Milano, notte di fuoco al Corvetto dopo morte 19enne inseguito da carabinieri
Un gruppo di ragazzi si è scontrato con la polizia, lanciando petardi, fumogeni e bottiglie e vandalizzando un autobus della linea 93
Notte di scontri e tensioni al Corvetto, quartiere periferico di Milano, al centro delle proteste per la morte di Ramy Elgaml. Un centinaio di giovani facinorosi si sono scontrati con la polizia, lanciando petardi, fumogeni e bottiglie e vandalizzando un autobus della linea 93. Arrestato un 21enne.
I reparti della celere sono intervenuti per disperdere i giovani con cariche di alleggerimento e lancio di lacrimogeni, venendo bersagliati da petardi e bottiglie. Negli scontri è stato arrestato un ragazzo di montenegrino di 21 anni. Il giovane, con precedenti e irregolare in Italia, proviene da San Siro, altro quartiere difficile del capoluogo lombardo. Risponde di devastazione, resistenza a pubblico ufficiale, incendio, getto pericoloso di cose, accensione ed esplosioni pericolose in concorso. Dopo l'arresto è stato portato nel carcere di San Vittore, in attesa di convalida. Il suo telefono è stato sequestrato.
Cosa è successo
Le proteste per la morte di Ramy Elgaml - fa sapere la questura di Milano - sono iniziate dalle 19 di ieri, quando alcuni agenti hanno notato raggrupparsi in strada una ventina di persone, presumibilmente le stesse che il giorno precedente avevano manifestato in via Quaranta. I poliziotti li hanno monitorati a distanza: il gruppo è aumentato fino a diventare un totale di circa 70 persone, che si sono concentrate in via dei Cinquecento all’angolo di via dei Panigarola, dove sono stati affissi degli striscioni. Poi si sono spostati in via Omero: lì sono stati accesi fuochi d’artificio e lanciati dei petardi, uno dei quali ha colpito il cofano di un'auto del commissariato Mecenate, squarciandolo e danneggiandone il parabrezza. Il gruppo ha anche appiccato fuochi e danneggiato un autobus (linea 93) e una pensilina Atm.
Le squadre del reparto mobile sono intervenute - fa sapere la questura di Milano - non appena la situazione si è aggravata. Una volta che si sono avvicinate, i giovani hanno lanciato bottiglie e petardi. Nessuno è rimasto ferito durante le proteste e i manifestanti sono stati fatti disperdere, intorno alla mezzanotte, con l'utilizzo di lacrimogeni.
Economia
Finanziamento ai partiti, verso il cambio del 2 per mille:...
Cosa prevede un emendamento al decreto fiscale, attualmente al vaglio della Commissione Bilancio del Senato, proposto dal Pd e riformulato dal governo
Modificare la disciplina del 2 per mille ai partiti, cioè la quota della propria Irpef che i contribuenti decidono di girare al finanziamento della politica. Lo prevede un emendamento al decreto fiscale, attualmente al vaglio della Commissione Bilancio del Senato, proposto dal Partito Democratico e riformulato dal governo, che prevede da un lato di abbassare la quota dell'imposta sul reddito da destinare alla politica dal 2 allo 0,2 per mille, ma dall'altro di estendere la platea a tutti i contribuenti attraverso un meccanismo di ripartizione generalizzata tra le forze politiche, aumentando la dotazione ai partiti a 42,3 milioni.
Secondo il testo infatti nel caso in cui il contribuente non esprima una scelta sul partito a cui indirizzare questa quota, allora "la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse". Di fatto quindi quello 0,2 per mille sarà ‘versato’ da ogni contribuente italiano, ripartendo le quote di chi non ha indicato una forza politica specifica sulla base delle preferenze espresse da chi invece lo ha fatto, privilegiando quindi di volta in volta i partiti più ‘gettonati’. Gli oneri calcolati per questo nuovo meccanismo - si legge nell'emendamento - sono pari a 42,3 milioni di euro dal 2025 a cui, secondo il provvedimento (quasi raddoppiato rispetto al precedente tetto di 25 milioni).
Esteri
Biden dovrà decidere se graziare il figlio prima di...
Nelle prossime settimane le sentenze per il 54enne Hunter Biden in due diversi processi, con la probabilità che gli siano inflitte pene detentive
Tra le ultime decisioni che Joe Biden dovrà prendere prima di lasciare la Casa Bianca, una sarà particolarmente difficile, quella se graziare il figlio Hunter, o almeno commutare un'eventuale pena detentiva. Sono attese infatti nelle prossime settimane - ricorda oggi Politico - le sentenze per il 54enne figlio del presidente in due diversi processi, con la probabilità che gli siano inflitte pene detentive. il 12 dicembre un giudice federale del Delaware deciderà la pena dopo la condanna, emessa nei mesi scorsi, per aver illegalmente acquistato un'arma nel 2018 mentendo sulla sua condizione di tossicodipendente. E alcuni giorni dopo sarà un giudice federale di Los Angeles a decidere la pena in un patteggiamento per reati fiscali.
Da mesi circolano voci a Washington sulla possibilità che il presidente intervenga, anche solo con la commutazione della sentenza in favore del figlio. Voci che si sono rafforzate dopo la vittoria di Donald Trump, che ha avviato durante il suo primo mandato l'inchiesta su presunte accuse di corruzione internazionale a carico di Hunter Biden, che poi si sono concluse che questi due procedimenti, in effetti minori, a suo carico.
Un'azione in favore del figlio costituirebbe un cambio netto di posizione di Biden che, va ricordato, una volta arrivato alla Casa Bianca non ha sospeso l'inchiesta avviata dall'amministrazione Trump, con l'attorney generale Merrick Garland che ha dato lo status di procuratore speciale a David Weiss, il procuratore repubblicano del Delaware a cui originariamente era stata affidata l'inchiesta. Quando era ancora candidato alla rielezione, Biden ha più volte detto che non avrebbe graziato Hunter o commutato una sua sentenza.
Politica
Vigilanza Rai, verso la quinta fumata nera su voto Agnes
A quanto apprende l'Adnkronos la maggioranza diserterà ancora in blocco
La maggioranza diserterà domani la seduta della Commissione di Vigilanza Rai, convocata per le 8.30 per procedere al voto sulla presidente in pectore, ovvero Simona Agnes. A quanto apprende l'Adnkronos, i partiti di governo faranno mancare ancora una volta il numero legale sulla votazione, per evitare di 'bruciare' il nome della Agnes: sarà dunque la quinta 'fumata nera' per l'elezione del presidente del Cda Rai da parte della Vigilanza.
"La Vigilanza? Esiste ancora?", risponde Maurizio Gasparri (capogruppo di Forza Italia al Senato e componente della Vigilanza) al telefono con l'Adnkronos, facendo chiaramente intendere quale sia l'intenzione di voto. A questo punto, la situazione va verso uno stallo che potrebbe cominciare a pesare fortemente sulle attività anche quotidiane della Commissione. I nodi sul tavolo sono tanti, tra sciopero dei dipendenti Rai, sciopero dei precari, la questione del canone, e via dicendo e, considerando anche che il Cda è stato nominato da oltre due mesi, serve necessariamente uno scioglimento almeno per quanto riguarda le attività contingenti.
Motivo per il quale, a quanto si apprende, domani le opposizioni chiederanno - come già avevano anticipato nella seduta di mercoledì scorso - che la maggioranza dia almeno un segnale da questo punto di vista sbloccando almeno le audizioni, e le altre attività della Commissione.