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M5S, Grillo pronto a scontro con Conte sul simbolo: il piano e l’ostacolo

In attesa del voto online bocche cucite su strategia futura, 'under construction...'

Beppe Grillo - Fotogramma /Ipa

Beppe Grillo fa il 'funerale' al Movimento 5 Stelle e scalda i motori in vista di un possibile nuovo progetto: "Ho un'idea per il futuro che proporrò dopo" il nuovo voto sul ruolo del garante che si terrà dal 5 all'8 dicembre, annuncia il comico nel tanto atteso videomessaggio, girato a bordo di un carro funebre e postato sul blog e sui suoi canali social. "Il M5S è morto", tuona l'Elevato invitando Giuseppe Conte & Co a farsi "un nuovo simbolo", perché, spiega, "vedere tutto quello che ha rappresentato" il contrassegno del Movimento "in mano a queste persone mi dà un senso di disagio...".

La partita del logo

Proprio sul logo pentastellato si giocherà il braccio di ferro decisivo tra Grillo e Conte. Il garante del M5S ha fatto capire chiaramente che non intende rassegnarsi all'idea di lasciare nelle mani di Conte e del 'suo' Movimento il simbolo della forza politica fondata insieme a Gianroberto Casaleggio. "Piuttosto, meglio che finisca in una teca'', avrebbe detto a chi lo ha sentito in queste ore.

Grillo aspetta l'esito del voto bis sulle modifiche statutarie per decidere la strategia futura, che potrebbe passare anche per un ricorso legale per impugnare lo statuto del 2022 e congelare l'uso del simbolo attualmente in uso al Movimento.

Cosa accadrà dopo il voto di domenica? "Siamo nei 360 gradi di possibilità di scelta. L'iniziativa di Beppe fotografa lo stato attuale del Movimento. Lunedì, dopo i risultati della votazione, ci sarà una valutazione su qualsiasi tipo di iniziativa. In questo momento è come andare sulla pagina di un sito internet in costruzione e trovare l'omino con la scritta 'under construction', lavori in corso...", risponde sibillino all'Adnkronos Enrico Maria Nadasi, commercialista di Grillo e segretario dell'Associazione Movimento 5 Stelle 2012 che, come si legge nell'ultimo bilancio, è "proprietaria dei simboli Movimento 5 Stelle e dei domini www.beppegrillo.it e www.movimento5stelle.it". Pagina web, quest'ultima, che risulta proprio "in costruzione" in questo momento con ultimo aggiornamento risalente al 23 agosto.

L'ostacolo per Grillo

L'ostacolo per l'Elevato è rappresentato però dalla scrittura privata, stipulata tra il 2021 e il 2022 da Grillo e dal Movimento, con la quale il comico si è impegnato a non promuovere "alcuna contestazione" nei confronti del M5S per quanto riguarda l'uso del nome e del simbolo, anche se in futuro il logo sarà modificato "in tutto o in parte". Nel documento rivelato nei giorni scorsi dall'Adnkronos si fa riferimento alla "manleva" garantita dal Movimento, che solleva Grillo dalle conseguenze patrimoniali derivanti da eventuali cause giudiziarie.

In cambio dello scudo legale, l'Elevato si impegna "a non formulare in proprio e quale legale rappresentante delle associazioni" M5S del 2009 e del 2012 "alcuna contestazione" nei confronti dell'Associazione Movimento 5 Stelle 2017 (ovvero quella presieduta da Conte) "con riguardo all'utilizzo del nome Movimento 5 Stelle e/o del simbolo" del Movimento "come finora modificato e in futuro modificabile, in tutto o in parte".

Grillo è inoltre obbligato "a non prestare collaborazione funzionale e/o strutturale ad altre associazioni che hanno quale finalità quella di svolgere attività in contrapposizione e/o concorrenziale" con il Movimento. Per i contiani, la scrittura privata rappresenta la conferma del fatto che Grillo "ha le mani legate" e non può bloccare l'utilizzo del simbolo da parte di Conte. Per i seguaci del comico e per l'avvocato Lorenzo Borrè, invece, il documento certifica "che né il nome né il simbolo sono di proprietà del M5S del 2017".

Secondo il notaio del Movimento Alfonso Colucci, fedelissimo di Conte, gli estremi per un ricorso da parte di Grillo non esisterebbero: "La situazione è limpida dal punto di vista giuridico, la titolarità del simbolo è in capo alla comunità del Movimento 5 Stelle, Associazione rappresentata dal presidente Giuseppe Conte. Qualsiasi iniziativa tesa a contestare la titolarità e l'utilizzo del simbolo sarebbe temeraria, sia in ragione della titolarità del simbolo che spetta al Movimento, sia in ragione degli accordi contrattuali sottoscritti da Grillo, coperti da riservatezza, che precludono qualsiasi fondata iniziativa giuridico...", spiega il deputato.

Cosa dice l'esperto

Per il giurista Gabriele Maestri, esperto di simboli, la questione "è molto complessa, perché si intrecciano diversi piani: quello del diritto civile, quello del diritto della proprietà industriale, quindi quello dei marchi, e quello del diritto elettorale". "Il simbolo originario è di Beppe Grillo e lo aveva depositato come marchio europeo e poi italiano, per poi cederlo all'Associazione del 2012, presieduta da lui", spiega l'autore del libro 'I simboli della discordia'.

L'Associazione che ora convoglia deputati, senatori, europarlamentari e tutti gli eletti pentastellati, però, è quella del 2017, che aveva ricevuto in uso quello stesso simbolo e ne ha utilizzato versioni molto simili con piccolissime differenze, motivo per il quale, dice ancora Maestri, Grillo potrebbe avere la facoltà di negarne l'uso, andando allo scontro e intraprendendo una lunga battaglia che potrebbe causare "tanti feriti".

Grillo potrebbe decidere di non rispettare l'accordo, visionato dall'Adnkronos, che limita lo spazio di manovra del garante in cambio della manleva legale, ma di base - osserva il giurista - la legge tende a far prevalere il diritto elettorale su quello civile, e questo a tutela soprattutto degli elettori. Essendo il Movimento 5 Stelle un partito a (quasi) tutti gli effetti, dunque, secondo l'esperto la lotta potrebbe vedere sconfitto Grillo. Ma il rischio c'è da entrambe le parti, spiega Maestri, "perché un giudice potrebbe anche emettere un provvedimento cautelare e bloccare tutto". Non solo, aggiunge: "Non c'è nessuno che possa essere considerato immune dai rischi per eventuali contenziosi", e questo perché con una battaglia in atto "rischia di essere meno appetibile lo stesso M5S". "Le parti in causa devono valutare se vale la pena iniziare o subire un'azione legale", conclude Maestri. (di Antonio Atte e Mariacristina Ponti)

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Esteri

Crisi di governo in Francia, dibattito sulla sfiducia al...

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I risultati delle votazioni sono attesi per le 20

Michel Barnier - Agenzia Fotogramma

All'Assemblea Nazionale è in corso il dibattito sulle mozioni di sfiducia contro il governo del premier francese Michel Barnier. Fonti governative hanno reso noto a Bfmtv che Barnier riceverà i ministri del suo governo a Matignon durante le votazioni delle mozioni di censura, che inizieranno verso le 18.45. I ministri ritorneranno nell'Assemblea per l'annuncio dei risultati intorno alle 20.

L'intervento di Marine Le Pen

"Eccoci al momento della verità che mette fine a un governo effimero", ha detto Marine Le Pen intervenendo nell'Assemblea Nazionale durante la discussione delle mozioni di censura del governo di Michel Barnier presentate da Rn e Nfp. "E' stato tra i ranghi del primo ministro che l'intransigenza, il settarismo e il dogmatismo hanno impedito di fare la minima concessione, che avrebbe evitato questo risultato", ha poi aggiunto"

"Le istituzioni ci costringono a mescolare le nostre voci a quelle dell'estrema sinistra", ha detto ancora Marine Le Pen sottolineando che questo "non è avvenuto a cuor leggero". "La peggior politica sarebbe stata di non bloccare una tale legge di bilancio", ha aggiunto la storica leader del partito di estrema destra francese, Rassemblement National, esortando i deputati a votare per censurare un governo che perpetua le "scelte tecnocratiche" del presidente Emmanuel Macron. "La legge di bilancio che oggi respingiamo non si limita a violare le nostre promesse, non ha direzione né visione, è una legge di bilancio tecnocratica che continua a scivolare verso il bassa, senza toccare il totem dell'immigrazione incontrollata", ha detto.

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Cronaca

Terrorismo, il folle progetto neonazista: “Uccidere...

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Da quanto emerge dall'inchiesta, coordinata dalla Procura di Bologna, nel mirino era finita la presidente del Consiglio. Il gruppo voleva arrivare a provocare una "guerra civile"

Giorgia Meloni (Fotogramma/Ipa)

"Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano" che sarebbe stato quello di uccidere la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L'intercettazione riporta quanto si sono detti due indagati di un gruppo neonazista, smantellato questa mattina nel corso di un'operazione coordinata dalla Procura di Bologna che ha portato all'arresto di 12 persone. La premier, si legge nell'ordinanza, era ritenuta "asservita al potere ebraico" e contro di lei era in corso "una vera e propria attività di dossieraggio" da parte dei capi dell'organizzazione. Un modo, questo, per condividere "strenuamente il progetto di uccidere la Presidente del Consiglio", progetto condiviso con gli altri membri della Werwolf Division, e paventato anche "in modalità autonoma" con il fenomeno dei cosiddetti "lupi solitari". Nel corso delle indagini sono emersi riferimenti all'acquisto di armi e all'utilizzo di poligoni di tiro abusivi per testare pistole.

I componenti della Werwolf Division stavano proseguendo nel "progetto di uccidere Meloni" con l'obiettivo dichiarato di "sovvertire l'ordine democratico" e arrivare alla "guerra civile". E' loro convinzione - si evince dall'ordinanza - che la premier sia "traditrice", in quanto "amica di Sion" e quindi "una schifosa".

La formazione neonazista - secondo l'accusa - era impegnata nella formazione di guerriglieri, istigati a cercare e acquistare armi tramite canali telematici. In una intercettazione, uno dei "guerriglieri" dice chiaramente che "allenavo cinque persone potenzialmente guerriglieri da dargli un'arma in mano, andare davanti alla Meloni e sparargli in testa".

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Cronaca

Sesso. Il ritocco sotto gli slip? Lui lo fa anche a 70 anni

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Mai troppo tardi, over 50 un uomo rifatto su 3. Alessandro Littara, pionere del 'sex design', racconta il mondo di chi sogna misure più generose. "Dietro questa scelta c'è il più delle volte un disagio, come la 'sindrome dello spogliatoio'"

Sesso. Il ritocco sotto gli slip? Lui lo fa anche a 70 anni

Non è mai troppo tardi per innamorarsi di nuovo. E non è mai troppo tardi, neanche superata la mezza età, per risolvere "un cruccio di gioventù e regalarsi" una 'seconda vita' più serena pure sotto le lenzuola. E' "in costante aumento" l'età degli uomini che sotto gli slip vorrebbero misure più generose. Parola di Alessandro Littara, medico chirurgo, andrologo e sessuologo, specialista in chirurgia plastico-estetica genitale maschile. "L'ultimo paziente che abbiamo operato qualche giorno fa, per esempio, aveva 73 anni", racconta all'Adnkronos Salute alla vigilia della presentazione - domani a Milano - del libro 'Questione di misure', scritto con la giornalista e scrittrice specializzata in campo medico-scientifico Minnie Luongo.

"Circa il 60% dei nostri pazienti hanno tra i 30 e i 50 anni, ma c'è un buon 20% che va dai 50 ai 60 e un altro 10% che è sopra i 60", spiega l'esperto, pioniere del 'sex design' che ha all'attivo oltre 6mila procedure chirurgiche di allungamento e ingrossamento del pene ed è anche autore dello studio scientifico pubblicato con la più ampia casistica al mondo su questi interventi. La fetta rimanente, continua, è rappresentata da "ragazzi più giovani, dai 20 ai 30 anni". Ma guardando alla fascia d'età più avanzata, qual è la molla che spinge ad affrontare il ritocco intimo? "Tanti mi raccontano che hanno sempre vissuto con questo cruccio e che dopo tanto tempo vogliono risolverlo. In realtà, molte volte indagando si scopre anche che si sono ritrovati a rimettersi in gioco dopo la fine di un matrimonio o di una lunga relazione, o che in tarda età hanno cominciato una nuova storia, con una compagna talvolta più giovane. Così anche a 70 anni decidono di sottoporsi a procedure che prima si facevano magari a un'età più giovanile. A frenarli fino a quel momento può essere stato un senso di vergogna o l'aspetto economico, perché questi interventi non sono passati dal Ssn", se non in rari casi di misure patologiche.

Del resto, riflette Littara, "viviamo nella società dell'immagine, gli uomini come le donne ci tengono sempre di più, nelle palestre si vedono fisici scolpiti, non pochi fanno trattamenti estetici di altra natura, e ovviamente anche le proporzioni" sotto gli slip "rappresentano fonte di vanto o di preoccupazione, perché magari con la palestra puoi modificare certe parti del tuo corpo, ma la dotazione sessuale rimane tale". L'esperto rileva dunque sia "un aumento degli uomini che chiedono queste procedure, e poi una maggiore attenzione alle proporzioni del proprio corpo".

L'identikit di chi si rivolge al 'sex design'

E' un mondo variegato quello degli uomini che si rivolgono al sex design. Il motore principale è un disagio che sperimentano. "Sembra un argomento futile quello delle dimensioni, se contano o meno, ma in realtà è qualcosa che affligge un certo numero di uomini", fa presente Littara. "Il 65% di chi chiede queste procedure - calcola - lo fa perché vive un disagio che può essere riferito sia al mostrarsi al partner sia alla cosiddetta 'sindrome dello spogliatoio'", che si riferisce a quel momento delicato, della doccia in palestra, quando ci si spoglia e, giocoforza, scatta il confronto con altri uomini.

"Per un 25% il motivo è invece puramente estetico. Ci capitano uomini che non hanno francamente problemi ma magari hanno l'esempio della propria compagna che si è rifatta il seno e anche loro colgono lo spunto per aumentare la loro dotazione. E nella casistica abbiamo pure un 10% di pazienti, in aumento, che vengono nel nostro centro in coppia, in compagnia del partner, anche se la metà circa del totale è single". Infine, "c'è un 5% di persone reduci da interventi chirurgici che hanno avuto come effetto la riduzione delle dimensioni intime. Ci sono ad esempio malattie che provocano una placca o un incurvamento del pene e quando si va a correggere chirurgicamente il problema si perde un po' di lunghezza. E questo spesso è anche uno degli effetti collaterali dell'intervento alla prostata". Ma ci può essere anche la motivazione 'professionale': fra i pazienti capitano infatti "anche attori porno che, pur essendo dotati, lo fanno per una questione competitiva nei confronti dei colleghi".

E' un tema delicato, in relazione al quale entrano in gioco diversi fattori e pesano false credenze e falsi miti, amplificati anche "dalla pornografia sempre più facilmente accessibile", ragiona lo specialista. "Mi è capitato tempo fa - racconta ancora Littara - che un giovane venisse in studio con la foto di un attore, per essere precisi non del volto ma delle sue parti intime, chiedendo un risultato uguale. Ecco questo è uno dei casi in cui il chirurgo deve dire no. Quando ci sono aspettative irrealistiche, l'esito non soddisferà mai e vale la pena di indirizzare il paziente verso un altro percorso, indirizzandolo verso un sessuologo ad esempio. Lo studio della motivazione è sempre importante. Poi va precisato che una misura in più può sempre aiutare. C'è un vecchio detto, verissimo, che dice che un centimetro in più" sotto gli slip "equivale a un km in più nella psiche". Insomma, "tutto si può migliorare, ma bisogna anche sapersi accettare".

Pur non essendoci dati ufficiali sul numero esatto di interventi che si fanno ogni anno in Italia ("una stima attendibile potrebbe essere sui 1.500-2mila), "sappiamo però che i Paesi in cui si fanno più interventi di questo tipo sono proprio il nostro Paese e la Germania in Europa, e gli Stati Uniti nel mondo". Nel Belpaese le richieste arrivano un po' da tutto il territorio nazionale, ma soprattutto dal Sud ("e spesso dalla Campania, ho osservato", dice Littara). Per completare l'identikit, fra chi chiede il 'ritocco intimo' "c'è un 35% di impiegati e un 25% di liberi professionisti, come ingegneri, avvocati, e così via. Abbiamo anche manager (15%)".

Quali sono le procedure del sex design? "C'è la falloplastica combinata (allungamento più ingrossamento), pari al 70% circa dei nostri interventi, che resta la scelta chirurgica incontrastata per chi desidera aumentare le misure del pene in modo duraturo", sottolinea Littara. Si tratta di una tecnica che permette un allungamento compreso tra 2,5 e 4 cm e un incremento della circonferenza tra il 20 e il 30%. Sempre più richiesto anche il penisfiller, trattamento ideato e brevettato proprio dall'andrologo: "Una metodica non chirurgica, a base di acido ialuronico - spiega - che offre risultati non permanenti ma di lunga durata (almeno 18-24 mesi) e consente un incremento medio della circonferenza del pene tra il 15 e il 30%. In alcuni casi questa scelta diventa un vantaggio perché la persona può verificare se il risultato piace e scegliere se rifare la procedura o no".

E' davvero una questione di misure?

Resta da affrontare però 'la domanda delle domande': quale dovrebbe essere la lunghezza giusta? E la circonferenza? Sulla base degli studi disponibili, risponde Minnie Luongo, si può dire "che la lunghezza media globale del pene umano è di 14 cm, mentre la circonferenza media corrisponde a 11,7 cm. Ma più centimetri non corrispondono necessariamente a una virilità maggiore, come sa bene lo specialista che, in presenza di casi di una vera ossessione dei pazienti, coinvolge uno psicologo sessuologo competente, come per esempio Marco Rossi". In realtà, puntualizza Littara, "non sono i centimetri in sé che contano, ma le proporzioni. Se una persona si guarda allo specchio e vede che queste proporzioni non sono in sintonia con il proprio corpo, può sperimentare un disagio".

Perché dedicare un libro a questi argomenti? "Per due motivi - illustra l'esperto - fornire informazioni alle persone che le cercano altrimenti in Rete, dove si trova di tutto e non sempre l'informazione corretta". Il rischio è anche il fai-da-te: "Ho visto diversi casi di uomini che si sono rivolti a personale non specializzato, sottoponendosi a tecniche fantasiose, in ambienti non sterili con alto rischio di infezione. E anche persone che vanno all'estero per abbattere i costi, in Paesi emergenti su questo fronte, come Tunisia e Turchia". L'altro motivo che ha spinto Littara a scrivere questa sorta di 'guida ragionata', "è cercare di sdoganare questo argomento perché non se ne parla da nessuna parte e quindi le persone che hanno un problema reale di questo tipo non sanno fondamentalmente con chi relazionarsi".

Littara invita a non sottovalutare la questione delle misure. "Una statistica diffusa tempo fa segnalava che, in risposta a una domanda fatta durante la visita di leva ai ragazzi, un 30% di loro ammetteva di essere insoddisfatto delle proprie dimensioni. Ora, questo può essere un lieve disagio che non porta a nessun tipo di conseguenza pratica, però ci sono persone che vivono questa cosa con angoscia, hanno un disagio che può essere medio-grave, di diverso tipo, ma che non fa loro vivere in una maniera spontanea e tranquilla la propria sessualità e di riflesso ovviamente la vita di relazione".

In questo ambito, però, non c'è stata quella 'rivoluzione' che si è avuta invece con il seno delle donne: "Circa 50 anni fa" i chirurghi plastici "cominciavano a fare la mastoplastica additiva, e all'inizio il mondo medico era contrario, si diceva che la donna si deve accettare com'è, che si interviene solo per correggere un problema" di salute, "non per un motivo estetico. Adesso le cose sono cambiate e una donna su tre negli Stati Uniti si rifà il seno. Ecco" sul ritocco intimo per lui, "pur essendo tanti anni che si fanno questi interventi, resta un po' un tabù, non se ne parla proprio. Nonostante tutto, le richieste sono andate crescendo. Il primo balzo clamoroso? Negli anni '80". Lo si potrebbe definire 'effetto Basic instinct': "Un giornalista chiese all'attrice protagonista" dello storico film, "Sharon Stone, se contavano più le misure del cervello o quelle intime. E lei rispose che, senz'altro, contano di più quelle del cervello, anche se a letto certe misure non disturbano. Tanto è bastato a far impennare negli Usa le richieste" di ritocchi intimi per lui. "E oggi sono sempre di più i chirurghi in tutto il mondo che eseguono anche queste procedure".

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