Sinner, un 2024 da star: dalla pubblicità ai social, perché Jannik è un fenomeno generazionale
Il professor Boccia Artieri e il professor Tirino, esperti di comunicazione e brand, analizzano la figura del campione fuori dal campo. Ecco come è (già) diventato un’icona pop
Da progetto di campione a star globale. In 12 mesi o poco più. Jannik Sinner ha illuminato il 2024 azzurro con una sfilza di successi, ma non solo. Il numero uno del tennis mondiale è ormai anche un’icona fuori dal campo e si avvicina a grandi passi a fuoriclasse, come Roberto Baggio o Valentino Rossi, capaci di segnare un’epoca in Italia. Jannik oggi appare in svariate pubblicità, presta il suo volto a tante iniziative ed è spesso invitato come guest star a grandi eventi. “È l’emblema di come il personaggio sportivo diventi sempre più brand. Un fenomeno che mette insieme il processo di celebrification e un discorso più ampio legato alle sponsorizzazioni” spiega all’Adnkronos il professor Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Carlo Bo di Urbino.
Sinner e il self branding
“Nel primo caso – spiega l’esperto - parliamo del meccanismo che porta alcuni personaggi a diventare celebri in una dimensione legata alla comunicazione mediale, in particolare ai social. Dunque, in un rapporto quotidiano con il proprio pubblico. Accade grazie alla possibilità di essere in contatto costante attraverso i vari profili Instagram, TikTok e così via, a seconda dell’età delle persone”. Diverso il discorso relativo alle sponsorizzazioni: “C’è poi un meccanismo per cui sempre di più i singoli individui si collegano a singoli brand e il valore di uno sportivo si proietta qui oltre le prestazioni". Boccia Artieri tira in ballo il concetto di self branding: "Viene fuori, per esempio, quando online ci si presenta come brand. Dando il via a un certo tipo di narrazione, magari con la pubblicazione di foto. Ciò porta a valorizzarsi come brand, diventando veicoli per marchi che invece pagano per posizionare prodotti”. L’exploit di Sinner, sportivo italiano più ricco del 2024, va letto anche considerando la pioggia di contratti di sponsorizzazione: “Che aumentano perché c'è una connessione più intima con il pubblico. Un rapporto quotidiano, forte, passionale ed emotivo, che permette all’atleta di diventare mediatore per future connessioni".
La sintonia con il pubblico
Boccia Artieri analizza le peculiarità del caso Sinner in termini comunicativi: “Nell’ultimo periodo si stanno costruendo esempi di self branding strutturati, diversi sportivi si raccontano in maniera sostanziale all'interno dei social media, anche su YouTube. E magari intrattengono un rapporto quotidiano con il pubblico, attraverso reel e così via. Inoltre, tanti non usano più i social media manager e preferiscono raccontarsi in prima persona, ma non mi pare il caso di Sinner. Jannik viene ancora raccontato ed esprime una forte sintonia con il pubblico. Non a caso, nel suo profilo Instagram ci sono tante foto scattate da professionisti". Mentre sono pochissimi i selfie. "Vediamo una sorta di mix, perché il racconto è in prima persona. In altri casi, con tanti calciatori, vediamo invece una posizione più spinta". A fare scuola, il caso di CR7: "Ronaldo, da poco sbarcato su YouTube, ha valorizzato ancor di più la sua personalità. Fino a fondare un proprio marchio e a vendere la propria merce. Un comportamento simile a quello di Chiara Ferragni”.
Sinner, icona pop
Il concetto viene ribadito e ampliato da Mario Tirino, docente di Sociologia delle Culture Giovanili presso l'Università di Salerno: “Il punto - spiega all’Adnkronos - è centrato. Soprattutto nell'attuale configurazione dei rapporti tra sport e sponsor, i campioni traggono gran parte dei profitti dal lavoro di testimonial”. Un processo che riporta indietro almeno fino agli anni Ottanta e a Michael Jordan: "Adesso, più che altro, è cambiato il management degli sportivi e c'è un'attenzione rigorosa a questi aspetti. Abbiamo professionisti che curano l'immagine, i contratti, i social e la costruzione del campione passa attraverso una serie di canali mediati”. Il fenomeno sociologico è quello del triangolo S-M-S, tra sport, media e sponsor. “Un elemento che impatta anche sulla natura dei tornei. Con una pressione così forte a capitalizzare la propria immagine attraverso gli sponsor, cambia il senso dell'evento sportivo. Creare un’immagine vincente diventa fondamentale e con Jannik, il nostro unico numero 1, si crea di riflesso un'attenzione spasmodica in ogni competizione. Lo abbiamo visto in Italia con le Atp Finals di Torino, ma anche a Ryadh nel 6 Kings Slam, il torneo delle star. Lì la componente agonistica e sportiva è ridotta al minimo, quella commerciale è spinta al massimo con borse milionarie”. Gli sponsor incidono dunque in maniera pesante, ma il professor Tirino si sofferma su un aspetto: “Oggi Jannik è uno dei pochi sportivi di spicco con un’attenzione perfetta alla gestione della propria immagine. Lascia pochissimo spazio alla narrazione della vita privata e il suo percorso è basato sul successo sportivo, sul sacrificio e sulla dedizione. Cifre cruciali del suo eroismo, adatte a essere poi pubblicizzate con la costruzione di una reputazione quasi intoccabile. Mi viene in mente il caso doping, gestito in maniera eccellente dall’atleta e dallo staff in termini di comunicazione. Nonostante il momento difficile e le frecciatine arrivate da qualche collega”.
Il confronto con Michael Jordan
Il discorso finale torna sul parallelo con Michael Jordan: “Sono personaggi simili perché paradigmi di una certa epoca e dei rapporti tra sport e media. Jordan ha accompagnato l’esplosione del fenomeno Nba, ha fatto da traino a un'immagine di spettacolo, intrattenimento e grande perfezione tecnica”. Quella del basket americano negli anni Ottanta. “Sinner è invece un prodotto della contemporaneità, un periodo molto diverso. Oggi le federazioni e le organizzazioni hanno perso un po’ di peso, mentre gli atleti acquisiscono in generale una forza maggiore". Anche l’analisi del professor Tirino non dimentica i social: "In passato ho studiato i casi di Ronaldo e Ibrahimovic, molto utili per un confronto visto che sono due campioni che danno grande spazio alla sfera privata e all’ostentazione del loro stile di vita. Sinner no, punta tutto sullo sport e una delle componenti da non sottovalutare è l’esaltazione del fairplay". I suoi social, insomma, sono lo specchio della forza mentale mostrata sui campi di tutto il mondo. "Un tema che viene fuori anche nelle sponsorizzazioni. Lì Jannik diventa un fenomeno pop, ma mantiene la faccia da bravo ragazzo". Una delle carte con cui ha fatto innamorare l’Italia. (di Michele Antonelli)
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Il 2024 del Milan, dai cambi in panchina alla contestazione...
Dall'addio di Stefano Pioli alla protesta nei confronti della proprietà americana, sono diversi i momenti salienti dell'ultimo anno rossonero
Il 2024 del Milan è stato un tavolo di sperimentazione, con tanti cambiamenti e diverse difficoltà incontrate sul percorso. Intanto in campo, con il passaggio in panchina da Stefano Pioli, tecnico dell’ultimo scudetto, a Paulo Fonseca e poi ancora da Fonseca a Sergio Conceicao. E poi fuori, con una proprietà che fatica a entrare in sintonia con i tifosi e contestata in più di qualche occasione. Come nella partita di campionato contro il Genoa, nel giorno della festa per il 125° compleanno del club. La fotografia di un momento difficile.
Da Pioli a Fonseca e Conceicao
Intanto, nell’anno del Milan ci sono da considerare ben due cambiamenti della guida tecnica. In estate, il club ha chiuso il rapporto con Stefano Pioli dopo 5 stagioni, caratterizzate da un ritorno ai vertici in Italia, con lo scudetto del 2022, e anche in Europa, con la semifinale di Champions League agguantata nel 2023. In estate, Ibrahimovic, Furlani e Moncada hanno sfogliato la margherita per individuare il successore del tecnico e la scelta è caduta su Paulo Fonseca, tornato in Italia dopo l’esperienza alla Roma. Il portoghese si è presentato con personalità e ha iniziato la sua avventura all'ombra del Duomo con queste parole. “Sono molto motivato, emozionato e fiducioso di fare un grande lavoro qui. So che arrivo in un club che vuole vincere, ho appena visto il museo, la storia del Milan e ho una grande ambizione di far parte di questa storia. Sono qui per vincere”.
Fonseca è stato però esonerato alla 18esima giornata di campionato, dopo un deludente pareggio con la Roma. Il portoghese ha pagato gli scarsi risultati ottenuti soprattutto in Serie A, dove ha chiuso l'anno all'ottavo posto con 27 punti, nonostante un buon rendimento in Champions League. Al suo posto la società ha scelto Sergio Conceicao, ex tecnico del Porto, che ha firmato un contratto fino al 2026.
I cambiamenti in campo
Tanti i cambiamenti in campo. In estate, il Milan ha salutato soprattutto Olivier Giroud, finito al Los Angeles Fc dopo tre stagioni in rossonero, e Simon Kjaer. Due uomini spogliatoio, tra i simboli dell’ultimo tricolore. Sono stati sostituiti da Alvaro Morata, sbarcato a Milanello dopo la vittoria dell’Europeo con la Spagna, da capitano, e Strahinja Pavlovic, strappato al Salisburgo per circa 20 milioni (tra parte fissa e bonus). Hanno poi lasciato il club – tra gli altri - Kalulu, finito in prestito alla Juve, Adli, Saelemaekers, Maldini e Pobega, mentre sono arrivati innesti come Fofana in mezzo al campo, Emerson Royal sulla fascia destra e Abraham davanti.
Il Milan Futuro
Una delle novità estive è stata la nascita della formazione Under 23: il “Milan Futuro”, terzo esempio di seconda squadra in Italia (dopo i casi di Atalanta e Juventus). Un gruppo affidato al tecnico Daniele Bonera, con una struttura supervisionata da Jovan Kirovski, dirigente di riferimento. Nella conferenza estiva di presentazione, Ibrahimovic ne aveva parlato così: “Milan e Milan Futuro saranno una sola squadra e ciò che farà Fonseca lo farà anche Bonera. Vogliamo che i talenti abbiano la possibilità di entrare in prima squadra, con la Primavera c’era troppa distanza. Arrivi in prima squadra e non sei pronto, fisicamente e come esperienza. Col Milan Futuro avranno più tempo per crescere e si prepareranno giocando contro adulti, non ragazzini”. Con un appunto finale come manifesto programmatico: “Con il nome Futuro vogliamo mandare un messaggio globale, ovvero che chi entra e cresce in questa squadra sarà il futuro del Milan”.
Le difficoltà in campionato
Per i rossoneri, l’avvio di stagione è stato complicato. Fin qui, per la squadra pesa soprattutto l’andamento in campionato: il Diavolo oggi è ottavo, ha 27 punti (con una partita da recuperare, contro il Bologna) e i numeri mettono in fila un impietoso –14 da Atalanta e Napoli e un -13 dall’Inter. A salvare l’inizio di annata deludente, dopo il secondo posto della passata stagione, il ritorno al successo nel derby contro l’Inter in Serie A (con il 2-1 dello scorso 22 settembre firmato da Pulisic e Gabbia) e un ottimo percorso in Champions, con 12 punti conquistati in 6 partite. Il Milan ha perso in Europa contro Liverpool (eccezionale l’avvio di stagione dei Reds) e Bayer Leverkusen e poi ha vinto le restanti quattro partite, portando a casa lo scalpo del Real Madrid, battuto 3-1 in una notte da ricordare al Bernabeu. Con le reti di Thiaw, Morata e Reijnders.
Il malcontento dei tifosi
L’ultima parte dell’anno è quella che ha visto la squadra alle prese con una rumorosa contestazione. I tifosi rossoneri non hanno apprezzato l’atteggiamento messo in campo più volte dai giocatori e lo stesso Fonseca, dopo il successo in Champions contro la Stella Rossa, non ha nascosto il disappunto. "Io so che lavoro tutti i giorni per fare bene. Non so se tutti in squadra possono dire lo stesso. Quando entriamo in una partita decisiva e abbiamo questo tipo di atteggiamento, senza dare tutto per la maglia, le cose sono difficili”. Parole che esemplificano la schiettezza del tecnico, che prima dell'esonero si è fatto pochi problemi a mandare in panchina anche i senatori (come Leao, Hernandez, Calabria o Tomori) per un rendimento al di sotto delle aspettative. Lo stesso contestato da San Siro nella gara di campionato contro il Genoa, iconica per descrivere il momento delicato.
Nel giorno di festa per i 125 anni del club, domenica 15 dicembre, con tanti campioni del passato a sfilare sul prato del Meazza, i rossoneri non sono andati oltre lo 0-0. Scatenando la pioggia di fischi al novantesimo e una protesta continuata anche nelle ore successive, nel luogo scelto dalla società per la festa privata di fine anno. E che testimonia una spaccatura tra i tifosi e la proprietà americana. In questo senso, proprio pochi giorni fa RedBird ha ribadito l’impegno nel Milan. Trovando l’accordo con Elliott (con otto mesi d’anticipo sulla deadline) per rifinanziare il vendor loan effettuato da Singer al momento dell’acquisizione del club, spostando la scadenza da agosto 2025 a luglio 2028. Con tanto di ulteriore investimento di 170 milioni di euro nella società, con riduzione della quota capitale del prestito a 489 milioni. Il prossimo passo per Cardinale, adesso, sarà riavvicinarsi ai tifosi. Il 2025 del Diavolo parte da qui.
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Milan, Conceicao si presenta: “È successo tutto in...
Il tecnico portoghese ha sostituito Fonseca sulla panchina rossonera
Sergio Conceicao si presenta. Il nuovo allenatore del Milan, che ha sostituto sulla panchina rossonera l'esonerato Fonseca, ha parlato in conferenza stampa: "Sono venuto al Milan perché alleno una delle migliori squadre del mondo a livello storico: è un piacere venire ad allenare il Milan. Con il Porto non è stato un addio facile, non ne voglio parlare. Il timing per me non è una cosa importante: estate, inverno, ogni settimana sono stato contattato da qualcuno in Portogallo e lo scrivevano. Il timing del Milan nemmeno è importante. Sono arrivato ieri e ci siamo allenati, oggi c'è la presentazione per il rispetto che abbiamo per voi e per i tifosi. È stato tutto molto veloce".
"Parole parole, l'ho detto ai giocatori, ma poi sono i risultati che contano", ha continuato l'allenatore portoghese, "ho questa comunicazione diretta, occhi negli occhi, i giocatori devono dare il massimo. Questo deve dare forza. È come la pressione, fa parte del calcio: in grandi club devono averla. Il modulo per me non è tanto importante, ma la dinamica sul campo. Poi c'è una strategia, una base, un lavoro sui principi: la squadra deve capirli. Per me il calcio è semplice, molto semplice: c'è una porta e bisogna fare gol e non prenderli. Se poi il gioco dominante significa altro, per me significa fare i risultati. Possesso palla, tiki taka: per me il tiki taka è metterla dentro".
Sull'obiettivo stagionale: "Tutti vogliamo una cosa: che il Milan arrivi in Champions League, e c'è già un trofeo in palio. Siamo il Milan. C'è tanto lavoro da fare. Ci sono tanti giocatori importanti, con quelli che sono disponibili lotteremo per arrivare a vincere". Poi sul mercato: "Prima voglio conoscere bene la squadra, non solo i grandi ma anche il Milan Futuro. Non è giusto parlare di mercato perché non conosco bene tutti, soprattutto i giovani".
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Fiorentina, vietata trasferta ai tifosi per cori contro...
Divieto di trasferta anche per Cremonese, Brescia e Salernitana
Tifo violento, cori razzisti. Vietate le prossime trasferte ai tifosi della Cremonese, del Brescia, della Salernitana e della Fiorentina. Sono le determinazioni del dipartimento della pubblica sicurezza che, come apprende l’Adnkronos, ha invitato i prefetti di Cremona, Brescia e tutte le questure interessate a far predisporre le dovute ordinanze di divieto di trasferta.
I fatti: Il giorno di Santo Stefano, allo stadio Benito Stirpe, si gioca il match di serie B Frosinone-Salernitana. Durante la partita, intorno alle 16.30, è stata lanciata una bomba carta da un tifoso ospite contro 7 operatori sanitari, accompagnati poi in ospedale per accertamenti all’udito. Di qui la decisione di vietare la prossima trasferta ai tifosi della Salernitana.
Domenica pomeriggio, poi, ancora Serie B. Stavolta Cremonese–Brescia. Nella fase finale del deflusso, nelle vie vicine allo stadio Giovanni Zini, circa 250 tifosi bresciani hanno tentato di oltrepassare il cordone delle forze dell’ordine, lanciando oggetti contro i reparti mobili schierati per entrare in contatto con la tifoseria locale. Gli agenti della Polizia di Stato, con una azione di alleggerimento e l’utilizzo di lacrimogeni, sono riusciti a far desistere gli ultras. Contestualmente, da un bar nelle vicinanze dell’impianto sportivo, circa 150 tifosi ‘di casa’ hanno tentato di raggiungere la tifoseria avversaria. Nell’azione di alleggerimento, durante la quale gli ultras sono stati bloccati e allontanati, cinque tra poliziotti e carabinieri sono stati lievemente feriti. Tre le prossime trasferte vietate a entrambe le tifoserie.
Quindi, domenica pomeriggio, a Torino, durante il match di serie A tra Juventus e Fiorentina, al ventesimo del primo tempo, dal settore ospiti hanno gridato ‘Zingaro’ all’attaccante bianconero Vlahovic, costringendo l’arbitro a interrompere due minuti la partita per far terminare i cori che, come poi accertato dalle telecamere, i sono stati intonati da quasi tutto il settore. Il fatto avvenuto in campo sarà oggetto di decisione oggi del giudice sportivo, ma intanto è stato determinato il divieto della prossima trasferta per i tifosi della Fiorentina. (di Silvia Mancinelli)