Parigi 2024, Tav sotto attacco: incendi dolosi a poche ore da inizio Olimpiadi
Gravemente colpite le linee ferroviarie francesi ad alta velocità, Sncf: "Massiccio attentato per paralizzare la rete". Chiuso anche il percorso verso lo Stade de France, una delle sedi dei Giochi
La rete ferroviaria francese ad alta velocità è stata gravemente colpita dopo essere stata presa di mira da diversi incendi dolosi, poche ore prima della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. I tecnici della Sncf, le Ferrovie francesi, hanno immediatamente iniziato a lavorare per ripristinare la circolazione dei treni e, nel primo pomeriggio, il ministro dei Trasporti Patrice Vergriete, ha riferito che "il traffico ferroviario è iniziato a riprendere" e che "un treno su due verso l'est, il nord e la Bretagna dovrebbe essere assicurato, e un Tgv su quattro verso il Bordolese".
I disagi, comunque, dureranno "almeno tutto il fine settimana", ha indicato la Sncf. Circa il "25%" dei treni che collegano Parigi a Londra sono stati annullati oggi, ma anche sabato e domenica, ha comunicato Eurostar. Il ministro ha assicurato che i viaggiatori saranno "rimborsati al 100%" e ha rinnovato, su Tf1, l'invito a non recarsi in stazione se non si ha la certezza che il proprio treno è stato confermato.
La Sncf "è stata vittima di numerosi atti simultanei dolosi che hanno colpito le linee ad alta velocità dell'Atlantico, del Nord e dell'Est", ha affermato la società, spiegando di essere stata vittima di "un massiccio attentato volto a paralizzare la rete" dei treni attraverso "incendi intenzionali per danneggiare gli impianti". La Sncf ha quindi chiesto "ai viaggiatori di rinviare il viaggio e di non recarsi in stazione".
Le Olimpiadi di Parigi iniziano ufficialmente stasera con uno spettacolo in mezzo alla Senna. Per la prima volta nella storia dei Giochi estivi, la cerimonia di apertura non si terrà in uno stadio. Invece, le oltre 200 delegazioni nazionali navigheranno lungo la Senna, attraversando il centro di Parigi e oltrepassando luoghi di interesse come la Cattedrale di Notre-Dame, il Louvre e il Museo d'Orsay.
Le azioni di sabotaggio con ordigni incendiari perpetrate questa mattina "non avranno un impatto sulla cerimonia" di apertura dei Giochi, ha assicurato la sindaca di Parigi Anne Hidalgo parlando di "sabotaggio" nel corso di una conferenza stampa con il re spagnolo Felipe VI. "Quello che è successo è inaccettabile, ma non avrà alcun impatto sulla cerimonia di stasera perché non ha conseguenze sulla rete dei trasporti della regione dell'Île-de-France", ha spiegato Hidalgo
Cosa è successo, le ipotesi
Tra l'una di notte e le 5.30 si sono verificati cinque danni o tentati danneggiamenti alla rete Sncf, contro cabine elettriche o di segnalazione, hanno appreso Franceinfo e France Inter da fonti vicine alla vicenda. Il ministro dei Trasporti Patrice Vergriete ha denunciato quello che considera un “atto criminale scandaloso. Oggi tutti gli elementi di cui disponiamo dimostrano chiaramente che si tratta di atti volontari (...), in particolare la concomitanza dei tempi che è più che sospetta", ha osservato Vergriete in un punto stampa. "Attraverso la Sncf, sono i francesi che vengono attaccati", ha aggiunto Jean-Pierre Farrandou, presidente del gruppo Sncf. La ministra dimissionaria dello Sport, Amélie Oudéa-Castéra, ha espresso la sua indignazione a Bfmtv: “È davvero spaventoso”, ha detto.
Il traffico dei Tgv sugli assi Atlantico, Nord ed Est è stato fortemente perturbato. La linea Tgv Sud-Est, invece, “è rimasta inalterata”, precisa la compagnia ferroviaria. “Un treno su due verso l'Est, verso il Nord e verso la Bretagna e un Tgv su quattro verso Bordeaux” dovrebbero essere assicurati, ha aggiunto Patrice Vergriete. Si prevede che i disagi dureranno almeno per tutto il fine settimana.
L'accusa dei ministri: "Sabotaggio coordinato"
Due ministri francesi hanno intanto condannato gli incendi dolosi. L'attacco "sconvolgerà questa giornata e probabilmente anche questo fine settimana", ha detto all'emittente Bfmtv la ministra ad interim dello sport Amélie Oudéa-Castera. Parlando "con cautela e dopo le prime analisi", la ministra ha detto che si trattava di una sorta di "sabotaggio coordinato". Il ministro dei Trasporti francese Patrice Vergriete ha affermato che le "azioni dolose coordinate" hanno causato notevoli disagi al traffico.
Esteri
Il miliardario outsider Peter Thiel: vi spiego il successo...
In un'intervista a Bari Weiss, il consigliere ombra di Trump svela la strategia e le mosse della prossima amministrazione
Nell’epoca delle polarizzazioni politiche e delle identità contrapposte, il miliardario venture capitalist Peter Thiel ha sempre occupato un ruolo unico: quello di outsider tra gli outsider, re delle contraddizioni. Nato in Germania ed emigrato negli Usa con i suoi genitori “nel 1968, quando il Paese si stava autodistruggendo” oggi è a favore di una stretta anti-immigrazione. È stato il primo gay dichiarato a parlare dal palco di una convention repubblicana. Si professa campione della libertà di stampa e allo stesso tempo è responsabile della bancarotta del sito di gossip Gawker, reo di aver rivelato il suo orientamento sessuale. Membro dell’aristocrazia della Silicon Valley e della “Paypal Mafia”, è diventato un aedo dell’America rurale, e nel 2022 ha investito 15 milioni di dollari nell’elezione di JD Vance al Senato. Presidente di Palantir, società di AI fondamentale nelle guerre moderne, parteggia per un movimento che vuole cancellare la proiezione internazionale degli Stati Uniti.
Soprattutto, se Musk è il consigliere sempre al fianco di Donald Trump nelle occasioni pubbliche, Thiel è l’uomo che si muove nell’ombra. Un faro su quest’ombra lo ha puntato Bari Weiss, giornalista americana di 40 anni che nel 2020 ha lasciato il “New York Times” in protesta contro l’eccessiva ‘wokeness’ del quotidiano, per fondare “The Free Press” con la moglie Nellie Bowles. Weiss conduce un podcast, “Honestly”, in cui ha chiesto a Thiel la sua visione sull'elezione di Trump e su come si possono conciliare dazi al 60% e globalizzazione, l’annunciata deportazione di milioni di migranti e crescita economica.
Il trionfo della contro-élite
Thiel interpreta la vittoria di Trump come un segnale del crollo dei liberal americani. "Non è solo colpa di Biden o Harris", ha affermato, "ma di un intero sistema ideologico che non ha più nulla da offrire in termini di idee o sostanza”. Thiel sostiene che il 2024 non è paragonabile al 2016, quando Trump "forse aveva avuto fortuna" contro Hillary Clinton. Questa volta, l’ex presidente ha battuto un Partito Democratico che ha investito tutto e ha fallito, nonostante miliardi di dollari a disposizione e una pioggia di cause e processi penali contro Trump.
Per Thiel, la vittoria di Trump segna anche la fine di un’era in cui il potere culturale di Hollywood e delle élite liberal dominava incontrastato. "Celebrity non significa più quello che significava negli anni ’90", ha spiegato, criticando l’assenza di pensiero individuale tra le star progressiste e nelle università americane. In netto contrasto, Thiel vede Trump come il simbolo di una contro-élite che "pensa fuori dagli schemi" e sfida un sistema sempre più dogmatico.
Identity politics e il fallimento del liberalismo
Un altro tema cardine dell’intervista è stata l’implosione dell’identity politics, una strategia che Thiel considera ormai controproducente. Legare la propria proposta politica all’identità (etnica, sessuale, culturale) “aliena più persone di quante ne attragga", ha detto, indicando l’incapacità di Kamala Harris di rappresentare un’alternativa credibile. "Forse il momento in cui l’identity politics ha funzionato veramente è stato nel 2008 con Obama, ma da allora internet ha cambiato tutto: non puoi più raccontare messaggi diversi a gruppi diversi”.
Secondo Thiel, scegliere Harris è stato un errore prevedibile, dettato più dalla mancanza di opzioni valide che da una vera convinzione nella sua leadership. "Il Partito Democratico sembra incapace di riflettere e reinventarsi", ha aggiunto, paragonando il declino della sinistra americana a un lento ma inevitabile collasso.
Le sfide economiche: dazi e redistribuzione
Cosa pensa della proposta di Trump di introdurre dazi del 20% su tutte le importazioni e del 60% sui prodotti cinesi? Per Thiel, alla fine l’amministrazione Trump non sarà così netta, ma i dazi sono un passo nella direzione giusta per riequilibrare il commercio globale. "Il sistema attuale premia settori come Wall Street e Silicon Valley, ma danneggia le regioni manifatturiere del Midwest, che sono state essenziali per il successo dei Repubblicani”. In effetti sono regioni che era riuscito a strappare ai democratici nel 2016, ma nel 2020 Biden riuscì a convincere di essere in grado di proteggere meglio.
Thiel sostiene che la politica dei dazi non è solo una questione economica, ma anche geopolitica: "Spostare la produzione dalla Cina al Vietnam o all’India potrebbe fare qualche danno ai consumatori americani ma sarebbe un durissimo colpo al nostro principale rivale strategico”.
Immigrazione: cultura ed economia
Sul tema dell’immigrazione, Thiel ha offerto una prospettiva sfumata. Pur essendo egli stesso un immigrato, ha criticato il sistema attuale per aver creato enormi squilibri economici, specialmente nel mercato immobiliare. "L’apertura incontrollata delle frontiere ha gonfiato i prezzi degli affitti e trasferito ricchezza dai giovani ai proprietari immobiliari". Ha anche sottolineato il problema delle scuole pubbliche sovraccariche, che riflette una mancanza di pianificazione a lungo termine. Il fondatore di Palantir ha messo in guardia contro soluzioni drastiche, come la deportazione di massa di 11 milioni di immigrati. "Ciò di cui abbiamo bisogno è una politica migratoria che tenga conto sia delle dinamiche economiche che delle pressioni sociali”.
Il futuro dell’istruzione
Un altro pilastro della critica di Thiel è il sistema educativo americano, che descrive come "gonfio e inefficiente”. Ha appoggiato l’idea di Trump di ridimensionare il Dipartimento dell’Istruzione e riformare il sistema di finanziamento delle università. "Il debito studentesco è fuori controllo: molte università continuano a prosperare mentre gli studenti non riescono nemmeno a ripagare gli interessi sui loro prestiti", ha detto, proponendo di ridurre i finanziamenti alle università che non offrono un valore tangibile ai loro studenti. Il venture capitalist ha un fondo che incoraggia gli studenti più svegli ad abbandonare il college, ma allo stesso tempo ha riconosciuto l’importanza delle università Ivy League americane negli anni scorsi. “Pur essendo marce e corrotte, quelle università selezionano i più intelligenti. Il declino politico si vede anche lì: i democratici sono passati da Bill e Hillary Clinton (Yale Law) e Obama (Harvard) a Biden (University of Delaware), Harris (UC Hastings Law School) e Walz (Minnesota State)”.
Un'America in bilico
Thiel ha ammesso che il secondo mandato di Trump non sarà privo di sfide. Dalla crisi del confine meridionale alla crescente tensione con Cina, Russia e Iran, i problemi internazionali e domestici richiederanno soluzioni più incisive rispetto al passato. "Spero che Trump sia all’altezza", ha detto, pur riconoscendo le difficoltà di governare un Paese che sembra "avviato verso l’Armageddon”. Concludendo l’intervista, Thiel ha riaffermato la sua convinzione che la vittoria di Trump rappresenti non solo una rinascita politica, ma anche un’occasione per riconsiderare le fondamenta culturali ed economiche degli Stati Uniti. "La vera domanda", ha detto, "è se saremo capaci di sfruttare questa opportunità o se continueremo a ripetere gli errori del passato”.
Esteri
Il Doge di Musk contro lo smartworking: “Dipendenti...
Il co responsabile del dipartimento Vivek Ramaswamy: "Useremo martello pneumatico e sega elettrica"
"Non si dovrà neanche parlare di licenziamento di massa, diremo solo loro che devono tornare in ufficio cinque giorni alla settimana dalle otto alle 18". Così Vivek Ramaswamy, l'altro miliardario tech che insieme ad Elon Musk sarà alla guida del dipartimento per l'efficienza governativa, il Doge, ha detto che costringerà a tornare a lavorare in presenza i dipendenti federali che attualmente "non vanno a lavoro" ma continuano, a 18 mesi dalla fine della pandemia, ad usufruire in varia misura dello smartworking.
Intervistato dal conduttore di estrema destra, e fedelissimo di Trump, Tucker Carlson, l'imprenditore biotech ha confermato che il compito suo e di Musk sarà di usare "il martello pneumatico e la sega elettrica" per rivoluzionare, e tagliare drasticamente, l'apparato federale. E si dice convinto che togliendo la possibilità di lavorare da remoto "si ridurrà del 25% del la burocrazia federale".
Al momento - ricorda Nbcnews - sono 1,3 milioni i dipendenti federali, su un totale di 2,2 milioni, che possono lavorare in smartworking, il 10% di loro totalmente da remoto, mentre il restante, dall'agosto del 2023, deve andare in ufficio almeno la metà dei giorni di due settimane lavorative. L'insofferenza di Musk per il lavoro da remoto, da lui bollato come "moralmente sbagliato", è nota: nel giugno del 2022, in piena pandemia, costrinse i dipendente di Tesla a lavorare in presenza almeno 40 ore alla settimana. E la stessa cosa ha fatto subito dopo aver preso il controllo di Twitter, ora X, nell'ottobre dello stesso anno.
La crociata dei due miliardari contro il lavoro da remoto dei dipendenti federali potrebbe trovare però un'alleata non scontata, la sindaca democratica di Washington D.C. che da tempo chiede aiuto perché si riporti "vita al centro della nostra città" dove ormai da anni gran parte degli edifici che ospitano i dipartimenti federali sono svuotati. "Come fare in modo di riportare i nostri lavoratori federali negli uffici è una grande questione", ha detto la sindaca che ha già chiesto un incontro a Donald Trump per lavorare insieme verso questo obiettivo.
Secondo il Goverment accountability office, lo scorso anno 17 delle 24 principali agenzie federali hanno usato solo il 25% dei loro spazi. E ci sono corrispondenze tra le liste di questi edifici e quella su cui Musk e Ramaswamy intendono abbattere la loro scure, a cominciare dal dipartimento dell'Istruzione che utilizza solo il 16% dei suoi spazi, con il 98% dei dipendenti che posso lavorare da casa e oltre la metà che effettivamente lo fanno.
Dal sindacato dei dipendenti federali, American Federation of goverment employees, che ha oltre 700mila iscritti, si liquidano le affermazioni dei futuri capi del Doge come esagerate, ricordando che oltre metà dei lavori federali - nella sanità, nella sicurezza, nella protezione dei confini e della sicurezza alimentare - non prevedono lo smartworking. E si ricorda che permettendo di lavorare parzialmente da casa il governo federale può reclutare e mantenere talenti lavorativi nonostante i salari nettamente più bassi del settore privato.
Esteri
Ucraina, ambasciatore Melnyk: “Putin ha paura della...
"Dagli alleati ci aspettiamo un ulteriore aiuto militare e una partnership strategica con la Nato"
Vladimir Putin "ha paura della pace ed è per questo che ha portato la Corea del Nord in prima linea", se l'Ucraina è riuscita a resistere a mille giorni di guerra è anche grazie all'Italia, dagli alleati ci aspettiamo "non solo un ulteriore aiuto militare, ma anche una partnership strategica con la Nato". L'ambasciatore di Kiev a Roma, Yaroslav Melnyk, parla all'Adnkronos nel giorno di questo "doloroso" anniversario e riconferma la volontà dell'Ucraina di mettere fine alla guerra, purché non si tratti di "una resa all'aggressore".
"L'attacco della Russia all'Ucraina è la prima guerra coloniale del XXI secolo. Il punto non dovrebbe essere perché l'Ucraina abbia resistito così tanto dall'inizio della guerra, ma come nel mondo civilizzato del XXI secolo, nel centro dell'Europa, ciò sia potuto accadere. Purtroppo, l'aggressione illegale e non provocata della Russia ha rivelato profonde crepe nelle fondamenta della sicurezza internazionale", accusa Melnyk.
Che poi rivendica: "Siamo stati noi, gli ucraini, a dover dimostrare a noi stessi e al mondo intero che uno Stato e un popolo che credono nella propria libertà e nella propria forza sono indistruttibili. Questi mille giorni di guerra hanno portato molto dolore, perdite e lutti al mio popolo. Allo stesso tempo, questi mille giorni di guerra hanno contribuito a dimostrare le migliori qualità umane sia degli ucraini che dei nostri partner e amici".
(segue)
L'ambasciatore ricorda che "dai primi giorni di guerra, non nel 2022, ma nel 2014, Russia utilizza i metodi terroristici per seminare paura e distruggere il nostro Paese. Solo negli ultimi due giorni, i russi hanno attaccato i quartieri residenziali a Sumy e Odesa. Tra le vittime ci sono i bambini: un ragazzo di 9 anni e una ragazza di 14 anni. La Russia, attaccando i quartieri residenziali, continua i suoi crimini, uccidendo i civili". Tutto questo, secondo il rappresentante di Kiev, dimostra quanto sia "ovvio che Putin ha paura della pace ed è per questo che sta cercando modi per aumentare l'aggressività, ed è per questo che ora ha portato la Corea del Nord in prima linea. Questo è un chiaro segnale al mondo intero che vuole solo la guerra".
In questa situazione, "siamo grati a tutti i leader e a tutti gli Stati che continuano a sostenere l'Ucraina", dice Melnyk, che definisce "l'Italia uno dei più stretti alleati di Kiev, in particolare in qualità della sua presidenza del G7". "L'Italia - è grato l'ambasciatore - continua a sostenere l'Ucraina sia a livello bilaterale che multilaterale in ambito politico, economico, umanitario e militare. Devo quindi constatare che siamo riusciti a superare questi mille giorni di guerra, tra l'altro, grazie all'Italia e agli italiani, grazie alla loro solidarietà e al loro sostegno".
L'ambasciatore parla poi del prossimo arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e della sua promessa di chiudere al più presto la guerra. "L'Ucraina, l'Europa e il mondo hanno bisogno di una pace globale, giusta e duratura. Non vi svelo un segreto se dico che l'Ucraina vuole porre fine a questa guerra più di qualsiasi altro Paese. Questo è ovvio - premette - Ma siamo anche consapevoli che questa deve essere una pace vera. Non deve essere un'acquiescenza all'aggressore. L'Ucraina è aperta alla diplomazia, ma a una diplomazia onesta con una posizione forte".
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"La Russia - prosegue Melnyk- capisce solo il linguaggio della forza, ed è per questo che i politici con una posizione chiara, pronti a contrastare le sue ambizioni aggressive, possono svolgere un ruolo chiave nel fermare il conflitto. Sappiamo tutti che Trump è noto per la sua determinazione e il suo approccio alla 'pace attraverso la forza'. Allo stesso tempo, devo dire che l'Ucraina ha sempre apprezzato il sostegno politico bipartisan degli Stati Uniti. I diplomatici ucraini parlano della Formula di Pace e del Piano di Vittoria ai loro partner americani durante gli incontri a Washington, al Congresso e alla Casa Bianca. Come ha osservato il presidente Zelensky dopo il colloquio telefonico con il presidente eletto, è importante per noi vivere senza l'aggressione russa e con un'America forte, con un'Ucraina forte, con alleati forti".
C'è poi il tema della Nato: ancora oggi, il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Mark Rutte, ha ribadito il "fermo sostegno" all'Ucraina, "per il quale siamo davvero molto grati". "Questo è senza dubbio un segnale importante per la nostra sicurezza, poiché l'Ucraina ha bisogno non solo di un ulteriore aiuto militare, ma anche di un partnership strategico con la Nato e i suoi Stati membri", sottolinea l'ambasciatore, secondo cui Kiev "resta fiduciosa che, indipendentemente dai cambiamenti nella leadership politica, il partenariato strategico tra l'Ucraina e gli Stati Uniti rimarrà una priorità, e il continuo supporto militare non è solo una questione di decisioni interne americane, ma di stabilità e sicurezza globale, che dipende dal successo d'Ucraina nella guerra contro l'aggressione russa".
Quanto a quello di cui Kiev continua ad avere più bisogno ora, secondo Melnyk "è rafforzare l'Ucraina e le nostre posizioni comuni con i nostri partner: la Russia si sottrae alla vera diplomazia, per questo dobbiamo forzarla attraverso una posizione forte e consolidata dei partner. Per questo motivo il presidente ha presentato ai nostri partner il Piano di Vittoria, che consiste in cinque punti - geopolitico, due militari, economico e di sicurezza. L'obiettivo finale è quello di creare le condizioni per costringere la Russia a porre fine alla guerra con mezzi diplomatici".
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Infine, l'ambasciatore esorta il mondo "a non chiudere gli occhi" davanti all'escalation rappresentata dall'invio di soldati nordcoreani in territorio russo. "Il rafforzamento della cooperazione militare di Mosca con i suoi alleati, in particolare con la Corea del Nord, dovrebbe causare una preoccupazione nella comunità internazionale, poiché ha un impatto significativo sulla sicurezza globale", ammonisce Melnyk, secondo cui "tale supporto non solo aumenta l'aggressione russa nella guerra contro l'Ucraina, ma può anche incoraggiare altri regimi autoritari ad adottare azioni che destabilizzano le regioni e accrescono la tensione".
"Inoltre, potrebbe stimolare altri paesi ad intraprendere interventi militari, complicando le prospettive di pace e stabilità in molte parti del mondo", dice ancora l'ambasciatore, secondo cui "le democrazie sono attualmente sotto una grave minaccia da parte dei regimi autoritari, e quindi la comunità internazionale deve reagire rapidamente". "Il rafforzamento delle sanzioni, il sostegno ai paesi che combattono l'aggressione e il consolidamento delle alleanze internazionali devono diventare i componenti fondamentali della politica contro l'autoritarismo - è l'appello finale di Melnyk - Solo unendo gli sforzi sarà possibile fronteggiare tali sfide e prevenire il rafforzamento di regimi simili che minacciano i diritti e le libertà delle persone in tutto il mondo. Che non può chiudere gli occhi di fronte a questo. Per questo siamo grati ai nostri partner, tra cui l'Italia, che hanno risposto al coinvolgimento della Corea del Nord nella guerra aggressiva della Russia contro l'Ucraina".