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Stash dei The Kolors derubato a Milano col trucco del gatto sotto l’auto

Rubati pc e 4 orologi di lusso, poi recuperati dalla polizia

Stash dei The Kolors (Fotogramma)

"C'è un gatto sotto la macchina, puoi scendere?". E' questo il trucco utilizzato da due malviventi a Milano per derubare Stash, il cantante dei The Kolors, che ha subito il furto del suo zaino il 14 novembre scorso, mentre si trovava in corso di Porta Romana. Il cantante ha raccontato la sua disavventura sui social descrivendola come "un vero incubo". Antonio Fiordispino, questo il nome di battesimo di Stash, è stato avvicinato da un uomo che parlava in inglese, subito dopo aver concluso le prove con la band per il tour europeo.

Quindi è sceso dal suv e ha aperto la portiera per verificare la presenza del gatto. Nel frattempo, un complice ha aperto una delle portiere posteriori portando via zaino del cantante. Al suo interno erano custoditi quattro orologi di ingente valore che Stash avrebbe dovuto portare in banca, oltre al pc contenente la nuova musica della band. Il cantante ha avuto la prontezza di scattare una foto all’auto dei uomini, una Jeep risultata poi a noleggio, e di recarsi immediatamente dalla polizia per denunciare l'accaduto.

Gli agenti della squadra mobile sono riusciti così a mettersi sulle tracce dei due, un cittadino anglo algerino di 50 anni e un marocchino di 27 anni, entrambi indagati per furto aggravato e ricettazione. Nella loro abitazione non solo la polizia ha recuperato lo zaino rubato ma ha trovato anche altre borse di valore, probabilmente provento di altri furti. I due sono già noti alle forze dell'ordine, con precedenti specifici.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cronaca

Migranti, disinformazione in Africa per incentivare...

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Migranti, disinformazione in Africa per incentivare immigrazione: presentata ricerca

“Minacce in ambiente ibrido. Strategie di disinformazione nell’Africa Subsahariana per incentivare l’immigrazione e favorire la destabilizzazione di Paesi target”, è questo il titolo del progetto di ricerca vinto dal gruppo di lavoro Ura Hub (Unitus Research and Analysis Hub) dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e finanziato dalla Farnesina. Uno degli obiettivi dell’indagine empirica è quello di fare luce sulle dinamiche della disinformazione in contesti geopolitici fragili, focalizzandosi, nello specifico, sul ruolo strategico delle tecnologie di intelligenza artificiale generativa nei nuovi scenari di hybrid warfare informativa.

Durante l’evento sono stati condivisi obiettivi di ricerca e basi metodologiche, maturate anche alla luce di precedenti tavoli di confronto istituzionale e scientifico.

La giornata ha rappresentato un momento significativo per consolidare il dialogo tra istituzioni, accademia e società civile, e testimonia l’impegno del Maeci nel promuovere strumenti di analisi e prevenzione in un contesto globale sempre più interconnesso. L’evento è stato moderato da Roberta Rizzo di Rainews e ha visto la partecipazione del Senatore Borghi quale componente del Copasir e dell’onorevole Billi quale capogruppo della Commissione Affari Esteri. Il Progetto, coordinato da Alessandro Sterpa, si integra in un’ampia attività di lavori scientifici sui temi della sicurezza ai quali l’Ateneo già dedica un dottorato e diversi corsi di laurea in scienze politiche. Per il gruppo di ricerca, al completo, hanno relazionato Alessandro Sterpa (Università della Tuscia) Livio Calabresi (Università di Milano) Silvia Sassi (Università di Firenze) Michele Zizza (Università di Viterbo).

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Cronaca

Tragedia a Ercolano: esplosione in una fabbrica clandestina...

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Ercolano, un posto che solitamente vibra di storia, di bellezza. Oggi, invece, un posto pieno di dolore, di macerie. Lunedì pomeriggio, un’esplosione devastante ha ridotto in pezzi un appartamento in via Patacca 94. Un quartiere tranquillo, che in un attimo è diventato un luogo di distruzione totale. Tre giovani vite spezzate in un istante: due sorelle, 26 anni, di Marigliano e Samuel Tafciu, 18 anni, di origine albanese. E cosa puoi dire, davvero? È difficile trovare parole che abbiano un senso, che possano spiegare. Questa tragedia ci lascia senza fiato, ci mette davanti, ancora una volta, ai pericoli che l’illegalità porta con sé. Fuochi d’artificio, illegalità e giovani vite che si perdono. Giovani che non dovevano essere lì, che avevano tutta la vita davanti.

Un’esplosione che scuote la comunità

Lunedì, verso le tre del pomeriggio, il silenzio di via Patacca è stato spezzato in mille pezzi. Un’esplosione, improvvisa, devastante e in un attimo tutto è cambiato. L’appartamento? Sparito, ridotto a un cumulo di macerie. Niente più muri, niente più niente. Da fuori, chi poteva anche solo immaginare cosa stava succedendo lì dentro? Quelle mura, così normali, così tranquille. E invece, dietro c’era una fabbrica clandestina di fuochi d’artificio. Tutto organizzato di fretta, giusto qualche giorno prima. E quel 18 novembre, per quei ragazzi, doveva essere il primo giorno di lavoro. Tre giovani, con la speranza negli occhi, con la voglia di provarci, di trovare una piccola occasione, una via d’uscita. Invece, si sono ritrovati in una trappola, senza via di scampo. E in un attimo, tutto è andato in pezzi, tutto è finito.

L’esplosione è stata così forte che tutto ha iniziato a tremare, come se la terra stessa si stesse spezzando. Gli edifici intorno hanno subito colpi pesanti, porte sfondate, finestre esplose in mille pezzi. E poi quell’odore, quell’odore acre di polvere da sparo che ti entra nei polmoni e non se ne va. Gli abitanti raccontano di un “boato assordante“, come se il mondo fosse esploso in un attimo. E dopo, le urla. La gente che gridava. E quella colonna di fumo nero, denso, che si alzava, visibile da chilometri. “Sembrava un terremoto“, ha detto una testimone, la voce ancora tremante. Il quartiere è stato evacuato immediatamente, tutti fuori, via, per paura che ci fosse un’altra esplosione. I vigili del fuoco sono arrivati di corsa, così come le forze dell’ordine, a cercare di mettere in sicurezza quel poco che era rimasto.

Vite spezzate, famiglie distrutte

Le vittime avevano un nome, delle storie. Due sorelle di 26 anni, con i loro sogni e Samuel Tafciu, 18 anni appena. Tutti e tre erano lì per il loro primo giorno di lavoro, convinti, forse, dalla promessa di guadagni facili, dalla speranza di un futuro migliore. Ma la realtà è stata tutt’altra. Una realtà crudele, che non fa sconti. Il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, non ha nascosto il suo dolore: “È una tragedia che ci lascia senza parole, un evento devastante“. E come dargli torto? “Non è concepibile che dei ragazzi così giovani perdano la vita in circostanze tanto assurde. Dobbiamo fare di più, tutti quanti: comunità, istituzioni, non possiamo più permettere che accada una cosa del genere“. Ha detto il sindaco, sottolineando l’urgenza di fare molto di più, di mettere un freno a queste attività illecite.

La dinamica dell’esplosione

Secondo le prime ricostruzioni, quel laboratorio era stato allestito in tutta fretta, come se il tempo fosse stato un lusso che non potevano permettersi. Nel giro di un weekend, tutto era stato messo su, alla buona, senza pensarci troppo, senza la minima precauzione. C’erano materiali pericolosi, infiammabili, ammassati lì, uno sopra l’altro, come se fosse tutto normale. E quei ragazzi, senza nessuna esperienza, erano stati catapultati in mezzo a quel caos. Un disastro in attesa di succedere. Una bomba pronta a esplodere. Non c’era bisogno di essere un esperto per capire che sarebbe finita male. Un mix letale, che non avrebbe mai potuto portare a niente di buono. Solo a una tragedia, purtroppo.

Gli inquirenti hanno aperto un fascicolo per omicidio plurimo e disastro colposo. Ora bisogna capire chi c’è dietro tutto questo. Chi ha messo quei ragazzi lì, in quella situazione disperata? Chi gli ha dato quei materiali esplosivi? Chi ha trasformato quell’appartamento, che da fuori sembrava una casa come tante, in una bomba a orologeria pronta a scoppiare? C’è molto di più dietro tutto questo: una rete nascosta, fatta di fabbriche clandestine di fuochi d’artificio. Un business che esplode, soprattutto prima delle feste di Natale, quando la richiesta cresce e nessuno vuole guardare troppo da vicino. Le indagini vanno avanti, ma le risposte scarseggiano. Eppure, qualcuno dovrà rispondere per queste vite spezzate, per questo dolore che rimane.

Un problema che va oltre via Patacca

Questa esplosione, purtroppo, non è un caso isolato. È una ferita aperta, che sanguina da anni nella nostra terra, un problema che conosciamo troppo bene. Qui, in Campania, i fuochi d’artificio sono parte di noi. Sono parte delle nostre feste, delle nostre radici, del nostro modo di celebrare la vita, di esprimere la gioia. Ma troppo spesso questa bellezza si trasforma in qualcos’altro. In qualcosa di oscuro, di pericoloso. Qui, in questa terra che ama i fuochi, ci scontriamo con quello che manca davvero: controlli seri, leggi che valgano per tutti, protezione per chi è più vulnerabile. E poi c’è l’avidità, quella che non conosce limiti, quella di chi non si fa scrupoli. Gente che pensa solo ai soldi facili, senza fermarsi a pensare alle vite che mette in pericolo, alle famiglie che spezza. E le conseguenze? Le paghiamo tutti, ogni singola persona. Perché quando si gioca con la vita, il conto arriva sempre. E fa male, maledettamente male.

Le condizioni in cui queste fabbriche lavorano sono davvero da incubo: spazi stretti, soffocanti, dove ogni angolo sembra gridare pericolo. Nessuna norma di sicurezza, niente che possa proteggere. Materiali esplosivi ammassati senza criterio, uno sopra l’altro, come se niente potesse andare storto. Una tragedia scritta già da tempo, solo in attesa di esplodere. E così è stato anche in via Patacca: un’altra tragedia, altre vite interrotte all’improvviso. Non è solo la fine di quei tre ragazzi, è il dolore delle loro famiglie, di tutte le persone che li conoscevano, dell’intera comunità che adesso si ritrova a fare i conti con il vuoto e con la rabbia. Un vuoto che fa male.

Le reazioni della comunità

I residenti di via Patacca non nascondono la loro preoccupazione e la loro rabbia. “Sapevamo che c’era qualcosa che non andava“, racconta un residente, “c’era sempre un via vai sospetto, ma nessuno ha fatto nulla“. L’abbandono e il degrado di alcune aree sono il terreno fertile per attività come quella che ha portato alla tragedia di lunedì. E ora il quartiere, ancora scosso dall’esplosione, chiede risposte. Chiede sicurezza.

Il sindaco Buonajuto ha parlato chiaramente della necessità di rafforzare i controlli. “Abbiamo bisogno di una maggiore vigilanza sul territorio. Le autorità locali fanno del loro meglio, ma senza un impegno coordinato sarà difficile fermare questo fenomeno“. Anche i sindacati e le associazioni del territorio si sono fatti sentire, chiedendo un intervento deciso. “Non si tratta solo di legalità, ma di sicurezza pubblica“, ha dichiarato un rappresentante di un’associazione anti-contrabbando.

Il prezzo dell’illegalità

Ogni volta che una tragedia come questa accade, si ripetono sempre le stesse parole: bisogna fare di più, bisogna intervenire, bisogna fermare queste attività illegali. Ma poi, nella realtà, cosa cambia davvero? La tragedia di Ercolano deve essere un monito. L’industria pirotecnica, quando regolamentata, è parte della nostra cultura, delle nostre tradizioni. Ma quando viene lasciata all’illegalità, diventa un’arma, capace di distruggere vite, famiglie, comunità intere.

E allora, che fare? Le istituzioni devono sicuramente fare la loro parte, con controlli e interventi più severi. Ma anche la società civile deve farsi sentire, deve denunciare, deve partecipare. Non possiamo permettere che altre giovani vite vengano spezzate per un guadagno facile. Serve consapevolezza, serve educazione e serve che tutti noi ci prendiamo la responsabilità di non girarci dall’altra parte.

In ricordo delle tre giovani vittime, ci auguriamo che questa tragedia non sia dimenticata in fretta. Che sia l’occasione per cambiare qualcosa, per fare davvero la differenza. Perché nessuno dovrebbe perdere la vita in modo così assurdo e ingiusto.

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Cronaca

Premi, il ‘De Sanctis Sostenibilità’ al card....

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Tra i vincitori e i riconoscimenti speciali Roberto Sancinelli, Alessandro Lanza e Comitato nazionale volontariato protezione civile

Premi, il 'De Sanctis Sostenibilità' al card. Gianfranco Ravasi

La divulgazione appropriata di una cultura della sostenibilità, le buone pratiche in tema ambientale affermate nella prassi, attraverso esperienze imprenditoriali e “start up” di successo. Il cardinale Gianfranco Ravasi, Roberto Sancinelli presidente e ad di Montello Spa, Alessandro Lanza, economista esperto di risorse naturali, e il Comitato nazionale del volontariato di protezione civile: prestigiose carriere che si sono distinte nell’ambito della salvaguardia ambientale. Sono i vincitori della prima edizione del 'Premio De Sanctis Sostenibilità', i cui riconoscimenti verranno assegnati nel corso di una cerimonia che avrà luogo a Roma il 26 novembre 2024, nella Camera dei Deputati, nella nuova aula dei Gruppi parlamentari.

Organizzata in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e la Camera dei deputati, con la partecipazione di Automobile Club d’Italia (Aci), Snam, Eni, Erion, Gewiss, Bcode, Ecomed, con il patrocinio Rai e la media partnership del Gruppo Editoriale Athesis, la cerimonia della consegna delle medaglie ai vincitori si terrà alla presenza del presidente della Fondazione De Sanctis, Francesco De Sanctis, del presidente del premio De Sanctis, Gianni Letta e di Paolo Barelli. L’incontro, moderato da Maria Antonietta Spadorcia, vicedirettore Tg2, sarà concluso da un intervento di saluto del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, presidente della giuria.

In un anno particolarmente segnato dall’emergenza climatica, nasce il 'Premio Sostenibilità', con l’intento di individuare personalità, enti e associazioni che si sono distinte nella promozione e nella salvaguardia ambientale e delle esperienze sostenibili. Organizzato in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il riconoscimento è indirizzato a figure autorevoli che si sono distinte per l’eco-innovazione ed efficacia degli esiti ambientali conseguiti, nonché del loro potenziale di diffusione e che sono riuscite a rinnovarsi contribuendo in maniera rilevante alla crescita economica, ambientale e sociale del Paese, attestando nuove capacità di trasformazione, innovazione e impegno verso la sostenibilità.

Gianni Letta è presidente del Premio De Sanctis, presidente della giuria è Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, vicepresidente della giuria è Alessandra Gallone, ex senatrice, consulente in materia ambientale del Mase. Fanno parte della giuria: Giuseppe Zafarana, presidente Eni; Paolo Scaroni, presidente Enel; Monica de Virgiliis, presidente di Snam; Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci; Edo Ronchi, ex ministro, presidente Fondazione Sviluppo sostenibile; Stefano Ciafani, presidente Legambiente; Luciano Di Tizio, presidente Wwf; Carlo Doglioni, presidente Istituto nazionale geofisica e vulcanologia; Fabio Ciciliano, Capo Dipartimento Protezione civile; Donatella Bianchi, giornalista conduttrice 'Mare Blu'; Nicola Carlone, comandante generale Capitanerie di Porto - Guardia costiera; Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore Marina Militare; Antonio Montani, presidente Comunità alpina italiana; Danilo Bonato, direttore generale Erion; Fabrizio Curcio, già capo Dipartimento Protezione Civile.

Obiettivo della Fondazione De Sanctis e, di conseguenza, del premio, è quello di rendere la sua eredità base di partenza per un progetto culturale che intende attualizzare l’opera e il pensiero del grande studioso rendendoli così materia viva e contemporanea, non solo a livello nazionale ma anche europeo. Con questa prospettiva la Fondazione fa della diffusione internazionale dell’identità letteraria, filosofica e artistica italiana la propria principale missione, con un’attenzione particolare alle radici meridionali e uno sguardo attento sul presente e sulle realtà culturali europee che da quelle stesse radici si sono sviluppate.

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