Siria, scoperta un’altra fossa comune: “Qui i resti di 100mila corpi”
La fossa nella località di al-Qutayfah si aggiunge alle altre 12 trovate nel sud del Paese
Una fossa comune che potrebbe contenere i resti di oltre 100mila corpi è stata rinvenuta a 40 chilometri a nord di Damasco, nella località di al-Qutayfah. Lo riporta l'emittente al-Jazeera citando la stima fatta sul posto da Mouaz Moustafa, capo dell'organizzazione non governativa Syrian Emergency Task Force con sede negli Stati Uniti. Questa fossa comune si aggiunge ad altre 12 trovate a sud della Siria. In una di queste, scrive al-Jazeera, 22 corpi, tra cui quelli di donne e bambini, presentavano segni di torture e di un'esecuzione. "Queste fosse comuni custodiscono i segreti di 54 anni di dispotismo, torture e dittatura - ha detto Vall -. Questo è solo l'inizio".
Il deposto Bashar al-Assad e suo padre Hafez, che era stato presidente della Siria fino alla sua morte nel 2000, sono accusati di aver ucciso centinaia di migliaia di persone con esecuzioni extragiudiziali. Ugur Umit Ungor, professore di studi sul genocidio all'Università di Amsterdam, ha dichiarato ad al Jazeera che la scoperta della "fossa comune centralizzata" ad al-Qutayfah è "una prova della macchina di morte del regime di Assad".
al-Jawlani scioglie gruppi armati
Il leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) Mohammed al-Jawlani ha annunciato intanto l'intenzione di sciogliere i gruppi armati presenti in Siria e di farli confluire nell'esercito statale. ''I combattenti sono pronti a fare parte del ministero della Difesa e saranno soggetti alla legge'', ha dichiarato al-Jawlani nel corso di un incontro con la comunità drusa. Lo riporta Hts in una nota, spiegando che al-Jawlani ha anche proposto un ''patto sociale'' che a suo avviso è necessario per favorire la coesistenza di diversi gruppi etnici in Siria e garantire la ''giustizia sociale''.
Oltre a Hayat Tahrir al-Sham e alle fazioni armate alleate, una moltitudine di gruppi armati sono attivi in Siria. Tra loro le milizie curde e i combattenti sostenuti dalla Turchia, che sono in conflitto tra di loro nel nord della Siria. ''Abbiamo bisogno della mentalità dello Stato, non della mentalità dell'opposizione'', ha dichiarato al-Jawlani.
Israele: "Leader ribelli lupo travestito da agnello"
"Un lupo travestito da agnello". Sharren Haskel, vice ministro degli Esteri israeliano, definisce intanto così al-Jawlani. Durante una conferenza stampa, Haskel ha mostrato immagini ddel leader di Hts, che afferma di aver rinnegato al-Qaeda e Is ed è tornato a farsi chiamare Ahmed al-Sharaa.
"E' importante evitare di cadere nel tentativo di dissimulare i gruppi jihadisti in Siria - ha detto -. Sappiamo chi sono e conosciamo la loro vera natura, anche se cambiano nome, e sappiamo quanto siano pericolosi per l'Occidente". "Queste sono organizzazioni terroristiche e questo è un lupo travestito da agnello", ha aggiunto.
Esteri
I soldati di Kim incapaci e inesperti, per l’Ucraina...
L'esercito di Kiev sorpreso da come le truppe nordcoreane inviate da Kim Jong Un siano un "bersaglio perfetto per l'artiglieria e gli operatori dei droni"
Inesperti, impreparati, incuranti del pericolo. In poche parole obiettivi facili da eliminare. Così i militari ucraini descrivono i soldati della Corea del Nord chiamati a rimpolpare i ranghi dell'esercito della Russia nella guerra in corso da oltre 1000 giorni. Gli uomini 'offerti' da Kim Jong-un a Vladimir Putin combattono nelle pianure della regione del Kursk, dove lo scorso agosto un'incursione a sorpresa ha consentito all'esercito di Kiev di prendere il controllo di ampi territori.
Nel giorno in cui le forze speciali ucraine hanno rivendicato l'uccisione di 50 soldati nordcoreani in tre giorni di combattimento nella regione frontaliera, sorprende come le truppe inviate da Kim - a differenza delle forze russe che si spostano in piccoli gruppi cercando riparo tra gli alberi per ridurre le possibilità di essere colpite - avanzino in campo aperto, senza paura delle armi nemiche in volo sopra le loro teste.
I nordcoreani avanzano nei campi, ma "non capiscono cosa sta succedendo", ha affermato un comandante di un'unità di droni ucraina dispiegata nel Kursk che usa il nome in codice Boxer e che spiega quanto sia facile per i suoi uomini colpire queste truppe. "Siamo rimasti molto sorpresi, non avevamo mai visto niente del genere: 40-50 persone che correvano attraverso un campo. Si tratta di un bersaglio perfetto per l'artiglieria e gli operatori dei Mavic (droni, ndr)", ha aggiunto.
Artem, un operatore ucraino di droni d'attacco, ha raccontato che nelle scorse ore la sua unità ha osservato tre gruppi di circa 30-40 persone muoversi verso l'Ucraina dall'interno della Russia. Alcuni trasportavano zaini che sembravano carichi di munizioni e rifornimenti. Altri trasportavano armi.
"Immediatamente, droni Fpv, bombardieri, qualsiasi cosa potesse volare è stato inviato verso di loro", ha dichiarato, sottolineando come i nordcoreani "hanno sparato" contro i droni invece di scappare, alcuni "hanno continuato a muoversi e molti di loro sono stati uccisi". "A differenza dei russi, che hanno imparato a scappare o nascondersi e che aprono il fuoco contro i droni solo se sono al riparo, i nordcoreani sparano indiscriminatamente", ha spiegato.
Durante un'altra operazione notturna con un drone, Artem ha identificato tre soldati grazie a una telecamera termica. L'operatore riteneva di riuscirne a uccidere solo uno, ma poiché gli altri due non hanno reagito rapidamente, sono stati colpiti tutti e tre. "È stata un'esperienza bizzarra. E' stata la prima volta che mi è sembrato di giocare a un simulatore di computer in modalità facile", ha concluso.
Esteri
Malattia Congo e malaria grave: le novità sul virus...
Il ministero della Sanità della Rdc: "A Panzi, teatro di un focolaio del virus X, casi di malaria grave che si manifesta sotto forma di malattia respiratoria"
Casi di "malaria grave" sono stati segnalati a Panzi, nella provincia di Kwango, nel sud-ovest della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), teatro di un focolaio della malattia misteriosa con sintomi di febbre. Lo ha riferito il ministero della Sanità della Rdc, secondo quanto riporta l'Agence congolaise de presse, l'agenzia di stampa ufficiale del Paese africano, sul proprio account X.
"Per quanto riguarda la situazione a Panzi, si tratta di malaria grave che si manifesta sotto forma di malattia respiratoria in una terra indebolita dalla malnutrizione. Dal 24 ottobre sono stati segnalati 592 casi di questa malattia, con una mortalità del 6,2%", si legge in una nota del ministero.
Test e indagini per capire le cause
Una connessione quella tra malaria e virus misterioso già evidenziata dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che aveva indicato la presenza della malaria in 10 dei 12 campioni prelevati da pazienti colpiti dalla malattia X in Congo. Oltre l'80% è infatti risultato positivo all'infezione veicolata dalle zanzare nei test iniziali, ha riferito l'Oms che ha inviato sul posto un team per indagare sull'origine del virus.
"I test sono in corso e si esplorano più ipotesi. Fino a quando non ci saranno i risultati dei test di laboratorio eseguiti, la causa non potrà essere chiarita e viene considerata non identificata, spiegano gli esperti. "L'Oms condividerà ulteriori informazioni sul lavoro in corso per identificare la malattia non appena disponibili", assicurano dall'agenzia.
In Italia allerta alta e sorveglianza
L'Italia ha alzato il livello di attenzione sulla malattia di origine sconosciuta che ha portato ai decessi in Congo. Le Usmaf - gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero della Salute, che si occupano del controllo sanitario su passeggeri e merci - a quanto apprende l'Adnkronos Salute, sono state allertate anche se non esistono voli diretti.
Maria Rosaria Campitiello, a capo del Dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute, spiega in una nota che "la sorveglianza è attiva e monitoriamo costantemente la situazione senza allarmismi, ma con la doverosa attenzione". "Il ministero, in modo responsabile - conferma - si è attivato in via cautelativa richiedendo agli uffici periferici Usmaf di assicurare la dovuta attenzione nelle attività di controllo a cui sono preposti".
Esteri
Israele-Gaza, guerra a una svolta? Hamas: “Colloqui...
Ottimismo dei miliziani per un'intesa "senza nuove condizioni dell'occupante". Israele smentisce la presenza di Netanyahu al Cairo
Un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la liberazione degli ostaggi tenuti prigionieri da oltre un anno nell'enclave palestinese è possibile "se Israele smetterà di porre nuovi condizioni". E' la posizione di Hamas, che in un comunicato parla di "colloqui positivi", secondo quanto riporta le tv satellitare al-Jazeera.
Secondo Hamas, "alla luce dei colloqui odierni a Doha, seri e positivi, sotto gli auspici di Qatar ed Egitto, è possibile raggiungere un accordo per un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri se l'occupazione smetterà di porre nuove condizioni".
Israele: l'accordo non è vicino
Ma nonostante l'ottimismo di Hamas Israele frena. Ci sono ancora "distanze" nel negoziato che dovrebbe portare a un accordo, ha riferito il giornalista Barak Ravid sul sito di notizie Walla, citando tre alti funzionari israeliani secondo cui un'intesa non è prevista nell'immediato. Un alto funzionario israeliano ha spiegato che il negoziato è bloccato dalla posizione dei leader della fazione palestinese, secondo i quali un accordo dovrebbe portare alla fine della guerra. "Le distanze sono ancora significative. Ci sono cose che i team negoziali possono risolvere e questo è ciò che stanno cercando di fare ora in Qatar. In ogni caso, c'è ancora molta strada da fare", ha aggiunto.
Un secondo alto funzionario israeliano ha confermato che "ci sono ancora molti dettagli da definire", rilevando che Hamas non ha ancora dato una risposta ufficiale all'offerta che Israele ha presentato circa tre settimane fa e sottolineando che "un accordo non è dietro l'angolo". Un terzo alto funzionario israeliano a conoscenza dei dettagli dei negoziati ha sottolineato che le dichiarazioni ottimistiche rilasciate dai ministri del governo israeliano negli ultimi giorni, come il ministro della Difesa Israel Katz, sono esagerate. "Non aiutano i negoziati" e anzi "fuorviano l'opinione pubblica e creano illusioni", ha scandito.
Netanyahu al Cairo per i colloqui?
Intanto il portavoce di Netanyahu, Omer Dostri, ha smentito le informazioni di stampa che vorrebbero lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu al Cairo per i colloqui. La smentita - riporta il Jerusalem Post - è arrivata con un post su X.
Le concessioni di Hamas a Israele
Hamas ha fatto ''grandi concessioni'' per arrivare a un accordo che preveda ''60 giorni di tregua" nei combattimenti nella Striscia di Gaza e lo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, scrive oggi il Washington Post citando un funzionario di Hamas, secondo il quale il gruppo ha rinunciato alla richiesta della fine completa della guerra a Gaza e ha ceduto sul ritiro delle truppe israeliane dall'enclave palestinese. Inoltre Hamas ha consegnato ai mediatori egiziani la lista degli ostaggi che sono ancora in vita.
"Desiderio di porre fine alla guerra a qualsiasi costo"
Parlando a condizione di anonimato, il funzionario di Hamas ha però spiegato che il gruppo insiste sul fatto che gli sfollati possano rientrare nelle loro case nel nord della Striscia di Gaza. "C'è un cambiamento notevole nell'opinione pubblica" palestinese, ha detto al Washington Post Rami, esponente di Hamas e dipendente del governo di Gaza, senza svelare il suo cognome né la posizione per paura di ritorsioni sia da parte di Israele sia di Hamas. "C'è ora un forte desiderio di porre fine alla guerra a qualsiasi costo", ha aggiunto, affermando allo stesso tempo che ''è impossibile eliminare completamente Hamas perché non esiste un'alternativa praticabile''.
Dopo mesi di stallo e nonostante le dichiarazioni pubbliche restino provocatorie, Hamas ha quindi iniziato ad ammorbidire le sue richieste rivelando una nuova disponibilità al compromesso. Venerdì Hamas ha fornito a Israele, tramite gli intermediari egiziani, i nomi degli ostaggi ancora in vita. Si è trattato di un gesto di buona volontà a lungo ricercato, volto ad aprire la strada a un cessate il fuoco, ha dichiarato a condizione di anonimato un ex funzionario egiziano informato sui negoziati al Washington Post.
"Penso che ora ci sia un grande dibattito all'interno di Hamas su come sia possibile sopravvivere in futuro", ha detto al Washington Post Mousa Hadid, vicepresidente del Consiglio nazionale palestinese di Ramallah, immaginando una futura leadership "più pragmatica". Eppure, mentre aumentano i timori di un'occupazione militare israeliana a lungo termine di Gaza, alcuni palestinesi hanno "una sorta di disperazione e speranza che almeno Hamas possa mantenere un'insurrezione abbastanza a lungo da rendere costosa la permanenza delle Idf", ha affermato Muhammad Shehada, ricercatore presso l'European Council on Foreign Relations
"Ci sono membri all'interno di Hamas che criticano apertamente la situazione in corso e chiedono la fine della guerra a tutti i costi. Si tratta di una risposta naturale all'immensa sofferenza causata dalla guerra", ha spiegato al Washington Post Ibrahim Al-Madhoun, analista politico in Turchia vicino a Hamas. Tuttavia ''il gruppo resta fiducioso che una volta finita la guerra, molte opinioni e prospettive cambieranno'', ha aggiunto.
Tamer Qarmout, professore originario di Gaza che insegna scienze politiche presso il Doha Institute for Graduate Studies, ha affermato che ''Hamas si rende conto che sarà fuori dalla scena della governance per molto tempo'', ma rimarrà radicato come ''un’idea, un’ideologia, un partito politico attivo nella politica palestinese dominante''. Quindi finché la guerra continuerà, secondo Qarmout nessuno potrà imporre un cambiamento politico a Gaza. "Se gli israeliani si aspettano che i palestinesi in qualche modo, per miracolo, si ribelleranno contro Hamas mentre questo massacro continua, è assurdo - ha detto -. Non ci sono altre alternative".