Agricoltura: nel 2025 luci e ombre da Mercosur e Pac a minaccia dazi Usa
Sarà un 2025 tutt’altro che facile per l’agricoltura italiana e più in generale europea quello che si prospetta all’orizzonte, complice anche il persistere di tensioni geopolitiche in Ucraina, alle porte dell’Europa ed in Medio Oriente. Su tutte le questioni c’è sicuramente la Pac (Politica Agricola Comune) che va rivista e l’accordo della Ue con il Mercosur (mercato comune dell'America meridionale) su cui è importante ci sia reciprocità di regole, come chiedono gli imprenditori agricoli, che potrebbero essere assediati dalla concorrenza sleale. Un accordo che il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ritiene sia "una potenziale buona carta per le economie europee. Ma tutti i settori devono vederne un vantaggio" secondo quanto ha affermato di recente.
Del resto il 2024 si è chiuso per il settore primario con perdite di 9 miliardi di euro a causa delle ripercussioni dei conflitti internazionali, del cambiamento climatico e dell'impennata dei costi di produzione, secondo quanto stima la Coldiretti. Dunque, se in Ucraina si arrivasse alla tanto auspicata pace, sarebbe una boccata di ossigeno per chi vive nei campi per i costi dell’energia e delle sementi, arrivati ormai alle stelle.
Quanto alla Pac dovrebbe rientrare nei cardini di una linea che possa dare sostegni alle vere imprese agricole e non solo, si invoca che ci sia una maggiore attenzione al budget: 386 miliardi di euro stanziati in sette anni per gli stati dell’Unione europea sono molto al di sotto rispetto ai 1.350 miliardi di dollari destinati dagli Usa per sostenere il comparto in 10 anni. Dal 1 gennaio, tra l’altro, nuove incombenze attendono i titolari delle imprese con l’obbligo di compilare digitalmente il quaderno di campagna con dati e tempi certi, tutto questo per consentire ad Agea di effettuare doverosi controlli per l'erogazione dei fondi Pac.
E che dire poi delle nuove nubi che si addensano da Oltreoceano con la minaccia di dazi proveniente dall’America di Trump ? Le tariffe sull’agroalimentare made in Italy potrebbero reprimere fortemente l’export in quell’area così importante per le nostre imprese a raggiungere un nuovo record di 100 miliardi di euro nel 2025 dopo il target di 70 miliardi di euro conseguito nel 2024. A tal proposito un messaggio di fiducia è arrivato dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini, nel corso della recente assemblea nazionale e Roma. "L’Italia, intanto, visti i buoni rapporti con la nuova amministrazione Trump spero possa giocare una partita diplomatica, mitigando gli effetti di eventuali dazi", ha detto Prandini.
Tra le varie sfide che si giocano c’è anche l’applicazione dell’intelligenza artificiale in agricoltura e nell’agroindustria che dai sindacati viene vista come una minaccia per l’occupazione ma può rappresentare anche una opportunità per far svolgere ai lavoratori nuove mansioni, più qualificate.
Un’altra partita da giocare nel mondo del vino è il prodotto dealcolato o con un ridotto quantitativo di alcol, dopo che il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha varato l’attuazione del decreto che ne facilita in Italia la produzione, fortemente voluta da molti operatori, ovvero i prodotti il cui titolo alcolometrico non è superiore allo 0,5% e a quelli “parzialmente dealcolati” compresi tra lo 0,5% e lo 0,9%. Si tratta di un’esigenza legata soprattutto all’export in mercati come il Nord America, il Nord Europa, l’Arabia Saudita e l’Indonesia. Mentre non potranno essere dealcolati i vini a denominazione di origine protetta (Dop) e a indicazione geografica protetta (Igp).
In Europa poi c'è ancora la battaglia da vincere contro il Nutriscore, le cosiddette etichette a semaforo, adottate in vari Paesi che penalizzano molti prodotti Dop e Igp made in Italy. In questa situazione, alquanto complessa, per la redditività degli agricoltori ed i paletti posti dal Green Deal, con i trattori pronti a marciare di nuovo a Bruxelles, permangono in Italia sacche di caporalato e lavoro nero su cui il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha promesso che utilizzerà ogni mezzo per sconfiggerlo, una iniziativa su tutte, un assegno di inclusione per le vittime del caporalato che hanno il coraggio di denunciare. Una piaga risolta solo in parte con i flussi regolari di manodopera: nel 2025 sono previsti, nel nuovo decreto flussi, 110mila i lavoratori stagionali regolari che saranno impiegati nel turismo e in agricoltura.
Intanto, nella manovra, appena varata dal governo il ministro Lollobrigida vanta "tra i provvedimenti più significativi" quello di aver "reso finalmente strutturale il Fondo indigenti, garantendo un sostegno continuativo a chi è in difficoltà"; il rifinanziamento della ‘Carta Dedicata a Te’ alle famiglie con redditi più bassi. Ed inoltre, "risorse per affrontare emergenze come la brucellosi e la lingua blu, abbiamo sostenuto l’innovazione finanziando progetti di ricerca su Tecniche di Evoluzione assistita e destinato fondi per il sostegno al reddito dei lavoratori della pesca", come ha sottolineato lo stesso Lollobrigida.
Economia
Saldi di fine stagione, prezzi e consigli: quando iniziano,...
Tra il cambio dei vestiti e i pagamenti elettronici, tutte le infortmazioni per gli acquisti
Saldi al via il 4 gennaio, e in vista dello shopping a prezzi scontati il Codacons diffonde, come ogni anno, un vademecum con i consigli utili per fare acquisti in sicurezza (ed evitare possibili fregature). Eccolo di seguito. La prima regola da seguire, è conservare sempre lo scontrino: non è vero che i capi in svendita non si possono cambiare, il negoziante è obbligato a sostituire l’articolo difettoso anche se dichiara che i capi in saldo non si possono cambiare, e se il cambio non è possibile (ad esempio perché il prodotto è finito) si ha diritto alla restituzione dei soldi (non a un buono). Due i mesi di tempo (non 7 o 8 giorni), per denunciare il difetto.
Saldi 2025: quando iniziano e quanto durano
La data da segnare in rosso, come detto, è il 4 gennaio 2025. Nel primo sabato dell'anno partiranno i saldi nella maggior parte delle regioni italiane, ma non in tutte. In particolare, in Valle d'Aosta inizieranno giovedì 2 gennaio, mentre a Trento e provincia i commercianti potranno stabilire liberamente la data di inizio. I saldi avranno durata di 60 giorni, tranne in alcune regioni. Nel Lazio dureranno 6 settimane, in LIguria 45 giorni e in Piemonte 8 settimane.
I consigli per gli acquisti di fine stagione
Le vendite devono essere realmente di fine stagione: la merce posta in vendita sotto la voce 'Saldo' deve essere l’avanzo di quella della stagione che sta finendo e non fondi di magazzino. È bene quindi tenersi alla larga da quei negozi che avevano gli scaffali semivuoti poco prima dei saldi e che poi si sono magicamente riempiti dei più svariati articoli.
Il suggerimento: girare. Nei giorni che precedono i saldi, può essere utile andare nei negozi e segnarsi il prezzo del prodotto che interessa per poi verificare l’effettività dello sconto praticato e andare a colpo sicuro, evitando inutili code. Non fermarsi mai al primo negozio che propone sconti ma confrontare i prezzi con quelli esposti in altri esercizi: a volte basta qualche giro in più per evitare l’acquisto sbagliato o per trovare prezzi più bassi. Avere le idee chiare sulle spese da fare prima di entrare in negozio eviterà di acquistare merce a buon prezzo, ma di cui non si ha bisogno.
Consigli per gli acquisti: la bontà dell’articolo va valutata guardando l’etichetta che descrive la composizione del capo d’abbigliamento (le fibre naturali, per esempio, costano di più delle sintetiche). Pagare un prezzo alto non significa comprare un prodotto di qualità. Diffidare dei marchi molto simili a quelli noti e degli sconti superiori al 50%, spesso nascondono merce non proprio nuova. Servirsi preferibilmente nei negozi di fiducia o acquistare merce della quale si conosce già il prezzo o la qualità aiuta a valutare liberamente e autonomamente la convenienza dell’acquisto.
Negozi e vetrine. Non acquistare nei negozi che non espongono il cartellino che indica il vecchio prezzo, quello nuovo e il valore percentuale dello sconto applicato. Il prezzo deve essere inoltre esposto in modo chiaro e ben leggibile e deve esserci l’indicazione del prezzo praticato negli ultimi 30 giorni prima dell’avvio dei saldi. Controllare che fra la merce in saldo non ce ne sia di nuova a prezzo pieno. La merce in saldo deve essere separata in modo chiaro dalla nuova. Diffidare delle vetrine coperte da manifesti che non consentono di vedere la merce.
Prova dei capi: non c’è l’obbligo. È rimesso alla discrezionalità del negoziante. Il consiglio è di diffidare dei capi di abbigliamento che possono essere solo guardati. Pagamenti: il commerciante è obbligato ad accettare forme di pagamento elettroniche (carte, bancomat) anche per i saldi, senza oneri aggiuntivi. Infine, se pensate di avere preso una fregatura rivolgetevi al Codacons, oppure chiamate i vigili urbani.
Economia
Prezzo del gas, l’Ue rassicura ma i mercati non ci...
Francesco Sassi (Rie) spiega all'Adnkronos che l'interruzione voluta dall'Ucraina apre una nuova fase per l'Europa: il rischio di prezzi alti e i nazionalismi energetici minacciano gli obiettivi comuni
Il primo dell’anno si sono interrotti i flussi di gas russo attraverso l’Ucraina, come anticipato dal presidente Volodymyr Zelensky in sintonia con Bruxelles. Una scelta pensata per colpire gli introiti del Cremlino e rafforzare la posizione negoziare di Kiev, implementata a quasi tre anni dall’inizio dell’invasione russa, durante i quali l’Ue ha spinto per ridurre la dipendenza dal gas russo. Ma lo sviluppo sta alimentando una serie di tensioni in Europa, e come spiega all'Adnkronos Francesco Sassi – Research Fellow in geopolitica dei mercati energetici presso il think tank Rie –, i rischi di stanno moltiplicando.
Anzitutto c’è una “discrasia notevole” tra le rassicurazioni delle istituzioni europee e la reazione dei mercati, dove i futures del gas europeo hanno raggiunto i prezzi più alti da ottobre 2023. L’Ue insiste che non è più dipendente dal gas russo, ma gli operatori “non credono che da qui al 2027 – anno in cui l’Ue dovrebbe abbandonare completamente l’approvvigionamento di gas russo – la situazione sarà sotto il pieno controllo delle autorità europee”.
Da una parte le oscillazioni del prezzo del gas si ripercuotono su quelli dell’elettricità, come ricorda Sassi. E sebbene “non ci saranno carenze di gas per i servizi essenziali”, serve considerare l’impatto dei prezzi alti nella stagione estiva (in cui si stocca il gas per l’inverno) e il rischio di guasti o sabotaggi alle infrastrutture con cui i fornitori principali riforniscono l’Ue di gas naturale. “Non ci sono i fondamentali per un calo dei prezzi prima della fine del 2025”, avverte Sassi, per cui la crisi energetica è strutturale, non temporanea, e rischia di generare ripercussioni politiche ed economiche su scala europea.
Lo stop ucraino segna “la fine di un’epoca” e il riorientamento dei flussi di gas verso nord, ovest e sud dell’Ue dopo la perdita del fornitore orientale, la Russia. Al contempo, i prezzi sono fino a quattro volte più alti rispetto alla media 2010-2019, ricorda l’esperto. E la combinazione di riassetto degli equilibri e crisi energetica aumenta la tentazione dei Paesi europei di ricadere nel nazionalismo energetico creando “un mix davvero micidiale per quello che sono le ambizioni europee e di sicurezza energetica e di decarbonizzazione”.
La crisi energetica si trasforma così in un conflitto interno, spostando il baricentro delle tensioni dal confine tra Ue e Russia al cuore dell’Europa. E la chiusura dei canali ucraini rafforza il ruolo strategico della Turchia, la quale si candida a diventare un hub energetico chiave per l’Europa grazie al gasdotto TurkStream – che ha origine in Russia, e che al contrario di altre vie “gode di un forte supporto politico grazie all’asse Erdogan-Putin”, sottolinea Sassi. Diventa fondamentale per l’Italia “affrontare la questione in maniera strutturale”, per capire le conseguenze sul rapporto con i fornitori tradizionali nei Balcani, nel Medio Oriente e in Africa settentrionale, aggiunge.
A livello europeo il banco di prova sarà la Moldova, dove il governo filoeuropeo parla del rischio di un collasso energetico regionale e si preannunciano tensioni con l’enclave filorusso della Transnistria, ugualmente dipendente dal gas del Cremlino. “Difficilmente l’Ue può intervenire direttamente”, visto che solo la Romania è dotata delle interconnessioni per esportare energia verso il vicino. Ma Bucarest è già impegnata a fornire energia all’Ucraina, che è alle prese con una grave crisi energetica a causa degli attacchi russi contro l’infrastruttura critica. (di Otto Lanzavecchia)
Economia
Pensioni, ritardo nel pagamento di gennaio 2025? La...
Sul proprio sito è stato proprio l'INPS a spiegare i motivi e le modalità con cui avverrà l'accredito
Niente pagamento pensione di gennaio 2025 questa mattina sul conto? Niente panico. In molti si sono allarmati dopo non aver ricevuto l'accredito della propria pensione sul conto, tanto meno il cedolino, ovvero il documento che consente ai pensionati di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui tale importo può variare. Sul proprio sito è stato proprio l'INPS a spiegare i motivi di questo ritardo e le modalità con cui avverrà l'accredito.
La data di pagamento
Il pagamento della pensione di gennaio 2025 è previsto per domani, venerdì 3 gennaio. L'accredito delle pensioni è infatti previsto di norma il primo giorno del mese bancabile con un unico mandato di pagamento comprensivo di tutte le prestazioni pensionistiche e assistenziali del titolare, ad eccezione però proprio del mese di gennaio.
L'INPS ha voluto ricordare anche come il pagamento in contanti sia ammesso soltanto per importi complessivi fino a un massimo di mille euro netti. Perciò, se l'importo supera questo limite, bisogna comunicare all'INPS il rapporto finanziario su cui ottenere il pagamento utilizzando il servizio 'Cambiare le coordinate di accredito della pensione'.
Indice di rivalutazione e rinnovo delle pensioni 2024
L’indice di rivalutazione delle pensioni per il 2024 è stato confermato nella misura del 5,4%, già attribuito dal 1° gennaio 2024 in via provvisoria; pertanto, nessun conguaglio è dovuto a titolo di rivalutazione. È stato inoltre effettuato il rinnovo delle pensioni per il 2025.
Per il nuovo anno l’indice provvisorio di rivalutazione è pari allo 0,8%, salvo conguaglio da effettuarsi l'anno successivo; le prestazioni di accompagnamento alla pensione (assegni straordinari, isopensione, indennità di espansione, APE sociale) non saranno rivalutate in quanto non hanno natura di prestazione pensionistica.
Le operazioni di rinnovo possono inoltre aver generato conguagli a credito o a debito a vario titolo relativi all’importo di pensione erogato nell’anno 2024. Tali importi sono stati riportati nel cedolino di pensione di gennaio 2024, con la descrizione 'Conguaglio Pensione da Rinnovo'.
Trattenute fiscali
Come si legge sul sito dell'INPS, è stato effettuato anche il ricalcolo a consuntivo delle ritenute erariali relative al 2024 (IRPEF e addizionale regionale e comunale a saldo) sulla base dell’ammontare complessivo delle sole prestazioni pensionistiche erogate dall’INPS. Se le trattenute sono state effettuate in misura inferiore rispetto a quanto dovuto su base annua, l’INPS, in qualità di sostituto di imposta, deve recuperare le differenze a debito sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2025 anche con azzeramento dell’importo di pensione in pagamento, laddove le imposte siano pari o superiori all’importo del rateo mensile in pagamento.
Nel solo caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18mila euro, per il quali il ricalcolo dell’IRPEF ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, la rateazione viene estesa fino alla mensilità di novembre (articolo 38, comma 7, decreto legge n. 78/2010, convertito nella legge n. 122/2010). Per quanto riguarda le prestazioni fiscalmente imponibili, inoltre, a decorrere dal rateo di pensione di gennaio, oltre all’IRPEF mensile, vengono trattenute le addizionali regionali e comunali relative al 2024.
Le prestazioni di invalidità civile, le pensioni o gli assegni sociali, le prestazioni non assoggettate alla tassazione per particolari motivazioni (detassazione per residenza estera, vittime del terrorismo) non subiscono trattenute fiscali.