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Covid Italia oggi, 2.631 casi e 86 morti: bollettino ultima settimana

Contagi in calo e tasso di positività scende dal 6% al 4%. Le vaccinazioni non decollano: lo ha fatto solo il 2% della popolazione a rischio

Covid test - Afp

Casi e morti Covid ancora in calo nell'ultima settimana in Italia. Dal 7 novembre al 13 novembre sono stati registrati 2.631 casi, in diminuzione rispetto ai 3.911 della settimana precedente. I decessi sono stati 86, 10 in meno rispetto ai 96 della settimana precedente. E' quanto indica il bollettino diffuso sul sito del ministero della Salute. A fronte di 66.289 tamponi (erano 65.685 la settimana prima), il tasso di positività scende dal 6% al 4%.

La Lombardia è la regione che in valori assoluti riporta più nuovi positivi (712 contro 1.019 contro della settimana precedente).

Non si vaccina più nessuno: meno del 2% da inizio campagna 2024

Intanto le vaccinazioni Covid non decollano. In totale - secondo i dati pubblicati sulla pagina del Governo dedicata - dall'inizio della campagna 2024-2025 ad oggi sono state somministrate 281.964 dosi, nell'ultima settimana 62.261. Un andamento 'lumaca' rispetto ad esempio all'antinfluenzale che fa registrare numeri più grandi in molte regioni (in Lombardia già 1,3 milioni di vaccinati, nel Lazio 713mila), con dati in rialzo rispetto allo scorso anno.

Perché la campagna di prevenzione contro il Covid non decolla? "I dati ci dicono che, nonostante 3mila decessi per Covid nel 2024, le persone al momento si vaccinano poco. Se i candidabili all'immunizzazione, tra anziani, fragili e immunocompromessi, si stimano in 18 milioni di soggetti, ad oggi meno del 2% si ha fatto il vaccino anti-Covid". E' la risposta all'Adnkronos Salute di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali.

Secondo Andreoni, "un certo numero di persone non si vaccina perché ha fatto la malattia durante l'estete quando c'è stato un rialzo di casi". Comunque "al momento la campagna vaccinale per il Covid non sembrerebbe essere un successo, anzi. Si sta salvando un po' quella antinfluenzale. Ma i conti - precisa - poi si faranno alla fine".

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Cronaca

Vaccini, reumatologi: 1 paziente su 5 non è immunizzato...

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Sebastiani e Doria al congresso nazionale della Sir a Rimini: "Con le nuove linee guida vogliamo sensibilizzare popolazione, medici di famiglia e specialisti"

Vaccini, reumatologi: 1 paziente su 5 non è immunizzato contro le infezioni più diffuse

In Italia un paziente reumatologico su 5 non è vaccinato contro Hpv, Covid-19, influenza, Herpes zoster e pneumococco, le infezioni prevenibili più diffuse. Eppure i rischi per chi viene contagiato sono alti e includono complicanze cardiovascolari e ospedalizzazioni. Tra le persone colpite da artrite reumatoide, lo pneumococco può provocare gravi polmoniti, mentre per i pazienti con lupus eritematoso sistemico esiste un aumentato rischio d'infezione da Papillomavirus umano. Per questo sono necessari maggiore sensibilizzazione e coordinamento tra gli specialisti. E' il monito lanciato in occasione della terza giornata del 61° Congresso nazionale dalla Sir, la Società italiana di reumatologia, che nel 2024 ha pubblicato le prime Linee guida sulle vaccinazioni nei pazienti affetti da queste malattie, redatte in conformità ai requisiti del Sistema nazionale delle linee guida dell'Istituto superiore di sanità.

"Le patologie reumatologiche sono spesso di carattere cronico e portano a un'aumentata morbosità e mortalità, in parte dovuta proprio a un rischio incrementato di infezioni - afferma Gian Domenico Sebastiani, presidente Sir - I pazienti, così come le persone sottoposte a terapia immunosoppressiva, sono generalmente più̀ esposti alle malattie prevenibili con i vaccini e sono a maggior rischio di sviluppare complicanze gravi delle patologie in caso di infezione. Per esempio, circa il 30% dei pazienti reumatologici che contraggono l'infezione da virus del 'Fuoco di Sant'Antonio' va incontro a ictus cerebrale. La vaccinazione rappresenta quindi una strategia importante di protezione: occorre informare e sensibilizzare pazienti e medici per aumentare l'aderenza, che oggi risulta ancora troppo bassa. Come Sir abbiamo deciso di definire delle indicazioni sul tema, aggiornate per la pratica clinica, pubblicando il documento 'Le raccomandazioni della Società italiana di reumatologia sulle vaccinazioni nei pazienti affetti da malattie reumatologiche', con l'obiettivo di indirizzare le azioni degli specialisti, dei medici di medicina generale e di tutti i professionisti della salute coinvolti nella gestione delle persone con malattia reumatica nelle cure primarie, secondarie e terziarie a livello sia territoriale che ospedaliero. L'intento è anche di rendere più consapevoli i pazienti e i responsabili delle politiche e dell'organizzazione delle cure del Ssn".

"In Italia fino a quest'anno non esistevano indicazioni specifiche riguardanti le vaccinazioni per i pazienti reumatologici - sottolinea Andrea Doria, presidente eletto Sir - Per questo motivo abbiamo deciso di sviluppare le linee guida nazionali, che sono state recentemente pubblicate nel Sistema dell'Iss. Le raccomandazioni sono state elaborate seguendo il metodo Grade Adolopment, partendo dalle linee guida del 2022 dell'American College of Rheumatology. Queste indicazioni rappresentano uno strumento importante per il miglioramento della gestione dei pazienti con malattie reumatologiche, in quanto forniscono istruzioni specifiche e basate sull'evidenza per la prevenzione delle infezioni attraverso la vaccinazione. Il loro impiego permetterà di ridurre il carico di morbosità e mortalità in questa popolazione vulnerabile".

"E' importante ricordare che molte di queste malattie sono croniche e non possono essere completamente curate, quindi spesso richiedono l'uso prolungato di immunosoppressori - commenta Fabrizio Conti, consigliere Sir - L'utilizzo di questi farmaci espone i pazienti a un maggiore rischio di sviluppare infezioni comuni o opportunistiche, comprese quelle prevenibili grazie alla vaccinazione. Per la definizione delle raccomandazioni ci siamo concentrati sui vaccini più comunemente utilizzati nella popolazione adulta, quali quello per influenza stagionale, per lo pneumococco, Hpv e Herpes zoster. Esiste anche una sezione dedicata ai vaccini viventi attenuati che necessitano di una modifica della terapia immunosoppressiva in atto. La vaccinazione permette al paziente di vivere una quotidianità più serena".

"Tra le indicazioni inserite nelle linee guida ci sono suggerimenti anche per la protezione da Covid-19 - aggiunge Giuseppe Provenzano, segretario generale Sir - anche se la situazione di questo virus è in rapida evoluzione, così come la letteratura scientifica che lo riguarda. Per questa ragione abbiamo deciso di limitarci a offrire indicazioni di buona pratica clinico-assistenziale. In linea generale suggeriamo di procedere con la vaccinazione anti-Covid-19 indipendentemente dall'attività̀ e dalla gravità della malattia. Sir è stata la prima società scientifica in Europa ad avviare un registro su Covid e malattie reumatologiche, che nel 2020 e 2021 ha raccolto i dati di più di 1.800 pazienti. Abbiamo riscontrato come il rischio di contagio sia leggermente maggiore e la prognosi sicuramente peggiore in questi pazienti, per cui consigliamo di sottoporsi alla vaccinazione, possibile anche in concomitanza con quella antinfluenzale".

"Come associazione pazienti abbiamo dato il via a un'indagine quantitativa per indagare il rapporto e la relazione delle persone affette da patologie reumatologiche e dei loro caregiver con le principali vaccinazioni - evidenzia Antonella Celano, presidente Apmarr, Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare Aps Ets - L'attività, svolta con il patrocinio di Sir e in collaborazione l'istituto WeResearch Ricerche di Marketing, ha dimostrato che sono quasi 8 su 10 (79,6%) le persone affette da patologie reumatologiche a dichiarare di eseguire i vaccini consigliati, mentre più di una su 5 (20,4%) non lo fa. Questo ci ricorda quanto sia importante diffondere conoscenza sul tema e quanto lavoro ci sia ancora da fare per proteggere la popolazione di pazienti reumatologici: in questo senso le nuove linee guida rappresentano un importante primo passo nella giusta direzione".

"Purtroppo, a contribuire alla mancata aderenza alle campagne di vaccinazione c'è spesso l'infondata paura dei possibili effetti avversi - rimarca Silvia Tonolo, presidente Anmar, Associazione nazionale malati reumatici - La mancanza di informazioni corrette ne è la causa, per questo crediamo che una diffusione capillare di notizie fondate e un esaustivo lavoro di demistificazione di quelle che sono le convinzioni errate più diffuse potrebbero cambiare le cose e avere una ricaduta positiva sul numero di pazienti vaccinati. Anche una maggiore informazione riguardo gli effetti delle infezioni in combinazione con la malattia reumatologica potrebbe essere d'aiuto: molte persone non credono di rischiare davvero un contagio e non pensano che su di loro potrebbe avere ripercussioni così negative, ma si sbagliano".

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Cronaca

Farmaceutica, ‘da AstraZeneca e Alexion nel 2023...

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I dati sull'impatto del gruppo in Italia in uno studio Ambrosetti

Farmaceutica, 'da AstraZeneca e Alexion nel 2023 investiti 59 milioni in R&S'

In Italia l'impegno di AstraZeneca e Alexion nella ricerca è in crescita costante nell'ultimo quinquennio. Gli investimenti in R&S del gruppo raggiungono i 59 milioni di euro nel 2023, un incremento del 25,2% rispetto al 2019. Tale impegno risulta altrettanto rilevante se rapportato all'intensità sul fatturato, con un valore quasi doppio rispetto a quello del settore farmaceutico e circa triplo alla media delle multinazionali farmaceutiche a capitale estero. Lo rivela lo studio condotto da The European House Ambrosetti che misura il valore generato dal gruppo in Italia, presentato nel corso di un dibattito sul valore della ricerca e dell'innovazione farmaceutica come leve per la crescita del Paese, organizzato oggi da AstraZeneca.

Il gruppo, da sempre impegnato ad ampliare gli orizzonti per sviluppare soluzioni terapeutiche in grado di migliorare significativamente la vita dei pazienti e apportare un miglioramento per la società - riporta una nota - ha 17 nuove molecole in ultima fase di sviluppo (+112,5% rispetto al 2019). Nel 2023, con 192 studi clinici attivi svolti in 621 centri clinici in 17 regioni, AstraZeneca e Alexion hanno coinvolto un totale di 791 professionisti sanitari e 1.243 pazienti in sperimentazioni che hanno interessato diverse importanti aree terapeutiche, tra le quali le patologie croniche, l'oncologia e le malattie rare. Il gruppo è al primo posto in Italia sia in termini di studi in corso, sia per quanto riguarda i nuovi studi attivati nell'ultimo anno.

In questo ambito, grazie ad Alexion il gruppo vanta una leadership anche nel settore delle malattie rare: ne è un esempio il ruolo di primo piano che svolge nella ricerca sulla miastenia gravis, con oltre 23% di tutte le sperimentazioni in corso in questa patologia ad alto bisogno terapeutico.

"Alexion ha all'attivo 22 programmi di studio clinico nel campo delle malattie rare, che coinvolgono centinaia di pazienti in 130 centri sul territorio italiano - afferma Anna Chiara Rossi, VP & General Manager Italy di Alexion - I dati dimostrano come le malattie rare siano emblematiche del ruolo del settore farmaceutico nell'innovazione e un elemento non solo per aumentarne la competitività, ma anche una leva per attrarre investimenti e talenti. L'impegno di Alexion non si esaurisce, tuttavia, nella ricerca e sviluppo di farmaci innovativi, ma si esprime in un approccio collaborativo che è fondamentale per migliorare la vita dei pazienti e delle loro famiglie. Solo lavorando insieme alle associazioni di pazienti, alla comunità scientifica e alle istituzioni è possibile comprendere le reali necessità delle persone con malattie rare e sviluppare soluzioni che possano concretamente aiutarle nella loro quotidianità".

Grazie all'impegno profuso nella ricerca clinica, AstraZeneca e Alexion generano un effetto leva considerevole per il sistema sanitario e il Paese, pari a 376,6 milioni di euro di benefici attesi per il Servizio sanitario nazionale e il Paese nel periodo 2020-2023. "Il contributo sociale di AstraZeneca e Alexion si traduce principalmente nel trattamento di patologie che impattano fortemente sulla qualità di vita dei cittadini - sottolinea Claudio Longo, presidente e amministratore delegato di AstraZeneca Italia - Sono oltre 1,5 milioni le persone trattate e protette con i farmaci del gruppo AstraZeneca, pari a circa il 3% della popolazione italiana. In aggiunta, nel quinquennio 2019-2023, più di 3mila persone sono stati inseriti in programmi di accesso precoce, evitando costi al Ssn per un totale di oltre 48 milioni di euro, e garantendo ai cittadini italiani l'accesso a farmaci innovativi e più efficaci rispetto allo standard of care, in tempistiche ridotte".

L'impatto sociale si misura anche dal punto di vista occupazionale e per l'attenzione al benessere dei propri lavoratori. Il gruppo nel 2024 ha superato i 1.215 dipendenti in Italia, +14,8% rispetto al 2019. All'occupazione diretta, aggiungendo quella generata dell'attivazione di filiere e partnership, si arriva a un contributo totale di circa 3.300 posti di lavoro in Italia. "AstraZeneca e Alexion - osserva Rossi - si dimostrano attenti alla parità di genere, con un tasso di occupazione femminile superiore a tutti i benchmark, anche a livelli apicali. Il gruppo AstraZeneca in linea generale si impegna nella promozione della parità di genere, con una presenza femminile pari al 53,6% del totale degli occupati nel 2023, in crescita di +5,6 punti percentuali rispetto al 2019, superiore ai benchmark". Oltre alla quota femminile, la composizione della forza lavoro è sempre più orientata verso giovani e laureati. Tra il 2019 e il 2023 sono stati assunti 718 nuovi dipendenti, di cui il 64% negli ultimi 2 anni.

Attenzione anche all'impatto ambientale. "Il cambiamento climatico sta determinando un aumento delle malattie infettive e non trasmissibili, con milioni di persone colpite dall'inquinamento atmosferico e da temperature estreme - rimarca Longo - AstraZeneca crede che per la salute dell'uomo sia fondamentale la strategia One Health e cioè che essa dipenda dalla salute del pianeta e della società. L'azienda è impegnata nel ridurre le emissioni di gas serra in tutte le proprie attività globali e della propria flotta aziendale del 98% entro il 2026, mirando, inoltre, a dimezzare l'impatto della propria filiera entro il 2030. Le aziende leader del settore life science, come la nostra, sentono sempre più forte la responsabilità di implementare un piano aziendale di decarbonizzazione che possa compiere una vera e propria transizione ecologica".

L'attenzione verso l'ambiente si concretizza tramite diverse iniziative, tra cui la transizione verso soluzioni ibride o elettriche del parco auto, contribuendo così ad un risparmio in termini di emissioni di CO2 e di conseguenti esternalità per la società. Attraverso queste variazioni, nel periodo 2017-2023 sono state risparmiate 13mila tonnellate di CO2, con minori costi sociali pari a 5,5 milioni di euro: un impatto ambientale equivalente alla piantumazione di 650mila alberi. A ciò si aggiunge una maggiore attenzione verso i consumi energetici e i rifiuti prodotti, anche grazie al trasferimento verso la sede di Mind.

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Cronaca

Farmaceutica, AstraZeneca e Alexion: “Settore chiave...

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Nel corso dell'evento sono stati annunciati i risultati di uno studio condotto da The European House Ambrosetti, che misura il valore generato dal gruppo in Italia

 - (Fotolia)

E' uno dei settori a maggiore impatto sull'economia europea. La farmaceutica, come evidenziato dal Rapporto sul futuro della competitività europea di Mario Draghi, è un settore strategico nel creare valore sociale, migliorando la salute dei cittadini, nel guidare la crescita economica e nel contribuire, grazie ad un'intensa attività di R&S, a colmare l'innovation gap rispetto alle grandi potenze mondiali. L'Italia, può guidare la costruzione di una lifesciences strategy europea perché è un Paese caratterizzato dall'elevata competenza scientifica della sua comunità accademica, dalla qualità del suo Servizio sanitario nazionale e dalla presenza di aziende altamente innovative nel comparto farmaceutico. Sono i temi al centro di un dibattito sul valore della ricerca e dell'innovazione farmaceutica come leve per la crescita del Paese, organizzato oggi da AstraZeneca, azienda biofarmaceutica globale impegnata nella ricerca, nello sviluppo e nella commercializzazione di farmaci etici.

Nel corso dell'evento sono stati annunciati i risultati di uno studio condotto da The European House Ambrosetti, che misura il valore generato dal gruppo in Italia. AstraZeneca e Alexion - si legge in una nota - generano un importante impatto economico sul territorio, che si traduce in un contributo al Pil di 524,2 milioni di euro, in crescita del 70% rispetto al 2020. Dalla ricerca emerge, inoltre, che il contributo del gruppo al Paese è in costante crescita, anche nelle proiezioni future: potrà superare, nel prossimo triennio, i 2 miliardi di euro cumulati.

"L'Italia ha un bisogno urgente di attrarre maggiori investimenti in R&S per recuperare produttività e assumere un ruolo più rilevante nella competizione globale - commenta Daniela Bianco, partner area Healthcare di The European House Ambrosetti - Nel nostro Paese, il settore farmaceutico è ai primi posti per performance di crescita, per la generazione di valore aggiunto per addetto e per intensità di investimenti in Ricerca & Sviluppo, capaci di attivare ricadute significative sia a livello economico che sanitario, impattando positivamente sulla salute dei cittadini - la mortalità per patologie croniche, ad esempio, è diminuita del 40% negli ultimi 20 anni - ma anche sostenendo la valorizzazione e l'attrattività del capitale umano, ricercatori e personale sanitario".

L'attuale dimensione economica di AstraZeneca e Alexion è frutto di un percorso di crescita costante nell'ultimo quinquennio. I ricavi in Italia hanno raggiunto i 770,1 milioni di euro nel 2023, con un incremento del 19,5% rispetto al 2019. La crescita dimensionale è stata accompagnata da un percorso altrettanto virtuoso nella capacità di creare valore aggiunto, diretto, indiretto, indotto e catalizzato. "AstraZeneca e Alexion hanno generato un impatto complessivo sul Pil del Paese per 524 milioni di euro nel 2023, frutto di un moltiplicatore economico di 2,7. Questo significa che ogni euro investito da AstraZeneca in Italia genera quasi 3 euro complessivi nell'economia del Paese - afferma Claudio Longo, presidente e amministratore delegato di AstraZeneca Italia - Siamo orgogliosi che il nostro gruppo in Italia possa contribuire alla crescita economica del Paese anche in modo indiretto, tramite l'attivazione di numerose filiere economiche: dall'acquisto di beni e servizi, da imprese fornitrici localizzate sul territorio nazionale, alle spese in ricerca clinica necessarie a realizzare gli studi clinici nei centri italiani".

AstraZeneca e Alexion attivano, infatti, molteplici filiere industriali e di servizi sul territorio italiano attraverso le proprie forniture e la spesa in ricerca. Le due aziende acquistano in Italia beni e servizi per 102,4 milioni da 1.027 fornitori nazionali. "Per consolidare la ripresa economica del Paese e la sua competitività sui mercati internazionali - continua Longo - il settore farmaceutico può rivestire un ruolo strategico grazie ad un'alta intensità di ricerca e sviluppo, un elevato tasso di innovazione, moltiplicatori dell'attività economica elevati e occupazione qualificata con un impatto significativo sulla qualità di vita dei cittadini. Tutti questi elementi fungono da catalizzatore in termini di attrazione di investimenti, così come da stimolo per la competitività italiana ed europea nel mondo. In AstraZeneca crediamo sia importante che l'Italia costruisca una nuova strategia per la farmaceutica e per il settore life science, in sinergia con le istituzioni e con tutti gli attori dell'ecosistema, e a beneficio della competitività di tutto il sistema Paese".

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