‘Wicked’ al cinema con le canzoni tradotte: ecco chi sono le voci italiane
I doppiatori che interpreteranno le versioni adattate in italiano di brani della storia del teatro come 'Popular' e 'Defying Gravity'
'Wicked', uno dei musical di maggior successo nella storia del teatro, arriva al cinema e il pubblico italiano avrà l'occasione di vederlo in due versioni: originale, con sottotitoli in italiano, oppure completamente tradotta (dialoghi e canzoni).
Il cast del film
Nei panni delle streghe e dei maghi della magica landa di Oz c'è un cast di stelle. Le due protagoniste sono interpretata dalla pluripremiata attrice teatrale e cantante Cynthia Erivo (è Elphaba) e dalla popstar Ariana Grande (Glinda). Jeff Goldblum, star di 'Jurassic Park', è il mago di Oz, mentre l'attrice premio Oscar Michelle Yeoh è Madame Morrible e Jonathan Bailey, il noto Anthony di 'Bridgerton', è Fiyero Tigelaar. Tra gli altri nomi anche Ethan Slater, Marissa Bode, Peter Dinklage, Andy Nyman, Keala Settle e Michael McCorry Rose.
Le voci italiane
Per la prima volta il pubblico avrà la possibilità di ascoltare una versione adattata in italiano di canzoni diventati dei successi internazionali come 'Popular' o 'Defying Gravity'. Nella maggior parte dei casi si è scelto di differenziare la voce cantata da quella parlata, dunque gli attori sono doppiati da due diversi doppiatori italiani. Ecco chi sono
Elphaba (interpretata da Cynthia Erivo) ha la voce di Eva Padoan nelle scene parlate e quella di Laura Panzeri nelle canzoni
Glinda (interpretata da Ariana Grande) ha la voce di Margherita De Risi nelle scene parlate e quella di Claudia Paganelli nelle canzoni
Il mago di Oz (interpretato da Jeff Goldblum) ha la voce di Angelo Maggi sia nelle scene parlate sia nelle canzoni
Madame Morrible (interpretata da Michelle Yeoh) ha la voce di Alessandra Korompay nelle scene parlate e quella di Simona Patitucci nelle canzoni
Fiyero (interpretato da Jonathan Bailey) ha la voce di Emanuele Ruzza nelle scene parlate e quella di Danilo Salpietro nelle canzoni
Boq (interpretato da Ethan Slater) ha la voce di Alessandro Campaiola nelle scene parlate e quella di Nicola Gargaglia nelle canzoni
Nessarose (interpretata da Marissa Bode) ha la voce di Irene Trotta nelle scene parlate e quella di Elisa Rinaldi nelle canzoni
Dottor Dillamond (interpretato da Peter Dinklage) ha la voce di Mauro Gravina sia nelle scene parlate sia nelle canzoni
Il Governatore Thropp (Andy Nyman) ha la voce di Marco Manca sia nelle scene parlate sia nelle canzoni
Miss Coddle (Keala Settle) ha la voce di Francesca Guadagno
Il Narratore ha la voce di Alessandro Onorati sia nelle scene parlate sia nelle canzoni
Spettacolo
Ivan Orrico e Arcangelo Badolati: al via i casting per la...
Nella suggestiva cornice dell’antica città di Medma, fondata dai greci di Locri nel IV secolo a.C., oggi Rosarno, prenderanno il via il 23 e 24 novembre i casting della nuova serie TV del regista e attore calabrese Ivan Orrico, ideata e sceneggiata con il principe dei cronisti di nera, il giornalista e scrittore anch’egli calabrese Arcangelo Badolati.
Dopo il successo del lungometraggio “I Kustodi di Napoli Est”, attualmente su Amazon Prime tra i film più visti, Orrico si prepara per le riprese di un nuovo progetto, prodotto dalla Togo Film e distribuito da Mediterranea Production.
Il regista, dal sapore neorealista, i cui film prendono sempre spunto da fatti realmente accaduti, racconterà una storia ambientata in Calabria, ma che potrebbe replicarsi in ogni angolo del pianeta. Un racconto trasversale che, toccando tasti delicati, mette a fuoco senza filtri una triste e cruda realtà, con lo scopo di coinvolgere e scuotere lo spettatore. L’amore verso questa terra, continuamente martoriata, lo esprime nel far vedere tutta la sua bellezza, con i suoi suggestivi paesaggi e la sua inconfondibile tradizione.
Il risultato del suo metodo neorealista vanta un cast d’eccellenza, perfettamente omogeneo, composto da attori professionisti e da nuovi talenti che, come sottolinea Orrico, ricercherà nei vari casting in giro per la Calabria.
Un progetto che Orrico e Badolati hanno voluto completamente in dialetto calabrese, perché sostengono che, se i personaggi parlassero italiano, sarebbero evidentemente falsi e farebbero cadere il film dentro quella mimesi televisiva che tanto spesso ammorba il cinema italiano. Il dialetto parlato aiuta a descrivere i caratteri degli umani che animano la storia e offre allo spettatore una sorta di orientamento tutto interno al punto di vista dei protagonisti.
Inoltre, chiosano: “È doveroso tramandare e far conoscere l’identità culturale che conserva storia, usi e valori della nostra amata comunità”.
Spettacolo
‘Chissà chi è’ chiude, Amadeus è al lavoro su...
Il programma, conosciuto in Rai come 'I soliti ignoti', non ha ottenuto i risultati d'ascolto sperati
L'access prime time di Amadeus sul Nove cambierà format. Secondo quanto anticipato da FqMagazine, 'Chissà chi è', che non ha ottenuto i risultati d'ascolto sperati, andrà in onda fino al 21 dicembre, poi chiuderà. E probabilmente dopo la pausa natalizia, come evidenzia il sito specializzato di Davide Maggio, nella fascia di access prime time il nuovo anno del Nove si aprirà con il ritorno di 'Cash or Trash' di Paolo Conticini.
Nel frattempo, Amadeus, impegnato con 'La Corrida' e con la promozione del suo libro 'Ama Amadeus' uscito ieri (per l'occasione in queste ore ha fatto di nuovo capolino sui social, ma solo quelli dell'amico, Fiorello, con un video ironico sull'assenza del volume in edicola), avrà tempo per testare nuovi format e cucirseli addosso. Forse non solo di access prime time ma anche di prime time.
A quanto apprende l'Adnkronos, a portare alla decisione di concludere l'esperienza di 'Chissà chi è' è stata la valutazione di compatibilità tra ascolti e costi del programma, nato su Rai1 e accompagnato sull'ammiraglia Rai da un pubblico vastissimo. 'I Soliti Ignoti' così come 'Chissà chi è' sono programmi con costi non indifferenti, visto il numero di persone coinvolte nella produzione. Per il nuovo format di access prime time è probabile quindi che si guarderà a una formula che da un lato abbia costi di produzione più adeguati agli ascolti del Nove in quella fascia e dall'altro che permetta ad Amadeus di adattarla alle sue corde. Quasi certamente la scelta cadrà su un nuovo format di Endemol e quindi del gruppo Banijay (la stessa produzione de 'I Soliti Ignoti' e 'Chissà chi è') perché questo permetterà di preservare gli accordi economici in atto con più facilità.
Spettacolo
Alla Fenice venerdì in scena ‘La traviata’
Nello storico allestimento che inaugurò la prima Stagione del Teatro ricostruito
Sarà un momento di grande suggestione quello che vedrà venerdì 22 novembre il ritorno sulle scene del Teatro La Fenice della "Traviata" di Giuseppe Verdi nello storico allestimento - divenuto ormai un simbolo del Teatro veneziano - che nel novembre 2004, esattamente vent'anni fa, inaugurò la prima Stagione lirica della Fenice ricostruita dopo il disastroso incendio del 1996.
Ispirata al dramma in abiti contemporanei di Alexandre Dumas fils, presentato a Parigi nel 1852, "La traviata" sarà proposta in quell'incisivo allestimento – anch'esso in abiti contemporanei – del regista canadese Robert Carsen, con le scene e i costumi di Patrick Kinmonth, la coreografia di Philippe Giraudeau e il light design di Robert Carsen e Peter Van Praet.
La regia sarà ripresa da Christophe Gayral. Alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice un graditissimo ritorno, quello di Diego Matheuz, che guiderà un cast composto per i ruoli principali da Marina Monzò, che debutta nel ruolo di Violetta, Francesco Demuro e Nicola Alaimo. Le altre recite in programma sono il 24, 27 e 30 novembre. Di fatto "La traviata" inaugura la Stagione Lirica e Balletto 2024-25, dopo che è saltata per lo sciopero delle maestranze e degli orchestrali la 'prima' di "Otello" di Verdi prevista per il 20 novembre.
Nel cast di questa ripresa della "Traviata", accanto al soprano Marina Monzò, che debutta nel ruolo di Violetta, al tenore Francesco Demuro interprete di Alfredo Germont e al baritono Nicola Alaimo interprete di Giorgio Germont, si esibiranno Loriana Castellano (Flora Bervoix), Barbara Massaro (Annina), Roberto Covatta (Gastone), Armando Gabba (barone Douphol), Rocco Cavalluzzi (dottor Grenvil) e Matteo Ferrara (marchese d’Obigny).
Gli artisti del Coro del Teatro La Fenice - Salvatore De Benedetto e Cosimo D'Adamo; Nicola Nalesso ed Emanuele Pedrini; Enzo Borghetti e Antonio Dovigo si alterneranno rispettivamente nei ruoli di Giuseppe, del domestico di Flora e del commissionario. Maestro del Coro Alfonso Caiani. In scena anche i ballerini Lorena Calabrò, Samira Cogliandro, Matilde Cortivo, Aurora Dal Maso, Rosalia Moscato, Giulia Mostacchi, Andrea Carlotta Pelaia, Kevin Bhoyroo, Gianluca D’Aniello, Giulio Galimberti, Andrea Mazzurco, Valerio Palladino, Ilario Marco Russo, Francesco Scalas. Maestro ripetitore Margherita Longato.
"Quando questo allestimento della 'Traviata' debuttò alla Fenice - racconta il sovrintendente e direttore artistico Fortunato Ortombina - lavoravo alla Scala e non ero ancora approdato in laguna. Venni appositamente da Milano a vederla, e ricordo che ebbe un effetto dirompente, divise il pubblico e ricevette anche diversi fischi. Passato qualche anno, il Teatro la ripropose, ma anche allora il successo fu inferiore alle aspettative. Quando fui nominato direttore artistico, alla fine del 2007, l'allora sovrintendente mi chiese di pensare a una 'Traviata diversa'. Prima di archiviare uno spettacolo del genere, però, domandai che mi lasciassero fare un ultimo tentativo, coinvolgendo un direttore che credesse a quel progetto, per me meraviglioso. Conoscevo già Myung-Whun Chung, e fu proprio a lui che proposi di riprendere lo spettacolo, perché a mio parere era l'unico in grado di ridargli la vita che meritava. Era il settembre del 2009, fu un trionfo e la nostra 'Traviata' grazie al grande Maestro coreano riprese vita, come dimostra il fatto che gode ancora di ottima salute, tanto da essere ormai considerata un must del teatro d'opera e perciò inserita, anni dopo, tra i dieci migliori spettacoli lirici al mondo da un prestigioso sito culturale francese".
Non è un caso, tra l'altro, che la stagione che festeggia il ventennale della riapertura all'opera della Fenice veda ancora Chung sul podio, impegnato questa volta in "Otello" (prima recita sabato 23 novembre), mentre il capolavoro verdiano è nelle mani esperte di un direttore come Diego Matheuz. "Insomma, questa Traviata è stata lo spettacolo che ci ha più accompagnati per tutti questi anni e ha maggiormente caratterizzato il nuovo corso della Fenice. Ha indubbiamente saputo reggere il tempo e ci ha incoraggiati a ripresentare anche altri fortunati allestimenti a ogni nuova stagione. È la dimostrazione del fatto che bisogna avere il coraggio di rischiare", commenta Ortombina.
"La traviata" fu composta da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave per la rappresentazione del 6 marzo 1853 al Teatro La Fenice di Venezia. Terza opera della cosiddetta 'trilogia popolare' (con "Rigoletto" e "Il trovatore"), è delle tre la più intimista, quella in cui lo scavo psicologico della protagonista appare più ricco di sfumature, con un esito praticamente senza eguali nell’intera vicenda del teatro musicale italiano.
Nonostante sia oggi ritenuta l'Opera per antonomasia, "La traviata" non esordì felicemente; si direbbe che il fiuto di Verdi l'avesse previsto quando, tramite Piave, fece le sue rimostranze alla Presidenza del Teatro, quasi come una valutazione profetica: "Sia pure la Salvini e compagni, ma io dichiaro che nel caso si dia l’opera, non ne spero niente sull’esito, che anzi farà un fiasco completo, e così avranno sagrificati gli interessi dell’impresa (che in fine potrà dire mea culpa), la mia riputazione, ed una forte somma del proprietario dell’opera. Amen".
L'opera venne nuovamente ripresa a Venezia, il 6 maggio 1854 al Teatro San Benedetto, e fu un successo enorme. Il trionfo era certo dovuto anche a un cast più appropriato, ma Verdi, nel cantar vittoria, sminuì le modifiche apportate alla prima versione, che invece non solo vi furono, ma ebbero un'importanza superiore a quella loro attribuita dall'autore.
L'intreccio drammaturgico presenta diversi ingredienti tipici della librettistica ottocentesca: amore come legame che supera ogni limite imposto dalle regole della convenienza sociale; preminenza del valore irrazionale del legame di sangue (la famiglia) su qualsiasi altro. Vi sono tuttavia anche forti elementi di novità: innanzitutto il fatto che si tratta di una vicenda derivata dalla cronaca contemporanea, laddove la librettistica predilige il più delle volte ambientazioni lontane nel tempo e nello spazio, quando non addirittura mitiche. Marie Duplessis - archetipo reale di Violetta - fu una delle più celebri prostitute del tempo, direttamente conosciuta da Alexandre Dumas figlio, che la consegnò a futura memoria col nome di Marguerite Gautier nel romanzo "La Dame aux camélias" (1848), e ne fu anche l'amante.
L'anno successivo lo scrittore trasse dal romanzo un dramma, che andò in scena nel 1852, e l'anno dopo fu la volta di Verdi: raramente l'attualità è entrata tanto velocemente fra le quinte del teatro d’opera. È significativo che, mosso alla ricerca di nuove soluzioni drammaturgico-musicali, Verdi abbia insistito perché fosse mantenuta l'ambientazione contemporanea. Il palcoscenico di Venezia, quello stesso che aveva accolto favorevolmente un soggetto radicalmente innovativo come "Rigoletto", era probabilmente l'unico possibile per una simile operazione; inoltre nella stessa stagione sarebbe stato rappresentato in laguna il dramma di Dumas.
Per molti particolari della partitura Verdi esplorò una grande varietà di soluzioni formali, spingendosi non di rado oltre i mezzi compositivi ereditati dalla tradizione ottocentesca italiana; ed anche quando si volse all’assimilazione di modelli formali preesistenti, egli li seppe piegare al proprio fine. Il preludio, che con enfasi indica lo scioglimento tragico, condiziona la ricezione simbolica della vicenda: si ha quasi l'impressione che la brillante vita salottiera di Violetta venga rivissuta dalla moribonda nel terz'atto, come ricordo di una felicità impossibile. Verdi innalzò alla statura d’eroina tragica la protagonista di un fatto di cronaca, grazie ai mezzi della musica: torna in mente l'affermazione di Marcel Proust, secondo cui "Verdi ha dato a 'La dame aux camélias' lo stile, che le mancava nel dramma di Dumas".
"La traviata" sarà proposta nella versione definitiva del 1854, con sopratitoli in italiano e in inglese. Ecco il dettaglio delle recite: venerdì 22 novembre 2024 ore 19.00; domenica 24 novembre ore 15.30; mercoledì 27 novembre ore 19.00; sabato 30 novembre ore 19.00.