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L’Europa sulla Luna? Sì, ma occhio a Musk. L’avvertimento dell’ing. Spagnulo

Il programma Artemis potrebbe subire contraccolpi dall’arrivo del duo Trump-Musk alla Casa Bianca. Tutti gli scenari di Marcello Spagnulo all’Adnkronos

L'Europa sulla Luna? Sì, ma occhio a Musk. L'avvertimento di Spagnulo

Qual è la realtà dell’esplorazione spaziale italiana ed europea? L’Adnkronos lo ha chiesto all’ingegnere aeronautico Marcello Spagnulo, consigliere scientifico di “Limes” e autore di “Capitalismo stellare” (Rubbettino). “In teoria l’Europa è in prima linea nel programma Artemis, capitanato dalla Nasa e al quale partecipano decine di Paesi per riportare l’uomo sulla Luna, ma ora c’è un grande punto interrogativo: che impatto avranno sulle strategie spaziali americane Donald Trump e il suo ‘first buddy’ Elon Musk, proprietario tra le altre cose di SpaceX e Starlink? Magari non cambierà molto, magari invece la traiettoria sarà alterata e noi europei non abbiamo un piano B”.

Per quali motivi una nuova amministrazione potrebbe avere progetti diversi? “Molte voci all’interno del settore spaziale americano - prosegue Spagnulo - parlano di Artemis come di un programma costoso e complicato, che ha già registrato una serie di ritardi. Perciò non è escluso che alla Casa Bianca vorranno accelerare la missione, magari affidandola a operatori privati come SpaceX di Musk e Blue Origin di Jeff Bezos”. Il fondatore di Amazon è più indietro nella corsa spaziale, ma si è allineato a quella politica: ha bloccato l’endorsement del suo ‘Washington Post’ a Kamala Harris e poi twittato in maniera più che entusiastica alla vittoria di Donald Trump. “Non è una questione di un partito o di un altro, si tratta di due imprenditori che hanno ormai ramificazioni in settori strategici dell’industria e della difesa americana e sono pronti a lavorare con chiunque sieda alla Casa Bianca. La rivalità è indubbia ma l’apparato Usa favorisce la ridondanza: se hai un miliardario che ti assicura un dominio nello spazio, è sempre meglio averne due…”

E poi c’è il convitato di pietra: la Cina. Che da 20 anni porta avanti il suo programma lunare, e con pazienza rispetta tutte le ‘milestone’ che si è data. “A Pechino prevedono di portare i primi astronauti cinesi sulla Luna entro il 2030. In questo momento, nessuno è in grado di dire se arriveranno prima loro o gli americani. Ma al di là delle dichiarazioni di Trump e Musk, non credo che il governo americano vorrà vedersi scavalcare dal suo principale rivale geopolitico. Per questo temo che ulteriori ritardi o extra-budget del programma Artemis potrebbero mettere a repentaglio la sua tenuta”, spiega l’ingegnere. E noi europei non saremmo in grado di portare avanti la missione da soli, magari con tempi più lunghi? “Al momento no”, risponde Spagnulo. “Non perché manchino le capacità, il problema è che nessuno ha pensato di muoversi senza la Nasa. L’Europa ha investito molte risorse e sforzi industriali in Artemis, in cui è responsabile per alcune parti della stazione lunare Gateway e della capsula Orion. Speriamo che i piani non siano stravolti. Un po’ di chiarezza arriverà dopo il 20 gennaio, giorno dell’insediamento del Trump-2, che nominerà i nuovi vertici della Nasa e del National Space Council. Due scelte che saranno un segnale importante per capire quale direzione prenderà il programma spaziale americano”.

Poi c’è il sogno marziano. Trump ha detto espressamente a Musk “portaci su Marte”, ma il problema ancora irrisolto, oltre ai limiti tecnici delle navicelle, è quello delle radiazioni cosmiche: gli astronauti sarebbero esposti per mesi a un bombardamento di raggi che equivalgono a una condanna a morte. “Sì, e poi arriverebbero sul pianeta rosso dopo mesi a micro-gravità, che non riescono a camminare”, prosegue l’esperto. “Fare una previsione sull’arrivo dell’uomo su Marte è impossibile. Invece, a seconda degli sviluppi dell’astronave di Musk, immaginare un robot umanoide con tuta da astronauta che sbarca sul pianeta tra 4-5 anni è decisamente più realistico. E, a mio avviso, comunque una grande vittoria sul piano tecnologico”. Perché allora si parla di un possibile futuro umano in un contesto così inospitale? “Se vogliamo farci condizionare dalle suggestioni fantascientifiche dello stesso Musk, è possibile che i suoi investimenti in Neuralink, l’apparato che si collega al cervello, abbiano come obiettivo anche quello di potenziare il corpo umano per renderlo capace di affrontare ambienti dannosi per la nostra biologia”.

Infine, la valutazione di SpaceX. Ieri è circolata l’indiscrezione di una vendita di ‘insider shares’ della società che la valuterebbe 350 miliardi di dollari, il doppio rispetto a un anno fa. È tutto merito della capacità di lanciare carichi nello spazio ogni tre giorni, contro i mesi delle rivali europee? “Solo in piccola parte”, spiega Spagnulo. “Nel 90% di quei lanci si trasportano satelliti di Starlink. È quello il business che viene – a breve-medio termine – considerato il più appetibile. Connettere tutte le Tesla (riecco le sinergie) del mondo, e poi gli smartphone, gli eserciti, le marine, le aziende… Da anni SpaceX ha un accordo con l’operatore americano T-Mobile, con cui offre il servizio direct-to-cell. Ovvero messaggi in grado di arrivare in qualunque parte del mondo senza bisogno di copertura ‘tradizionale’. E Musk ha già chiesto alla FCC, l’authority di settore americana, non solo di avere più frequenze di trasmissione per i suoi satelliti, ma anche di poterli lanciare a quote più basse. La seconda generazione di satelliti Starlink, che è più grande e più potente, potrebbe così abbattere la latenza (oggi uno dei veri limiti di questo tipo di connessioni) e potenziare il servizio che già sta prendendo molto piede. Per questo SpaceX è valutata (almeno) 350 miliardi”.

Saremo quindi tutti connessi a Starlink? “Non è detto: il ruolo e il carattere di Musk hanno fatto sì che, ad esempio, il Brasile facesse un accordo con la Cina per tenere fuori i satelliti del miliardario sudafricano. E persino Taiwan, con il suo rapporto teso con la Cina, non ha voluto affidarsi solo ai satelliti di Musk ma vuole diversificare: la sua paura è di affidarsi in tutto e per tutto a un soggetto che ha molti legami con la Cina (fabbriche Tesla, batterie, ecc.) e che al momento cruciale potrebbe spegnere le comunicazioni dei taiwanesi”, conclude Spagnulo. (di Giorgio Rutelli)

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Economia

Tutti i legami tra India e Italia (a bordo del Vespucci)

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Vas Shenoy, capo della Camera di Commercio indiana in Italia, commenta con l'Adnkronos la tappa con Urso e il ministro indiano dei porti

Tutti i legami tra India e Italia (a bordo del Vespucci)

Sarbanda Sonawal, ministro dei Porti indiano, è entrato in un piccolo pezzo d'Italia, il “Villaggio Italia” creato al porto di Indira. Ha ricevuto la tipica e colorata accoglienza del Maharashtra, un benvenuto fatto di tamburi, shenai (l’oboe indiano) e danzatori vestiti con i costumi tradizionali. Ad accoglierlo c'erano Adolfo Urso, Ministro dell'Industria e del Made in Italy, Antonio Bartoli, ambasciatore d'Italia in India, e altri dignitari italiani con la maestosa Amerigo Vespucci sullo sfondo.

Si tratta del primo incontro tra i ministri del governo Meloni e quello di Modi dopo il loro recente incontro al G20 di Rio de Janeiro, dove hanno firmato il Piano d'azione strategico congiunto 2025-29, “Non poteva andare meglio”, commenta con l’Adnkronos Vas Shenoy, capo della Camera di commercio indiana in Italia, che era a Mumbai. “Una città che è stata nei secoli scorsi la Porta dell'India, soprattutto per le potenze europee. La città che non dorme mai è stata anche la capitale commerciale e il cuore del Paese, grazie al suo porto che è stato l'ancora di salvezza dell'India fin dall'epoca coloniale. Con l'Amerigo Vespucci, la nave più maestosa della marina italiana, sullo sfondo, i due ministri hanno discusso di connettività e collaborazione tra India e Italia”.

La Vespucci è arrivata a Mumbai in un momento delicato per la città. Il 26 novembre è stato l'anniversario degli attacchi terroristici del 2008. “La delegazione italiana ha soggiornato in due degli hotel che sono stati attaccati e informalmente è stata espressa molta solidarietà da parte italiana”, spiega Shenoy. “Entrambi i Paesi sono stati fianco a fianco contro il terrorismo nel corso dei decenni ed è ampiamente riconosciuto che il 26 novembre è stato il modello per i futuri attacchi terroristici contro l'Occidente, più recentemente gli attacchi del 7 ottobre contro Israele”.

Mumbai è anche il punto centrale del corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), di cui l'Italia è il terminale naturale in Europa. “Entrambi i Paesi sono penisole che dominano i rispettivi mari, l'Italia il Mediterraneo e l'India l'Oceano Indiano”, commenta Shenoy. “Il primo ministro Meloni, ai Med Dialogues, ha parlato della città portuale di Trieste come partner naturale per l'IMEC nel Mediterraneo, e la presenza del Vespucci a Mumbai non ha fatto altro che sottolineare l'importanza dell'Italia e di Trieste nell'economia marina globale”.

Al “villaggio Italia” si sono tenute diverse sessioni sulla Blue e Space Economy, sugli investimenti in Italia e sull'IMEC. Una delegazione di Leonardo, guidata da Enrico Savio, direttore generale della divisione International, ha sottolineato l'importanza del rapporto India-Italia per lo spazio e la difesa. Savio ha inoltre ricordato l'importanza dello sviluppo congiunto tra i due Paesi, l'India nota per i suoi ingegneri e l'Italia per l'innovazione e il design, come partner naturali per l'Africa e l'Asia.

Il ministro Urso ha sottolineato come la partnership si sia sviluppata da una semplice relazione commerciale a una partnership tecnologica e industriale. Il rapporto Italia-India si sta evolvendo rapidamente con Telecom Sparkle che sta portando avanti la rete dati ad alta velocità Blue Raman, per coincidenza nei giorni della visita di Vespucci. Energie rinnovabili, blue economy e spazio, difesa, supply chain resilience soprattutto nel segmento metallurgico stanno diventando pilastri della relazione.

“Produrre in India può certamente significare soddisfare le richieste del crescente mercato interno con prodotti italiani, magari in partnership con aziende indiane, ma significa anche produrre per i mercati vicini nella più ampia area indo-pacifica”, ha sottolineato Urso.

“L'India, per l'Italia, è il partner perfetto per la sua proiezione nell'Indo-Pacifico”, conclude Shenoy. “Nonostante la sua complessità, i legami interpersonali sono naturali e la missione del Vespucci ha dimostrato quanto questi legami siano accoglienti e forti”.

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Economia

Logistica, Grimaldi (Alis): “Il nostro settore ha...

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“Direttive come l’Ets vanno ad aumentare i costi di trasporto almeno di un 20%”

Logistica, Grimaldi (Alis):

“Sono molto felice orgoglioso della grande presenza e degli interventi che sono stati fatti questa mattina dai più alti esponenti di questo Governo, a partire da Giorgia Meloni Presidente del Consiglio dei ministri ai due vicepremier Matteo Salvini Antonio Tajani, da Guido Crosetto a Nello Musumeci. Tutti hanno manifestato il grande lavoro fatto dal popolo dei trasporti e della logistica. È stato vero e proprio tributo al lavoro svolto da questi grandi e coraggiosi operatori che non si sono mai fermati dalla pandemia sino ad oggi, passando per due guerre, una crisi energetica, un rialzo dei tassi di interesse e tanto altro. Il nostro settore ha fatto la differenza, ha sorretto l'economia di questo paese”. Queste le parole di Guido Grimaldi, presidente di Alis - Associazione logistica intermodalità sostenibile, durante l’Assemblea generale che Alis ha organizzato presso l’Auditorium della Conciliazione a Roma.

Grimaldi poi prosegue: “Le politiche che bisogna attuare a livello associativo sono quelle di far capire i grandi errori che l'Europa ha fatto con direttive come l’Ets e simili che vanno ad aumentare i costi di trasporto almeno di un 20% a danno soprattutto dell'intermodalità marittima che è il settore più virtuoso. Si tratta di un grande controsenso, tanto si è fatto per creare le autostrade del mare e tanto l'Europa sta facendo per andare a ledere quella che è la posizione di un trasporto competitivo e virtuoso”.

Occhio di riguardo anche alla situazione interna: “A livello italiano stiamo rimarcando la necessità, l'urgenza, la strategicità e la virtuosità di incentivi come il sea modal shift che hanno permesso di spostare liberamente milioni di camion dalle autostrade riducendo così gli incidenti, i costi di esternalità pari a 2 miliardi di euro all'anno verso le autostrade del mare. Questi incentivi sono oggi più che mai indispensabili. Credo che tutti questi messaggi oggi siano stati dati” conclude.

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Economia

Finanza, Edufin Index: in Puglia livello educazione sotto...

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A certificarlo è la nuova edizione dell’Edufin Index 2024, l’Osservatorio sulla consapevolezza e i comportamenti finanziari e assicurativi degli italiani, promosso da Alleanza Assicurazioni insieme a Fondazione Mario Gasbarri e con la collaborazione scientifica di Sda Bocconi, School of Management

Finanza, Edufin Index: in Puglia livello educazione sotto la media nazionale

Il livello di educazione finanziaria in Puglia (53) è più basso della media nazionale, che non raggiunge comunque la sufficienza, e in linea con la media del Sud Italia. A certificarlo è la nuova edizione dell’Edufin Index 2024, l’Osservatorio sulla consapevolezza e i comportamenti finanziari e assicurativi degli italiani, promosso da Alleanza Assicurazioni insieme a Fondazione Mario Gasbarri e con la collaborazione scientifica di Sda Bocconi, School of Management. Oggi, a Bari, si è svolta la tappa conclusiva del “Tour dell’Educazione Finanziaria” per il 2024 lanciato da Alleanza Assicurazioni, compagnia del Gruppo Generali, presente in Puglia con 28 agenzie, 28 agenti e oltre 900 collaboratori. Un’iniziativa in sette tappe realizzata con la collaborazione delle istituzioni locali e il coinvolgimento attivo delle consulenti e dei consulenti della compagnia, per migliorare il livello di educazione finanziaria e assicurativa degli italiani.

Nell’occasione, presso lo Spazio Murat, Alleanza Assicurazioni ha promosso un dibattito su educazione finanziaria, empowerment al femminile e alfabetizzazione giovanile introdotto dal saluto istituzionale di Elisabetta Vaccarella, assessore alla giustizia e al benessere sociale e ai diritti civili del Comune di Bari e Mauro Romano, professore ordinario di Economia aziendale, dipartimento di Economia e finanza degli Università degli Studi di Bari. Moderati dalla giornalista e scrittrice Annalisa Monfreda, sono intervenuti: Marina Montepilli e Alessandra Grimoldi rispettivamente HR Director e Responsabile Communication & Content Marketing di Alleanza Assicurazioni, Fabrizio Baldassarre, professore associato di Economia e gestione delle imprese, dipartimento di Economia, management e diritto dell'impresa, Università degli Studi di Bari, M. Laura Minoia, proprietaria dell’azienda agricola Minoia e Sara Bitetti, segretario generale di Consumers' Forum.

In Puglia, secondo l’Edufin Index 20241 l’alfabetizzazione finanziaria è inferiore di tre punti rispetto alla media nazionale (53 vs 56) ma allineata alla media del Sud Italia e delle Isole (53). In nessuna regione italiana il livello di educazione finanziaria raggiunge la sufficienza (60), ma in tutto il Sud Italia il gap è più evidente. In Puglia la consapevolezza riguardo ai temi finanziari e assicurativi (awareness index) è significativamente inferiore rispetto alla media italiana (50 vs 54), mentre risultano più attenti i comportamenti (behavioural index) (56 vs 57). Per quanto riguarda la disuguaglianza di genere, la Puglia registra un gap leggermente più ampio rispetto alla media nazionale: 6 punti rispetto ai 5 registrati a livello italiano. Nel dettaglio, per le donne pugliesi l’Edufin Index si ferma a 49, valore tra i più bassi in Italia, rispetto al 55 degli uomini (in Italia, donne 53 vs uomini 58).

La disparità di genere si osserva in tutte le generazioni, ma il divario maggiore tra donne e uomini si rileva nella fascia 35-44 anni con ben 9 punti di differenza. Le giovani donne nella fascia di età 18-34 anni sono le meno preparate: il loro livello di Edufin Index si ferma a 47. L’educazione finanziaria e assicurativa, sottolinea Marina Montepilli, HR Director di Alleanza Assicurazioni, "è un mezzo efficace per la promozione del benessere della persona e l’equità sociale. Per la donna, in particolare, l’educazione finanziaria rappresenta uno strumento di emancipazione e di tutela: la gestione attiva e consapevole del denaro può aiutare le donne ad allontanarsi da situazioni di dipendenza e dalla cosiddetta violenza economica. Per questo motivo, in Alleanza Assicurazioni lavoriamo sull’inclusione e sull’equità per ridurre il gender gap, ma il nostro impegno si rivolge anche all’esterno, all’intera comunità femminile sia attraverso l’attività di consulenza finanziaria stessa sia attraverso progetti di alfabetizzazione finanziaria. In questo processo, le donne risultano doppiamente protagoniste: non solo come parte di popolazione da coinvolgere nell’allargamento delle competenze, ma anche come attrici attive nel diffondere l’informazione finanziaria".

L’Edufin Index è un progetto che pone le basi per migliorare il livello di educazione finanziaria e assicurativa degli italiani. L’iniziativa rientra nel “Piano Nazionale di Educazione Finanziaria e Assicurativa” di Alleanza, avviato nel 2020 e articolato in una serie di iniziative che in questi anni hanno registrato oltre 380.000 partecipanti a più di 6.200 eventi, suddivisi tra “Protection day”, “Investment day” e “Previdenza day”. Oltre agli eventi territoriali, il piano editoriale che ha coinvolto social media, radio e rubriche dedicate, ha permesso di raggiungere oltre 100 milioni di contatti solo nel 2023.

La ricerca, giunta alla terza edizione, ha indagato le conoscenze finanziarie e assicurative della popolazione, su un campione di 4.000 intervistati. L’Edufin Index rimane stabile rispetto all’anno precedente (56), ma servono ancora sforzi per raggiungere la soglia della sufficienza (60). Negli ultimi dodici mesi, in particolare, è aumentato di due punti percentuali il numero di persone che vivono una condizione di analfabetismo finanziario e assicurativo, salendo al 12% della popolazione e tornando ai livelli registrati nel 2022. Secondo l’Osservatorio, dopo il significativo incremento di chi raggiungeva la sufficienza (+7%) registrato nel 2023, l'alfabetizzazione finanziaria e assicurativa degli italiani si è stabilizzata nell'ultimo anno: oggi solo il 40% della popolazione raggiunge la sufficienza, rispetto al 41% del 2023. Nel dettaglio, secondo la ricerca i risultati migliori si registrano tra gli uomini, tra chi ha 45-64 anni e tra i residenti al Nord-Est mentre il gap geografico tra nord e sud si attesta intorno a 4 punti. Nel 2024 si conferma un gender gap intorno a 5 punti (uomini 58 vs donne 53): il ridotto interesse verso l’argomento, la poca autonomia decisionale e la bassa propensione a informarsi sono i principali fattori che spiegano la minore alfabetizzazione finanziaria assicurativa delle donne. Nel 2024 aumenta il gap generazionale che vede i giovanissimi (18-24) con punteggi di circa 7 punti inferiori a quelli degli adulti (35-64). In particolare, oggi, in confronto al passato, i genitori dedicano più tempo all’insegnamento finanziario verso i figli. Rispetto alle precedenti generazioni, infine, i giovani d’oggi cominciano a gestire prima il denaro, nonostante la maggior parte lo riceva solo nel momento del bisogno.

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