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“Transizione energetica e sicurezza globale”, l’intervento di Claudio Descalzi nel Libro dei Fatti 2024

Il contributo dell'Amministratore delegato di Eni nella 34esima edizione del volume

Claudio Descalzi - Fotogramma

"Transizione energetica e sicurezza globale" nell'intervento nel Libro dei Fatti 2024 di Claudio Descalzi, Amministratore delegato di Eni, autore del contributo presente nel volume giunto quest'anno alla 34esima edizione.

L'intervento di Descalzi

"Due esigenze vitali si sovrappongono in questa fase storica: compiere la transizione e realizzare un assetto energetico sicuro a livello globale. Entrambe vanno di pari passo con la necessità di preservare la competitività del tessuto economico che, nel tempo, soprattutto in Europa, è andata riducendosi.

Ci troviamo inoltre di fronte a nuove dipendenze strategiche legate ai materiali nella supply chain della transizione; le dinamiche inflattive, già osservate con l’invasione russa dell’Ucraina e, in generale, uno scenario caratterizzato da crescenti conflitti e tensioni, si traducono in minacce alla stabilità del nostro sistema, ancora basato largamente sulle fonti fossili.

La transizione è irreversibile, non repentina e dispendiosa: servono ingenti investimenti volti a diversificare l’attuale assetto, arricchendolo con fonti e soluzioni. Per avere successo, deve essere guidata dal mercato, non da target e quadri regolatori aprioristici.

Essa è, infatti, intrinsecamente una transizione tecnologica e, quindi, anche una grande opportunità per le aziende. Ma le opportunità comportano rischi, soprattutto quando la questione è “anticipare il futuro”, promuovendo, in modo pioneristico, la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative.

È quanto accaduto a Eni, che ha giocato d’anticipo, riconvertendo asset esistenti per nuovi business, preservando posti di lavoro, in un contesto non normato né incentivato: è il caso delle bioraffinerie e dei giacimenti depletati da destinare allo stoccaggio della CO2.

Elementi chiave di questo percorso sono rendere la transizione economicamente profittevole, da un lato, e, dall’altro, considerare le opzioni tecnologiche esistenti non solo per la loro efficacia in termini di riduzione delle emissioni, ma anche per tempi e costi associati alla loro realizzazione e alla creazione della pertinente domanda. Le aziende sono chiamate a ripensare i propri modelli di business per attirare capitali privati e collaborare sinergicamente per accelerare lo sviluppo di tecnologie che potranno essere il vero game changer del futuro.

Un tema di grande attenzione, inoltre, per realizzare un nuovo assetto energetico sicuro, sono le relazioni tra Paesi: una cooperazione energetica rafforzata tra Europa e Africa, ad esempio, può essere una leva strategica per la stabilità e la prosperità dei due continenti, e, al contempo, consentire una collaborazione fruttuosa per il raggiungimento degli obiettivi nella lotta al cambiamento climatico e di sicurezza energetica.

Dobbiamo però avere chiare le disparità che l’Africa affronta, con milioni di persone in povertà, drammatiche condizioni sanitarie e di istruzione, senza accesso all’elettricità: se sapremo riscrivere la lista delle priorità, mettendo in cima le esigenze di questo continente – e non la sicurezza energetica degli altri – allora troveremo una giusta soluzione alla complementarità di Africa ed Europa".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Cultura

‘Mediae Terrae’ la ricostruzione dopo sisma...

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Autore Guido Castelli Commissario straordinario alla ricostruzione

'Mediae Terrae' la ricostruzione dopo sisma 2016, racconto di un Appennino contemporaneo

L’urgenza ineludibile della ricostruzione delle decine di migliaia di edifici crollati o lesionati dalla sequenza sismica 2016-2017 nel Centro Italia “ci ha fatto comprendere che c’è bisogno anche di una rigenerazione sociale, economica e culturale delle comunità coinvolte nella tragedia di otto anni fa”. Lo afferma Guido Castelli, Commissario straordinario alla ricostruzione sisma 2016, durante la presentazione del volume “Mediae Terrae. Dopo il terremoto: la rinascita dell’Italia centrale oltre la fragilità del territorio” (edito da Giubilei). L’anteprima del libro, dalla prossima settimana nelle librerie e sulle piattaforme online, si legge in una nota, si è svolta presso lo stand della Regione Lazio al Roma Convention Center, in occasione della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, più liberi”, con il Ministro della Cultura Alessandro Giuli e l’editore Francesco Giubilei, Guido Castelli, Commissario Straordinario Sisma 2016.

Il ministro Giuli ha commentato l’opera di Guido Castelli, come autore del libro, così come amministratore pubblico: sindaco, assessore regionale, oggi Commissario per la ricostruzione. “Ho avuto modo di frequentare Castelli sin da quando era sindaco di Ascoli Piceno – ha detto Giuli - e con lui abbiamo spesso parlato dei temi che oggi vedo nel suo volume: l’emergenza spopolamento delle aree interne, la necessità di ridare vita ai borghi dell’Italia centrale, non per rigenerare il passato, ma per costruire quell’Appennino contemporaneo fatto di innovazione e di tradizione, di radici e di futuro”. Il terremoto è l’habitat di questi territori, “nella tragedia si sprigiona sempre una nuova consapevolezza del nostro posto nella geografia e nella storia”, ha aggiunto il ministro.

“La ricostruzione dopo il sisma 2016-2017, dopo molte false partenze – ha commentato Castelli – ha segnato un cambio di passo e sta diventando un laboratorio capace di offrire un percorso di sviluppo e di rinascita a tutto il Centro Italia. Il cantiere più grande d’Europa propone innovazione, sicurezza e sostenibilità, rilanciando il ruolo e il presidio umano in una delle più vaste “aree interne” del Paese: l’Appennino centrale”.

“Bisogna attrezzarsi, mai arrendersi e in questi capitoli – scrive Stefano Zurlo nella prefazione al volume - ci sono gli antidoti contro i nemici più subdoli e velenosi: l‘ingessatura burocratica, l’ideologia green, l’antropologia dal guinzaglio corto. La polvere dello scetticismo che si deposita sulle aspettative”. Ridisegnare un habitat contemporaneo è la missione di questa grande opera di ricostruzione in corso. “Il simbolo dell’altopiano di Castelluccio – ha commentato l’editore, Francesco Giubilei – è stato scelto per la copertina del volume: simbolo della biodiversità di un territorio dove il rapporto uomo-natura è fatto di un’abitudine millenaria”.

“Innovazione, contrasto alla crisi demografica, adattamento al cambiamento climatico, ipotesi di sviluppo per rilanciare il ruolo dei borghi dell’Appennino centrale, puntando sul rilancio dell’agricoltura di precisione così come sulla nuova evoluzione della rivoluzione digitale” commenta Castelli: nei nove capitoli del volume si dà spazio alla ricostruzione e alla rigenerazione post-sisma 2016 e si tracciano le linee per rifondare un Appennino contemporaneo, ricco di arte e cultura millennaria e aperto alle nuove reti, fisiche e virtuali. Una terra di mezzo, tra passato e futuro.

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Cultura

Caso Caffo, Chiara Valerio: “Scuse sincere e mai...

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La curatrice di 'Più libri più liberi' risponde dopo le polemiche sull'invito al filosofo

Chiara Valerio - Agenzia Fotogramma

"Non abbiamo glissato sul tema, le rinunce non sono tante, le scuse sono state sincere, gli spazi sono stati concessi e questo è quello che abbiamo pensato di fare". Così Chiara Valerio, curatrice di 'Più libri più liberi', intercettata dai giornalisti dopo l'apertura ufficiale, oggi alla Nuvola dell'Eur a Roma, della Fiera della piccola e media editoria, risponde alle domande sulle polemiche nate dopo l'invito da lei rivolto al filosofo Leonardo Caffo, imputato per maltrattamenti, seguito poi dalla rinuncia da parte dello stesso Caffo e dalle scuse della direttrice Valerio. A quanto si apprende, le defezioni sarebbero 23 su un totale di 1.200 relatori che si alterneranno nei 5 giorni della manifestazione.

Alla domanda poi, su qual è l'obiettivo della Fiera di quest'anno, Valerio risponde che "l'obiettivo è come il messaggio nella bottiglia, quindi non ne abbiamo, nel senso che un programma è una cosa più complicata di un messaggio mandato nella bottiglia. È un programma che ha raccolto le istanze degli editori e delle case editrici presenti in fiera e sostanzialmente risponde alla misura del mondo che è il tema dato, con incontri proposti sulle guerre in atto e sulla non conformità". E ancora: "Mi fa impressione, avendoci pensato, che essendo questa fiera ispirata ai 700 anni del Milione di Marco Polo, che è un libro di viaggi, di natura epica e di natura romanzesca, che il viaggio di Marco Polo oggi via terra non si potrebbe più fare perché è impossibile passarci. Quindi quel mondo che sembrava più piccolo negli anni 20 del 1400 alla fine degli anni 90 del 300 adesso è in realtà molto più piccolo e molto più risicato. Ma io penso che i libri e un programma fatto di libri possano almeno farci immaginare che il mondo può essere più largo e se possiamo immaginare una cosa, quella cosa di solito accade, non tanto per pensiero magico ma per prassi".

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Cultura

Giuli lancia Eurobond per la cultura, “stornare...

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Il ministro nel discorso di apertura a 'Più libri più liberi': "In un mondo sempre più violento in cui molto probabilmente il nuovo presidente degli Stati Uniti tornerà a ragionare in termini un po' più isolazionistici rispetto all'Europa pensiamo a un investimento per i nostri figli"

Giuli lancia Eurobond per la cultura,

"In un mondo sempre più violento, attraversato da conflitti, in cui molto probabilmente il nuovo presidente degli Stati Uniti tornerà a ragionare in termini un po' più isolazionistici rispetto all'Europa e alla necessità che l'Europa difenda se stessa o comunque dalle autocrazie che la minacciano. Noi per fortuna siamo il mondo libero che però deve entrare in una logica, purtroppo, di riarmo come forma di deterrenza nei confronti delle autocrazie e dei dispotismi. Ma se tutto ciò avverrà ineluttabilmente tramite l'emissione di debito pubblico, cioè dei nostri soldi, di quelli dei nostri figli e dei nostri nipoti, allora perché non immaginare qualcosa di simile a un Eurobond Cultura, per esempio?". Lo ha detto il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, nel suo discorso di apertura, a Roma, della Fiera della piccola e media editoria 'Più libri, più liberi', riferendo di "lavorare con il Ministero della Cultura a una proposta" del genere che - ha detto - "ho cominciato a condividere con Rachida Dati, per esempio, in un bilaterale a margine del Consiglio Europeo".

Giuli ricordando che "il governatore della Banca d'Italia ieri ha fatto un discorso molto bello in Spagna parlando della necessità di ricominciare a riflettere sull'idea dell'Eurobond, cioè della mutualizzazione del debito" ha sostenuto: "Perché non immaginare che una percentuale dei soldi che noi, i nostri figli, i nostri nipoti, impegneranno per armarci e creare una deterrenza militare non debba essere impegnata affinché le armi di cui ci doteremo non vengano mai usate. E come si fa a proteggerci dalle armi, a non utilizzarle? Attraverso la cultura, attraverso i libri, attraverso il dialogo, attraverso la ricerca condivisa. Allora è questo il messaggio che deve passare qui in Europa - ha affermato Giuli - se possibile nell'Occidente, nel mondo intero". E ancora: "Nella misura in cui si decide di condividere del debito perché l'Europa decide di essere un po' più sovrana e un po' più indipendente, un po' per necessità, un po' per convinzione, diventa doveroso ragionare sulla possibilità di disinnescare queste armi, stornando una percentuale di spesa per il riarmo e la difesa comune da impegnare nella cultura".

Il titolare di via del Collegio Romano ha inoltre raccontato: "Qualche giorno fa ero al Consiglio Europeo della Cultura a Bruxelles e con i miei colleghi dell'Unione, eravamo seduti in un grazioso tavolo a forma di ferro di cavallo per una colazione riservata e di lavoro. Ma quella dei 27 ministri della Cultura era una mensa dei poveri, nonostante il pranzo fosse piacevole e ben curato. Perché mensa dei poveri? Perché il budget europeo per la cultura dal 2014 al 2020 è stato pari a 1,47 miliardi, cioè niente rispetto alle disponibilità degli Stati europei e ancora meno rispetto alle necessità della cultura. Ora siamo arrivati a 2,4 miliardi per l'arco temporale 2021-2027, che è sempre molto, molto poco". In questa chiave, e anche nell'ottica del Vecchio Continente, il ministro ha evidenziato di avere "tutte le migliori intenzioni di rimettere la cultura al centro dell'agenda politica di questo governo e possibilmente di tutti i governi europei, ma bisogna ragionare in termini continentali, bisogna fare un ragionamento di sistema, bisogna comprendere che nessuno basta a se stesso".

Giuli ha poi ricordato che "con il Mic stiamo per intervenire con 30 milioni di euro nel decreto Cultura per finanziare in particolar modo le biblioteche. Siamo convinti - ha sottolineato - che, sotto la definizione di Piano Olivetti, debba essere riempito di contenuto un progetto che accorcia le distanze tra centro e periferia, che dà voce, capacità di spesa e di lettura a chi è meno avvantaggiato". Più nello specifico, il piano Olivetti si concretizza in un "sostegno robusto alle biblioteche, luoghi della lettura che non sono soltanto, come nell'epoca analogica, luoghi in cui ci si siede e si legge un libro, ma posti di socialità in cui ci si incontra attraverso i dispositivi tecnologici contemporanei. Abbiamo delle risorse, non sono tantissime: tutte quelle di cui disponiamo dobbiamo metterle a disposizione della possibilità di rieducarci al piacere dell'intelligenza condivisa e della cultura come socialità. Le biblioteche sono un'alternativa all'isolamento", ha concluso Giuli.

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