Roma, De Rossi: “Un errore rimanere tutta la carriera, ma non ho rimpianti”
L'ex centrocampista ha ripercorso il suo passato giallorosso
Daniele De Rossi si racconta. Ospite del nuovo episodio della serie 'Overlap' condotta da Gary Neville, Roy Keane, Jamie Carragher e Ian Wright, l'ex allenatore della Roma ha parlato del presente e del futuro. Al momento della registrazione l'ex centrocampista era ancora l'allenatore giallorosso e ha iniziato parlando proprio dell'amore per la Roma e della grande pressione che c'è intorno alla squadra: "È l'amore per questo club, il modo in cui siamo. Se io fossi uno chef sarei così, se cucinassi una carbonara e non ci fosse tanto guanciale mi arrabbierei (ride, ndr). Il calcio è molto importante per gli italiani, soprattutto a Roma. Sappiamo che non siamo il Real Madrid e molti tifosi accettano di non vincere trofei. Loro amano la lealtà di un giocatore, l'impegno profuso in campo anche se non sei di Roma. Ovviamente, poi vorrebbero vincere. Abbiamo trascorso 10/12 anni senza vincere ma andandoci molto vicino, con 9 secondi posti ed è folle, contro club costruiti con 200 milioni più di noi. Non abbiamo mai vinto ma in quelle stagioni avevamo vinto tante partite e alla gente andava comunque bene perché apprezzavano la prestazione".
"Tutti qui vorrebbero giocare per la Roma", ha raccontato De Rossi, "qualche volta succede e poi devi fare una scelta: se sei abbastanza fortunato puoi permetterti di scegliere se andare in un club migliore o rimanere qui. Io ho fatto la mia decisione, calcisticamente una decisione sbagliata ma per me è andata bene così. Non ho rimpianti. Quando ho iniziato con la Roma nelle giovanili e avevo 12 anni. Mi allenavo a Trigoria, nella stessa struttura che viene utilizzata ora ma ovviamente è stata modernizzata. Non giocavo mai, ero sempre in panchina per i primi 3/4 anni. Ero un giocatore diverso, un attaccante molto leggero, tecnico ma non aggressivo. Poi ho capito che se avessi voluto giocare avrei dovuto cambiare ruolo".
De Rossi ha raccontato la sua metamorfosi, da attaccante a centrocampista: "Avevo 16 anni, stavamo perdendo contro l'Arezzo e io ero in panchina. Il capitano era un centrocampista e venne espulso, quindi il mister mi disse di entrare e giocare nella stessa sua posizione. Andò bene, vincemmo 2-1. Nella gara successiva giocai sempre in quella posizione ed era contro il Pescara. Ricordo tutto perché cambiò la mia vita. Poi andai in Primavera con lo stesso allenatore e trovai spazio perché durante la preparazione estiva sette centrocampisti della Primavera vennero chiamati in prima squadra. Quando tornarono pensai che non avrei più giocato, ma l'allenatore invece continuò a credere in me e io continuai a giocare. Poi Fabio Capello mi vide giocare in Primavera e non sono più tornato indietro".
Su Capello: "All'inizio mi chiamava soltanto negli allenamenti e quella fu la stagione migliore della nostra vita perché vincemmo lo Scudetto. Quell'anno andai un paio di volte in panchina e mi sono sentito una piccola parte di quella stagione. Nessuno si ricorda di me ovviamente, ma io ricordo tutte le emozioni vissute in quell'annata. L'anno successivo sarei dovuto andare in prestito, poi rimasi e giocai 4/5 partite. Nella stagione ancora successiva Capello cercò di prendere Davids dalla Juventus e i bianconeri chiesero 4/5 giovani giocatori come pedine di scambio, ma l'affare non andò in porto e non so precisamente il motivo. Avevo delle squadre che mi volevano tra cui Chievo, Empoli e Reggina ma decisi di rimanere perché credevo di poter giocare. Tutti mi dicevano che ero matto e che non avrei mai giocato con calciatori del calibro di Emerson, Dacourt, Tommasi, Zanetti... Giocai 25/26 partite alla fine, un numero importante per un giovane calciatore".
Sulla possibilità di volare in Premier League: "Sono stato molto vicino, sarebbe stata la prima opzione in caso di addio alla Roma. Fui vicino al Manchester United, la consideravo la squadra migliore in Inghilterra. Inoltre ho avuto ulteriori occasioni per andare in altri club".
Spettacolo
Roberto Cacciapaglia: “Con le mie composizioni...
Il pianista e compositore di fama internazionale torna con l'album 'Time To Be', 10 tracce tra emozione e spiritualità. "Scavo nel profondo, non è intrattenimento"
Un viaggio musicale tra emozione e spiritualità. Roberto Cacciapaglia torna con il nuovo album ‘Time To Be’, disponibile dal 28 novembre scorso. Un invito a riflettere sul nostro essere, a ritrovare l’armonia e l’equilibrio in un mondo che spesso ci spinge alla distrazione e a fare, fare, senza sosta. "Time To Be è un’idea di essere musica più che farla - racconta il musicista e compositore all'AdnKronos -. Sono partito da questo concetto per sviluppare l'album. La musica è un’espressione dell’essere e trovo che oggi la nostra società sia molto concentrata sul fare e sull'ottenere ed è una visione molto materiale. Invece è molto più interessante lavorare sull’essere per crescere e maturare".
Le 10 tracce dell’album segnano una nuova direzione nella musica del pianista e compositore di fama internazionale, che dopo aver lavorato per molti anni con grandi orchestre, in questo nuovo progetto sceglie una formazione essenziale: pianoforte, violoncello, violoncello elettrico e postazione elettronica. Un ritorno all'essenziale. "L’essere è per natura essenziale e in questo album è presente la formazione con la quale faccio molti concerti in giro per il mondo - evidenzia Cacciapaglia -. Un altro aspetto interessante è l'elettronica non digitale. Non ci sono suoni artificiali nell'album ma si lavora con software sofisticati che hanno il potere di evidenziare i suoni acustici. Potremmo quasi definirla un’elettronica 'biologica', che lavora sulla potenzialità dell’acustica rispettando la natura del suono".
Cacciapaglia è un pioniere nell’unire tradizione e sperimentazione e nei suoi brani convivono sapientemente avanguardia e classica. "Le mie composizioni nascono dal silenzio - ammette il compositore - non faccio composizioni che si ispirano a una visione esterna. Anche se i titoli sono 'Oceano' o 'Atlantico' ci si riferisce sempre a una natura essenziale. Penso che arte e musica siano manifestazioni esterne di uno stato interiore. Io lavoro moltissimo sulla presenza dell’istante e nel lavoro che faccio metto le mie esperienze al servizio della musica".
Tanti i temi affrontati nel nuovo progetto discografico, dall'inno alla natura di 'Alma' alla preghiera universale di 'Pater Noster', che chiude l’album, fino a 'Borderlands', che parla di andare oltre i confini. "Sconfinare è la base - osserva Cacciapaglia -. Il mio primo Lp si chiamava ‘Assonanze’ ed è stato il primo album quadrifonico pubblicato in Italia. Si trattava di un incontro tra le dissonanze della musica accademica, colta, e della musica di comunicazione. Voleva andare al di là delle gerarchie e 'Borderlands' torna su questo argomento. Oggi sconfinare è un tema importante. Mi riferisco ai confini dei vari Stati, a quello che succede con i conflitti. Come accade nella musica, occorre armonizzare questi confini, non in modo duro e gerarchico ma aprendo. Si diceva 'più ponte e meno muri'. Ecco, la musica è un ponte in sé, e quando io suono riesco a trasferire questa emozione a chi la ascolta. Più scavo, nel silenzio, più arriva una comunicazione a livello profondo alla quale non abituati in questo mondo caotico. Non è intrattenimento ma è una musica che ha un compito diverso".
A tal proposito, Cacciapaglia ritiene che l'attuale panorama musicale italiano racchiuda in sé "cose molto interessanti e nuove" e che non sia animato solamente dall'esigenza di intrattenere il pubblico. "Lo vedo ai miei concerti e in generale - spiega -. Il pubblico non si accontenta più della musica solo con la funzione di divertimento. Come il rock ha portato messaggi di generazione in generazione, c’è bisogno di qualcosa di più perché sentiamo la potenzialità di questa arte. Non è sufficiente usarla solo per divertirsi e distrarsi ma per imparare, per essere più concentrati e crescere". Con le sue note Cacciapaglia riesce a connettere un pubblico vasto, in Italia e all'estero. "La cosa interessante che ho notato è che dalla Cina alla Russia, fino agli Stati Uniti, il mio pubblico è veramente simile - osserva -. Mi sono quasi stupito della differenza geografica, culturale ed etnica e di quanto queste differenze si stemperino completamente. Tutte le persone vedono nella musica un mezzo di scoperta, ed è incredibile come gente di età e cultura diverse tra loro si ritrovino poi tutte uguali. La musica fa capire che siamo molto uniti e per questo può indurre a sentimenti come tolleranza, compassione e condivisione".
Non a caso la sua è stata definita 'musica dell’anima' ed è davvero così. Ascoltare un brano di Cacciapagla equivale a un’esperienza spirituale. "Questo elemento per me è centrale - confessa - il resto è contorno. Penso si possa fare musica anche con una sola nota. Il veicolo è qualcosa di più profondo. Come in Dante, quando le anime non hanno più bisogno di parlare, perché l’essere è superiore all’azione ed è un po’ questo che succede". Tra marzo e aprile del 2025 Cacciapaglia farà ascoltare dal vivo ‘Time To Be’ al suo pubblico, con date in sei teatri italiani che permetteranno di vivere un’esperienza che va oltre il semplice concerto. "Spero di continuare a fare un lavoro sull’esperienza della presenza, che sta diventando sempre più importante - sottolinea -. Nei miei concerti faccio intonare una nota, il la, che è la sorgente del suono, il diapason, per abbattere le divisioni. L'esperienza live non deve essere a senso unico ma deve esserci uno scambio tra chi suona e chi ascolta. Voglio che il pubblico diventi protagonista in senso profondo". (di Federica Mochi)
Esteri
Assad: “Non sono fuggito, Siria in mano ai...
"Mai considerata la possibilità di dimissioni o di lasciare il Paese"
L'ex presidente siriano Bashar Assad riappare e sostiene che la sua evacuazione dalla Siria, avvenuta lo scorso 8 dicembre, non era stata pianificata ma che è stata chiesta dalla Russia dopo che la base di Hmeimim, dove si sarebbe recato, a suo dire, per coordinare l'intervento militare della Russia, era stata attaccata da droni. In una dichiarazione, l'ex Presidente siriano ha aggiunge di essere rimasto a Damasco "a svolgere i miei compiti", fino alle prime ore del mattino di quel giorno.
"Mai pensato di dimettermi"
"In nessun momento ho considerato la possibilità di dimettermi o di chiedere rifugio né questa proposta è stata fatta da qualcuno o da una fazione" nei giorni della presa del Paese da parte di Hayat Tahir al Sham, ha scritto Bashar Assad in una dichiarazione. "L'unica strada era quella di combattere contro il massacro operato da terroristi", ha aggiunto.
"Lo Stato è nelle mani dei terroristi"
"Quando lo Stato cade nelle mani dei terroristi e la possibilità di fare contribuiti significativi è persa, qualsiasi posizione si svuota di scopo, rendendo l'occupazione di tale carica, priva di significato. Questo non significa in alcun modo sminuisce il mio profondo senso di appartenenza alla Siria e alla sua popolazione, un legame che rimane immutato in qualsiasi posizione o circostanza. E' una appartenenza piena della speranza che la Siria tornerà a essere libera e indipendente", ha scritto Bashar Assad, in una dichiarazione.
"Il flusso di disinformazione e narrativa ben lontana dalla realtà" sulla sorte di Bashar Assad il 7 dicembre è servito per "presentare il terrorismo internazionale come una rivoluzione per la liberazione della Siria", ha scritto lo stesso Assad in una dichiarazione diffusa dal canale Telegram della presidenza siriana in cui parla di blackout dell'informazione necessaria "per ragioni di sicurezza", ragioni che hanno quindi "ritardato la pubblicazione di questa dichiarazione". Per Assad i miliziani che "hanno esteso la loro presenza in Siria fino a prendere Damasco la sera dello scorso sette dicembre" sono terroristi.
Economia
FederTerziario-Universitas Mercatorum: nasce osservatorio...
Un nuovo attore si presenta sulla scena economica nazionale per contribuire all'analisi dei fenomeni relativi alle micro, piccole e medie imprese che costituiscono per numerosità circa il 99% della struttura imprenditoriale nazionale
Un nuovo attore si presenta sulla scena economica nazionale per contribuire all'analisi dei fenomeni relativi alle micro, piccole e medie imprese che costituiscono per numerosità circa il 99% della struttura imprenditoriale nazionale. È l'Osservatorio sulle dinamiche sociali, economiche e giuridiche riguardanti prevalentemente il mercato del lavoro e le micro e PMI che è stato costituito da FederTerziario, che attualmente associa oltre 90mila aziende, e dall'Universitas Mercatorum, l'università telematica delle Camere di Commercio.
"È un progetto articolato - spiega Nicola Patrizi, presidente FederTerziario - finalizzato a individuare e analizzare le tendenze e le sfide del mercato del lavoro in relazione ai cambiamenti dei modelli di gestione e di organizzazione delle micro, piccole e medie imprese alla luce delle frenetiche innovazioni tecnologiche. Lavoreremo anche per raccogliere esempi di buone pratiche ed elaborare relazioni o studi su argomenti di attualità".
L'azione dell'Osservatorio sarà supportata da ricerche condotte sul campo, col contributo di partnership istituzionali e scientifiche, seguendo un modello aperto e modulare. Si opererà, pertanto, per partecipare al dibattito nazionale col coinvolgimento di istituzioni, realtà socioprofessionali, società civile e mondo accademico tramite la programmazione e l'organizzazione di eventi pubblici.
A specificare il coinvolgimento di Universitas Mercatorum è il Magnifico Rettore della Universitas Mercatorum Giovanni Cannata: "L’iniziativa si inquadra nell’ambito delle attività di terza missione dell’Ateneo e si può considerare come una naturale evoluzione di una partnership che conta diversi anni di collaborazioni sfociate in partecipazioni reciproche in progetti competitivi di ateneo, finanziamenti di borse di dottorato e ora nella creazione di questo osservatorio Lamp".
In quest'ottica l'Osservatorio si colloca come riferimento per diversi soggetti, considerando che "le esigenze delle piccole e medie imprese del settore - aggiunge il Magnifico Rettore - coincidono, quasi sempre, con quelle dei loro lavoratori con i quali lavorano fianco a fianco. Lamp vuol rappresentare un faro che si accende e focalizza l’attenzione di studiosi, ricercatori, esperti, corpi intermedi ed operatori sulle dinamiche dell’economia nazionale studiate ed analizzate sia dal lato delle pmi che dei lavoratori, al fine di realizzare studi scientifici e sviluppare momenti di diffusione e confronto con la società civile".
In conclusione una riflessione su un lavoro con vista su un futuro sempre più complesso: "Sempre più significative sfide attendono questi interconnessi attori sociali ed economici, come ad esempio quelle dettate dalle nuove tecnologie, si pensi all’euforia che caratterizza le prime applicazioni dell’ai, della sostenibilità, dell’applicazione dell’esg e dell’economia circolare: bisogna chiedersi ad esempio quale impatto avrà l’applicazione della direttiva sulla due diligence per le grandi imprese e su quelle della loro rete di subfornitura, composta prevalentemente da imprese minori".
Una questione di grande rilevanza che l'Osservatorio si troverà ad affrontare, nell'ambito più ampio, appunto, delle sfide imposte dalle nuove tecnologie nel mondo del lavoro e dalla globalizzazione dei mercati.
"Considerando anche il ruolo di FederTerziario nella rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese - conclude Patrizi -, l'Osservatorio rientra nella strategia di promuovere il dialogo nazionale ed europeo sui temi che riguardano da vicino i nostri associati. Nello specifico, risulta fondamentale anche per studiare le più recenti dinamiche del mercato del lavoro, così come i modelli di impresa che stanno attraversando una profonda trasformazione a livello di strutture, meccanismi e relazioni".
Rispondere alla competizione globale anche con l'ausilio degli strumenti della ricerca sarà un valore aggiunto che l'Osservatorio potrà offrire alle imprese, a partire da cross-innovation e cross-fertilization, grazie a forme studiate di formazione in tutte le sue più moderne forme (digitale, learning by doing, ecc.) e di ricerca/azione, finalizzate a incentivare le collaborazioni tra tessuto imprenditoriale, realtà accademiche, territori e società civile, passando inoltre per lo sviluppo della scienza aperta e per la produzione e disseminazione di ricerche e col coinvolgimento proattivo dei cittadini e delle istituzioni nella ricerca. Determinante, inoltre, lo sviluppo della sostenibilità ambientale, della inclusione e del contrasto alle diseguaglianze.