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Lux Divina

"Lux Divina-Lucia di Siracusa, il trionfo della Santità nell’arte”. Si intitola così la mostra curata da Dario Bottaro, Alfio Consoli, Alfio Di Mauro, Rita Insolia e Michele Romano "che attesta la grande devozione nel mondo per santa Lucia". Quest’anno a conclusione dell’anno Luciano, arriveranno a Siracusa per la terza volta le sacre spoglie della martire siracusana e questa mostra vuole omaggiarla con la presenza di grandi artisti di cui l’Italia si vanta nel mondo. La mostra è organizzata in due sedi distinte: la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa e la Chiesa del Carmine di Belpasso (Catania): due percorsi differenti che evidenziano la Luce di santa Lucia, con opere scelte e contestualizzate. Un progetto ambizioso che vede arrivare in Sicilia le opere di artisti quali il Ghirlandaio, il Guercino, Filippo Paladini, Giambattista Tiepolo, il Perugino e tanti altri. Gli allestimenti potranno essere visitati fino al 2 marzo 2025.

"La mostra – racconta Rita Insolia, direttrice della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo - nasce dalla collaborazione con il Circolo Cittadino di santa Lucia di Belpasso subito dopo il prestito di un’opera di Mario Minniti. L’idea di ospitare una mostra su santa Lucia in questo museo che già ospita una ricca collezione di opere che raffigurano la santa martire siracusana è stata subito accolta con entusiasmo. Un progetto che nel giro di poco tempo ha raggiunto dimensioni sempre più importanti, includendo opere di grande valore artistico e culturale. Sono molto contenta delle opere arrivate perché oltre a dare prestigio all’iniziativa, esse stesse in dialogo con le opere esposte le valorizzano ulteriormente. È ormai consuetudine quando organizziamo una mostra tirare fuori dai depositi alcune opere oltre a inserire nell’allestimento un’opera contemporanea. In Lux Divina è presente infatti un’Ex voto realizzato dall’orafo e artista Massimo Izzo. Una delle caratteristiche delle mostre a Palazzo Bellomo è da tempo quella di dare spazio e risalto nel percorso storico museale alle opere contemporanee".

"L’esperienza che abbiamo vissuto nell’accoglienza delle opere e dei curier che le hanno accompagnate da diversi musei italiani – afferma lo storico di Arte sacra Dario Bottaro - è stata vissuta con grande emozione da parte di tutti coloro che vi hanno preso parte. Ero consapevole dell’importanza di questo evento, pensato per rendere omaggio a santa Lucia attraverso il linguaggio della storia dell’arte, ma solo vivendo in prima persona e insieme a un team di professionisti - ci tengo a sottolineare la professionalità degli operatori della ditta Allestimenti Museali Floridia-, sto iniziando a realizzare ciò che siamo riusciti a creare per Siracusa e per Belpasso, insieme ad Alfio Consoli, che con il Circolo Cittadino S. Lucia di Belpasso, ha condiviso l’idea progettuale e si è fatto promotore dell’iniziativa. Vedere aprire la cassa da cui è stato tirato fuori il bozzetto della Comunione di Santa Lucia di Tiepolo, in prestito dal Castello Sforzesco di Milano, rimanere col fiato sospeso quando lo stesso è stato collocato sul suo piedistallo e vederlo accanto al bozzetto di Gaspare Serenario con il Viatico di Santa Lucia di proprietà del Bellomo, è stata un’emozione indescrivibile. Per non parlare dell’emozione nell’apprendere che la Santa Lucia di Ghirlandaio proveniente dalla Basilica S. Maria Novella di Firenze, opera di proprietà del FEC, Fondo Edifici di Culto, ha lasciato la sua sede originaria per la prima volta dopo 540 anni, così come comunicato dall’ente che tutela la preziosa tavola del Rinascimento fiorentino, Opera S. Maria Novella. Per più di mezzo millennio, il dipinto è rimasto a Firenze, oggi è a Siracusa, la città di Lucia, e dialoga con l’opera di punta della Galleria Bellomo, l’Annunciazione di Antonello da Messina".

"Pensare a tutto questo, ed è una minima parte rispetto a tutte le opere che abbiamo avuto in prestito da tante regioni d’Italia, mi mette davanti alla grandezza dell’evento di cui prendo consapevolezza, mi riempie di gioia, perché è un’occasione come poche, in cui ciò che abbiamo studiato sui libri e che oggi studiano i giovani, fino al 2 marzo potremmo vederlo in presenza e nella nostra città di Siracusa. Potremmo vederlo nella città di Lucia, a casa nostra, la sua casa, e sarà un’occasione per crescere interiormente, per apprendere quanto la storia dell’Arte abbia tenuto in considerazione la figura della martire siracusana, venerata in tutto il mondo. Mi auguro che “Lux Divina. Lucia di Siracusa, il trionfo della santità nell’arte”, non sia solo una grande mostra, ma diventi anche un’esperienza interiore e di riscoperta del senso dell’arte nel portare il messaggio universale della “luce della bellezza”», si legge nella nota.

"Il culto e la committenza civile e religiosa alla vergine e martire Lucia ha una lunga storia nella città di Siracusa – racconta lo storico e critico d’arte Michele Romano- Lo storico Capodieci nel suo manoscritto del secolo XVIII (16 volumi) sulla Storia di Siracusa, documenta l'aulica committenza del Senato di Siracusa per la realizzazione a Palermo del Simulacro argenteo di Santa Lucia di Pietro Rizzo e Nibilio Gagini (sec.XVII). Artisti siciliani come Minniti e Monteleone, seguaci del Caravaggio presentano una santa aretusea martire e beata nella fede a Cristo, dove la luce radente evidenzia le figure naturali e popolari siracusane. Ma il culto a Lucia va oltre, nella penisola troviamo un Ghirlandaio fiorentino, un Tiepolo milanese e tanti altri artisti che celebrano l'agiografia della martire aretusea".

"Lux Divina, la più importante esposizione d'arte dedicata a Santa Lucia che sia mai stata realizzata, ha delle pecuniaria molto interessanti e degli spunti che la possono collocare benissimo all'interno delle attività che la nostra associazione propone in onore della Vergine e Martire Siracusana – hanno detto Alfio Consoli e Alfio Di Mauro del Circolo Cittadino di santa Lucia di Belpasso -. In primis, l'obiettivo di un Presidente, che sia del Circolo Cittadino o della Deputazione di Santa Lucia, è sempre quello di "portare Lucia" a tutti, rendere Lucia alla portata di tutti, parlare di Lucia con tutti. È interessante notare come ogni opera abbia incarnato in sé tutte le caratteristiche iconografiche, devozionali ed emozionali per far sì che passasse un messaggio chiaro, netto, senza ammissione di replica: "io sono Lucia la martire di Cristo, morta per il suo Vangelo". Non voglio evidenziare altri aspetti oltre questo, il mio ruolo me lo impone, dobbiamo anche capire che i più grandi artisti del mondo hanno realizzato queste opere, che noi vediamo collocate anche negli spazi museali, per la devozione popolare, per far sì che parlino alla gente, per far sì che trasmettano un sentimento vivo e vero. Pensiamo al seppellimento di Caravaggio, nato proprio per quel luogo di sepoltura che conservò il corpo di Lucia dopo la sua morte; o la Lucia di Vannini esposta a Belpasso, con il suo sguardo potente fra il dolore che porta fino all'estasi, opera evangelizzatrice. Il giudizio di Giuseppe Peroni, una grande pala che dice di un martirio annunciato e della rinuncia di Lucia all'imposizione della fede agli idoli, è sicuramente strumento di evangelizzazione. L'edicola votiva del Ghirlandaio; il bozzetto di Tiepolo; l'iconografia forte, decisa, colorata di Fiume sono tutte opere di devozione. Lux Divina non dev'essere vista solo per la sua enorme importanza culturale, ma dev'essere ancora vista come strumento di divulgazione del culto, strumento di evangelizzazione, strumento che parli di Lucia per Cristo". "La presenza del corpo di Santa Lucia in Sicilia per la terza volta in vent’anni – ha detto Pucci Piccione , Presidente Deputazione della Cappella di Santa Lucia - e non solo a Siracusa ma anche a Carlentini, Belpasso, Acicatena e Catania, ha dato l’occasione per un’importante e, da un punto di vista organizzativo, faticosa mostra di dipinti e testimonianze artistiche che la rappresentano raccolti da molte parti d’Italia e che verranno esposte nei luoghi della sosta del corpo. La presenza di Santa Lucia, per i nostri territori, non è solo collegata all’aspetto meramente devozionale e religioso ma coinvolge anche aspetti antropologici, sociologici e più specificatamente culturali e la mostra “diffusa” realizzata per lo storico evento della presenza del corpo in terra di Sicilia, oltre a confermare la comunione delle comunità che si pongono a servizio del culto a Lucia, dimostra che la Sua testimonianza, anche se antica di 1720 anni, mantiene assolutamente intatta la bellezza e la contemporaneità e la sua Luce, mai spenta, è luce per tutti".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cultura

“L’Italia cresce insieme al lavoro”,...

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Il contributo del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nella 34esima edizione del volume

Marina Calderone - Fotogramma

"L’Italia cresce insieme al lavoro", questo l'intervento nel Libro dei Fatti 2024 del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, autrice del contributo presente nel volume giunto quest'anno alla 34esima edizione.

L'intervento del ministro Calderone

"Viviamo una fase di cambiamento nell’economia e nel lavoro che chiede alla politica di rafforzare e migliorare la capacità di cogliere le opportunità, offrire soluzioni e progettare il futuro avendo una visione di largo respiro.

La ripresa dell’economia italiana ha contribuito a una forte crescita della domanda di lavoro: l’occupazione aumenta, facendo segnare un record dopo l’altro per numero di occupati e diminuzione della disoccupazione, oltre a segnali incoraggianti riguardo ai target strategici rappresentati dalle donne e dai giovani. Il nostro compito è non perdere le occasioni che si presentano, ma anche e soprattutto affrontare le sfide.

Per gestire gli effetti del rapporto tra calo demografico e spesa pubblica, non ci dobbiamo accontentare degli ottimi risultati occupazionali, sostenuti da una serie di misure incentivanti e di accompagnamento al lavoro. Dobbiamo piuttosto provare ad avvicinarci alle altre economie forti d’Europa, Francia e Germania, che hanno storicamente una percentuale di occupati superiore alla nostra.

Per farlo stiamo investendo con forza sulle competenze di chi cerca lavoro e di chi lavora. Lo facciamo insieme alle regioni e alle parti sociali attraverso le risorse del programma GOL finanziato dal PNRR, e l’utilizzo dei fondi comunitari. La grande questione di oggi (e domani) che ci accomuna a Paesi come la Germania è il mismatch o disallineamento tra il numero dei posti di lavoro richiesti dalle imprese, e disponibili, e la scarsità di lavoratori con le qualifiche adatte.

Per creare il lavoro che c’è – e far crescere il lavoro di domani – dobbiamo formare i disoccupati, aggiornare gli occupati e orientare i giovani verso la formazione, tecnica in particolare, in grado di garantire un lavoro stabile e ben retribuito. Bisogna sfruttare questa fase di spinta dell’economia e il passaggio generazionale, di proporzioni epocali, che coinvolgerà milioni di italiani con il pensionamento dei boomers.

Dal lavoro buono, di qualità, che è il nostro faro in linea con la Costituzione, tutto si tiene: sicurezza, giusta retribuzione, produttività, competitività delle imprese. Per riuscirci abbiamo puntato sulle politiche attive del lavoro e non sul sussidio fine a sé stesso, che mantiene le persone in condizioni di povertà e di esclusione.

Sosteniamo i nuclei familiari con fragilità oggettive, anche con un’estensione delle tutele e un assegno più sostanzioso, spingiamo alla formazione e accompagniamo al lavoro chiunque ne abbia la possibilità. Un cambio di paradigma necessario, i cui risultati si vedranno nel tempo. Perché la politica deve guardare avanti e mai indietro".

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Cultura

Egitto, scoperta porta segreta in un tempio del periodo...

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Gli scavi si stanno ora concentrando sulla ricerca di un santuario rupestre che si ritiene sia nascosto dietro un cumulo di macerie ancora intatto

Egitto, scoperta porta segreta in un tempio del periodo tolemaico

Un team di ricercatori dell'Università tedesca di Tubinga, con il sostegno del Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, ha scoperto l'ingresso di un tempio di epoca tolemaica nel sito dell'antica città di Athribis, situata vicino alla città di Sohag, a circa 200 chilometri a nord di Luxor, in Egitto. Gli scavi ad Athribis sono iniziati nel 2012 per portare alla luce un antico quartiere di templi costruito tra il 144 a.C. e il 138 d.C.. Gli scavi si stanno ora concentrando sulla ricerca di un santuario rupestre che si ritiene sia nascosto dietro un cumulo di macerie ancora intatto.

Finanziati dalla Fondazione tedesca per la ricerca, archeologi tedeschi ed egiziani sono al lavoro dal 2022 per scavare il tempio appena scoperto. Largo 51 metri, ha un ingresso principale fiancheggiato da torri che potevano essere alte fino a 18 metri. Oggi le torri sono alte solo cinque metri, poiché il sito è stato utilizzato come cava di pietra, probabilmente nell'VIII secolo, come testimonia una moneta rinvenuta sul posto e datata 752 d.C.

Al suo apice, Athribis era il centro di culto della triade formata dal dio maschile della fertilità Min, dalla sua consorte, la dea Repyt dalla testa di leone, e dal loro figlio, il dio bambino Kolanthes. Le rappresentazioni delle tre divinità compaiono su diversi bassorilievi che ornano l'ingresso del tempio. Presso la porta d'ingresso, gli archeologi hanno scoperto rilievi che mostrano un re che offre sacrifici a Repyt e Kolanthes. Le iscrizioni geroglifiche hanno anche rivelato che il re Tolomeo VIII, che regnò nel II secolo a.C., fu responsabile della decorazione e probabilmente della costruzione del pilone.

Nella torre nord del pilone è stato scoperto anche un deposito di circa sei metri di lunghezza e tre di larghezza. Doveva servire per conservare gli utensili e poi le anfore del tempio. Un corridoio collega questa stanza all'ingresso principale, rendendola accessibile dall'esterno. Il dio Min è rappresentato sullo stipite della porta: è circondato da due entità raramente rappresentate: i decani, esseri stellari con teste di falco e ibis, figure utilizzate per misurare il tempo durante la notte.

Dal mese di novembre, gli scavi degli archeologi tedeschi si sono concentrati sulla ricerca del santuario, che si presume sia sepolto dietro le macerie. Secondo il professor Christian Leitz, a capo del team di ricercatori inviato dall'Università di Tubinga, "la presenza di blocchi di calcare finemente levigati su una parete rocciosa tagliata verticalmente potrebbe appartenere a un santuario rupestre". I ricercatori ipotizzano che le decorazioni rinvenute, tra cui un fregio di cobra, potrebbero essere la prova dell'esistenza di una porta sepolta di questo santuario.

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Cultura

‘Busiate’, il foto-racconto del giornalista...

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Una immagine del libro di Franco

Nell'immaginario collettivo se si fa riferimento a Matteo Messina Denaro si pensa quasi automaticamente al territorio trapanese dove il boss mafioso ha vissuto da latitante facendo affari e imponendo il suo potere illegale. Quei luoghi, raccontati adesso, in un viaggio attraverso le immagini e le parole, sono invece, ricchi di storia, di monumenti, di siti archeologici: posti che rimandano alla memoria anche a fatti legati al contrasto alla criminalità organizzata. E alla cultura con, ad esempio, Gibellina, proclamata Capitale italiana dell'arte contemporanea 2026. È ciò che intende documentare un fotoracconto realizzato seguendo i sentieri e le strade di quel territorio con le immagini scattate dal giornalista Giovanni Franco e arricchito dai testi di, in ordine alfabetico, Fabrizio Carrera, Nicola Cristaldi, Mariza D'Anna, Giovanni Isgrò, Gianfranco Marrone e Vito Orlando, saggisti e scrittori che conoscono bene quelle realtà. Con un disegno di Franco Donarelli. È questo in sintesi "Busiate", un volume edito dalla casa editrice Libridine diretta da Francesco Sferlazzo. (220 pagine, 170 foto 20 euro).

Il titolo del volume si riferisce ad un tipo di pasta tipico di questa parte della Sicilia occidentale. Scrive Giovanni Franco nella prefazione: "Percorrere una strada in penombra e improvvisamente, come se avessero acceso dall'alto mille fari, ritrovarsi immersi nella luce. Ecco la sensazione che provo quando, con la macchina fotografica, arrivo nel Trapanese". Sostiene Carrera: "Il trapanese è una delle province dal territorio sufficientemente vasto per offrire tanti microclimi e paesaggi diversi ma anche tramonti suggestivi.Tutta la provincia ormai è sempre più una destinazione turistica. Grazie anche al suo appeal gastronomico".

E chiarisce Marrone: "Cassatelle a Castellammare, genovesi a Erice, cannoli a Dattilo. Ecco il triangolo dolciario del trapanese. Che ho sentito pronunciare la prima volta, tempo fa, quando mi capitava più spesso, per i casi della vita, di frequentare quella provincia a tutto tondo". Fulcro della provincia è Trapani che D'anna descrive così: "Cosa c'è di più bello di una città sul mare, adagiata su una striscia di terra curvilinea dove l'Europa finisce, dove la strada ferrata si fa piccola e silenziosa e dove non si è mai di passaggio. Trapani è accomodata nel cuore di un Mediterraneo, avamposto proteso verso il Nord Africa, terra di mezzo tra due continenti, conquistata, dominata, complessa, assuefatta ma geograficamente fortunatissima". Luoghi che hanno visto anche la nascita di tanti periodici. Scrive Orlando: "La stampa trapanese ha una storia antica, segno di una vivacità culturale diluitasi solo negli ultimi sessant'anni. Il primo foglio di cui si ha memoria risale addirittura al 1818, con "Il giornale dell'intendenza di Trapani", mensile che fu pubblicato fino alla fine dell'epoca borbonica nel 1860". Questo lembo di Sicilia è anche ricco di tradizioni tra fede e storia. Come il festino molto sentito di San Vito a Mazara del Vallo la cui direzione artistica è di Isgro. "Dall'inizio della mia esperienza capii subito che - afferma - Bisognava alzare il livello culturale dell'evento, scavando nella memoria sei-settecentesca che lo aveva generato". Quei territori fanno nascere nei visitatori il desiderio di immergersi con l'immaginazione in un mondo di misteri e di leggende. Ed è questo lo spunto per un racconto ambientato a Calatafimi Segesta scritto da Cristaldi che conosce bene quel posto essendone stato sindaco per dieci anni. "Arrivò un dio dalle penne bianche come la neve, con un potere straordinario: poteva trasformarsi in uccello a suo piacimento. Quando voleva esplorare le terre alte e osservare il mondo dall'alto, si trasformava in un'aquila imponente".

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