Giubileo Roma, dall’aviaria al Covid e Mpox: i possibili rischi sanitari
Lettera a 'Lancet' di alcuni scienziati italiani: "Mix di alta densità umana, viaggi internazionali e alloggi condivisi amplifica il rischio di nuovi focolai, piano in 7 pilastri detta le priorità"
Il Giubileo 2025 è ormai alle porte (mancano 20 giorni). Un evento mondiale che farà confluire a Roma milioni di persone da tutto il mondo. In una lettera inviata a 'Lancet', un team di epidemiologi e scienziati italiani (Francesco Branda e Massimo Ciccozzi dell'Università Campus Bio-Medico e Fabio Scarpa dell'Università di Sassari) ha analizzato e messo su carta i possibili rischi per la salute.
"Le lezioni degli ultimi anni non devono essere dimenticate. Investire nella preparazione ad una possibile pandemia non è una opzione, ma una necessità etica e pratica. Si devono colmare le lacune nella conoscenza, promuovere la collaborazione e dare la priorità alla prevenzione", sono le loro conclusioni. I ricercatori hanno elaborato anche un piano "in 7 pilastri" che definisce le priorità per gli interventi da attuare.
Quali sono i rischi
"Stiamo tornando alla normalità dopo l'emergenza Covid, ma ci sono altri segnali d'allarme, ad esempio l'influenza aviaria, e dobbiamo rimanere vigili sull'Mpox (già vaiolo delle scimmie) - ricordano gli scienziati - Queste minacce alla sanità pubblica sottolineano una verità innegabile: la prevenzione e il monitoraggio epidemiologico sono essenziali per scongiurare il rischio locale di epidemie ed evitare che si trasformino in emergenze globali". Eventi mondiali come il Giubileo, "con l'immenso afflusso di pellegrini da tutto il mondo, e quindi la concentrazione di milioni di persone in spazi ristretti, creano un ambiente ideale per la diffusione delle malattie infettive, compresi i virus respiratori, le infezioni gastrointestinali e le malattie trasmesse da vettori. La combinazione di alta densità umana, viaggi internazionali e alloggi condivisi amplifica il rischio di nuovi focolai", avvertono i firmatari.
La lettera ricorda anche quanto già accaduto in passato con manifestazioni di dimensioni simili al Giubileo. "Storicamente, eventi di massa sono stati associati alla trasmissione di malattie. La pandemia di Mers-CoV durante il pellegrinaggio di Hajj (La Mecca-Arabia Saudita) del 2012, ad esempio, ha evidenziato il rischio di epidemie associate a grandi raduni religiosi. La trasmissione del virus è stata accelerata dalla concentrazione di pellegrini provenienti da diverse nazioni e la condivisione di spazi ristretti come dormitori e trasporto pubblico. Nel 2003 si diffuse la Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) in modo significativo nei grandi raduni internazionali, come confermato da uno studio internazionale. Il Giubileo quindi, con la sua vasta circolazione di persone e la concentrazione di pellegrini, richiede una vigilanza speciale: soprattutto nel contesto dei patogeni emergenti e della crescente minaccia della resistenza agli antibiotici".
Il piano dei ricercatori
Il gruppo di ricerca ha sviluppato "un piano ad hoc, il 'Jubilee 2024 Pandemic Preparedness and Response Plan', basato sui principi di sorveglianza, innovazione e resilienza". Il progetto si compone di 7 pilastri fondamentali:
1) Sorveglianza epidemiologica, quindi monitoraggio continuo della diffusione delle malattie infettive, integrando la raccolta e l'analisi dei dati con quelli genetici di sequenziamento per individuare le tendenze emergenti; 2) Studi avanzati sulle origini, la patogenesi e la trasmissione delle malattie, utilizzando l'intelligenza artificiale (Ia) e la genomica con strumenti per sviluppare modelli predittivi e ottimizzare gli interventi; 3) Rafforzare la formazione e le capacità degli operatori sanitari e le comunità attraverso workshop, seminari e campagne di sanità pubblica; 4) Collaborazione e networking, ovvero rafforzare i collegamenti con i Paesi e le organizzazioni sanitarie internazionali per promuovere lo scambio di conoscenze e risposte coordinate; 5) Prevenzione e controllo, implementare le misure basate sull'evidenza, dai programmi di vaccinazione all'educazione sanitaria, adattata a specifici profili di malattia; 6) Risposta alle emergenze, trovare in temi rapidi le risorse per i piani di emergenza predefiniti; 7) Affrontare l'interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale (One Health), per combattere efficacemente le zoonosi.
Salute e Benessere
Ricerca: scoperto potenziale trattamento per autismo e...
Dai laboratori dell’Università di Roma Tor Vergata e della Fondazione Santa Lucia Irccs i ricercatori individuano meccanismo alla base comportamenti ripetitivi
Dai laboratori dell’Università di Roma Tor Vergata e della Fondazione Santa Lucia Irccs una nuova scoperta sui meccanismi alla base dei comportamenti ripetitivi autistici e sui bersagli molecolari utili per il loro trattamento farmacologico. Lo studio è stato ideato, diretto e condotto da Ada Ledonne, ricercatrice in Farmacologia presso l’Università di Roma Tor Vergata e la Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma ed è stato pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry.
Comportamenti ripetitivi, come movimenti stereotipati, manipolazione ripetitiva di oggetti e comportamenti autolesionistici, sono sintomi caratteristici dei disturbi dello spettro autistico, evidenti anche nella sindrome dell'X fragile, la principale causa monogenetica di autismo e disabilità intellettiva. I comportamenti ripetitivi autistici interferiscono con le normali attività quotidiane e possono essere anche dannosi per i pazienti. Ad oggi non ci sono farmaci approvati per il loro trattamento e questo dipende da una scarsa conoscenza dei meccanismi patologici cerebrali che li provocano.
Lo studio diretto Ledonne - riporta una nota - rivela che una disfunzione dei neuroni dopaminergici dell’area cerebrale denominata substantia nigra compacta è associata all’insorgenza dei comportamenti ripetitivi autistici di un modello murino di sindrome dell’X fragile; lo studio ha anche svelato il meccanismo molecolare alla base della disfunzione dei neuroni dopaminergici nigrali e identificato una nuova strategia farmacologica che è risultata efficace nel ridurre i comportamenti ripetitivi autistici in un modello animale.
"Abbiamo scoperto che i neuroni dopaminergici nigrali di topi modello di sindrome dell’X fragile sono iperattivi e tale disfunzione promuove l’insorgenza di comportamenti ripetitivi autistici - spiega Ledonne - L’iperattività dei neuroni dopaminergici nigrali, finora mai riscontrata nella sindrome dell’X fragile, è causata da un aumento dell’espressione dei recettori del glutammato mGluR1 e dei recettori ErbB4 e ErbB2, che mediano l’azione di fattori di crescita e differenziamento neuronale noti come Neureguline". Le Neureguline e i recettori ErbB4 e ErbB2 - riferisce la nota - sono essenziali per il corretto sviluppo del sistema nervoso centrale e per la regolazione delle funzioni cerebrali anche nel cervello adulto, in quanto modulano l’attività neuronale, la neurotrasmissione e la plasticità sinaptica. La disfunzione dei recettori ErbB non era stata finora riconosciuta come meccanismo patologico alla base dei comportamenti ripetitivi della sindrome dell’X fragile e dell’autismo.
L’equipe di ricerca ha sperimentato nel modello animale di sindrome dell’X fragile un approccio farmacologico innovativo utilizzando un inibitore dei recettori ErbB per attenuare la disfunzione dei neuroni dopaminergici e le alterazioni comportamentali autistiche. "I nostri risultati dimostrano – prosegue Ledonne - che l’inibizione dei recettori ErbB è una strategia farmacologica efficace nel recuperare le disfunzioni dei neuroni dopaminergici nigrali e ridurre i comportamentali ripetitivi autistici del modello murino di sindrome dell’X fragile. Pertanto, le nostre evidenze contribuiscono all’avanzamento della comprensione dei meccanismi molecolari alla base dei sintomi autistici e rappresentano una base solida per proporre valutazioni cliniche dell’efficacia dell’inibitore ErbB per il trattamento di comportamenti ripetitivi in pazienti con sindrome dell’X fragile e autismo".
Allo studio hanno anche contribuito Nicola Mercuri, ordinario di Neurologia all’Università di Roma Tor Vergata e responsabile del laboratorio neurologia sperimentale della Fondazione S. Lucia, Claudia Bagni, ordinaria di Biologia applicata presso l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Losanna (Svizzera) e i loro gruppi di ricerca.
Salute e Benessere
Malattie rare: Drago (UniCt): “Un Manifesto per...
"L’infezione si può prevenire oltre che curare con nuovi farmaci"
"Il Manifesto sociale è un documento che è stato messo a punto per sensibilizzare gli stakeholders della sanità italiana che orbitano intorno all'oftalmologia, in particolare le malattie rare in oftalmologia, perché si possa prendere coscienza di una malattia, la cheratite da acanthamoeba, malattia ultra rara che fino a oggi non ha avuto la possibilità di essere trattata, farmacologicamente, in maniera efficace e che può, se non trattata adeguatamente, portare anche alla cecità". Lo ha detto Filippo Drago, professore ordinario di Farmacologia clinica presso l'Università degli Studi di Catania, questa mattina all’Adnkronos Salute, in occasione del Dialogue Meeting su 'Conoscere e riconoscere la cheratite da Acanthamoeba', promosso dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief, a Roma.
"Lo scopo di questo Manifesto - continua Drago - è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica, in particolare gli operatori sanitari, ma anche i cittadini, perché la malattia si può prevenire, non solo curare con questa nuova medicina, la polihexanide", formulazione 0.08% "che è stata messa a punto da un'azienda farmaceutica italiana. La prevenzione è anche l'obiettivo di questo Manifesto: diffondere la modalità con cui possiamo prevenire la malattia".
L’infezione è ultra rara, "risponde al criterio di prevalenza che è stato stabilito dall'Agenzia europea per i farmaci per le malattie ultra rare, cioè meno di un soggetto ogni 10 mila abitanti, quindi pochissimi individui in Italia - chiarisce Drago - La necessità è quella di conoscere la malattia dal punto di vista clinico", ma soprattutto "prevenirla semplicemente con una serie di atteggiamenti di igiene nei confronti delle lenti a contatto, che vengono utilizzate ormai da moltissime persone, soprattutto giovani, perché - conclude - queste sono la modalità con cui l'infezione si manifesta".
Salute e Benessere
Malattie rare, oculista Rama: “Sintomi aspecifici per...
"Sospettare l’infezione in chi porta lenti a contatto in maniera scorretta e terapia con farmaco già approvato da Ema"
"Sono pochi i campanelli d'allarme. All'inizio questa infezione" degli occhi "dà pochi segni aspecifici. Secondo me, le persone che utilizzano lenti a contatto in maniera scorretta" nel momento in cui hanno anche "problemi piccoli andrebbero viste dall'oculista e, nel sospetto di acanthamoeba, vanno fatti gli accertamenti: la microscopia confocale e il prelievo per esami microbiologici". Lo ha detto Paolo Rama, oculista, professore e consulente al Policlinico San Matteo di Pavia, all’Adnkronos Salute, oggi a Roma, partecipando al Dialogue Meeting su 'Conoscere e riconoscere la cheratite da acanthamoeba'.
Nelle prime fasi di infezione, "l'efficacia del trattamento è altissima - avverte Rama - se si aspetta quando il parassita si approfondisce nella cornea, il trattamento diventa molto più problematico". Trattandosi di un’infezione rara, la sfida per gli oculisti è di "conoscerla, sospettarla e sapere dove inviare per la conferma della diagnosi che è solo strumentale. Non si può fare diagnosi clinica, ci sono esami specifici - rimarca il professore - La microscopia confocale in vivo, uno strumento che consente di evidenziare le cisti nella cornea, e il prelievo per esami microbiologici, culturali specifici".
La terapia "si basa su due antisettici che sono la clorexidina e Phmb, polihexanide, formulazione 0.08%". "Il Phmb è stato approvato dall'Agenzia europea (Ema). Adesso aspettiamo l'approvazione di Aifa", l’Agenzia italiana del farmaco. "Speriamo - conclude - che arrivi in commercio presto".