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Canone Rai, Tajani: “Coalizione solida, nessuno scontro politico”

Il vicepremier e leader di Forza Italia: "Avanti fino a fine legislatura"

Antonio Tajani - Afp

Dopo l'attrito tra Forza Italia e Lega sul canone Rai e i toni alti delle scorse ore, la coalizione di centrodestra resta "una coalizione solida, il governo va avanti, continuerà a lavorare per fare le riforme, per affrontare una situazione economica che non è sempre semplice, andrà fino alla fine della legislatura". Ad assicurarlo è stato il leader azzurro, vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo a 'Mattino 5 News'.

"Meloni ha le sue idee, io sono sempre stato leale. Berlusconi diceva sempre 'meglio leale che fedele' e sulla mia lealtà e sulla lealtà di Forza Italia non ci sono dubbi. Sosterremo sempre con grande determinazione il governo, volendo collaborare'', ha aggiunto, per poi "rassicurare tutti i cittadini e gli elettori. Il centrodestra è una coalizione politica fondata da Berlusconi solida, il governo andrà avanti fino alla fine della legislatura".

"Siamo partiti differenti - ha detto - ma non c'è nessun pericolo. Dove c'è stato un confronto, è accaduto sul canone Rai. Noi, come annunciato, non abbiamo votato un emendamento proposto dalla Lega'', quello sul taglio del canone di 20 euro. Una ''proposta che alle casse dello Stato sarebbe costata 430 milioni di euro, perché bisognava ripianare il buco della Rai, che sarebbe fallita senza quegli introiti. Una scelta insomma che non avrebbe provocato alcun beneficio ai cittadini. Quei 430 milioni invece possono essere utilizzati per tagliare le tasse, le pensioni minime. Si trattava di spendere meglio questi soldi. Non c'è nessuna polemica, nessun scontro politico'', ha sottolineato Tajani.

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Politica

Canone Rai, Forza Italia contro il...

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Nevi lancia affondo contro il leader della Lega, poi corregge il tiro. Il segretario azzurro: "Chiariremo, conta unità coalizione"

Tajani, Meloni e Salvini - Fotogramma /Ipa

Non c'è pace nel centrodestra. Dopo le forti fibrillazioni registrate mercoledì al Senato sul decreto fiscale, con Forza Italia che ha votato con l'opposizione contro l'emendamento della Lega sul taglio del canone Rai, il clima interno alla maggioranza resta teso. Stavolta è il 'paraculetto gate' a scuotere il governo.

Il 'paraculetto gate', mea culpa di Nevi dopo le polemiche

A dar fuoco alle polveri, infatti, ci pensa il portavoce nazionale azzurro, Raffaele Nevi (classe '73 da Terni, una lunga gavetta politica nella sua Umbria prima dell'approdo in Parlamento nel 2018), uno dei fedelissimi di Antonio Tajani, che prima invita l'alleato Matteo Salvini a ''darsi una calmata'' per poi lanciare l'affondo: ''Salvini fa un po' il paraculetto e dice che nel programma c'è anche la riduzione del canone Rai...''.

Un giudizio che in tanti tra gli azzurri a mezza bocca condividono ma i vertici del partito devono smentire per spirito di coalizione, perché è arrivato il momento di abbassare i toni. Berlusconi ci ricordava sempre che l'unità della coalizione è e resta il nostro bene più prezioso, avrebbe ammonito Tajani. Tant'è che Nevi a stretto giro di posta corregge il tiro: ''Ho visto che la sinistra non vede l'ora di mettere zizzania all'interno della coalizione, mi dispiace che sia stato completamente travisato il mio pensiero ed estrapolato ad arte". Il vicepresidente vicario dei deputati forzisti fa mea culpa: ''Salvini porta avanti una legittima proposta politica in assoluta trasparenza e onestà intellettuale, ci tenevo a scusarmi se le mie parole sono risuonate come offensive nei suoi confronti".

Il bene della coalizione e i dubbi azzurri sulla gestione della pratica Rai

Quel che conta, dunque, è il bene della coalizione, ma in casa Forza Italia, raccontano, restano i dubbi, l'amarezza e il forte malcontento, se non la rabbia, per come è stata gestita la pratica Rai. Che da alcuni viene considerata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. C'è chi guarda con sospetto il ruolo e l'attivismo al centro di 'Noi Moderati' (basti pensare al ritorno all'ovile di Mara Carfagna e Mariastella Gelmini fuoriuscite da 'Azione'), chi, invece, si chiede come mai Fdi era pronta a trovare oltre 430 milioni di euro per compensare il taglio del canone a 70 euro che costa solo 50 centesimi al cittadino italiano, invece di impiegare quei soldi per abbassare davvero le tasse e non per una mera partita di giro.

L'input di Tajani: stop alle polemiche

Non solo, c'è chi poi ricorda che esiste un'altra partita delicata, quella sulle deleghe di Raffaele Fitto, e i rumors su una presunta ipotesi di affidarle a Elisabetta Belloni avrebbe fatto arricciare il naso a più di un forzista. Insomma, ci sarebbero tante ragioni di malessere che spingerebbero gli azzurri a mettersi di traverso. Ma l'input di Tajani è stato preciso: ora stop polemiche, andiamo avanti, anche perché al prossimo Cdm ci sarà modo per un confronto e chiarire con gli alleati.

Intanto, al termine della serata, arriva la risposta di Salvini al "paraculetto": "Peace and love...", la conclusione dell'azzurro.

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Politica

Fitto pronto per Bruxelles, l’addio domani in Cdm....

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Il pranzo di mercoledì al Quirinale della premier con Mattarella, rivelano fonti di Palazzo Chigi, non è stato sulle "fibrillazioni in Parlamento", ma ha avuto come "focus la manovra e l'Ue"

Raffaele Fitto (Afp)

In tarda mattinata, quando la notizia del pranzo al Quirinale tra la premier Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rimbalza, c'è chi teme, nella maggioranza, e chi spera, nell'opposizione, che i 'fuori pista' di Matteo Salvini e Antonio Tajani abbiano provocato una slavina, col rischio concreto che venga giù tutto. Ma a stretto giro di posta fonti di Palazzo Chigi mettono in chiaro che l'incontro -avvenuto mercoledì e rimasto coperto per 24 ore- "non c'entra assolutamente nulla con le fibrillazioni che ci sono state ieri in Parlamento", era infatti "programmato da almeno una settimana" e "non a sorpresa".

La telefonata a Tajani e Salvini

Nel 'menu' "i viaggi internazionali, un excursus sull'Europa, dopo l'ok alla Commissione Ue con la nomina di Raffaele Fitto come vice presidente esecutivo e, naturalmente, la manovra". Che poi tra le portate non sia entrato anche lo sgambetto di Fi e il fallo di reazione della Lega -con il governo andato giù per ben due volte- resta difficile crederlo, di fatto però nel 'day after' si rafforza a Palazzo Chigi la volontà, emersa già ieri, di lasciarsi tutto alle spalle e tirare avanti. Meloni, oggi in Sardegna e domani a Bari per gli ultimi accordi di coesione da siglare, avrebbe sentito in giornata sia Salvini che Tajani, per normalizzare e ripartire dopo l'incidente. "Certo, fino al prossimo inciampo...", la convinzione che serpeggiava nei capannelli di deputati e senatori di Fdi questa mattina riuniti a Montecitorio per l'ennesima fumata nera sulla Consulta. A riprova che tra alleati resta una certa diffidenza. Anche oggi è stato disinnescato in extremis un incidente tra Forza Italia e Lega, con il 'paraculetto', affibbiato da Raffaele Nevi al leader leghista.

I saluti a Fitto va in Ue

Domani, viene assicurato, in Cdm non si farà parola sull'accaduto, nessun appello a evitare frizioni -"il messaggio è già passato forte e chiaro", la convinzione- mentre ci sarà spazio per un saluto, "come merita", al ministro uscente Raffaele Fitto, pronto a fare le valigie per Bruxelles. Un addio, quello del ministro salentino, che genera interrogativi e ragionamenti su quale sia il modo migliore per sostituirlo, ma anche innegabili 'appetiti'. "Il mantra è: lasciare ogni cosa al suo posto. E, se proprio necessario, toccare il meno possibile", ribadiscono fonti vicine alla presidente del Consiglio all'Adnkronos. Vale a dire che il superdicastero guidato da Fitto -Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr- "è stato cucito addosso a Raffaele, dunque non avrebbe senso mettere qualcun'altro al suo posto", la convinzione.

L'idea della premier resterebbe, dunque, quella di tenere l'interim e 'ripartire' il pacchetto di deleghe che fino ad ora Fitto ha gestito in solitaria puntando innanzitutto su Palazzo Chigi, dove la presidente del Consiglio può contare su due sottosegretari come Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, con il primo in funzione di 'regista'. E giocando più avanti la carta di un sottosegretario ad hoc - due i posti venuti meno nel sottogoverno con le dimissioni di Vittorio Sgarbi e Augusta Montaruli - creandone uno agli Affari europei.

"Di nuovi ministri - assicurano le stesse fonti - al momento non se ne parla", e questo nonostante continui a circolare il nome di Elisabetta Belloni, "se poi più avanti cambieranno le cose è chiaro che un ministro di Fdi va sostituito con un ministro che veste la stessa maglia". Vale a dire, nessuna concessione per Fi e Lega, tanto più alla luce degli affondi tra i due alleati.

La convinzione, nonostante tutti sostengano che "per fare un Fitto ce ne vogliono tre", è che si possa reggere la baracca anche senza una nuova nomina. A facilitare le cose il fatto che i dirigenti che attualmente lavorano per il ministro uscente e neo vicepresidente della Commissione Ue, impegnati in prima linea sul Pnrr e sui fondi di coesione, resterebbero al loro posto. Per loro ben poco cambierebbe, se non che, dopo il trasferimento del ministro a Bruxelles, a leggere lo spartito e dirigere l'orchestra sarà di fatto Palazzo Chigi.

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Politica

Manovra, Cappellacci (FI): “Governo al centro...

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Ugo Cappellacci

"Il governo si è trovato in una situazione drammatica, al centro di una tempesta perfetta e sta facendo sforzi straordinari. La manovra porta finanziamenti importanti ma, soprattutto, segna un'inversione di tendenza col passato: dopo 15 anni di tagli alla Sanità solo nei prossimi 5 anni con la legge di Bilancio verranno investiti 30 miliardi di euro, una cifra considerevole. Tuttavia, le sfide della sanità futura possono essere gestite guardando soprattutto alla qualità della spesa e questa manovra porta con sé anche due collegati importanti: la riforma della medicina territoriale e quella sulla professione sanitaria che sono due punti chiave per affrontare il problema e vincere questa sfida. Io capisco che tutte le categorie interessate vogliano di più e chiedono interventi più forti, gli interventi ci sono e vengono implementati in modo graduale compatibile con la finanza pubblica a partire da quest'anno per poi entrare a regime negli anni successivi. Credo che si debba avere fiducia, siamo sulla strada giusta. Veniamo da 15 anni di tagli veramente assurdi sulla sanità mi chiedo dove fossero prima molti di coloro che oggi sono in piazza". Così all'Adnkronos Salute Ugo Cappellacci (FI), presidente della XII Commissione permanente della Camera a margine dell'evento conclusivo del G7 Salute in corso a Bari con un focus su 'Strategie e prospettive per l'antibiotico-resistenza'.

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