Desario presenta ‘Storie Bastarde’: ”Racconto le persone normali, gli eroi del quotidiano”
Al Palazzo dell'Informazione Adnkronos l'evento per la riedizione del volume uscito 14 anni fa
''Storie vere delle periferia di Roma degli anni '70-'80, storie romantiche, crude, difficili, divertenti, viste dagli occhi di un bambino". Così Davide Desario, direttore dell'Adnkronos, descrive il suo libro 'Storie Bastarde' (Avagliano editore), di cui in questi giorni è uscita una riedizione (già esaurita) con una nuova veste e la prefazione di Francesca Fagnani, nel corso della prima presentazione nazionale al palazzo dell'Informazione di Roma.
"In tv vediamo sempre in primo piano il grande poliziotto o il grande criminale mentre l'Italia, noi, le persone normali, sono sullo sfondo sfocate. Invece io ho voluto invertite la messa a fuoco e ho voluto parlare di quello che succede alle persone semplici con i loro problemi, i veri eroi del quotidiano, lasciando sullo sfondo quello che accadeva in Italia, dal sequestro Moro all'omicidio Pasolini fino alla morte del piccolo Alfredino Rampi''.
Desario ha ringraziato l'editore dell'Adnkronos Pippo Marra e l'amministratore delegato Angela Antonini ''perché questa è casa loro e per avermi chiamato a lavorare qui''. ''Una delle cose più belle delle prime volte che ho incontrato Marra è stato un suo racconto - ha spiegato - mi ha detto che almeno una volta all'anno torna sempre in Calabria, nel suo Paese, perché ha bisogno di ricordarsi, da dove è partito. Io questa cosa ce l'avevo dentro da sempre e questo libro è un po' così, un voler tornare a ricordarsi da dove siamo partiti. Rivedendo e ricordando tutte le cose che ci siamo lasciati dietro, tutte le cose che abbiamo fatto, forse ci farà un po' meno paura il futuro''.
Nel corso della presentazione, durante la quale sono state lette dalla giornalista del Tg5 Costanza Calabrese e da Malcom Pagani due delle ventisette storie contenute nel libro, anche una jam session di Piotta e Federico Zampaglione. A moderare l'evento Giovanni Floris che descrivendo Storie Bastarde ha detto: ''Questo libro dà un'identità a una generazione che è stata poco raccontata e che si è formata negli anni '80, a chi è nato alla fine degli anni '60 e agli inizi degli anni '70, e ha un tratto di normalità nel vivere situazioni anormali, di leggerezza nel vivere situazioni dolorose e profonde, e un tratto, che non è stato riconosciuto ad ora, a livello, voglio dire letterario ma non vorrei esagerare''.
''Queste storie sono capitate a tanti di noi - ha detto il prefetto di Roma, Lamberto Giannini - leggendo queste pagine mi sono reso conto che forse ci siamo dimenticati di come era prima. Quando approdai alla questura di Roma nel 1991 le cifre erano più meno di 3mila morti l'anno per omicidio, adesso siamo forse a un decimo. Il mondo è molto cambiato, è diverso ma c'è una maggiore percezione di insicurezza forse perché adesso la comunicazione viaggia veloce e forse anche perché la popolazione è più anziana. Oggi c'è una criminalità insidiosa, come le truffe, che colpisce la fascia delle persone anziane".
Andrea Lombardi di Avagliano Editore ha spiegato la scelta di ristampare il libro, la prima edizione è infatti del 2010. "Ho riletto i racconti di Desario a distanza di soli 14 anni e mi sono reso conto che quelle storie portano dentro un messaggio oggi ancora più forte che sono riuscito a cogliere - ha sottolineato -. Quella socialità che si racconta nel libro e che è uno spaccato dell'Italia e quei contesti sono improvvisamente spariti. I giovani di oggi potrebbero, leggendo il libro, avere una bussola per orientarsi rispetto a tanti temi che vengono trattati''.
''Nel libro c'è Ostia ma quel luogo rappresenta tante periferie che ci sono oggi. Mi ricordo che in quegli anni anche a Padova si moriva di eroina, ricordo ragazzi a terra nelle strade del centro, una droga visibile molto di più di quelle che ci sono adesso - ha detto Eleonora Daniele - Noi ne parliamo tutti i giorni di queste storie, sono storie bastarde davvero. Sono abituata a raccontare una cronaca feroce ma leggendo il libro ho trovato una nostalgia mista a speranza, un romanticismo bellissimo, ma anche una voglia di farcela. Spero che tutti lo leggano''.
Cultura
Fuochi’, un’antologia per il tempo delle...
Il 22 a Roma la presentazione del volume nato dall'esperienza di 'Sotto il vulcano'
Nei suoi quasi tre anni di vita 'Sotto il vulcano' - curato per Feltrinelli da Marino Sinibaldi e Federico Bona - è stato un esperimento a cavallo fra passato e presente: una rivista letteraria trimestrale, più o meno monografica, che ha provato a tracciare una mappa delle inquietudini post-pandemiche (ma con origini ben antecedenti) pescando praticamente nel meglio della nostra letteratura per sperimentare toni e temi in uno spettro amplissimo.
Da questa esperienza è nata 'Fuochi' (Feltrinelli, pp. 249, 22 euro), una antologia che - come spiega Sinibaldi nella sua prefazione - utilizza questa metafora anch'essa 'vulcanica' per disegnare una geografia non esaustiva del "nuovo territorio e dei sentimenti che lo abitano". Sono trenta racconti - da Chiara Gamberale a Michele Serra, da Donatella Di Pietrantonio a Paolo Giordano - nati per numeri monografici con temi differenti, e quindi inevitabilmente disomogenei, che però frammento dopo frammento compongono un insieme tutto sommato coerente.
Ci sono i 'mutanti' che - come inseguendo i desideri di un'adolescente - si sottopongono a decine di operazioni per assomigliare a Ken, ci sono ragazze in fuga da Napoli e dalla propria vita che le ritrovano dentro di sè davanti a una pira funebre nel Cile profondo, ci sono i briganti dell'Ottocento e libri scritti da macchine e naturalmente amori difficili in un tempo complicato come il nostro e corpi "che si toccano, si abbracciano, ma non riescono sempre a restare così vicini". Non tutto è perfetto ovviamente, e la lingua usata è spesso (deliberatamente o meno) la lingua sporcata dai social, ma 'Fuochi' - che sarà presentato venerdì 22 novembre alle 18 a Roma, presso l'Istituto Treccani - è come un almanacco di questi anni. Non tutto puo' piacere, ma in tutto c'è un pezzo di noi.
Cultura
‘I gioielli’ del Vittoriano tornano a splendere...
Concluso il grande progetto di restauro della sculture dell'Altare della Patria promosso dal VIVE
Le sculture del prospetto principale del Vittoriano tornano a splendere grazie al contributo di Bvlgari, a seguito del grande progetto di restauro avviato dal VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia, diretto da Edith Gabrielli. Un progetto che conferma il forte legame della Maison con la città di Roma ed il suo inestimabile patrimonio. Un’iniziativa di "alto mecenatismo" nata da una piena condivisione di intenti e valori fra il VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia e Bvlgari nell’ambito della conservazione e della valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Diretto dalla stessa Gabrielli ed eseguito da Susanna Sarmati, il restauro, avviato a marzo scorso e concluso ad ottobre, nel pieno rispetto dei tempi previsti, h a coinvolto le sculture in marmo raffiguranti il Mare Adriatico di Emilio Quadrelli e il Mar Tirreno di Pietro Canonica, le sculture in bronzo dorato raffiguranti 'Il Pensiero' di Giulio Monteverde e 'L’Azione' di Francesco Jerace e i pennoni di Gaetano Vannicola con le Vittorie di Edoardo Rubino e Edoardo De Albertis . ''Il Vittoriano, monumento di straordinaria importanza per la storia e l'identità della Nazione, è insieme una significativa opera d’arte - ha affermato Gabrielli durante la presentazione del restauro - lo è per l'architettura di Giuseppe Sacconi, lo è per la decorazione plastica, eseguita da alcuni dei principali scultori dell’epoca. Restituito l'accordo cromatico fra il candore del marmo Botticino e la finitura dorata degli elementi in bronzo, il prospetto principale del Vittoriano si presenta oggi agli occhi di cittadini e turisti in tutta la sua magnificenza. Si tratta di un percorso che abbiamo intrapreso insieme a Bvlgari, attraverso una proficua alleanza pubblico-privato per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico''. Il restauro, ha concluso Gabrielli, ''si basa sui grandi principi del restauro italiano: riportare le opere alla leggibilità per bloccare il degrado e restituire l'immagine senza però cancellare il passaggio del tempo che è il principio del restauro italiano''.
"Il restauro delle sculture del prospetto principale del Vittoriano si aggiunge a una lunga sequenza di opere di restauri iniziata più di 20 anni fa - ha detto Jean-Christophe Babin, Ceo del Gruppo Bvlgari all'Adnkronos - abbiamo partecipato anche al restauro della Collezione Torlonia che per la prima volta è stata esposta fuori dall'Italia, al Louvre. Siamo immensamente orgogliosi di aver contribuito al restauro delle sculture del Vittoriano, un monumento straordinario e imponente che, con la sua maestosità, incarna un legame profondo tra passato e presente, ergendosi nel cuore di Roma e celebrando l'unita d'Italia. U n'unità che nel giro 150 anni ha portato l'Italia ad essere una delle potenze economiche più importanti al mondo e questa unità ha fatto la forza delle piccole-medie aziende di cui fa parte anche la Bvlgari. Il nostro intervento è stato soprattutto focalizzato verso le sculture di marmo e di bronzo, che noi consideriamo i gioielli del Vittoriano - ha aggiunto ancora il Ceo del Gruppo Bvlgari - La Città Eterna è da sempre una fonte inesauribile di ispirazione per Bvlgari, e per noi è fondamentale valorizzare, conservare e rendere accessibile al pubblico il suo straordinario patrimonio storico e culturale. Questo impegno rappresenta non solo una responsabilità verso la nostra storia, ma anche un valore imprescindibile per costruire un futuro che permetta di trasmettere la nostra eredità alle generazioni a venire''.
Nel pieno rispetto dei principi metodologici del restauro italiano, una équipe di esperti operatori, fra le eccellenze del settore, è intervenuta per assicurare la conservazione e la leggibilità delle sculture marmoree e bronzee realizzate agli inizi del Novecento da alcuni dei più importanti artisti del panorama nazionale. L’intervento - interamente sostenuto da Bvlgari tramite l’Art Bonus - ha consentito, in particolare, di bloccare le forme di degrado presenti e di restituire la qualità del modellato delle superfici lapidee delle fontane così come le finiture dorate degli elementi in bronzo. Contestualmente il restauro ha permesso una più approfondita conoscenza dei processi di realizzazione dei manufatti artistici del monumento eseguiti, tutti nel medesimo periodo, da autori diversi. Un patrimonio storico-artistico unico al mondo che, per l’intera durata dei lavori, è rimasto accessibile a cittadini e turisti grazie ad un programma di visite guidate che ha incluso anche le opere in fase di restauro e che ha riscosso grande apprezzamento da parte del pubblico anche grazie alla possibilità di salire sui ponteggi e vedere dal vivo gli operatori a lavoro sulle opere. Una modalità, quella del 'cantiere aperto' già adottata dall’Istituto in occasione del restauro conservativo dell’Altare della Patria volta ad avvicinare il pubblico ad una piena conoscenza del monumento.
(di Alisa Toaff)
Cultura
Libro dei Fatti, Meloni apre l’edizione 2024 con...
La presidente del Consiglio in apertura della 34esima edizione del volume con l'intervento al Vertice di Borgo Egnazia
Libro dei Fatti 2024, in apertura della 34esima edizione del volume l'intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Vertice G7 di Borgo Egnazia, in Puglia. Il tema della sicurezza è il fil rouge della nuova edizione.
L'intervento di Meloni
Ecco l'estratto della conferenza stampa del Vertice G7 di Borgo Egnazia del 15 giugno 2024.
"[…] Faccio con voi molto volentieri un bilancio finale del Summit dei Leader del G7 sotto Presidenza italiana. È stato per me e per l’Italia, nel suo complesso, un onore presiedere questo Vertice, presiedere il G7 nell’arco di tutto il 2024. […] L’Italia ha dimostrato ancora una volta, casomai ce ne fosse bisogno, la sua capacità di essere all’altezza e di organizzare eventi di questa straordinaria rilevanza.
[…] Il Vertice dei Leader si è concluso […] con l’adozione formale di una Dichiarazione finale che era già stata definita il giorno prima. E mi piace sottolinearlo perché non accade spesso, e credo sia un elemento che dimostra l’unità di intenti del G7. […]
Abbiamo ospitato i vertici di ONU, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca Africana di Sviluppo, Ocse, oltre […] al Presidente Zelensky, che […] ha preso parte alla sessione speciale sull’Ucraina. Sono intervenuti anche i Leader del Brasile, che è anche Presidente di turno del G20, dell’India, il Presidente di turno dell’Unione africana, quindi la Mauritania, diverse Nazioni africane, del Mediterraneo – Algeria, Giordania, Kenya, Tunisia e Turchia –, e del Golfo, con gli Emirati Arabi Uniti.
E credo che questo fosse un altro segnale molto importante da dare, cioè che il G7 non vuole essere […] una fortezza chiusa, non è una realtà che deve difendersi da qualcosa o da qualcuno, è invece un’offerta di valori che vuole aprirsi al mondo per cercare soluzioni legate allo sviluppo insieme. Penso che fosse importante cercare di smontare quella narrazione che vorrebbe l’Occidente contro il resto del mondo […]. Non è così e credo che questo approccio sia stato confermato durante la Presidenza italiana.
[…] Non ho difficoltà a definire un momento storico la presenza del Pontefice, che non smetterò mai di ringraziare abbastanza per il grande regalo che ci ha fatto, non solo partecipando al Vertice: è stata la prima volta, in quasi 50 anni di storia del G7, che un Pontefice ha preso parte ai lavori. […] Lo voglio ringraziare per averci regalato il suo preziosissimo punto di vista sul tema dell’intelligenza artificiale e anche per il rispetto che ha dimostrato, rimanendo oltre tre ore ad ascoltare gli interventi di tutti i Leader in una sessione molto lunga. L’ho trovato un messaggio straordinario e davvero sarò eternamente grata al Santo Padre per questo […].
[…] Con la Dichiarazione finale, il G7 ribadisce il suo impegno compatto per difendere il sistema internazionale di regole basato sulla forza del diritto, sistema che è stato messo in discussione e a repentaglio con la guerra d’aggressione russa all’Ucraina, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti, perché i focolai di crisi nel mondo continuano a moltiplicarsi. Differentemente da quanto qualcuno sperava o […] preconizzava, intendiamo continuare a sostenere l’Ucraina e abbiamo anzi deciso di rafforzare il nostro impegno.
[…] Il G7 […] ha raggiunto l’accordo, […] tutt’altro che scontato, per un sostegno finanziario aggiuntivo di circa 50 miliardi di dollari collegato agli extraprofitti derivanti dall’immobilizzazione dei beni russi. […] Confermare il nostro sostegno all’Ucraina per il tempo che sarà necessario rimane anche la conditio sine qua non per avviare qualsiasi iniziativa diplomatica per la soluzione della crisi: anche questo voglio ribadire, cioè la precondizione – lo è dall’inizio – per qualsiasi soluzione di pace.
[…] Nella Dichiarazione si ritrova anche la piena sintonia sul tema del conflitto in Medio Oriente. Abbiamo confermato il nostro sostegno alla preziosa proposta di mediazione, portata avanti in particolare dagli Stati Uniti, per un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio di tutti gli ostaggi e un significativo aumento dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile […]. Voglio dire a nome dell’Italia che sono particolarmente fiera dell’impegno che l’Italia ha saputo dimostrare in questi mesi rispetto alla crisi mediorientale, particolarmente sul fronte umanitario, perché è un impegno che ci viene riconosciuto da tutti i nostri interlocutori.
[…] Un focus che ha caratterizzato la Presidenza italiana riguarda in particolare il rapporto con il Continente africano. Sono molto fiera del fatto che il G7 abbia condiviso un approccio italiano […] decidendo di unire gli sforzi per costruire un nuovo modello di sviluppo e di cooperazione con le Nazioni africane basato su un partenariato da pari a pari, affinché queste […] possano crescere e prosperare con le risorse che possiedono. Noi abbiamo condiviso ad alto livello diverse iniziative su questo fronte, soprattutto lavorando per rafforzare la sinergia tra progetti diversi e perfettamente compatibili. Da una parte, chiaramente, il Piano Mattei per l’Africa, iniziativa tutta italiana, dall’altra il Global Gateway dell’Unione europea e la Partnership for Global Infrastructure and Investment del G7. Sulla sinergia tra questi tre piani di investimenti privato, di aziende leader italiane e statunitensi, nonché delle Banche internazionali di sviluppo. Credo che quest’iniziativa abbia rappresentato uno dei fiori all’occhiello di questo Summit dei Leader del G7, perché offre la dimensione della concretezza con la quale noi vogliamo lavorare su questi temi.
[…] Lavorare a un approccio nuovo nella cooperazione con il Continente africano, […] dal mio punto di vista è anche il modo migliore di affrontare un’altra grande emergenza globale, che è il governo dei flussi migratori: questo G7, sempre su impulso italiano, ne ha parlato per la prima volta nella sua storia. Nella dichiarazione finale viene ribadito infatti l’impegno comune per affrontare le cause profonde della migrazione, per garantire quello che è il primo dei diritti che va garantito, il diritto a non dover emigrare, a non dover essere costretti a lasciare la propria terra […].
Ma abbiamo preso impegni anche sull’altra faccia della medaglia di questo problema, che è la lotta contro i trafficanti di esseri umani. Abbiamo convenuto che sia necessario costruire un coordinamento a livello internazionale, una coalizione globale contro i trafficanti di esseri umani, mettendo a sistema gli sforzi per contrastare una piaga che alimenta i flussi dell’immigrazione illegale che, di fatto, rappresentano una nuova forma di schiavitù. Sono particolarmente fiera della discussione e dei risultati su questo tema, perché non era mai stato trattato in questo Vertice, mai con tanta chiarezza.
Abbiamo portato un modello tutto italiano, che nasce da due grandi italiani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che nel combattere la mafia chiedevano di seguire i soldi, “follow the money”. […] Ecco, io credo che se noi colpiamo al cuore queste organizzazioni criminali, seguendo i proventi dei loro traffici, questo può fare la differenza della nostra capacità di combattere gli schiavisti del terzo millennio.
[…] Una parte altrettanto significativa dei nostri lavori ha riguardato la questione dell’intelligenza artificiale, […] voluta dalla Presidenza italiana come un’altra delle priorità. Il nostro obiettivo è garantire che questa nuova tecnologia, nel momento in cui la sviluppiamo, rimanga in ogni caso controllata dall’uomo, mantenga l’uomo come suo ultimo fine. Su questo chiaramente il Santo Padre ha dato un suo contributo straordinario, anche morale, dando però concretezza al concetto, che era stato promosso proprio dalla Santa Sede, di “algoretica”, cioè, dare un’etica agli algoritmi. Siamo riusciti a far adottare l’iniziativa, nelle nostre conclusioni, di un marchio che consente alle imprese che adottano un codice di condotta di essere riconoscibili dai cittadini e dai consumatori. Abbiamo avviato, come avevamo annunciato, un focus sull’impatto che l’intelligenza artificiale può avere nel mercato del lavoro, consapevoli come siamo che questa rivoluzione tecnologica avrà delle conseguenze su tutti i settori e, potenzialmente, sulla vita di milioni e milioni di lavoratori. La dichiarazione si occupa di molti altri temi: Indo-Pacifico, sicurezza economica, catene di approvvigionamento, nesso clima-energia. Siamo consapevoli che le grandi sfide del mondo di oggi sono pienamente interconnesse, per questo abbiamo voluto mantenere alte, costruendo sui risultati della Presidenza giapponese dello scorso anno, le priorità dei temi legati all’Indo-Pacifico, alla sicurezza economica, con l’obiettivo di dare un messaggio chiaro, particolarmente alla Cina.
Noi siamo aperti al dialogo, però le nostre imprese devono poter competere ad armi pari, perché il mercato può essere libero solamente se è anche equo. Quindi, libero mercato ma in un quadro di concorrenza leale.
Abbiamo riservato una particolare attenzione anche al Mediterraneo, che è il nostro mare, che ha ritrovato una sua centralità. Si tratta del mare di mezzo tra i due grandi spazi marittimi del globo, come abbiamo detto in questi giorni, l’Atlantico da una parte, l’Indo-Pacifico dall’altra, passando per il Golfo Persico. Una centralità che può dare l’occasione all’Italia, se sfruttata bene, anche di diventare uno snodo verso il resto d’Europa, non solo dal punto di vista energetico.
[…] Tra i temi che la Dichiarazione finale affronta c’è ovviamente la questione legata ai cambiamenti climatici, sulla quale è necessario mantenere alta l’ambizione, in termini di risultati da raggiungere, senza però adottare posizioni ideologiche o preconcetti. La sfida per l’Italia rimane sempre quella della neutralità tecnologica. Dobbiamo lavorare, anche come G7, con un approccio pragmatico che consenta di mantenere gli impegni che abbiamo preso a livello internazionale, da ultimo alla COP28 di Dubai, tenendo sempre presenti le esigenze del nostro sistema produttivo e dei nostri cittadini. Non possiamo, cioè, cadere nel paradosso che per proteggere l’ambiente finiamo per avvantaggiare Nazioni in competizione con noi e che non si fanno grandi problemi ad adottare pratiche commerciali molto aggressive, spesso proprio a danno dell’ambiente.
In ambito G7 abbiamo concordato anche un forte impegno politico in favore di un sistema di tassazione internazionale più giusto e stabile, la famosa Global Minimum Tax: è un tema al quale, come sapete, io tengo particolarmente e al quale ho lavorato come Presidente di turno del Forum.
[…] Sono molto molto fiera del lavoro che abbiamo fatto, del successo di questo Vertice. L’Italia in questi giorni è stata al centro del mondo, gli occhi del mondo sono stati puntati su di noi, era una grande responsabilità ma sono davvero orgogliosa di come la nostra Nazione sia riuscita ancora una volta a stupire e a tracciare la rotta […]".