Meeting Aiic, ingegneria clinica protagonista su dati per governance tecnologie
Il presidente dell'evento Leogrande, 'da qui per programmazione efficace'
"E' stato un evento di successo che ha coinciso con la pubblicazione, da parte di Agenas, dei dati sulla distribuzione delle grandi apparecchiature sanitarie in Italia nel 2024. Possiamo dire che abbiamo raggiunto l'obiettivo primario: riunire nello stesso luogo i professionisti delle grandi tecnologie ospedaliere, i referenti istituzionali regionali e delle centrali di committenza, i rappresentanti delle agenzie nazionali ed il mondo della produzione, per interrogarci tutti insieme su come contribuire alla sempre più corretta, vasta e puntuale raccolta dei dati ai fini di una programmazione efficace. Ci sembra che da qui si possa partire verso una nuova stagione della sanità". Lo ha detto Lorenzo Leogrande, past-president Aiic, Associazione italiana ingegneria clinica, che ha presieduto il quarto Meeting Aiic 'Quali dati per la governance delle tecnologie in sanità', svoltosi nei giorni scorsi a Verona.
Il meeting, a cui hanno partecipato oltre 300 professionisti da tutta Italia, è stato aperto dal messaggio di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che ha inviato il suo plauso all'incontro "che rappresenta un'opportunità per condividere conoscenze esperienze e innovazioni nel campo dell'ingegneria clinica, settore fondamentale per la salute e il benessere della nostra società", e proposto da professionisti impegnati "nel migliorare le tecnologie ed i processi che supportano un sistema sanitario".
L'idea di fondo "da cui è partita la nostra associazione - precisa Umberto Nocco, presidente Aiic - e che abbiamo approfondito nei lavori del meeting, è che possediamo un patrimonio di informazioni consistente legato alle tecnologie installate, uno scrigno informativo destinato a crescere. Sappiamo guardare i dati, siamo in grado di approfondirli e analizzarli per fornire strumenti intesi come supporto decisionale per le aziende sanitarie. Quindi, a partire da Verona, la nostra professione si mette a disposizione di tutti gli stakeholder per essere il luogo di raccolta e di lettura di tutti quei dati utili alla gestione strategica e quotidiana della sanità territoriale". Il commento finale dell'incontro è stato proposto da Davide Fasoli, coordinatore regionale Aiic Veneto, insieme a Rudi Coatto, entrambi tra i moderatori delle sessioni dell'evento. "Avevamo lanciato una sfida - ricordano - fare un passo in avanti come professionisti su un argomento che gestiamo tutti i giorni, il dato relativo alle apparecchiature come occasione per migliorare i processi e le performance. Adesso vogliamo entrare nella fase operativa: mettere in pratica nelle nostre aziende questa responsabilità per garantire efficienza, controllo, razionalizzazione e risparmio".
Il prossimo passo, come annunciato nella sessione finale del meeting, è nelle mani del Centro studi Aiic. "Abbiamo programmato un lavoro di stesura di un position paper Aiic - conferma Stefano Bergamasco, coordinatore del Centro studi - che avrà come punto di partenza la corretta identificazione delle tecnologie biomediche come piattaforma di riferimento globale di quell'universo di dati che devono essere standardizzati, resi interoperabili ed offerti all'intera comunità della sanità, sia professionale che di governance. Per il documento ci muoveremo partendo dai precedenti testi del nostro gruppo di lavoro sulla gestione, ma tenendo conto ovviamente delle novità emerse negli anni, in particolare a livello regolatorio europeo con l'identificativo Udi e la banca dati Eudamed. Con questo approccio crediamo di poter avviare un lavoro utile non solo in chiave nazionale, ben coscienti del fatto che anche negli ultimi anni l'Italia è stata di riferimento in questo ambito, con la sua Classificazione nazionale dei dispositivi medici Cnd, avviata nel 2005, aggiornata negli anni successivi, ed ora adottata a livello comunitario come Nomenclatore su scala europea".
All'evento ci sono stati, inoltre, gli interventi di: Simona Ravizza, giornalista e autrice, insieme a Milena Gabanelli, del volume 'Codice Rosso', dedicato alle criticità, anche tecnologiche, della sanità nazionale; Alessandro Preziosa, Elettromedicali Confindustria; Guido Beccagutti, Confindustria dispositivi medici; Massimo Pulin, presidente Confimi Sanità; Callisto Marco Bravi, Aou Verona; Roberto Toniolo, Azienda Zero Veneto; Adriano Leli, Azienda Zero Piemonte; Nicola Amadori, Regione Emilia Romagna; Marco Niccolai, Regione Toscana; Massimo Di Gennaro, Estar Campania; Carmine Basilicata, ministero della Salute, ed Enrica Giarmoleo di Agenas.
Salute e Benessere
Nuovo codice strada, cannabis e fumo passivo: cosa captano...
Esami possibili su saliva, urina, sangue: così funzionano gli accertamenti per rilevare la presenza di sostanze nell'organismo
Non si spengono i riflettori sulla riforma dell'articolo 187 del Codice della strada, che ha introdotto una stretta sulla guida dopo assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope e ha innescato a seguire un botta e risposta fra il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il cantante Vasco Rossi. In particolare, il dibattito si gioca sul sistema di accertamento in più fasi finalizzato a verificare l'assunzione di queste sostanze, che diventa ancora più cruciale dopo che la formula "in stato di alterazione psico-fisica" è stata eliminata. E' vero, dunque, come sottolinea la rockstar, che con la nuova normativa finirebbe nei guai anche chi, "perfettamente lucido, può avere assunto cannabis o addirittura fumo passivo, anche nei giorni precedenti"? E come funzionano i test per verificare la presenza di sostanze nell'organismo?
Come funzionano i test
Il percorso di accertamento previsto parte dai test rapidi preliminarmente eseguiti sul posto, anche attraverso apparecchi portatili, e arriva fino ad analisi più dettagliate su campioni di saliva o mucosa ed esami da condurre in una struttura sanitaria su sangue o altri fluidi biologici. Per quanto riguarda più nel dettaglio la cannabis, al centro del botta e risposta Salvini-Vasco, l'analisi per la ricerca dei cannabinoidi nell'organismo può essere effettuata su urine, sangue, saliva e capelli. Come funzionano questi test lo spiegano gli esperti sul portale informativo dell'Istituto superiore di sanità (al capitolo accertamenti analitici per la determinazione del consumo di cannabis).
"Per avere indicazioni sull'avvenuto consumo della cannabis, l'analisi per la ricerca dei cannabinoidi viene eseguita sull'urina", si legge, e il vantaggio di questa modalità è, fra gli altri, la possibilità di "analizzare la sostanza parente e/o i suoi metaboliti dopo diversi giorni". "Nel caso in cui si voglia stabilire un'attualità d'uso, l'accertamento analitico viene eseguito sul sangue o, in alternativa, sulla saliva (campione raccolto tramite un tampone effettuato sulla gengiva o sulla parete interna della bocca). Nel caso in cui si debba incrementare la finestra di rilevabilità per valutare un consumo della cannabis non recente, le analisi si eseguono sui capelli prelevati nella parte posteriore della testa il più possibile vicino al cuoio capelluto".
Gli esami iniziali di screening, si legge ancora, "producono esclusivamente un risultato di tipo qualitativo, vale a dire la probabile positività (meglio definita come 'non negatività'), ovvero la presenza nella matrice biologica esaminata di una quantità di cannabinoidi superiore a un valore soglia ('cut-off') prestabilito, diverso a seconda della matrice su cui viene eseguito l'esame (urine, sangue, saliva). Se il risultato ottenuto con il test di screening risulta positivo, questo deve essere confermato utilizzando una metodica specifica per il tipo di sostanza analizzata. La positività a un'analisi di conferma non fornisce alcuna informazione circa le modalità di assunzione della sostanza e non può distinguere se l'uso della cannabis è avvenuto per motivi di salute o ricreativi".
Per quanto riguarda la determinazione del cannabinoide Thc, si informa nel focus, "esistono in commercio, anche in farmacia, dei dispositivi medici il cui risultato deve essere interpretato in base alla presenza/assenza di bande colorate dopo aver bagnato le strisce del dispositivo medico nel campione di urina. Un risultato negativo non significa necessariamente che la persona sottoposta al test non faccia uso di cannabis. Infatti, il Thc potrebbe essere presente a concentrazioni tali da non essere rilevato o essere già stato eliminato dall'organismo. Inoltre, il periodo di tempo durante il quale il Thc risulta rilevabile, dopo l'assunzione di cannabis, varia da persona a persona, poiché è influenzato dal metabolismo individuale, dalla dose assunta e dalla frequenza dell'uso".
Entro quanto tempo viene rilevata l'assunzione di cannabis?
E qui gli esperti parlano dei tempi: "Le analisi possono essere in grado di rilevare l'assunzione di cannabis avvenuta da 3 giorni fino a 30 giorni prima della loro esecuzione. Gli utilizzatori abituali di cannabis possono risultare positivi al test anche per periodi maggiori di 30 giorni dall'ultima assunzione. Alcuni studi hanno dimostrato che si possono verificare risultati positivi al Thc anche in persone che non hanno fumato cannabis a causa del fumo passivo".
Salute e Benessere
‘Sugli sci arrivare preparati’, decalogo...
Vacanze di Natale sulla neve, no al fai-da-te. Se non si vuole farsi male su sci e snowboard è vietato improvvisare, ammoniscono gli esperti della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot). In montagna bisogna arrivare preparati, è il primo comandamento: attrezzati per le piste, ma anche allenati così da affrontare in sicurezza le discese. E poi attenzione al meteo e a non pretendere troppo da se stessi: se un giorno non ci si sente in forma, meglio deporre le racchette.
"Se si rispettano alcune regole - afferma Pietro Simone Randelli, presidente Siot e direttore I Clinica ortopedica dell'Università degli Studi di Milano, Istituto ortopedico Gaetano Pini - lo sci e lo snowboard sono sport molto divertenti e adatti anche ai bambini. Spesso però salgono sugli sci persone fuori allenamento, che non sono abituate a praticare attività sportiva: questi sono i candidati ideali a farsi male. Allenare i muscoli e fare sport durante l'anno è fondamentale per arrivare preparati in montagna. E prima di ogni discesa, oltre a indossare il casco di protezione, raccomandiamo sempre di controllare le condizioni meteo, la visibilità, la presenza del ghiaccio e anche l'eventuale affollamento delle piste". Il fattore sicurezza dipende da tante variabili, avvertono gli specialisti: "Non basta essere solo preparati atleticamente per affrontare le piste, che siano rosse, blu o nere. Bisogna tenere conto di tanti elementi e ricordare che, soprattutto i principianti e i dilettanti, devono affidarsi alla guida di professionisti che insegnino loro le basi dello sci o dello snowboard. Guai al fai-da-te".
"Uno dei segreti per sciare in sicurezza - aggiunge Randelli - è il buon senso e ascoltare il proprio corpo: se non ci si sente in forma, non bisogna sciare per forza. E poi attenzione ai materiali degli sci, che oggi sono eccellenti e permettono di raggiungere velocità elevate. Chi inizia oppure non è allenato deve andare piano", esorta il presidente della Siot, introducendo il decalogo stilato dalla società scientifica per vacanze sicure sulla neve.
Ecco i 10 consigli degli ortopedici:
1. Utilizzare dispositivi di sicurezza. Indossare sempre casco, paraschiena e guanti con protezioni; l'uso è raccomandato per adulti e bambini;
2. Adeguata preparazione fisica. Durante l'anno, e soprattutto alcuni mesi prima di arrivare in montagna, è buona regola dedicarsi a un allenamento mirato per potenziare i muscoli;
3. Fare esercizi di riscaldamento prima delle discese. Ricordarsi dell'importanza dello stretching, utile soprattutto per le articolazioni;
4. Occhio al meteo. Prima di ogni discesa è importante essere bene informati sulle condizioni meteorologiche, la visibilità, le caratteristiche della neve, la presenza del ghiaccio;
5. Mai sottovalutare dolori e fastidi. Prima di partire risolvere qualsiasi tipo di dolore: si tratta di campanelli d'allarme che possono alterare il controllo sul movimento e favorire l'instabilità;
6. Buon senso e ascolto del proprio corpo. Comprendere i propri limiti e mai esagerare, fermandosi se necessario;
7. Prestare attenzione alla velocità. Mantenere una velocità moderata, prestando attenzione a un eventuale sovraffollamento sulle piste;
8. Utilizzare un'attrezzatura adeguata. Sci e snowboard devono essere in buone condizioni e avere ricevuto una manutenzione prima di essere utilizzati, facendo riferimento a un centro specializzato. Gli sci devono essere adeguati alla corporatura, al peso e alle capacità della persona;
9. Rispettare le più comuni regole degli impianti sciistici. Conoscere e rispettare la segnaletica sulle piste, mantenere le distanze che consentano di cambiare direzione o fermarsi in caso di bisogno, senza pericolo per sé e per gli altri; non avventurarsi, se non pratici, nei cosiddetti fuoripista;
10. Evitare di sciare dopo aver bevuto alcolici e no ai pasti pesanti. Mantenere sempre alto lo stato di allerta e attenzione, senza esagerare con gli alcolici prima di una discesa, orientandosi sempre verso pranzi leggeri ed equilibrati.
Salute e Benessere
Salute 11mila infortuni sugli sci in 1 anno in Alto Adige,...
Oltre 11mila infortuni sugli sci in 1 anno. Un dato che riguarda soltanto l'Alto Adige, ma che offre uno spaccato dei rischi più frequenti sulla neve e un identikit dell'incidentato in pista. A riportare i dati è la Siot, la Società italiana di ortopedia e traumatologia, mentre con le vacanze di Natale alle porte gli appassionati di sport invernali si preparano a partire.
Secondo una recente indagine a cura dell'Istituto provinciale di statistica Astat della Provincia autonoma di Bolzano, che ha analizzato per l'inverno 2023-2024 gli infortuni registrati sui 44 chilometri quadrati di piste altoatesine, su un totale di 11.121 infortuni sulla neve - tra sci, snowboard e altri sport invernali - il 51,7% ha coinvolto donne e il 48,3% uomini. Dalla ricerca emerge che, nella maggior parte dei casi, chi si infortuna fa tutto da solo: la caduta senza il coinvolgimento di terzi è la causa di infortunio più frequente e riguarda il 77,6% delle sportive e degli sportivi; segue la collisione con altre persone (11,4%). Spicca poi un altro dato: in oltre la metà dei casi (50,3%) gli incidenti sono avvenuti sulle piste rosse, il 40% sulle blu e soltanto il 9% circa sulle nere. A farsi male più spesso sono gli under 20 e gli over 50: la percentuale più consistente di persone coinvolte in infortuni ha tra gli 11 e i 20 anni (21%, 21,8% maschi e 20,2% femmine), seguita dalla fascia d'età 51-60 anni (20,2%, 17% maschi e 23,1% femmine).
Riguardo infine al tipo di traumi riportati, sempre secondo i dati Astat le distorsioni al ginocchio risultano nel 26,8% dei casi, soprattutto tra 51 e 60 anni (22,8%) e nella fascia 41-50 anni (20,7%), seguite dai traumi alla spalla che si registrano soprattutto fra i 51-60enni (22%). In generale, le parti del corpo più colpite sono il ginocchio nel 38,7% dei casi (maschi 31,4% e femmine 68,6%), seguito da spalla nel 12,7% (maschi 66,6 e femmine 33,4%) e testa (7,7%). "Lo sciatore tradizionale ha una prevalenza di lesioni ai legamenti del ginocchio e traumi alla spalla, mentre lo snowborder presenta più traumi al polso, gomito e spalla e meno al ginocchio", precisa Pietro Simone Randelli, presidente Siot e direttore I Clinica ortopedica dell'Università degli Studi di Milano, Istituto ortopedico Gaetano Pini.