Bari, bruciato il portone di casa dell’eurodeputato FdI Ventola: era in casa con la famiglia
L'europarlamentare: "Non è stata una notte facile, lo spavento rimane, ma confido nell'attività investigativa". Secondo quanto apprende l'Adnkronos a provocare l'incendio sarebbe stato liquido infiammabile
Bruciato, nella notte, il portone di casa dell'europarlamentare di Fratelli di Italia, Francesco Ventola. E' successo alle 3 della notte appena passata a Canosa di Puglia mentre il politico e la sua famiglia erano a letto.
“Sono contento che la mia famiglia stia bene" ha detto l'europarlamentare di Fratelli d’Italia, Ventola dopo l'attentato incendiario subito nella notte. "Non è stata una notte facile e lo spavento rimane. Non voglio fare congetture, confido nell’attività investigativa e inquirente che saprà individuare i responsabili. Ringrazio tutti coloro che in queste ore mi stanno dimostrando la loro vicinanza”.
Secondo quanto apprende l'Adnkronos non si tratterebbe di una molotov, ma di liquido infiammabile che qualcuno ha cosparso sul portone prima di appiccare le fiamme e fuggire. Non ci sono testimoni, ma sono al vaglio dei poliziotti del commissariato di Canosa e della Questura di Bat, sul posto insieme ai vigili del fuoco, i filmati delle telecamere di videosorveglianza. Non ci sono feriti.
La Russa
"Esprimo ferma condanna per il vile atto intimidatorio subito questa notte dall’europarlamentare Francesco Ventola e dalla sua famiglia nella loro abitazione di Canosa di Puglia dove qualcuno - secondo le prime notizie - avrebbe cosparso sul portone del liquido infiammabile, prima di appiccare le fiamme e fuggire" scrive su Facebook il presidente del Senato, Ignazio La Russa. "Fortunatamente non ci sono stati feriti ma rimane un episodio gravissimo e che per le modalità fa tornare alla mente quanto avvenne nel lontano 1973 ai fratelli Mattei, nel quartiere di Primavalle a Roma, i quali persero la vita dopo un incendio appiccato nel cuore della notte alla porta di casa. A Francesco Ventola e alla sua famiglia la vicinanza più sentita mia personale e del Senato della Repubblica".
Osservatorio nazionale 'Anni di Piombo'
"Speriamo che non sia l’inizio di una escalation. L’osservatorio ‘Anni di piombo’ esprime totale solidarietà all'eurodeputato Francesco Ventola e alla sua famiglia. Auspica che parole di solidarietà arrivino da tutte le forze politiche e sindacali. Quello che è accaduto stanotte all’eurodeputato Francesco Ventola è un atto gravissimo" dice all'Adnkronos Potito Perruggini Ciotta, coordinatore dell'Osservatorio nazionale ‘Anni di piombo’ per la Verità storica.
"Una bomba molotov contro il portone della sua abitazione mentre era in casa con tutta la sua famiglia durante la notte non può che farci tornare alla mente quello che è successo alla famiglia Mattei a Roma Primavalle la notte tra il 15 e 16 aprile del 1973. Oltre i danni materiali e il terrore dell’onorevole e della sua famiglia - osserva - questa mattina potevamo 'piangere il morto'. E’ un caso che questo gesto così atroce sia accaduto subito dopo le parole violente di Maurizio Landini e i gravi gesti incendiari durante gli scioperi e i cortei? Bisogna avere consapevolezza e coscienza del valore che hanno le parole e a quale deriva possono portare in particolar modo oggi vista la velocità con la quale viaggiano i moderni mezzi di comunicazione". "I 'cattivi maestri' - avverte Perruggini - fanno più presa di quelli buoni, ma forse i buoni maestri devono farsi sentire di più e agire. Serve l’esempio. Bisogna creare dei tavoli di confronto dove il dibattito può essere sì acceso ma rispettoso per far capire ai giovani che il confronto può essere costruttivo, mai distruttivo e soprattutto non violento".
FdI Regione Puglia: "Condanna per vile attentato contro casa europarlamentare Ventola"
“Siamo vicini all’amico Francesco Ventola e condanniamo il vile attentato di questa notte alla sua abitazione di Canosa di Puglia. Conosciamo da sempre Francesco come uomo, i suoi concittadini lo hanno apprezzato come sindaco della sua città e presidente della Provincia Bat, ma noi lo abbiamo conosciuto come consigliere prima e poi capogruppo e sappiamo che ogni sua azione politica è improntata alla serietà, prima ancora che nelle indiscusse capacità. Così il gruppo regionale di Fratelli d’Italia (il capogruppo Renato Perrini e i consiglieri Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Tommaso Scatigna e Tonia Spina) esprimono la propria solidarietà all’europarlamentare di FdI, Francesco Ventola, al quale questa notte è stato incendiato il portone della sua abitazione a Canosa di Puglia. “Di qualunque natura sia la matrice del vile gesto, confidiamo nella Polizia e nella Procura di Trani perché individuino al più presto i responsabili”, aggiungono i consiglieri.
Deputati FdI Puglia: "Contro Ventola atto grave, solidarietà e vicinanza"
"Esprimiamo solidarietà al collega europarlamentare Francesco Ventola per il grave atto intimidatorio subìto questa notte" dichiarano in una nota i deputati pugliesi di Fratelli d’Italia. "La nostra vicinanza a lui e alla sua famiglia, che fortunatamente è rimasta illesa. Confidiamo nell’azione della polizia e della magistratura affinché vengano accertate presto le responsabilità di quanto accaduto. E, al contempo, auspichiamo una ferma condanna da parte di tutte le forze politiche, perché in uno stato democratico il dissenso non può e non deve mai degenerare in gesti di tale gravità”.
Palmisano (M5s): "Brutale intimidazione a Ventola, mentre era a casa con la famiglia"
''Esprimo la mia solidarietà al collega Francesco Ventola vittima di una brutale intimidazione nella notte mentre era in casa con i suoi affetti più cari a Canosa di Puglia" scrive in una nota l'europarlamentare del Movimento Cinque Stelle Valentina Palmisano. "A lui e la sua famiglia rivolgo sentimenti di forte vicinanza per un episodio inqualificabile e di assoluta gravità da condannare fermamente. Sono certa che le autorità sapranno individuare gli autori di questo vile gesto".
Matera: "Preoccupata per vile gesto a Ventola e clima intimidazione in provincia Bat"
''Assurdo! Non trovo altre parole per esprimere tutta la mia preoccupazione per la notizia della bomba molotov lanciata contro il portone dell'abitazione della casa dell'amico Francesco Ventola, al quale va tutta la mia affettuosa vicinanza" dice Mariangela Matera, deputato di Fratelli d'Italia. "Stamattina incontrerò sicuramente il questore della Bat, Alfredo Fabbrocini, per esprimere tutta la mia preoccupazione per il vile gesto e per il clima di intimidazione che nella Bat respiriamo non solo nella politica, ma anche in altri settori''. ''Confido che i responsabili vengano assicurati alla giustizia al più presto'', ha aggiunto.
Gemmato: "Attentato a Ventola sintomo di clima intimidatorio"
"Un atto vile, di immotivata violenza e da condannare fermamente quello nei confronti del collega e europarlamentare Francesco Ventola, al quale va la mia totale solidarietà. Sono episodi gravi, sintomo di un clima intimidatorio che però non ci spaventa e non scalfisce la nostra determinazione a fare bene per tutti gli italiani". Così il deputato di FdI e coordinatore regionale Puglia, Marcello Gemmato, a commento dell'attentato ai danni dell'abitazione di Francesco Ventola.
Cronaca
Sanità, Zaffini: “Ridare appetibilità alle...
Al forum Risk management: "Vuoto il 50% dei posti disponibili nella laurea triennale"
"Il tema è centrale nelle nostre quotidiane problematiche. È un argomento che sta dentro un più vasto e generale tema del ridare appetibilità alle professioni sanitarie. Su questo versante il terreno lo abbiamo perso negli anni e alcune decisioni della politica, in qualche misura hanno inciso su questo. Basti pensare al deficit di programmazione delle professioni". A parlare è Francesco Zaffini, presidente della Commissione Affari sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato, nella giornata conclusiva del Forum Risk Management, l’appuntamento dedicato alle novità in materia di sicurezza sanitaria e trasformazione digitale dei servizi di assistenza, ad Arezzo dal 26 al 29 novembre.
"A volte non riusciamo a coprire neanche il 50% dei posti disponibili della laurea triennale - riprende il senatore-. Credo che prendendo atto di questo stato di cose, si debba agire su più fronti. Intanto dobbiamo renderci conto che c'è un percorso culturale che impone un upgrade formativo di tutte le professioni sanitarie: l'operatore sociosanitario ha bisogno di specializzarsi e l'infermiere ha bisogno di fare il biennio della laurea per la specializzazione. La formazione dei nostri medici di famiglia probabilmente oggi va rivista di sana pianta. Pensate solo al tema dell’antibiotico resistenza e dell'appropriatezza nell'utilizzo degli antibiotici. I nostri medici di medicina generale devono essere formati meglio su questo versante. Nel 2050 la prima causa di morte sarà data dalle infezioni antibiotico resistenti, molto superiori alle malattie oncologiche e cardiovascolari”.
Zaffini sottolinea ancora: "abbiamo chiuso il percorso di rivedere le regole d’accesso a medicina. Adesso dobbiamo lavorare sul versante delle professioni, ivi comprese quelle infermieristiche. È un primo passo per ridare il via a questa professione. Il secondo passo, sicuramente indispensabile, è quello di dare maggiore retribuzione alla professione. A questo riguardo - aggiunge - ho due considerazioni: il nostro sistema universalistico, che altri paesi europei non hanno, che cura tutti, dal sud al nord, è ovvio che fa carico quasi esclusivamente sulla fiscalità generale e quindi, in proporzione, è ovvio, nel nostro paese Italia negli anni viene pagato qualcosa in meno rispetto a un sistema come quello dei paesi del nord Europa che viene spesso portato ad esempio. Il problema è che quel sistema è un sistema misto, non è un sistema universalistico, tutto pubblico, come il nostro. La spesa privata italiana è altissima, circa 45 miliardi di euro, mentre il Fondo sanitario nazionale è pari a circa 138 miliardi, da quest'anno, che arriverà nel 2027 a 150 miliardi", le sue parole.
Il senatore si focalizza sulla riforma del 'sistema di sanità integrativa': 'Dobbiamo procedere a step - dice - il primo step è avere un sistema mutualistico assicurativo e investire qualcosa ogni anno. In questo modo si potrà cominciare ad abbattere le liste di attesa, quanto meno sul versante della diagnostica e della specialistica. Potremmo aggredire il tema del basso contenuto stipendiario delle professioni infermieristiche, se agissimo con riforme di sistema. Rispetto alla necessità di ridare credibilità a questa professione e migliorare l'organizzazione del lavoro - illustra - Abbiamo tentato e stiamo chiudendo una fase sperimentale che dovrebbe concludersi alla fine del 2025. Dovremo cercare di eliminare gli ostacoli a che questa effettiva possibilità per il personale infermieristico di effettuare prestazioni fuori dall'orario di lavoro, ed essere retribuito a fattura.
La professione infermieristica è centrale rispetto al nostro sistema sanitario nazionale: quando parliamo di sanità di prossimità e di sanità di precisione, quando parliamo di scrivere sulla prevenzione primaria e secondaria, quando parliamo di cominciare a curare il sano, affiancando questo percorso alla cura del malato. Dentro questa vicenda c'è la professione infermieristica perché la domiciliarità e la prossimità la copre l’upgrade della professione e l'attuale livello formativo di quest'ultima. Tra qualche anno avremo 15 milioni di ultra sessantacinquenni tutti più o meno portatori di una o due patologie croniche e comorbilità. La prossimità la fanno gli infermieri e questa consapevolezza c'è tutta. Stiliamo lavorando al percorso di riforma del nostro sistema", conclude.
Cronaca
“Sei mesi a Dachau, così mio padre è sopravvissuto...
"La forza dei vent'anni, un'erba selvaggia e il senso di sfida di un abruzzese della Maiella", il racconto del figlio Donato sul finanziere che ha dato nome a un premio
Sopravvive ai forni crematori di Dachau, torna a casa con 29 kg di peso in un'anabasi dalla Baviera all'Abruzzo e batte il sistema di genocidio nazista che prevede per ogni prigioniero un destino di morte preciso: entro sei mesi. Il suo nome è Ermando Parete, professione finanziere. Come ha fatto? "La forza dei vent'anni, un'erba selvaggia, il 'cacinio' e il senso di sfida di un abitante della Maiella: "Vincere sull'inferno nazista e tornare a casa". Questo il racconto del figlio Donato Parete all'Adnkronos. Sopravvissuto a torture, esperimenti crudeli nel gelo e alla vista di 32mila corpi, Ermando non perde mai la speranza.
Odio? "Neanche nei confronti dei tedeschi", dice il figlio. Alcuni di loro, nel viaggio verso casa, gli offrono cibo e vestiti, mentre ci sono italiani che gli chiudono la porta in faccia. Al ritorno a casa, il dolore si trasforma in una missione: testimoniare per le generazioni future, affinché l'orrore non venga mai dimenticato: ora il suo nome è legato a un premio, quest'anno lo ha vinto Magda Bianco, dirigente di Bankitalia, per l'impegno a favore dell'educazione finanziaria. "Mio padre, grande lettore di quotidiani economici, diceva sempre agli studenti di essere critici e non lasciarsi incantare dalle folle: è da lì che sono venuti Hitler e Mussolini". Una storia di sofferenza, impegno e passione che ha una data di inizio: 29 aprile 1945, -6 mesi.
..Sei mesi, tempo massimo di sopravvivenza nell'orrore nazista: Parete batte il nazismo..
Dachau, 29 aprile 1945. La Settima Armata americana sfonda i cancelli del campo, libera gli internati e spalanca al mondo l’orrore dell’Olocausto. Tra i sopravvissuti c’è lui, vent’anni appena compiuti, finanziere arruolato con l’entusiasmo di chi ha ancora tutta la vita davanti. Sei mesi nel campo di concentramento: il tempo massimo di sopravvivenza previsto dal sistema nazista. Non un caso, ma una precisa logica di efficienza letale. I prigionieri sono carne a scadenza, corpi che marciscono al ritmo di una macchina progettata per schiacciarli, con fredda precisione, entro sei mesi. E lui, in quel vortice di fame, gelo e morte, ce la fa. Un giorno in più, solo uno. Poi gli americani. Ma prima il racconto dell'inferno: sei mesi prima.
Inferno Dachau: le immersioni nell'acqua gelata, 'quanto resiste un aviatore tedesco caduto nella Manica?'
Il benvenuto dei nazisti: appena arrivato, gli strappano i vestiti e l’identità, Ermando diventa 142-192. Un numero, una cavia, un oggetto. Le sue giornate cominciano prima dell’alba, al freddo, con 12 ore di lavoro forzato sui binari ferroviari. La fame feroce, il freddo insopportabile. Chi non regge, viene colpito o lasciato morire. “Dachau era morte, sempre. Non c’era un passo senza cadaveri. Ogni giorno vedevamo decine di uomini crollare.” Dachau è anche un laboratorio: e i giovani forti come Parete le cavie perfette. Ecco il bunker degli esperimenti: qui la scienza nazista si esercita a distruggere la vita e Ermando passa di qua. Gli aguzzini di Hitler lo spogliano e lo immergono in una vasca piena d’acqua ghiacciata: "Dovevano sperimentare quanto un aviatore tedesco caduto nella Manica potesse resistere al gelo", racconta il figlio. Molti non ne usciranno vivi. Parete sì. Quando non lo portano al bunker, ci sono le punizioni: quella del palo, una delle peggiori: legati per i polsi dietro la schiena e appesi fino a perdere i sensi. "Poi li costringevano a sputarsi l'uno con l'altro", racconta Donato nelle sue memorie. E ancora la fame, la malattia, la disperazione: chi è debole viene spedito in infermeria. “Lì si moriva. Nessuno tornava. Facevano esperimenti, amputazioni". Come ce l'ha fatta?
L'erba della Maiella.. e l'ostinazione dei vent'anni: "Volevamo solo vivere"
Un ragazzo, vent’anni, nella morsa dell’inverno bavarese. Ma anche lì, nell’abisso, trova un appiglio, racconta il figlio. La forza delle sue montagne, della Maiella. Dei ricordi di bambino ad Abbateggio, dove le mani sporche di terra riconoscono il “cacinio”, un’erba commestibile. Cresce anche lì, vicino ai binari tedeschi, e per lui era come un filo teso verso casa. “È questo che mi ha tenuto in piedi,” raccontava sempre Ermando. Un pugno di erbe, un’ostinazione feroce e la giovinezza. Perché, diceva, “i quarantenni si buttavano sul filo spinato elettrificato. Noi ventenni no. Noi volevamo vivere. Non capivamo l’orrore, volevamo solo uscirne".
Il ritorno a casa.. tra la lettera di Montini e il voto della mamma...
Il 29 aprile 1945, alle sei del pomeriggio, le truppe americane entrano nel campo. Ma per Parete e gli altri prigionieri la libertà è inizialmente una parola vuota: c'è chi non sa dove andare, molti muoiono perché non più abituatI a mangiare. In quei giorni di confusione ecco l'incontro con il cardinale Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI. Montini è impegnato nell’assistenza ai perseguitati politici e scrive un telegramma alla famiglia di Ermando per informarla della sua sopravvivenza, battendo sul tempo persino la Croce Rossa. Quando finalmente torna a casa, viene accolto come un miracolato. Sua madre, che ha fatto voto di recarsi scalza in un santuario se avesse rivisto suo figlio vivo, mantiene la promessa.
Il grande silenzio..
Per anni Ermando, che nel frattempo rienta in Guardia di Finanza, non racconta nulla. Non è l’unico. Negli anni ‘50 e ‘60, dice il figlio, l’Italia non vuole ascoltare. Per decenni si porta dentro un peso, un’ombra. Poi il mondo inizia ad aprirsi: prima l'incontro con Papa Giovanni Paolo II poi nel 2004 la svolta: un comandante della Guardia di Finanza in Abruzzo, il generale Mario Marco Angeloni, lo convince a parlare. “Racconti quello che ha visto. I ragazzi devono sapere.” E lui inizia.
"State attenti all'entusiasmo.." la battaglia contro tutti i totalitarismo e il premio Parete...
“Il pericolo più grande è dimenticare.” Ermando parla nelle scuole, nelle università, ovunque ci siano giovani disposti ad ascoltare, racconta il figlio. “Attenti. La folla non si mobilita con le armi, ma con le parole. Hitler e Mussolini non sono arrivati con i fucili spianati. Sono arrivati con l’entusiasmo della gente. State attenti all’entusiasmo. Studiate, leggete. Capite.” Ermando, "un centrista convinto antifascista e anticomunista, contro tutti i totalitarismi", muore nel 2016, a 93 anni. Dal 2017, un premio a suo nome e una caserma della Guardia di Finanza ne mantengono viva la memoria.
Il premio di quest'anno va a Magda Bianco..
Parete - dice il generale di Corpo d'Armata della Guardia di Finanza- Fabrizio Carrarini "ha trovato il coraggio di raccontare l'orrore vissuto, come monito perché non riaccadesse. Il tutto unito a quella visione fiera di appartenente al Corpo della Guardia di Finanza, volta a incoraggiare le giovani generazioni a superare le difficoltà, anche le più terribili, con entusiasmo del vivere e voglia di fare". Il premio quest'anno è andato a Magda Bianco che succede a quello di altre importanti figure dell'economia come il presidente di Cassa Depositi e Prestiti Giovanni Gorno Tempini premiato nel 2023, Guido Barilla nel 2022, Alberto Bombassei (2021), Giorgio Armani (2020), Giovanni Tamburi (2019), l'ex ministro per l'Innovazione Vittorio Colao, premiato nel 2018. Perché la storia di Ermando Parete è un grido, una testimonianza, un monito. (di Andrea Persili)
Cronaca
Covid in Italia, cresce la variante Xec: sarà dominante a...
Lieve aumento delle reinfezioni nell'ultimo report di novembre rispetto alla settimana precedente. Il virologo Pistello: "Sta crescendo molto da noi e arriverà a essere dominante a fine dicembre, ma è più debole rispetto alle precedenti"
In Italia cresce la variante Xec di Covid-19. Dai dati preliminari, relativi al mese di novembre, al giorno 24, emerge "una predominanza di KP.3.1.1". "E' ancora in crescita la proporzione di sequenziamenti attribuibili al lignaggio ricombinante Xec", riporta il monitoraggio della cabina di regia ministero della Salute-Iss, diffuso online dall'Istituto superiore di sanità. Report che rileva una percentuale di reinfezioni pari al "42% circa, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente".
Il virologo Pistello: "Xec debole rispetto ad altre varianti"
"La variante Xec, che sta crescendo molto e arriverà a breve a essere dominate da qui a Natale, è come dire più tranquilla rispetto alle altre degli anni passati, meno aggressiva e più debole" spiega all'Adnkronos Salute il virologo Mauro Pistello, direttore dell'Unità di virologia dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa e tra i fondatori della rete di sequenziamento dell’Istituto superiore di sanità che monitora le varianti Covid. "La situazione Covid in Italia vede una sintomatologia più leggera della malattia rispetto al passato. L'interessamento polmonare non c'è quasi mai, oggi l'infezione nell'80% dei casi è lieve e solo nell'1% dei contagiati c'è una situazione veramente critica. Lo vediamo anche nel numero dei decessi che sta calando ogni settimana". "Sarà che la maggior parte degli italiani ha fatto la malattia ed è stata vaccinata. Abbiamo, poi, una sintomatologia molto sovrapponibile a quella dei virus influenzali (mal di gola, febbre, dolori muscolari) che difficilmente permette di capire se abbiamo di fronte l'influenza o il Covid".
"Essendo oggi il Covid clinicamente quasi indistinguibile dall'influenza e da altre forme virali respiratori, è anche difficile monitorarne la reale incidenza nel Paese anche perché la trasmissione è praticamente da asintomatici - continua Pistello -. Chiaramente c'è anche una varietà d'impatto dei sintomi rispetto allo stato di immunocompetenza dei soggetti. Possiamo però dire che oggi è difficile morire per Covid in Italia, questo non vuole dire che l'infezione non c'è e che non possa essere grave infatti - conclude - i soggetti anziani e immunocompromessi devono farsi il vaccino, contro il Covid ma anche l'antinfluenzale".
Secondo l'ultimo bollettino Covid pubblicato come ogni venerdì dal ministro della Salute, nell'ultima settimana sono 2.122 i nuovi casi, nella settimana precedente erano 2.561; i morti sono 47, erano 61. Diminuiscono anche i tamponi, che passano da 61.013 a 58.468. Scende il tasso di positività: è 3,6% nella settimana corrente, era al 4,2%.