Farmaci, colite ulcerosa, gastroenterologo: “Con guselkumab guarigione mucosa in 35% pazienti”
Armuzzi (Humanitas) al congresso Ig-Ibd di Riccione: "Pazienti che raggiungono remissione endoscopica rimangono liberi da recidiva"
"Nello studio Quasar che ha valutato l'efficacia e la sicurezza di guselkumab nei pazienti con colite ulcerosa moderatamente grave è stato dimostrato come, dopo un anno di trattamento, fino al 35% dei pazienti raggiungevano un endpoint molto importante che era quello della guarigione della mucosa". Così Alessandro Armuzzi, professore di gastroenterologia presso l'Istituto Humanitas di Rozzano (Milano), in occasione del Congresso dell'Italian Group of Inflammatory Bowel Disease (Ig-Ibd), a Riccione dal 28 al 30 novembre, dedicato alle malattie infiammatorie croniche intestinali - Mici, durante il quale sono stati presentati i più recenti dati relativi all'inibitore del'IL-23 guselkumab, il primo anticorpo monoclonale completamente umano diretto selettivamente contro la subunità p19 dell'IL-23.
"La remissione endoscopica, oltre a quella clinica, è molto importante per definire gli outcome a lungo termine della colite ulcerosa - sottolinea Armuzzi - E' stato dimostrato che fino al 70% dei pazienti nel lungo termine che raggiungono una remissione endoscopica rimangono liberi da recidiva. L'aspetto altrettanto importante è che questo risultato è stato documentato significativamente positivo anche nei pazienti che avevano fallito in precedenza terapie avanzate e non solo nei pazienti naive ai farmaci biologici".
Cronaca
Omicidio Pamela, si torna in Cassazione. La mamma della...
La difesa di Oseghale spera in una revoca dell'ergastolo e nella riduzione della pena
Dolore e rabbia di Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata) e i resti della quale furono ritrovati chiusi in due trolley il 30 gennaio 2018, alla notizia di una nuova udienza in Cassazione, il 16 gennaio, in seguito a un ricorso straordinario presentato dalla difesa di Innocent Oseghale, condannato in via definitiva, perché venga rimessa in discussione l'accusa di violenza sessuale e sia revocata quindi la pena dell'ergastolo. "Sto veramente male. A sei anni e dieci mesi (dalla morte di Pamela ndr) mi arriva questa nuova batosta, è troppo: non c'è rispetto per le vittime e per le famiglie delle vittime. Non è giusto", afferma all'Adnkronos Alessandra Verni.
"Io spero che rispettino il dolore, tutta la violenza che ha vissuto Pamela quel giorno. Spero che rispettino il dolore di noi familiari, che di riflesso siamo anche noi vittime - continua - Per quanto mi riguarda, io sto pagando anche con la salute questo dolore, mentre il papà di Pamela è morto lo scorso anno". La mamma di Pamela spera che il 16 gennaio la condanna all'ergastolo sia confermata: "Spero che i magistrati si mettano una mano sulla coscienza e rigettino tutto". Era il 23 gennaio dello scorso anno quando, dopo un appello bis, Oseghale fu condannato in via definitiva e Alessandra Verni pensava di essersi lasciata alle spalle l'iter giudiziario; qualche settimana dopo, ha dato vita a un'associazione di volontariato intitolata e in memoria della figlia.
"Ora è come tornare indietro", sottolinea la mamma di Pamela che da anni si batte anche per far riaprire le indagini, convinta fin dall'inizio che ci siano dei complici. Adesso Alessandra Verni proprio non si aspettava un ritorno davanti alla Corte di Cassazione: "E' la conferma che, dietro alla morte di Pamela, c'è qualcosa di più grosso", sostiene. "Noi, tante famiglie di vittime, siamo stanche - conclude - Parlano di carceri, di rieducazione, parlassero anche di t utela e di diritti delle vittime e delle loro famiglie, di certezza delle pene, dure e senza sconti per chi commette delitti efferati, omicidi volontari e violenza".
Dal canto suo, invece, la difesa di Oseghale spera in una riduzione della pena. "Ci auguriamo che la Corte di Cassazione prenda atto del nostro ricorso, annulli o revochi la sentenza, dunque revochi la condanna all'ergastolo", afferma all'Adnkronos l'avvocato Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi, sostenendo che sia stato commesso un errore nella ricostruzione sancita dalla sentenza: "La Corte sostiene che Oseghale abbia ritardato la cessione della sostanza stupefacente affinché (Pamela ndr) entrasse in casa sua" e avessero un rapporto. "Ma in realtà non è stato Oseghale a dare la droga, lui ha fatto solo da tramite", sottolinea Matraxia ricordando che Oseghale ha sempre negato la violenza sessuale. "Si tratta di un ricorso straordinario e già il fatto che sia stata fissata l'udienza il 16 gennaio per noi è un risultato - conclude il legale - Ci aspettiamo che si prenda atto di questo errore e si vada a rivalutare, quindi, il reato di violenza sessuale che ha determinato l'ergastolo".
Cronaca
Dall’antica Roma al menù stellato, 10 motivi che...
L'immunologo e nutrizionista: "Ha appena 6 calorie in un cucchiaio e tanti minerali"
"Da sempre, l’alloro gode di grande fama, simboleggiando i valori morali della fedeltà e della castità, tanto da essere descritta da Empedocle come suprema fra le piante'. Nell’antica Roma, con una corona di rami intrecciati di alloro si cingeva la testa dei futuri imperatori e, alla stessa stregua, nell’antica Grecia si adornava di alloro il capo degli atleti vincitori dei Giochi Olimpici, come simbolo di gloria e di onore. Da noi, ancora oggi, è invalsa l’usanza di offrire allo studente che ottiene la laurea una ghirlanda o corona di alloro ricca di bacche. E in effetti, il termine 'laureato' deriva dal latino 'laureatus' ovvero 'incoronato di alloro (lauro)'". Lo spiega all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione all'Università Lum.
"Molto interessante è l’analisi del profilo nutrizionale dell’alloro e la descrizione delle sue tante e diverse proprietà benefiche in cucina, anche stellata, e non solo. Quel che in primo piano emerge sul versante nutrizionale - prosegue - è che, a fronte delle appena sei calorie apportate da un cucchiaio di prodotto, l’alloro è fonte importante di minerali quali ferro, calcio, potassio, ma anche di vitamina A e vitamina C. Soprattutto prezioso è il suo olio essenziale, composto da una serie di sostanze aromatiche, tra le quali l’eugenolo, il limonene, il geraniolo, l’eucaliptolo e il pinene, che conferiscono all’alloro importanti proprietà benefiche a vantaggio di diversi organi e distretti dell’organismo umano".
Il decalogo proposto dall'immunologo:
1) Basti pensare, per esempio, alle proprietà ‘aperitive’ dell’alloro, in grado di stimolare l’appetito e, dunque, di preparare l’apparato gastrointestinale ad accogliere ed elaborare il cibo.
2) Per questo all’alloro vengono attribuite anche proprietà ‘digestive’, proprio in ragione della sua capacità di favorire la digestione e di facilitare l’espulsione dei gas intestinali, così contrastando gonfiore e coliche addominali postprandiali.
3) Ma l’olio essenziale di alloro, in forza delle sue proprietà ‘balsamiche’, contribuisce pure a fluidificare il catarro bronchiale, favorendone l’espettorazione e alleviando la tosse.
4) Ulteriore dote dell’alloro è quella di regolare la sudorazione contribuendo, in forma di infusi, ad abbassare la temperatura corporea in caso di febbre alta, ma anche a ridurre, in forma di pediluvi, l’eccessiva sudorazione dei piedi.
5) Infine, ai preparati d’alloro viene attribuita proprietà antinfiammatoria e antiedemigena essendo ritenuti in grado di alleviare il dolore in caso di reumatismo o di fibromialgia, oltre che di favorire la guarigione da piccoli traumi ed ematomi.
6) Nel settore della cosmetica grande importanza storica ha l'oleolito, un prodotto ottenuto dalla macerazione delle bacche di alloro miscelate in olio di oliva, utilizzato fin dall’epoca Babilonese, 2500 anni prima di Cristo, per preparare il sapone di Aleppo, uno dei detergenti più antichi ma ancora oggi usato per trattare pelli molto sensibili o comunque interessate da processi patologici come nel caso di dermatiti allergiche o irritative.
E ancora: 7) All’acido laurico contenuto nell’alloro vengono attribuite proprietà repellenti in grado di tenere lontani insetti fastidiosi come le zanzare, ma anche parassiti.
8) In cucina, l’aroma inconfondibile emanato dalle foglie di alloro arricchisce di gusto e sapidità i piatti più diversi, dai legumi, al pesce, alla carne con particolare riferimento alla selvaggina. Inoltre, dalle foglie di alloro vengono preparati anche tisane e liquori tra i quali spicca l’allorino, amaro gentile dal gusto piacevolmente erbaceo, la cui preparazione richiede un preliminare processo di macerazione dell’alloro nell’alcol e successivo filtraggio con eliminazione delle foglie.
9) Sì perché le foglie di alloro, pur commestibili, è bene non assumerle mai 'a crudo' né masticarle in ragione della loro capacità di rilasciare al palato un sapore sgradevolmente amaro tanto da generare una persistente sensazione di nausea.
10) E, a proposito di controindicazioni all’impiego dell’alloro, va anche considerata la sua reattività allergica crociata con i pollini di alcune piante, come artemisia, assenzio, margherite, appartenenti alla famiglia botanica delle Compositae. Ne consegue che i soggetti allergici ai pollini di queste piante faranno bene ad evitare il contatto con l’alloro anche se cotto.
Cronaca
Influenza è più dura per uomini? Bassetti e Pregliasco:...
Non ci sono prove scientifiche sufficienti e solide per supportare la convinzione che esista una influenza maschile
Perché gli uomini lamentano di più i sintomi dell'influenza rispetto alle donne? Spesso bersaglio di critiche e sfottò per sentirsi poco bene con l'avvicinarsi lento della temperatura ai 37 gradi centigradi. Alcune risposte ha provato a darle - con un focus - Carla Delgado in un articolo pubblicato sulla rivista 'Bmj', parlando di un "presunto fenomeno per cui gli uomini esagerano la gravità dei sintomi a differenza delle donne".
L'immaginario è pieno di questa 'debolezza' degli uomini nei confronti dei virus respiratori e influenzali: "Dalle pubblicità agli sketch nelle sit-com, questa differenza è ormai entrata nella vita delle persone", osserva l'autrice dell'articolo. Poche le evidenze scientifiche su questa differenza ma "ogni volta che parliamo di variabili che possono contribuire alla risposta immunitaria, il sesso è una di quelle variabili biologiche fondamentali a cui pensiamo", sottolinea. La domanda che si fa l'autrice è se esiste una influenza solo 'maschile'.
Ad esempio, "alti livelli di estrogeni possono migliorare gli esiti delle infezioni da coronavirus come la Sindrome respiratoria acuta grave (Srs), la Sindrome respiratoria orientale (Mers) e Sars-CoV-2", riporta l'autrice citando gli studi che hanno evidenziato il fenomeno. Altre evidenze scientifiche riportato che "alcune infezioni virali come la Dengue o l’epatite B sono meno comuni nelle donne perché hanno una immunità più forte e se infettate hanno una carica virale inferiore rispetto ai maschi". Tuttavia, "le differenze tra il sistema immunitario, le risposte infiammatorie di uomini e donne alle infezioni ,non sono sufficienti a spiegare completamente il divario immunitario", rimarca l'autrice.
In conclusione, "sebbene le donne in genere mostrino una risposta immunitaria più forte, non ci sono prove scientifiche sufficienti e solide per supportare la convinzione che esista una influenza maschile" che mette 'Ko' più lui che lei. "Servirebbero più studi e una maggiore comprensione del fenomeno", chiosa Delgado.
Sul tema, l'Adnkronos Salute ha interpellato l'infettivologo Matteo Bassetti e il virologo Fabrizio Pregliasco. "Non c'è una base scientifica sul fatto che gli uomini soffrano di più i sintomi dell'influenza rispetto alle donne, ma c'è un aspetto psicologico-sociale da ricordare: gli uomini sono in genere meno capaci di soffrire - non solo riguardo all'influenza - ma su tante altre cose penso ad un infortunio o al semplice mal di testa, l'uomo tende a lamentarsi di più", dice Bassetti.
"C'è anche l'aspetto della gravidanza che è sempre un momento particolare per il dolore e forse rende le donne più 'forti' nell'affrontare le malattie. L'influenza maschile sembra più pesante ma in realtà non lo è, non è che c'è più febbre o altri sintomi ma la tolleriamo meno", aggiunge.
"L'influenza è la stessa per uomini e donne, la malattia è identica. Cambia, invece, la percezione della sintomatologia -dice Pregliasco-. Sia chiaro non ci sono studi che lo confermino, eppure noi uomini ci lamentiamo di più rispetto alle donne, siamo dei 'piangina'. Bastano poche linee di febbre, anche al di sotto dei 37 gradi centigradi per metterci fuori gioco. Da tempo si parla di questo fenomeno ma servirebbero studi approfonditi".