non offende. Un aspetto che mi racconta come persona".
La maglia scambiata con Messi
Gli aneddoti impreziosiscono il discorso: "Un bel momento? Nel 2015, alla fine del primo tempo della finale di Champions a Berlino, Messi mi rincorse verso gli spogliatoi per chiedermi la maglia. Perdevamo 1-0 ed ero immerso nei pensieri, ma mi fece piacere e mi sorprese. Fu una cosa che mi colpì, prima non avevo mai avuto il sentore di cosa rappresento agli occhi degli altri. Mi sono sempre sentito un fortunato che faceva la cosa più bella del mondo. Vedere un’icona come Leo correre da me per fare lo scambio della maglia mi ha emozionato”. Una battuta anche sulle differenze rispetto a Cristiano Ronaldo, compagno di squadra in bianconero: "Cristiano è un unicum, non pensavo potesse esistere un professionista con una mentalità di quel tipo. Con tutti i pro e i contro. Da compagno di squadra ammiri quel livello, quasi non è umano. La bellezza di Cristiano è la sua spiccata sensibilità".
Il ritorno al Parma
La chiusura è dedicata all’ultima parentesi della carriera tra i pali, il ritorno al Parma del 2021. "Io nella vita calcolo poco e programmo male, vado a istinto e lì c’è stato il cuore. Non è stato programmato, avevo deciso di smettere da protagonista dopo la Juve. A Torino mi avrebbero rinnovato il contratto, ma decisi di fare un’altra scelta per sentirmi vivo. C’erano il Barcellona, che cercava un secondo portiere, e altre squadre che avrebbero fatto la Champions. Il cuore e il destino mi hanno riportato a Parma". Per chiudere il cerchio, dove tutto cominciò all'inizio degli anni Novanta. (di Michele Antonelli)
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Vezzali-Di Francisca, botta e risposta sul palco per i 70...
Le due, ex campionesse di scherma, sono state protagoniste sul palco del Palazzo dei Congressi, a Roma
Botta e risposta tra Valentina Vezzali ed Elisa Di Francisca alla festa per i 70 anni delle Fiamme Oro. Le campionesse, miti della scherma azzurra, non hanno risparmiato frecciate sul palco del Palazzo dei Congressi, a Roma in zona Eur. Un episodio che è solo l'ultimo della serie per le due, che non si sono mai particolarmente amate.
Il botta e risposta Vezzali-Di Francisca
Come visibile da vari video online, l'episodio è nato da una frase del presentatore Stefano Pantano, ex schermidore, che ha chiesto a Di Francisca se si sentisse oggi più opinionista o scrittrice.
Di Francisca: "Vorrei chiedere alla Vezzali di fare pace"
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) November 19, 2024
Vezzali: "Ti stimo come sportiva, ma umanamente non sei il massimo. Forse ne riparliamo quando imparerai a rispettare le persone" pic.twitter.com/awS3DPp3Hg
"Nessuna delle due. Come parlo faccio danni, quindi è meglio che sto zitta. Siete d’accordo? Ma oggi vorrei cogliere l’occasione per dire una cosa al settantesimo delle Fiamme Oro, vorrei mandare un messaggio di pace alla mia collega Valentina Vezzali e chiederle una pace ecco, facciamo pace".
Sul palco
La risposta di Valentina non si è fatta attendere: "Guarda Elisa, dal punto di vista sportivo io ti stimo perché sei stata una grandissima campionessa e un grandissimo talento, però per quanto riguarda il livello umano diciamo che non sei proprio il massimo. Quando imparerai a rispettare le persone…". Qui, l'azzurra è stata interrotta dall'altro presentatore dell'evento, il giornalista Marco Lollobrigida. Tutto nel disagio generale dei vari ospiti. Insomma, una pagina non proprio bellissima per due grandi sportive italiane.
Sport
Kings League Italia: cos’è, quando inizia, le regole,...
Presentato ieri il torneo delle star nella sua versione italiana. Ecco tutte le cose da sapere
La Kings League arriva in Italia. Dopo le prime edizioni del torneo in Spagna e Sudamerica, il format creato dall'ex calciatore del Barcellona Gerard Piqué approda nel nostro Paese. Ieri, lunedì 18 novembre, la competizione è stata presentata a Milano in mezzo a tanti campioni. Da Buffon a Totti e Del Piero. Ecco tutte le cose da sapere.
Le date
C'è ancora mistero sul calendario della Kings League, ma nella giornata di ieri è stata presentata una parte del palinsesto, che vedrà impegnate dodici squadre. Le date del campionato in Italia non sono ancora note ma è stato invece ufficializzato lo stadio che ospiterà la finale della Kings World Cup Nations League il 12 gennaio 2025: sarà l'Allianz Stadium di Torino, casa della Juventus. La Kings World Cup Nations vedrà sfidarsi le migliori nazioni delle varie Kings League in 12 giorni: sono 16 i Paesi che si giocheranno il titolo di campioni del mondo.
Le regole
Qualche altra coordinata? Quelle della Kings League sono partite di calcio a 7 suddivise in due tempi regolamentari da 20 minuti l’uno. Durante i 40 minuti di gioco, ci sono però eventi particolari che possono cambiare il risultato. Il bello è che si parte con una palla che cade da una gabbia fissata in alto e con le due squadre che schierano un solo giocatore: può essere un portiere, un difensore, un centrocampista o un attaccante. Dopo ogni minuto trascorso, entra un altro elemento, fino ad arrivare al completamento delle due formazioni entro i primi 5 minuti di gioco. La sfida 7 contro 7 cambia al minuto 18: è lì che viene messa in pausa la sfida e viene lanciato in campo un grande dado per stabilire il numero dei calciatori che si affronteranno negli ultimi due minuti prima del'intervallo. Gli ultimi due minuti di primo e secondo tempo sono di solito fondamentali per il risultato, perché i gol segnati valgono doppio. L'altra particolarità è che non si può finire in parità: in quel caso, ci saranno gli saranno gli shootout a sancire il vincitore. Non solo: ogni squadra ha modo di far entrare il proprio presidente per tirare un rigore, una volta per partita. E ci sono poi le carte segrete: ogni team ne potrà pescare una e poi usarla durante la sfida.
I presidenti
I presidenti delle squadre sono 12 top streamer e content creator. Tra questi spicca Fedez , che ieri ha anche nominato Luciano Moggi come vicepresidente del suo team. Tra gli altri ci sono: Blur (streamer), Grenbaud (streamer), Damiano “Er Faina” e ManuXO.
Dove vedere la Kings League
Altro capitolo sui canali che trasmetteranno gli incontri. La Kings League Italia sarà visibile in streaming sui canali della competizione, tra cui Twitch, TikTok, YouTube e X. Le partite verranno trasmesse anche dai canali dei presidenti delle varie squadre, che si sostituiranno ai classici telecronisti che invece animeranno le dirette ufficiali del torneo.
Sport
Da De Rossi e Pirlo fino a Gilardino: la maledizione in...
L'ex attaccante è soltanto l'ultimo a non aver avuto fortuna nella nuova vita da allenatore
Eroi da giocatori, flop (almeno finora) da allenatori. Quella che stanno vivendo i campioni del Mondo del 2006 sta assumendo i contorni di una vera e propria maledizione. Il trionfo di Berlino, che valse agli Azzurri il quarto titolo iridato, è lontano ormai 18 anni e molti dei calciatori che erano in campo quel 9 luglio oggi si sono reinventati allenatori, ma con scarsi risultati.
È di oggi la notizia dell'esonero di Alberto Gilardino dalla panchina del Genoa. L'ex attaccante, che aveva esordito in panchina proprio con il Grifone ottenendo una promozione in Serie A e una salvezza tranquilla nella scorsa stagione, sarà sostuito da Patrick Vieira, in campo proprio nella finale dell'Olympiastadion con la maglia della Francia. Gilardino però è soltanto l'ultimo dei campioni del Mondo del 2006 a essere esonerato o ad aver vissuto un'esperienza deludente in panchina. Resiste, per ora, Alessandro Nesta, ancora alla guida del Monza nonostante il penultimo posto in classifica a quota 8 punti.
Da De Rossi e Cannavaro fino a Pirlo e Inzaghi
L'esperienza di Daniele De Rossi alla Roma ha vissuto due vite. Subentrato a Mourinho lo scorso gennaio, l'ex centrocampista giallorosso ha chiuso il campionato al sesto posto e sfiorando la finale di Europa League. I risultati gli sono valsi il rinnovo triennale, ma a settembre, dopo sole quattro giornate, è arrivata la rottura con la dirigenza e il conseguente esonero, che ha creato tensioni e polemiche nell'ambiente, poi sfociate in aperta contestazione.
Altro addio discusso è stato quello di Fabio Cannavaro, che dopo le esotiche esperienze in Arabia e Cina e la deludente parentisi alla guida del Benevento nella scorsa stagione è riuscito a salvare l'Udinese, vincendo all'ultima giornata a Frosinone e condannando così i ciociari alla B. Cannavaro però non è stato confermato: "Mi dispiace non poter continuare questo breve ma intenso viaggio", ha scritto amareggiato l'ex Pallone d'Oro, "da parte mia c'era la volontà di rimanere".
Diverso percorso, ma stesso finale per Andrea Pirlo. L'ex centrocampista ha iniziato la sua carriera da allenatore con la Juventus vincendo, nella stagione 2020-21, Coppa Italia e Supercoppa, ma venendo poi sostituito a fine anno da Massimiliano Allegri. Il 'Maestro' è quindi volato prima in Turchia, dove ha guidato il Karagumruk, e poi a Genova, mail suo anno e mezzo alla Sampdoria si è concluso con un altro esonero.
L'esperienza in Serie A è stata breve ma intensa anche per Filippo Inzaghi. L'ex attaccante del Milan ha iniziato nel 2014 ad allenare proprio in rossonero, senza molta fortuna, per poi tornare nella massima serie per quache mese con la Salernitana. La carriera di SuperPippo si è sviluppata soprattutto in Serie B, dove oggi guida il Pisa, attualmente al primo posto in classifica. Nel campionato cadetto allena anche Fabio Grosso, che dopo la promozione conquistata con il Frosinone e l'esperienza negativa a Marsiglia è approdato al Sassuolo.
Nel Milan ha iniziato ad allenare anche Gennaro Gattuso, che dopo un lungo girovagare ha trovato casa in Croazia. Rino oggi è tecnico dell'Hajduk Spalato, dopo aver seduto sulle panchine di Napoli, Valencia e Marsiglia. È senza squadra invece Massimo Oddo, nel 2006 barbiere d'eccezione per il celebre taglio di capelli a Camoranesi, esonerato lo scorso anno dal Padova dopo le esperienze, disastrose, in A con Udinese e Pescara. La carriera da allenatore di Gianluca Zambrotta è durata soltanto tre anni: dopo aver guidato Chiasso e Delhi Dynamos in India, l'ex terzino è stato brevemente assistente di Fabio Capello in Cina prima di dire basta nel 2018.