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Negramaro: “In ‘Free Love’ cantiamo la libertà di amare”

La band capitanata da Giuliano Sangiorgi torna con il nuovo lavoro in studio, 8 collaborazioni eccellenti da Elisa a Tiziano Ferro, 'resistiamo alle intemperie del tempo, parlando al futuro'

I Negramaro negli Hansa Studios di Berlino, dove hanno registrato 'Free Love'

La libertà di amare chi si vuole, senza limiti o costrizioni. E’ quello che cantano i Negramaro nel loro ‘Free Love’, il nono album in studio in uscita il 22 novembre prossimo. Dodici tracce e una carrellata di nomi ai piani alti delle classifiche italiane: ben otto collaborazioni eccellenti, che abbracciano tutti i generi, da Aiello a Malika Ayane, passando per Elisa e Jovanotti, Niccolò Fabi, Tiziano Ferro, Fabri Fibra e JJ Julius Son. “Free love - racconta il frontman Giuliano Sangiorgi - arriva in un tempo in cui qualsiasi tipo di parola come amore, pace, uguaglianza sembra buonista ma ottiene come reazione un atteggiamento strano da parte della gente. Abbiamo voluto essere espliciti sull’amore: ognuno ami disinteressatamente come vuole e quando vuole, è una libertà assoluta”. L’album è stato registrato a Berlino, negli storici Hansa Studios, che hanno ospitato U2, David Bowie, Depeche Mode e Rem. “Scegliere ancora studi fuori dall’Italia aiuta a ragionare su tutto il mondo della musica, non solo su una fetta del mercato - sottolinea Sangiorgi -. Berlino è una città che ha rotto i muri, li ha distrutti in nome di quella libertà tanto agognata dai popoli".

Il titolo del disco ‘Free Love’ "era perfetto per raccontare questa sensazione di esseri liberi in un mondo in cui c’è omologazione: questa band resiste alle intemperie del tempo cercando suoni del passato ma parlando al futuro”. Ed è proprio così: nel nuovo album i Negramaro non si sono adagiati sulla formula della ballata rock ma spaziano tra i generi, dal synth pop al blues senza disegnare incursioni in territori acustici. E’ un disco che non censura il sapore dell’amaro e svela le fragilità e le inquietudini. E che racchiude la storia della band, sei ragazzi oggi uomini che hanno attraversato le trasformazione del mercato musicale rimanendo per 20 anni ai vertici delle classifiche. E’ alle nuove generazioni che Giuliano si rivolge: “E’ bello stare a casa e trovare producer e cercare l’hype e il marketing nella canzone stessa ma quello che noi abbiamo provato a Berlino, è che torni piccolo e ti confronti con la grande musica. Io auguro ai ragazzi questo: di avere persone che possano credere in loro, come è stato per noi per 20 anni”.

Registrare "con il fantasma di Bowie" ha dato quella marcia in più al disco, facendo emergere un sound rock. "La gente lo percepisce come un grande ritorno al passato - spiega il cantautore -. Si sente la matrice rock della band, ed è tutto avvenuto in modo naturale”. 'Free Love' “non è un album più libero degli altri” ma più consapevole della libertà della band. Le stesse collaborazioni del disco sono frutto di amicizie e legami artistici che durano nel tempo: con Elisa i Negramaro avevano già lavorato in ‘Basta così’ e ‘Ti vorrei sollevare’, con Jovanotti in ‘Cade la pioggia’ e ‘Safari’ e “loro due non potevano mancare”. Con Fabri Fibra la collaborazione arriva dopo un lungo periodo di stima reciproca, “in un'intervista di 10 anni fa disse che gli sarebbe piaciuto un duetto con i Negramaro. Noi siamo stati prontissimi" scherza Sangiorgi. Malika Ayane, invece, è l’artista per cui Giuliano ha scritto dei brani e poi insieme hanno interpretato ‘La canzone del sole’, durante la serata cover a Sanremo 2024. “Doveva essere solo piano e voce ma a Berlino lei è stata il nostro cicerone, e in una notte magica la canzone è nata in modo spontaneo”.

Sono prime collaborazioni artistiche, ma amicizie di lunga data, quelle con Niccolò Fabi e Tiziano Ferro. Con Niccolò Fabi, la canzone è nata durante una sera in spiaggia, quella con Tiziano Ferro su un volo Roma-Bari. Con Aiello “è una collaborazione tra ‘terronissimi’, ci aveva colpiti la storia del meme a Sanremo, e lo avevamo amato per le sue canzoni indie". JJ Julius Son, autore della hit ‘Way down we go’ rappresenta la novità assoluta del disco. La band islandese di cui è membro, dal sound rock blues e la voce profonda di Jokull Juliusson, portano tutta la vigorosa energia nel pezzo che, insieme al sound caratteristico dei Negramaro, esplode nel mantra ‘Free Love’, che è anche la title track del disco e rappresenta le nuove radici dei Negramaro. Anche il video, per la regia di Tiziano Russo, è stato girato sulle vette del Monte Bianco.

Tutte le collaborazioni rispecchiano molto il nostro modo di fare negli anni - ammette Sangiorgi -. Sono avvenute in modo naturale, non c’è niente di deciso prima. La stessa title track ‘Free Love’ per noi è un back to the roots ma anche un ritorno al futuro, è un suonare di chitarre e bassi distorti e un appeal così blues non lo abbiamo mai avuto. ‘Free Love’ ha dato subito il titolo all’album, e questo ha determinato un po’ tutto il disco”. Un album che suona molto rock e presenta le tante sfumature dei Negramaro: se ‘Marziani’ strizza l’occhio al dancefloor con un ritmo accattivante e coinvolgente, ‘Free Love’ è caratterizzata da un ritmo più blues alla New Orleans, dal piglio internazionale.

‘Ricominciamo tutto’ è una ballad classica, un brano lento dalle grandi aperture melodiche mentre i tappeti elettronici con accenni synth pop caratterizzano ‘Fino al giorno nuovo’ con il feat. Di Fabri Fibra. “Ci siamo affidati alla collaborazione di diversi produttori - dice Sangiorgi -. Una cosa abbastanza singolare per ottenere un sound omogeneo all’interno dell’album. Ma credo sia la nostra dimensione naturale”. La copertina è un’opera originale di Jago, tra gli scultori contemporanei più in voga, si chiama ‘Narciso’ e mostra il riflesso di una figura femminile e il suo contrario: “Ci siamo conosciuti sui social - ricorda il tastierista Andrea Mariano -. Siamo entrati in contatto lui, che è un estimatore della nostra musica e ci siamo innamorati anche del suo lato umano”.

Condivisione è la parola che fa da fil rouge a questo disco ed è un po’ anche il mantra della band: “Sono 25 anni che stiamo insieme - sottolinea Sangiorgi -. Io ho cercato di dire più volte alle nuove generazioni che condividere è una grande figata. Stare chiusi a casa è sbagliato per me. Le nuove generazioni saranno punk che spaccheranno tutto. Staremo fuori dai loro giri ed è giusto così, devono dimenticarci e poi ritrovarci. Come abbiamo fatto noi con i nostri nonni. Io cantavo 'Meraviglioso'? No, odiavo Modugno, era ‘la musica dei vecchi’. Dopo 20 anni canto Modugno con orgoglio. Le nuove generazioni devono demolire la nostra, e noi siamo pronti a essere distrutti”.

Da settembre 2025 i Negramaro torneranno a esibirsi nei palasport con un nuovo tour che toccherà tutte le principali città italiane e sarà l’occasione per ascoltare per la prima volta dal vivo le canzoni di ‘Free Love’: “Nel frattempo non staremo fermi - assicura Sangiorgi - ma siamo in fase di pianificazione e qualcosa accadrà. Intanto, con l’instore tour andremo in giro a trovare fan e amici che ci sostengono da oltre 20 anni”. Oltre due decenni di musica che in ‘Free Love’ trovano la perfetta summa: “Quando premi rec, e in cuffia, dopo 25 anni, dici ‘ma siamo noi’ è una grande conquista - evidenzia Sangiorgi - a prescindere da quello che sarà il disco o dove andrà a finire, su quale scaffale. Provare ancora quel momento sulla pelle è l’augurio che faccio alle nuove generazioni”. (di Federica Mochi)

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Spettacolo

Luca Carboni, il ritorno per festeggiare i 40 anni di...

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Da domani al 9 febbraio al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna la mostra 'Rio Ari O'

Luca Carboni - Fotogramma

"In questo periodo di malattia ho continuato a dipingere più che a fare musica. E mi ha aiutato moltissimo". Dopo due anni di allontanamento dalle scene per motivi di salute (nella primavera del 2022 gli è stato diagnosticato un tumore al polmone), Luca Carboni torna ad incontrare il pubblico nella doppia veste di cantautore e pittore.

L'artista ha presentato oggi, 21 novembre, a Bologna 'Rio Ari O', la mostra che si tiene da domani al 9 febbraio al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, con cui celebra i quarant'anni di carriera: nel 1984 uscì infatti il suo album d’esordio "...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film" ma parallelamente, nello stesso periodo, Carboni cominciò a dedicarsi anche alla pittura. "La pittura - sottolinea Carboni - ha accompagnato tutti questi miei anni di musica come un diario di immagini e visioni: personale, intimo, privato, mai messo in mostra, fatta eccezione qualche disegno finito sulla copertina di dischi".

La mostra

Curata da Luca Beatrice, critico e curatore d’arte contemporanea, l'esposizione (ideata e prodotta da Elastica in collaborazione con il Settore Musei Civici Bologna | Museo internazionale e biblioteca della musica) celebra proprio la sinergia tra musica e arte visiva, mostrando un percorso creativo inedito e parallelo, ma spesso intrecciato a quello musicale, dato che molti album di Carboni si sono accompagnati ad una produzione fatta di disegni, schizzi e dipinti che raccontano il processo creativo dietro ogni brano, concerto o tour.

Sono oltre una cinquantina le opere pittoriche esposte, tutte realizzate a partire dalla metà degli anni ‘80. "Nella pittura – dice Carboni - mi ispirano le donne, i colori piatti delle bandiere, i cartelli stradali, i portici e le chiese. Nella produzione di solito mi piace mescolare la tempera, i colori acrilici, le bombolette spray per la pittura di strada, il tutto applicato sempre su diversi tipi di supporto, a volte la tela classica ma anche legni di recupero, compensati vari e altri materiali come il ferro, il cartone, la carta da pacchi e da regalo".

Ma non finiscono qui i piani del racconto: nello spazio mostre i visitatori potranno trovare esposti oggetti, copertine di dischi, testi inediti, appunti, memorie che partono proprio dal quel 1984 che ha segnato la data di inizio della carriera di Carboni. L’intento è quello di raccontare la storia nascosta, più che la dimensione pubblica dell’autore di Mare, mare e di tanti altri successi. La mostra è una sorta di dietro le quinte dove i block notes, gli appunti, i disegni e i quadri sono stati un percorso parallelo ma non disgiunto con i successi musicali.

In quattro stanze più una wunderkammer di ingresso, Bologna Città Creativa della Musica Unesco, festeggia con questa mostra uno dei suoi artisti più rappresentativi e poliedrici.

"In quarant’anni di carriera – afferma Luca Beatrice - Luca Carboni ha pubblicato dodici album in studio, un live e diverse raccolte. Ma nel frattempo ha coltivato altro, magari in solitudine o appartato: ha disegnato, dipinto, realizzato opere installative, raccolto immagini, perché nel suo percorso arte e musica sono andate insieme, l’una ispirava l’altra, l’una aiutava l’altra".

Una parte nascosta, un percorso parallelo intimo e personale, sperimentale, quasi mai raccontata se non in alcuni rari momenti in cui Luca ha utilizzato disegni per copertine di album, immagini per proiezioni in alcuni tour e una raccolta di schizzi nel libro “Autoritratto” del 2004. Una parte che, come le canzoni, ha dentro, in modo profondo, la sua città, Bologna, le piazze, le strade, le chiese, figure femminili ispirate alle forme e alle linee dei portici.

La musica

Non può, ovviamente, mancare la musica nella mostra di uno dei cantanti che hanno segnato maggiormente la storia della canzone italiana. Per questo, la sala finale del percorso espositivo sorprenderà il visitatore con un sound design che include canzoni, inediti, audio rubati in studio, il tutto accompagnato da immagini e video clip, in un allestimento dall’atmosfera pop.

Infine, il centralissimo Portico del Pavaglione, in via dell’Archiginnasio, accoglierà una sorta di ghost track della mostra dall’8 gennaio 2025: sono gli autoritratti di Carboni stampati su larga scala e appesi alle chiavi di ferro degli archi del portico. La mostra sarà completata da un programma di incontri pubblici che vedranno per protagonisti, oltre allo stesso Carboni, altri artisti che sono stati suoi compagni di viaggio.

'Rio Ari O incontri' è infatti il ciclo di conversazioni che si terranno nel periodo della mostra, sempre presso la Sala Eventi del Museo: tre appuntamenti pubblici con l’artista e ogni volta un ospite diverso. Si comincia il 28 novembre alle 18.30 insieme a Giorgio Diritti per 'Dai Teobaldi rock al David di Donatello'. Una maestosa storia di cinema, teatro e rock parrocchiale, modera la giornalista Emanuela Giampaoli. Poi appuntamento il 19 dicembre alle 18.30 insieme al curatore Luca Beatrice per 'Il racconto della mostra Rio Ari O'. Un grande viaggio tra musica e arte. Infine il 16 gennaio 2025, sempre alle ore 18.30, l'ultimo incontro con un ospite che non è ancora stato svelato.

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Spettacolo

I fratelli D’Innocenzo: “Non abbiamo mai svenduto il...

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I gemelli registi, Fabio e Damiano, presentano la loro prima serie, ‘Dostoevskij’, dal 27 novembre su Sky

Damiano e Fabio D'Innocenzo

Non abbiamo mai svenduto il nostro sogno. Siamo stati sempre divisivi fin da quando siamo ragazzini e penso che lo saremo anche dopo essere schiattati in pessime circostanze. Attraverso i film che facciamo, le poesie che scriviamo e le fotografie che scattiamo proviamo a essere il più possibile simili a quello che sentiamo essere. Del resto non ce ne importa assolutamente nulla”. Così all’Adnkronos Damiano D’Innocenzo che, insieme al gemello Fabio, presenta la loro prima serie ‘Dostoevskij’, dal 27 novembre su Sky Atlantic e in streaming su Now con due episodi a settimana.

Il protagonista della storia è Enzo Vitello (interpretato da Filippo Timi), tormentato detective ossessionato da Dostoevskij, serial killer che uccide con una modalità costante: accanto al corpo l'omicida lascia trascritta su una lettera la propria visione del mondo, descrivendo gli ultimi attimi di vita della vittima. Sedotto da un’oscurità che sente risuonare al suo interno da sempre, Vitello comincia un segreto rapporto epistolare con l’assassino, costringendosi a guardare dentro di sé affrontando le torture che si è autoinflitto per sopravvivere a qualcosa che viene svelato nel corso del racconto. Lo stesso segreto che l’aveva indotto ad abbandonare la figlia Ambra (Carlotta Gamba) in tenera età.

“Raccontiamo le estreme conseguenze dell’essere vivi. E quelle conseguenze stanno in quel necessario incontro con la sensibilità e con l’ascolto degli altri. In questa serie c’è un rapporto viscerale tra chi cerca, e quindi il detective di Timi, e chi viene cercato, il killer che sembra inafferrabile. Ma ciò che è inafferrabile non è la fisicità, ma il suo punto di vista sul mondo, che sembra molto estraneo a tutti”, racconta Fabio D’Innocenzo all’Adnkronos. Una visione del mondo spesso non compresa come lo è stata a volte quella dei due registi, che si chiedono: “noi essere umani abbiamo più bisogno di essere rassicurati o di essere scossi?”.

Secondo i D’Innocenzo “la nostra vita assume un significato diverso solo ed esclusivamente quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non ci aspettiamo, qualcosa che manipola la nostra politica emotiva. E questo, ovviamente, certe storie possono farlo e altre scelgono deliberatamente di non farlo”, bisogna, “rispettare ogni forma di narrazione. Io sposo la nostra perché è l’unica che possiamo fare”. Dalla presentazione della serie all’ultima edizione del Festival di Berlino a febbraio “c’è stato molto silenzio tra me e Fabio. Un silenzio familiare e bellissimo, di ricerca e di contemplazione. Abbiamo parlato per tantissimo tempo con la serie ‘Dostoevskij’, quindi era anche giusto starci un po' zitti e cercare la prossima storia da raccontare: a patto che questa storia venga e che abbia sincerità. E poi da lì inizia il laborio e l'intarsio del cinema ed è stupendo. Ma deve accadere quello schiocco, altrimenti restiamo fermi”, concludono. (di Lucrezia Leombruni)

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Spettacolo

La pianista Giulia Mazzoni, concerto omaggio ad Artemisia...

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Domenica 24 novembre alle ore 16 al Museo e Real Bosco di Capodimonte, Schmidt: "Grazie alla musica il suo messaggio coraggioso torna contemporaneo"

La pianista Giulia Mazzoni, concerto omaggio ad Artemisia Gentileschi

'Per Artemisia' a Capodimonte: la vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, domenica 24 novembre alle ore 16:00, il Museo e Real Bosco ospita la compositrice e pianista Giulia Mazzoni per uno speciale concerto omaggio alla pittrice Artemisia Gentileschi e alla forza delle donne. Il programma si aprirà proprio con l'esecuzione speciale del brano 'Artemisia' eseguito dalla Mazzoni, che ha debuttato al Maggio Musicale Fiorentino la settimana scorsa con la proposta di intitolare un pianoforte Fabbrini ad Artemisia, il primo con un nome di donna. "Artemisia Gentileschi è per me un faro di ispirazione e coraggio -spiega all'Adnkronos Giulia Mazzoni- Le sue opere, che narrano la forza e l'indipendenza delle donne con una profondità emozionale unica, mi hanno spinto a comporre un brano per pianoforte solo che è un inno alla lotta contro la violenza e i pregiudizi".

Come è noto la pittrice fu violentata a 17 anni da un amico del padre Orazio, l'artista Agostino Tassi che fu poi processato e condannato. Costretta a subire la tortura durante il processo per essere creduta, l'indomita passione artistica e la storia coraggiosa hanno fatto di questa straordinaria pittrice riscoperta dopo 400 anni, una icona per tutte le donne che lottano per i propri diritti e per affermarsi nella società. "Oltre al suo straordinario talento artistico, Artemisia Gentileschi è diventata un simbolo di resilienza e determinazione per aver affrontato e superato le difficoltà e le avversità della sua vita, inclusi episodi di violenza e discriminazione di genere -aggiunge la pianista- Attraverso questa esecuzione in prima assoluta, desidero omaggiare questa grande donna e artista che ha ispirato il mio percorso".

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte custodisce tre opere di Artemisia Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli post agosto 1654): la ‘Giuditta che decapita Oloferne’ (1612-1613) esposto nella nuova sala 62 detta 'dei capolavori', l‘Annunciazione' (1630) e la 'Giuditta e la Fantesca' (1645-50) in sala 93. "Per Artemisia a Capodimonte è una proposta di grande qualità e suggestione in occasione di una celebrazione non rituale, quella del 25 novembre 'Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne', obiettivo che richiede crescita e impegno da parte di tutta la società - dichiara il direttore Eike Schmidt - Artemisia ha avuto come è noto un profondo rapporto con Napoli dove ha vissuto e lavorato a lungo, oggi il suo messaggio coraggioso torna contemporaneo nelle sale del museo grazie alla musica".

“Le mie esperienze sono profondamente intrecciate con quelle di Artemisia Gentileschi; anch'io ho dovuto combattere contro pregiudizi e atteggiamenti violenti", osserva Giulia Mazzoni all'Adnkronos. "Essere una compositrice donna non è stato affatto facile: in conservatorio ero l'unica ragazza nel mio corso di composizione". In scaletta una selezione di musiche originali dai tre album incisi da Giulia Mazzoni, dalla critica soprannominata 'l'angelo del pianoforte' per la capacità di trasportare gli ascoltatori in un altro mondo attraverso il suo 'pianismo emozionale'. Ci sarà anche un omaggio a Philip Glass con il toccante 'Truman Sleeps' e 'Wildness', tema della colonna sonora del film 'Anna' di Marco Amenta presentato all’ 80a Mostra del Cinema di Venezia. Giulia Mazzoni, classe 1989, con la sua musica originale che si distingue per il romanticismo e la ricchezza di sfumature, ha già conquistato il mondo della classica contemporanea.

Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, una data significativa che rende ancora più speciale il concerto di Giulia Mazzoni al Museo Capodimonte di Napoli. La scelta di esibirsi in questa data e di eseguire il brano 'Artemisia' assume quindi un significato ancora più profondo e simbolico, contribuendo a sensibilizzare il pubblico su tematiche importanti legate alla lotta contro la violenza di genere.

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