Nuova udienza per i fratelli Menendez: potrebbero uscire di prigione dopo 30 anni
I fratelli Lyle ed Erik Menéndez sono stati condannati nel 1989 per l’omicidio dei loro genitori commesso
Dopo quasi 30 anni i fratelli Menendez potrebbero tornare in un aula di tribunale. Lyle ed Erik Menéndez sono stati condannati all'ergastolo - nel 1989 per l’omicidio premeditato dei loro genitori - senza possibilità di libertà vigilata. Adesso esiste la possibilità di una loro scarcerazione.
Il caso dei fratelli Menendez
La Procura di Los Angeles ha chiesto di riaprire il caso dei fratelli Menendez dopo aver esaminato, nuovamente, le prove degli abusi sessuali ricevuti dal padre, José Menendez. Joseph Lyle Menéndez ed Erik Galen Menéndez dovranno presentarsi in un aula di tribunale per valutare se le nuove prove sugli abusi sessuali sono attendibili. L'udienza per la nuova condanna di Eric e Lyle è prevista per l'11 dicembre. Questo è quanto riporta il New York Post.
Gli avvocati difensori dei fratelli sostennero che erano stati abusati sessualmente dal padre e, dopo due processi, furono giudicati colpevoli di omicidio e condannati all'ergastolo senza possibilità di libertà vigilata. Il procuratore distrettuale della contea di Los Angeles, George Gascon ha spiegato che la sua richiesta di una nuova sentenza non è stata accolta all'unanimità, in quanto "ci sono persone nel mio ufficio che credono fermamente che i fratelli Menendez dovrebbero rimanere in prigione per il resto della loro vita, e non credono che siano stati molestati". Ma ''ci sono persone che credono fermamente che dovrebbero essere rilasciate immediatamente e che in realtà sono stato molestati", ha aggiunto.
Se il giudice accetta la richiesta del procuratore Gacson, i fratelli Lyle ed Erk Menendez potrebbero essere scarcerati. Gli avvocati dei due fratelli chiederanno, inoltre, al giudice di abbassare la pena da omicidio di primo grado a omicidio colposo, un reato per il quale hanno già scontato tre volte la pena massima.
Esteri
Russia, Londra e Parigi: ipotesi invio soldati. Germania...
Francia e Regno Unito non escludono l'invio di truppe secondo Le Monde
Francia e Regno Unito non escludono l'ipotesi di inviare soldati in Ucraina. La Germania, davanti all'ipotesi di un'escalation della guerra tra Kiev e la Russia, comincia a pensare ai bunker antiatomici. Il quadro del conflitto, in corso da oltre 1000 giorni, in questo momento appare condizionato da due fattori.
Donald Trump tra meno di 2 mesi si insedierà come nuovo presidente degli Stati Uniti: la posizione di Washington in relazione alla guerra potrebbe cambiare e il sostegno americano a Kiev non è scontato. Negli ultimi giorni, da Mosca, Vladimir Putin ha risposto agli attacchi che l'Ucraina ha portato con missili Atacms e Storm Shadow, forniti da Usa e Regno Unito. La Russia ha colpito Dnipro utilizzando, a quanto pare, un nuovo missile in grado di "colpire ogni punto in Europa".
Londra e Parigi riflettono
In questa situazione, con la pressione costante delle forze armate russe nel Donetsk e le difficoltà ucraine a tenere botta, secondo Le Monde torna d'attualità la discussione sull'ipotesi di intervento di soldati di altri paesi. In particolare, l'argomento è tornato sul tavolo dei colloqui tra Londra e Parigi. "Sono in corso discussioni tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l'obiettivo di creare un nucleo di alleati in Europa, concentrato sull'Ucraina e sulla sicurezza europea in generale", riferisce a Le Monde una fonte militare britannica.
Cosa fa l'Italia
"Noi non invieremo nessun soldato a combattere in Ucraina. Aiutiamo politicamente, finanziariamente, militarmente l'Ucraina inviando materiale militare, ma non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina", ribadisce il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando la notizia riportata da Le Monde. "Noi dobbiamo evitare un'escalation. La Russia si sta assumendo una grave responsabilità facendo combattere i soldati nordcoreani e arruolando houthi", precisa Tajani in un punto stampa a margine del G7.
Il piano della Germania per i bunker
A Berlino, invece, la Germania valuta un altro approccio. A causa delle crescenti tensioni con la Russia, la Germania sta stilando una lista di bunker che potrebbero rappresentare un rifugio di emergenza per i civili, come ha annunciato il ministero degli Interni, specificando che l'elenco includerebbe stazioni ferroviarie sotterranee, parcheggi, edifici statali e proprietà private.
Un portavoce del ministero ha dichiarato che verrà redatto un elenco digitale di bunker e rifugi di emergenza, in modo che le persone possano trovarli rapidamente utilizzando un'app telefonica. Il portavoce ha inoltre incoraggiato la popolazione a creare rifugi nelle proprie case, convertendo scantinati e garage.
Il ministero non ha fornito una timeline precisa, trattandosi di un grande progetto che richiederà del tempo e che vedrà il coinvolgimento dell'Ufficio della Protezione Civile e altre autorità. Il Paese, che conta 84 milioni di abitanti, dispone di 579 bunker, per lo più risalenti alla seconda guerra mondiale e alla guerra fredda, che possono fornire riparo a 480.000 persone.
Secondo il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Germania avrebbe già avviato preparativi per un potenziale conflitto con la Russia o per l'attraversamento della frontiera occidentale ucraina da parte delle truppe di Mosca, implementando attivamente un documento strategico chiamato “Piano d’operazione Germania’”. Il documento di circa 1000 pagine contiene istruzioni dettagliate per operazioni militari, ed elenca le infrastrutture soggette a una protezione speciale. In caso di tensioni sul fianco orientale della Nato, infatti, la Germania diventerebbe un centro chiave per il trasferimento di truppe, attrezzature militari, cibo e medicinali.
Esteri
Ucraina, Zelensky: “A Donetsk la situazione più...
Nella zona di Kurakhov, dove le forze armate russe hanno intensificato la loro offensiva e gli ucraini stanno cercando di “rafforzare le loro posizioni”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammesso che “la situazione più difficile” in termini militari è ancora nella regione di Donetsk, “soprattutto” nella zona di Kurakhov, dove le forze armate russe hanno intensificato la loro offensiva e gli ucraini stanno cercando di “rafforzare le loro posizioni”. Lo ha dichiarato lo stesso presidente dopo aver incontrato il capo dello Stato Maggiore, Oleksander Sirski, con il quale ha avuto una conversazione “approfondita” su tutte le “aree chiave”.
Donetsk è uno degli epicentri del conflitto, come mostra il bilancio giornaliero delle Forze Armate. Solo nelle ultime 24 ore, l'area di Kurakhove ha registrato 67 attacchi da parte di Mosca.
Zelensky ha poi ringraziato la Gran Bretagna che ha varato sanzioni contro 30 petrolifere della 'Flotta fantasma" che assicura la vendita di petrolio russo all'estero e diverse compagnie assicuratrici. Il loro servizio genera per Mosca decine di miliardi di dollari di proventi che alimentano la macchina da guerra russa, ponendo anche gravi rischi ambientali, ha spiegato Zelensky. "Fino a che i proventi del petrolio russo rimangono senza controlli, la Russia non avrà incentivi a perseguire la pace. Tagliare questa fonte di finanziamento è essenziale per limitare la capacità di aggressione della Russia".
Pioggia di missili nel Kursk
I sistemi di difesa aerea russi hanno distrutto sette missili ucraini nella notte sopra la regione di Kursk. Lo ha reso noto il governatore della regione russa al confine con l'Ucraina, aggiungendo che le unità di difesa aerea hanno distrutto anche sette droni ucraini. Roman Alyokhin, analista militare filo-russo e consigliere del governatore, ha dichiarato sul suo canale di messaggistica Telegram che "Kursk è stata sottoposta a un massiccio attacco da parte di missili di fabbricazione straniera" durante la notte. Poco dopo il ministero della difesa russo ha precisato che i missili balistici lanciati dalle forze ucraine abbattuti dalla difesa anti missile russa sono stati otto.
Raid drone colpisce fabbrica componenti sistemi radar missili a Kaluga
Un drone ucraino ha colpito un sito industriale della difesa della regione russa di Kaluga, nel centro del Paese, innescando un vasto incendio, ha denunciato il governatore, Vladislav Shapsha. Secondo il direttore del centro per la disinformazione di Kiev, Andriy Kovalenko, è stato colpito il complesso Typhoon, che produce componenti per i sistemi di comunicazione, radar, di ricognizione e la guida per mezzi di combattimento e sistemi missilistici Bal-E e Rubezh-Me. La Typhoon è colpita dalle sanzioni. L'intelligence militare ucraina ha anche rivendicato che è stato colpito il deposito di carburante della Rosneft Kaluganefteprodukt.
Attacco russo a Kharkiv ferisce 23 persone
La Russia ha lanciato un attacco contro la parte centrale di Kharkiv la mattina del 25 novembre, ferendo almeno 23 persone, hanno riferito le autorità. Tredici persone sono state ricoverate in ospedale, ha scritto il governatore dell'Oblast di Kharkiv Oleh Syniehubov sul suo canale Telegram. Le vittime erano al lavoro o camminavano per strada, ha detto all'emittente Suspilne Spartak Borysenko, capo della Procura regionale di Kharkiv .
Esteri
Mandato arresto Netanyahu, Khamenei: “Ci vorrebbe una...
Secondo i media libanesi, "sono stati rimossi tutti gli ostacoli, nessuna giustificazione per rinviarlo ancora". Nuovi raid nel sud di Beirut
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente francese Emmanuel Macron “annunceranno domani mattina la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele per un periodo di 60 giorni”. Lo riporta il sito online del quotidiano Asharq Al-Awsat citando fonti ben informate. "L’atteso accordo per cessazione delle ostilità tra Hezbollah e Israele si basa -secondo il quotidiano di proprietà saudita- sull'evacuazione da parte del gruppo sciita filoiraniano dell'area compresa tra la Linea Blu e il fiume Litani in modo verificabile, in cambio del ritiro delle forze israeliane dalle aree occupate dall’inizio della limitata invasione terrestre del territorio libanese”.
"Tutti gli ostacoli sono stati rimossi"
“La decisione di fermare la guerra” tra Israele e Hezbollah in Libano “è stata finalmente approvata e l'attuazione dovrebbe essere annunciata molto presto” probabilmente anche “entro poche ore”, aveva riferito in precedenza il sito di notizie libanese Al-Nashra.
Il sito, vicino al blocco della “resistenza” libanese contro lo Stato ebraico, riporta da una fonte diplomatica occidentale che “tutti gli ostacoli sono stati rimossi e che non c’è più alcuna giustificazione per ritardare l’annuncio della cessazione della ostilità, tranne procedure formali che riguardano agli israeliani.
Usa: atteso domani ok Israele
Siamo sulla "linea del traguardo" per l'accordo di tregua tra Israele e Libano, ha detto una fonte dell'amministrazione americana citata dal giornalista di Axio Barak Ravid a proposito dell'accordo sul cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele nel sud del Libano. "Non l'abbiamo ancora superata perché domani il governo israeliano dovrà approvare l'accordo e qualcosa può sempre andare storto".
L'accordo sul cessate il fuoco con Hezbollah cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe dato il via libera "in linea di principio" dovrebbe essere trasmesso oggi al governo libanese. Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà domani per approvarlo. Lo scrive Times of Israel, citando diversi media israeliani. Tra questi Channel 12 che afferma che il testo del cessate il fuoco è stato finalizzato oggi e che dovrebbe succedere "qualcosa di drastico" per far naufragare l'accordo prima dell'incontro di domani.
Dodici morti raid Israele su Tiro nel Libano
Il ministero della Sanità di Beirut ha riferito che è di 12 morti il bilancio di raid israeliani su Tiro nel sud del Libano. Negli attacchi sono rimaste ferite altre otto persone. In due distinti comunicati, il ministero della Sanità libanese ha riferito di "sei morti" e quattro feriti in un raid su una strada nei pressi di Tiro, mentre in un'altra operazione sulla località di Maaraka si contano "sei morti e quattro feriti".
Khamenei: "Per Netanyahu ci vorrebbe una condanna a morte"
La guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha affermato oggi che per i leader israeliani dovrebbero essere emesse condanne a morte, non mandati di arresto, dopo che la Corte penale internazionale la scorsa settimana ha emesso mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e per l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant in relazione alla guerra a Gaza.
In dichiarazioni rilasciate alla forza paramilitare Basij, una divisione all'interno del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica e riportati dall'agenzia di stampa iraniana Tasnim, Khamenei giura che "il nemico Israele non vincerà a Gaza e in Libano". "Bombardare le case della gente a Gaza e in Libano non è una vittoria", afferma. "Gli sciocchi non dovrebbero pensare che solo perché bombardano le case, gli ospedali e le comunità della gente, abbiano vinto. No, nessuno considera questa una vittoria".
"Quello che hanno fatto i sionisti è un crimine di guerra", continua. "Hanno emesso un mandato di arresto, questo non è abbastanza: una condanna a morte deve essere emessa per Netanyahu. Una condanna a morte dovrebbe essere emessa per questi leader criminali".
Raid alla periferia di Beirut
Nuovi raid israeliani contro la periferia meridionale di Beirut, considerata una roccaforte degli Hezbollah libanesi, sono scattati questa mattina dopo un ordine di evacuazione da parte dell'esercito israeliano. Colonne di fumo si sono levate da due aree colpite mentre l'agenzia di stampa nazionale ufficiale riferiva di "due attacchi successivi". Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano, Avichay Adraee, aveva avvertito sulla piattaforma X che sarebbero stati presi di mira basi filo-iraniane di Hezbollah.
Quattro palestinesi morti nella Striscia di Gaza
Quattro persone sono state uccise e diverse sono rimaste ferite in un attacco israeliano a una casa nella zona di Musbah, vicino a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti mediche.
Razzi dal Libano a Israele
Circa 20 razzi sono stati lanciati dal Libano verso le zone dell'Alta Galilea e della Galilea occidentale, nel nord di Israele. Lo rende noto l'esercito israeliano, aggiungendo che alcuni razzi sono stati intercettati, mentre altri sono caduti in aree aperte.
A Gaza 44.235 persone uccise finora
Sono almeno 44.235 le persone che uccise in più di 13 mesi di guerra tra Israele e i militanti palestinesi. Lo rende noto il ministero della Salute della Striscia di Gaza controllato da Hamas, aggiungendo che il bilancio include i 24 morti dell'ultimo giorno. Il ministero inoltre ha affermato che 104.638 persone sono rimaste ferite nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra.