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Il coraggio di Cassandra: La storia emozionante della giovane cantante che ha sfidato il destino con la sua voce

Cassandra… un nome che non puoi dimenticare, che ti si appiccica addosso, che ti resta lì, come un marchio, una cicatrice che non va via. Ti entra dentro e non se ne va più. Antonia Cassandra Capasso, o meglio, Cassandra. Una ragazza di Napoli, una che magari avresti incrociato per strada senza sapere che dietro quel sorriso c’era un mondo intero. Una voce che non veniva da qui, veniva da un altro pianeta, da un posto dove tutto è più vero, più intenso.

La sua vita è stata breve, troppo breve, ma capace di lasciare un segno che niente e nessuno potrà mai cancellare. Cassandra era normale, sì, come tante altre ragazze, ma aveva quel qualcosa che pochi hanno. Un dono, qualcosa che la bruciava dentro, che non le dava tregua: la musica. E quella forza, quella dannata forza di non mollare mai, quella voglia di lottare fino all’ultimo respiro, anche quando tutto sembrava crollarle addosso. Cassandra non era solo una cantante. Era una guerriera. Di quelle che la vita le prende a pugni, le sbatte per terra, ma lei… lei si rialza sempre. Era una di quelle persone che ti fanno credere ancora nella bellezza della vita, anche quando la vita sembra volerti portare via tutto. Anche quando sembra non ci sia più niente di bello da dare, Cassandra era lì, con la sua voce, a ricordarti che vale ancora la pena lottare.

Una passione che nasce a Frattamaggiore

Cassandra era di Frattamaggiore, un piccolo paesino vicino Napoli, ma dentro di lei c’erano sogni che non ci stavano, troppo grandi per restare chiusi lì. Da bambina già era speciale, aveva quel fuoco dentro che non si spegne mai, che brucia e ti spinge a fare musica, sempre, comunque. A 12 anni suonava il pianoforte, cantava, come se quella fosse l’unica cosa che la faceva respirare, come se senza la musica non ci fosse aria. Non era solo talento, no, era qualcosa di più, era la sua vita, la sua anima che parlava. E ogni volta che cantava, la gente restava senza parole, toccata, scossa nel profondo. La sua voce… non era solo potente, era piena di emozioni, così vera che ti entrava dritta nel cuore, ti faceva venire i brividi, ti faceva sentire vivo, anche solo per un attimo.

Il sogno di “Amici” e il destino beffardo

Nel 2020, Cassandra aveva un sogno grande, un sogno di quelli che ti fanno tremare le gambe solo a pensarci: voleva entrare ad “Amici” di Maria De Filippi. Voleva farsi vedere, voleva gridare al mondo chi era davvero. Non era solo un desiderio qualunque, era la sua occasione per far vedere a tutti di cosa era capace. E ce l’aveva quasi fatta, superò le prime selezioni con quella grinta che solo lei aveva, quella voglia di mangiarsi il mondo. Tutto stava andando come doveva, sembrava che finalmente la vita le stesse sorridendo.

Poi, proprio quando tutto sembrava a un passo dalla realizzazione, la vita le tirò uno schiaffo in pieno viso. A gennaio, un linfonodo gonfio sul collo… niente di che, pensava, ma purtroppo era l’inizio del suo incubo. Una serie infinita di visite, esami, paure. Poi quella parola, quella maledetta parola che non avrebbe mai voluto sentire: leucemia linfoblastica acuta. Un tumore aggressivo, uno di quelli che ti toglie il respiro solo a pronunciarlo. Da lì in poi, la sua vita cambiò per sempre.

La lotta e il rifugio nella musica

Molti, davanti a una notizia del genere, avrebbero mollato tutto. Avrebbero detto basta, avrebbero lasciato andare, si sarebbero chiusi in se stessi. Ma non Cassandra. Lei no. Lei era fatta di un’altra pasta, di quella rara, quella che non si spezza mai. Non ha perso nemmeno un attimo, si è buttata subito nella battaglia, iniziando le cure all’ospedale Cardarelli di Napoli, sapendo bene che sarebbe stato un inferno, ma pronta, con la testa alta, a combattere ogni maledetto giorno.

Giornate tutte uguali, infinite, piene di dolore, di stanchezza che ti fa mancare il fiato. Ma lei aveva la musica e la musica non l’ha mai tradita. Era il suo rifugio, il suo respiro, il modo in cui riusciva a sentirsi viva. Anche quando la malattia la stava consumando, non ha mai smesso di cantare, mai. E poi, un giorno, è successo qualcosa di magico: un’infermiera, colpita da quella voce che sembrava davvero venire da un altro mondo, l’ha registrata mentre cantava “If I Ain’t Got You” di Alicia Keys. Quel video è finito sui social e boom… è diventato virale. Migliaia di persone lo hanno visto, migliaia di persone sono rimaste senza parole. Perché lì non c’era solo una ragazza malata che cantava, c’era un’anima, una vita intera che si aggrappava con tutte le forze, che non voleva lasciar andare. E quel canto… quel canto era un grido di vita, una preghiera, un pugno al cuore di chiunque l’ascoltasse.

Un provino speciale per “Amici” e un talento che non si spegne

Quella performance non passò inosservata nemmeno alla redazione di “Amici”. La videro, la sentirono e rimasero spiazzati. C’era qualcosa in lei, qualcosa di troppo grande per ignorarlo. Così, decisero di offrirle un provino. Ma non uno qualunque: un provino tramite Skype, perché Cassandra non poteva muoversi dall’ospedale, le terapie erano troppo pesanti.

Eppure, nonostante tutto, lei accettò. E si esibì. Cantò “Titanium” di David Guetta e Sia e la sua voce era… era ancora più forte, ancora più piena di tutto quel dolore e quella forza che solo chi sta lottando con tutto se stesso può mettere in ogni nota. Non era solo una canzone, era la sua vita, la sua battaglia, era tutto quello che aveva dentro. E chiunque l’ascoltasse non poteva fare a meno di sentirlo. Ancora una volta, dimostrò che non era solo una cantante, era un’artista, una vera, capace di prendere il cuore di chiunque e farlo vibrare, farlo piangere, farlo sentire vivo.

Cassandra, però, non era solo musica. Era anche una ragazza determinata a sensibilizzare su quanto importante sia una diagnosi precoce e accurata. Raccontò sui social delle difficoltà incontrate durante il percorso diagnostico, dei sintomi sottovalutati dai medici. Un messaggio potente che servì da monito per tante altre persone, per non abbassare mai la guardia e per pretendere sempre attenzione ai segnali che il corpo ci manda.

La scomparsa di una guerriera

Il 19 novembre 2024, Cassandra se n’è andata. Solo 25 anni, solo una vita a metà, ma vissuta più intensamente di tanti altri che di anni ne hanno molti di più. Le terapie, il trapianto, tutto quello che poteva fare l’ha fatto. Ma a volte, la vita decide per te e non c’è niente da fare.

La sua famiglia, i suoi amici, tutti quelli che l’avevano conosciuta, anche solo tramite quel video che ha toccato migliaia di cuori… sono rimasti tutti con un vuoto dentro, un buco che niente e nessuno potrà mai colmare. I messaggi, le parole di cordoglio sono arrivati da ogni parte, pieni di ammirazione per quella guerriera che non ha mai mollato, per quella forza, quella dolcezza che Cassandra aveva dentro di sé e che riusciva a trasmettere a tutti.

L’eredità di Cassandra: una voce che non smetterà mai di risuonare

Cassandra… lei è ancora qui, è qui con noi, perché ci ha insegnato che la passione è più forte di qualsiasi maledetta malattia. Più forte della sofferenza, più forte di tutto quello che la vita le ha tirato addosso. Non è solo la storia di una ragazza che sognava di cantare, no, è la storia di una guerriera. Di una che non ha mai voluto arrendersi, nemmeno quando sembrava che tutto fosse perduto.

Lei ha lottato fino all’ultimo respiro. E quella sua voce… quella voce non se ne andrà mai. Non è solo in qualche vecchia registrazione, è nei cuori di chi l’ha ascoltata, di chi l’ha amata, di chi ha trovato un po’ di speranza in quella sua voce spezzata ma così piena di vita. Cassandra è e sarà sempre una luce, una voce che non si spegne mai.

Un ultimo pensiero

La vita di Cassandra è stata breve, troppo breve, ma cavolo se è stata intensa. Piena fino all’orlo. Di luce, di sogni, di quella passione che solo chi ama davvero qualcosa sa cosa vuol dire. Una passione che non ti lascia mai, che ti tiene sveglio la notte, che ti fa respirare anche quando tutto va a rotoli.

Anche quando la vita ti sbatte a terra, ti prende a schiaffi e sembra voler portarti via tutto. Ma lei no, lei non si è mai lasciata portare via. E la sua voce è ancora qui. La senti? La senti davvero? Risuona, forte, in ogni nota, in ogni respiro, in ogni sorriso che ha regalato. Un’eco che non se ne andrà mai. Che ci ricorda di non mollare, mai.

Cassandra era, è e sarà sempre un simbolo. Un simbolo di coraggio, di forza, di quella testardaggine che ti fa andare avanti quando tutto sembra finito. La sua eredità? Non sono solo le canzoni, non sono solo le note. Sono le risate, sono quelle piccole lezioni che ti restano appiccicate addosso. Lei continuerà a vivere nei cuori di chi l’ha amata, di chi ha avuto il privilegio di sentirla cantare, di chi l’ha sostenuta, di chi non potrà mai dimenticarla. Mai.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Cronaca

Mantoan (Agenas): “Rilancio Ssn parte da nuova...

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Al Summit Equità e Salute in Italia – Le leve per la sostenibilità, 'aggiornare subito Lea e tariffe'

Mantoan (Agenas):

"Per poter migliorare il nostro Servizio sanitario nazionale e per poter fare in modo che i circa 140 miliardi di euro che vengono dedicati per il 2026 al Fondo sanitario nazionale, credo sia arrivato il momento di ridefinire una governance tra Stato e Regioni, con l'apparato centrale dello Stato (ministero della Salute, Iss, Aifa, e Agenas) che deve riprendere un ruolo di programmazione e di controllo, redigere un Piano sanitario nazionale. E, soprattutto, deve manutenere il sistema sanitario partendo dalle tariffe e dai Livelli essenziali di assistenza (Lea), dalla governance rapporto Stato-Regioni, così da avere un miglioramento dei servizi sanitari, in primis il grande problema delle liste di attesa". Così all'Adnkronos Salute il direttore generale di Agenas Domenico Mantoan, in occasione del summit 'Equità e Salute in Italia - Le leve per la sostenibilità', promosso da Salutequità oggi a Roma (Palazzo Ferrajoli).

"Lo Stato deve fare la sua parte, aggiornando i Lea e le tariffe. Non è possibile che accada ciò che è successo pochi giorni fa, con un adeguamento delle tariffe al minimo dopo 20 anni. La sostenibilità passa anche attraverso la manutenzione del Ssn e la programmazione fatta per tempo dei vari fattori produttivi, compresa la programmazione del personale, che negli anni passati è mancata", conclude.

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Cronaca

Sanità, da Salutequità le 7 leve per un Ssn equo e...

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Le azioni concrete per far fronte alle principali sfide del Servizio sanitario nazionale

Sanità, da Salutequità le 7 leve per un Ssn equo e sostenibile

Definizione, allocazione e gestione delle risorse; monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance; innovazione nell'organizzazione e nella governance; aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). E ancora: governo delle liste di attesa; qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale; consapevolezza del valore del nostro servizio sanitario. Sono queste, secondo il presidente di Salutequità Tonino Aceti, le "7 leve" indispensabili per rendere il Ssn davvero efficace ed efficiente. Le proposte sono state presentate oggi a Roma in occasione del Summit annuale 'Equità e Salute in Italia', con un focus sulla sostenibilità, in una prospettiva che va oltre quella meramente economica e che include il contrasto alle disuguaglianze e la tutela del diritto alla salute.

Presenti al confronto le più alte cariche della sanità nazionale, regionale e i principali stakeholder scientifici, rappresentanti del mondo civico ed esperti che si sono confrontati sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile, equo e rispondente alle esigenze in continua evoluzione della società e perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio.

Nel dettaglio - descrive una nota - la prima leva, "definizione, allocazione e gestione delle risorse", si riferisce alla necessità di una metodologia di calcolo del fabbisogno sanitario standard, superando lo 'storico' e la sola 'negoziazione politica', passando a criteri più oggettivi e aggiornati come i Lea, il tasso di rinuncia alle cure e di povertà, le caratteristiche della popolazione, l'epidemiologia, l'innovazione tecnologica, personale e infrastrutture adeguati, standard organizzativi/strutturali/tecnologici, mobilità sanitaria, caratteristiche orografiche del territorio. Il finanziamento del Ssn deve essere agganciato a una strategia pluriennale per la salute e il rafforzamento del sistema, attraverso la definizione e l'approvazione di un nuovo Piano sanitario nazionale, adottato con una procedura più 'forte' rispetto a quella prevista nel 2006. Si devono quindi modificare i criteri di riparto del Fondo sanitario, dando più peso alla deprivazione sociale, e quelli della quota premiale (644 milioni nel 2023), passando dalla negoziazione tra Regioni a criteri trasparenti, obiettivi e vincolanti. E ancora, passare da un sistema di pagamento per prestazione a uno che finanzi percorsi terapeutici e i loro risultati di salute, superando il silos budget e mettendo al centro il valore delle cure. Poi, semplificare l'accesso ai fondi per l'edilizia sanitaria e incentivare la ricerca e l'innovazione per rendere il Ssn più efficace e sostenibile a lungo termine.

La seconda leva riguarda "monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance". E' prioritario agire su potenziamento e innovazione di monitoraggio e valutazione dei Lea erogati dalle Regioni attraverso nuovi indicatori, anche nella dimensione intra-regionale, e una governance più dinamica. Si prevede di modernizzare il sistema degli adempimenti Lea, migliorando la tempestività nella pubblicazione dei dati e introducendo nuovi criteri di valutazione per elementi critici come le liste di attesa, il Fascicolo sanitario elettronico e l'implementazione degli Accordi Stato-Regioni successivi a quelli del 2001. Un ruolo centrale deve essere assegnato alla piattaforma Agenas per monitorare il rispetto dei tempi massimi di attesa e le agende chiuse, mentre il Programma nazionale esiti deve essere potenziato per valutare meglio gli outcome dell'assistenza territoriale. Infine, tra le proposte vi è quella di introdurre strumenti per misurare l'impatto delle innovazioni farmacologiche, tecnologiche, organizzative e professionali e ri-allocare le economie correlate, anche promuovendo una collaborazione efficace tra pubblico e privato.

La terza leva è "l'innovazione nell'organizzazione e nella governance" e serve per rendere le aziende sanitarie più efficienti e flessibili. Si propone una reingegnerizzazione del modello di funzionamento, affrontando le rigidità normative e contrattuali (lavoro, partnership, etc.). E ancora, tra le azioni proposte: la creazione di un programma pluriennale per migliorare la valorizzazione e l'attrattività del personale del Ssn con interventi su retribuzioni, formazione e assunzioni. Inoltre, occorre approvare tempestivamente i decreti per la definizione della metodologia di calcolo del fabbisogno di personale e applicare rapidamente il Dm 77/2022 e le misure di sanità digitale del Pnrr. E' necessario anche finanziare l'aggiornamento del Piano nazionale della cronicità, includendo nuove patologie (es. psoriasi, neoplasie ematologiche croniche, etc.) e garantirne un più efficace monitoraggio, così come assicurare nelle procedure di acquisto qualità, personalizzazione e continuità terapeutica.

La quarta leva, "aggiornamento dinamico dei Lea", propone una loro revisione annuale utilizzando i fondi stanziati dalle leggi di Bilancio, rendendo il processo più rapido, partecipato e trasparente, ma si prevede anche di definire e monitorare nuovi standard assistenziali, strutturali e tecnologici in settori ancora non disciplinati. Con la quinta leva, "riduzione e governo delle liste di attesa", Salutequità indica obiettivi prioritari di un nuovo Piano sanitario nazionale, con fondi vincolati annualmente per le Regioni. Si propone, inoltre, di rafforzare il monitoraggio dei Lea con nuovi indicatori, emanare i decreti attuativi della legge sulle liste di attesa. E' quindi urgente lavorare sull'appropriatezza delle prescrizioni e delle pratiche cliniche attraverso il Sistema nazionale linee guida (Snlg) e le buone pratiche clinico- assistenziali organizzative dell'Istituto superiore di sanità per supportare professionisti e amministratori nelle scelte e garantire sostenibilità e qualità.

La "qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del Ssn" - sesta leva - punta a migliorare la qualità dei processi decisionali in sanità dando centralità alle evidenze e alla partecipazione di associazioni pazienti e stakeholder, oltre che attraverso la rilettura del principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, per garantire migliore condivisione delle scelte, maggiore velocità delle decisioni e della loro implementazione. Infine la settima leva, "consapevolezza del valore del Ssn", è finalizzata a sviluppare iniziative, programmi e campagne, a partire dalle scuole, per sensibilizzare i cittadini sul valore positivo del Ssn e sul ruolo attivo che possono assumere nella tutela della propria salute e concorrere alla sostenibilità del sistema.

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Cronaca

Aceti: “Per Ssn sostenibile insufficienti 136,5 mld...

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Il presidente di Salutequità, 'mancanza da 16 anni di un Piano nazionale e da 3 di un Patto per la Salute non consentono scelte sostenibili'

Aceti:

"Per un Servizio sanitario nazionale davvero equo e sostenibile è insufficiente destinare 136,5 miliardi senza una chiara strategia. La mancanza da 16 anni di un Piano nazionale e da 3 di un Patto per la Salute non consentono scelte sostenibili". Lo ha detto il presidente di Salutequità, Tonino Aceti, in occasione del Summit 'Equità e Salute in Italia', incontro che ha dedicato un focus sulla sostenibilità del Ssn in una prospettiva che va oltre quella meramente economica e che include il contrasto alle disuguaglianze e la tutela del diritto alla salute. Presenti al confronto - che si è tenuto oggi a Roma (Palazzo Ferrajoli) - le più alte cariche della sanità nazionale, regionale e i principali stakeholder scientifici, del mondo civico ed esperti che si sono confrontati sul modello necessario a garantire un Ssn sostenibile, equo e rispondente alle esigenze in continua evoluzione della società, perché la difesa di una sanità equa e universale sia una delle priorità nella discussione della legge di Bilancio.

"Il primo banco di prova per la sostenibilità del Ssn è la legge di Bilancio attualmente in discussione e i rilievi sulle risorse destinate alla sanità di Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio e Cnel sono preoccupanti e vanno subito affrontati - afferma Aceti - Il Ssn deve dichiarare la sua vision e collegarla alle risorse". Per questo "abbiamo dubbi sull'efficacia delle misure che destinano circa 1 miliardo di euro all'incremento di risorse per il raggiungimento degli obiettivi di Piano sanitario nazionale (Psn), sia perché l'ultimo Psn approvato risale al 2006 sia perché, dopo l'annuncio dello scorso anno del ministro di volerlo finalmente aggiornare, ad oggi non se ne sa ancora nulla". E se il "piano non si aggiorna - avverte Aceti - si continuerà a finanziare il Ssn senza avere una programmazione sanitaria e una visione chiara su priorità, obiettivi e azioni da mettere in campo. E un altro grande assente è il Patto per la Salute fermo al 2021".

Sull'emergenza liste d'attesa, "50 milioni di euro per il 2025 e 100 milioni per il 2026 rischiano di non incidere come potrebbero sull'accessibilità alle cure - rimarca il presidente di Salutequità - se le Regioni continueranno ad essere misurate su indicatori vecchi sui quali quasi tutte risultano già adempienti. Allo stesso modo, i nuovi finanziamenti vincolati per l'aggiornamento dei Lea potrebbero non essere utilizzati come già accaduto per l'entrata in vigore dei nuovi Lea con ben 7 anni di ritardo. A rischio l'accesso all'innovazione terapeutica per i pazienti a causa delle misure che precludono nuove valutazioni di innovatività su nuove indicazioni terapeutiche per farmaci che l'hanno già ottenuta 6 anni prima. Così come l'eventuale avanzo del Fondo dei farmaci innovativi deve rimanere nella farmaceutica e non nel calderone indistinto del Fondo sanitario regionale".

Anche "sull'umanizzazione il segnale è insufficiente: troppo pochi - sostiene Aceti - 10 milioni per le cure palliative, considerando che 8 Regioni al 2021 non avevano istituito una rete di cure palliative pediatriche. Bene il potenziamento del Nuovo sistema di garanzia dei Lea che raccoglie una specifica proposta di Salutequità. Proprio perché è una partita troppo importante per la sostenibilità e l'equità del Ssn, abbiamo voluto consegnare le nostre proposte, con dati di analisi ed azioni sintetizzate nelle 7 leve per la sostenibilità" ossia definizione, allocazione e gestione delle risorse; monitoraggio, misurazione e valutazione delle performance; innovazione nell'organizzazione e nella governance; aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza; governo delle liste di attesa; qualità dei processi decisionali per equità e la sostenibilità del Ssn; consapevolezza del valore del nostro Servizio sanitario.

Il II Summit 'Equità e Salute in Italia' è stato organizzato con il contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb, Incyte Biosciences, UCB Pharma, Menarini Group, BeiGene Italy srl, Ipsen S.p.A., Merck Serono SPA, Organon Italia.

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