Djokovic e Kyrgios, settimana nera per gli “anti-Sinner”. E i social godono…
I due sono stati eliminati in Australia, sia nel doppio che nel singolare. Da X a Instagram, non sono mancate le prese in giro di tanti sostenitori di Jannik
Settimana da dimenticare per... gli "anti-Sinner". Per Novak Djokovic e Nick Kyrgios non è andata benissimo a Brisbane: i due, avversari del numero uno al mondo dentro e fuori dal campo, sono stati subito eliminati nel torneo australiano. E sui social non sono mancate le frecciate da tantissimi sostenitori di Jannik, che sorridono per i loro risultati deludenti...
Djokovic e Kyrgios eliminati
Per entrambi, Australia fin qui amara. Kyrgios ha perso prima contro il francese Giovanni Mpetshi Perricard , dopo tre tiebreak (7-6, 6-7, 7-6), ed è stato poi eliminato nel doppio con Djokovic: i due sono stati buttati fuori da Nikola Mektic e Michael Venus, che hanno agguantato gli ottavi di finale con un 6-2, 3-6, 10-8. A completare una settimana nera, la clamorosa eliminazione di Djokovic poche ore fa. Il serbo è stato sconfitto dallo statunitense Reilly Opelka, numero 293 del ranking, che si è imposto per 7-6 (8-6), 6-3 conquistando l'accesso alle semifinali. Djokovic, numero 1 del tabellone, ha così fallito l'assalto al centesimo titolo della carriera nel primo torneo del 2025 (dopo le vittorie contro Rinky Hijikata e Gael Monfils nei turni precedenti).
Roger Federer - Retired.
— Jason (@Certinfy) January 3, 2025
Rafael Nadal - Retired.
Andy Murray - Retired.
Novak Djokovic - Getting destroyed by World #293 Reilly Opelka. pic.twitter.com/JQP0Qf5eos
Social contro Djokovic e Kyrgios
Da X a Instagram, tanti tifosi di Sinner (rivale sul campo di Djokovic e spesso attaccato da Kyrgios per il caso Clostebol) non hanno risparmiato le prese in giro ai due tennisti. Relativamente alla sconfitta di Djokovic contro il numero 293 del ranking, si legge per esempio: “Roger Federer ritirato, Rafa Nadal ritirato, Andy Murray ritirato, Novak Djokovic distrutto dal numero 293 al mondo Reilly Opelka”. Mentre pochi giorni fa, dopo il ko in coppia con Kyrgios, era diventato virale sui social il commento “Spiaze”, utilizzato da tanti sostenitori di Jannik per sottolineare una certa antipatia nei confronti dei due.
Sport
Dalla Svizzera all’Arabia Saudita: quando Inter-Milan...
Il derby di Supercoppa italiana andrà in scena a Riyadh, ma non è il primo confronto esotico tra le due squadre. Ecco i precedenti
Inter-Milan supera l’Italia e si apre al mondo ancora una volta. Il derby di Milano torna all’estero, in Arabia Saudita, per la finale di Supercoppa italiana del 6 gennaio. E non sarà un "debutto", visto che la stracittadina si è già giocata lontano dal Duomo in diverse occasioni. Fin dall’inizio della sua storia, oltre un secolo fa.
Il primo derby in Svizzera
Già, perché il viaggio del derby di Milano non comincia a Milano, ma in Svizzera. A Chiasso per la precisione, dove il 18 ottobre 1908 si giocò il primo Milan-Inter della storia in un contesto d’altri tempi. Di sicuro affascinante, avvolto dal mistero. Con giocatori in campo oltre la frontiera, con vecchie maglie di lana e uno spirito lontano dall’agonismo dei derby di oggi. L’allenatore del Milan era Gerolamo Radice, quello dell’Inter Virgilio Fossati. La curiosità è che entrambi scesero in campo con la fascia da capitano al braccio, uno portiere e l’altro centrocampista. Uniti da un destino comune, che qualche anno dopo li avrebbe portati a vivere la Grande Guerra. Il primo riuscì a combattere e a sopravvivere, premiato tempo dopo con una medaglia al valore, mentre il secondo morì al fronte. Quel derby misterioso durò 25 minuti per tempo e lo vinse il Milan 2-1, con reti di Lana e Forlano (di Payer il gol nerazzurro).
La prima Supercoppa, a Pechino
Amichevoli a parte (come quelle americane del 1969 allo Yankee Stadium di New York, o del 2009 al Gillette Stadium di Foxborough), la storia del derby di Milano fuori dall’Italia è legata alla Supercoppa italiana e a questioni di marketing, che negli ultimi anni hanno visto in più occasioni l'assegnazione del trofeo all'estero. La prima finale esotica è dell’estate 2011 e il contesto guarda in Cina, al celebre Bird’s Nest di Pechino, riempito da settantamila tifosi provenienti un po' da tutto il mondo. Sulla panchina rossonera siede Massimiliano Allegri, pochi mesi prima condottiero del 18° scudetto, su quella nerazzurra Gian Piero Gasperini, arrivato a Milano dopo l’esperienza al Genoa. L’Inter parte bene e passa a metà del primo tempo con una spettacolare punizione di Sneijder, ma il Milan viene fuori alla distanza e rimonta nella ripresa con grinta e cuore, prendendosi la coppa. I gol di Ibrahimovic, intorno all’ora di gioco, e Boateng, a una ventina di minuti dalla fine.
E la seconda, a Riyadh
Nel gennaio 2023, il confronto di Supercoppa si sposta a Riyadh. Il Milan di Pioli plana sulla sfida con lo scudetto sul petto, conquistato all’ultima giornata di campionato nel maggio precedente. L’Inter di Inzaghi ha invece messo in bacheca la Coppa Italia. I rossoneri sono in difficoltà, arrivano da due pareggi in campionato contro Roma e Lecce e dall’eliminazione in Coppa Italia contro il Torino, mentre l’Inter è reduce dal successo di misura contro il Verona. Gli stati d’animo quasi opposti delle due squadre si riflettono in campo. I nerazzurri prendono subito in mano il gioco e ipotecano il trofeo già in avvio con un uno-due micidiale: Dimarco sblocca il match dopo 10’, Dzeko raddoppia a metà tempo. Il Diavolo annaspa, non si rialza più e nel finale subisce la rete del definitivo 3-0 di Lautaro Martinez. L'ultimo atto dei derby di Milano lontani dal Duomo. (di Michele Antonelli)
Politica
Sardegna, Guzzetta: “Pronuncia Consiglio regionale è...
Il costituzionalista sul caso Todde: "Ma è possibile solo a provvedimento definitivo, lo stabilisce la Corte costituzionale"
Una pronuncia del Consiglio regionale della Sardegna sulla decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde per presunte irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali non è ipotizzabile nell'immediato. "Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà solo nel momento in cui il provvedimento diventerà 'definitivo'". A indicare la significativa sentenza della Consulta è il professore ordinario di Diritto pubblico all'università di Roma Tor Vergata, Giovanni Guzzetta che, analizzando all'Adnkronos una vicenda ingarbugliata sia sul fronte politico che giudiziario, rileva anche che "il giudizio del Consiglio regionale è sempre sindacabile in sede giurisdizionale".
Pertanto, "immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto, sul piano giudiziario i tempi non saranno brevi: la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare".
Secondo il costituzionalista, "la vicenda è molto complessa perché ha evidentemente implicazioni politiche e giuridiche ma le letture appaiono molto semplificate e assertive". "Sul piano politico - analizza - ci troviamo di fronte ad una ordinanza-ingiunzione che contesta gravi violazioni della disciplina in materia di spese elettorali e relativa rendicontazione. In base alla legislazione vigente applicabile anche alla regione Sardegna, a seguito dell’accertamento di tali violazioni consegue anche la sanzione accessoria della decadenza, in quanto si concretizza una causa di ineleggibilità del consigliere regionale che si riflette sulla carica di presidente della Regione, perché, in base alla disciplina vigente ribadita dalla stessa legislazione sarda, il Presidente non può non essere anche membro del consiglio regionale. Sul piano politico la rilevanza della questione, e quindi le conseguenze in termini di opportunità, sono rimesse alle valutazioni degli interessati e al dibattito politico".
"Sul piano giuridico quello che succede è che il provvedimento, che è immediatamente esecutivo, è comunque un provvedimento amministrativo, sebbene adottato da un organo particolarmente autorevole in quanto istituito presso la Corte d’Appello e presieduto dal Presidente della Corte d’Appello. A tale provvedimento si può fare opposizione davanti al giudice ordinario, cui spetta anche decidere se sospenderne o meno l’esecutività. Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà nel momento in cui il provvedimento diventerà “definitivo” (cioè una volta esauriti i gradi di giudizio di impugnazione dell’ordinanza o qualora tale impugnazione non ci sia, nei termini di 30 giorni dall’adozione del provvedimento). Da questa sentenza della Corte costituzionale sembrerebbe dunque che fino a quel momento il Consiglio non possa pronunciarsi, anche se il provvedimento del Collegio regionale di Garanzia rimanesse esecutivo".
Guzzetta osserva che "in questa prospettiva, immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto bisognerà attendere i vari gradi di giudizio e potrebbero passare mesi . Nel momento in cui il provvedimento, confermato dai giudici, divenisse effettivamente definitivo spetterebbe al Consiglio regionale dichiarare la decadenza. Sui poteri del Consiglio in questa materia c’è molta confusione, perché si tende a pensare in modo analogo a quello che vale per le Camere. Ma c’è una fondamentale differenza. Le Camere sono organi costituzionali e la Costituzione riserva a esse in via esclusiva la valutazione della decadenza. Lo stesso principio non vale per i Consigli regionali, le cui deliberazioni sono impugnabili davanti al giudice ordinario secondo i principi generali che valgono in questa materia, peraltro ribaditi dalla stessa legge statutaria della regione Sardegna 2007 articolo 26 comma 9. Questo vuol dire che i margini di valutazione dei Consiglio regionale sono comunque più ristretti, perché le loro scelte sono sindacabili quanto al rispetto delle norme sulla decadenza".
"Il controllo del Consiglio regionale, dunque, è vincolato dal quadro normativo e non può ritenersi politicamente libero. Il che non vuol dire che il suo voto sia una formalità (possono essere rilevati vizi procedurali ad esempio), ma certo la valutazione non è meramente politica. Né la legge ordinaria potrebbe riconoscere ai consigli regionali quella garanzia di insindacabilità degli atti che è assicurata dalla Costituzione alle Camere - sottolinea il professore di Tor Vergata - Questo peraltro vale per tutti i casi in cui i Consigli regionali accertino cause di decadenza. Le dichiarazioni di decadenza sono impugnabili davanti al giudice ordinario. Al limite possono ipotizzarsi anche dei conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale tra Regione e autorità giudiziaria".
"Sul piano giudiziario, dunque, i tempi non saranno brevi. Sul piano politico, ovviamente, la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare", conclude il costituzionalista. (di Roberta Lanzara)
Ultima ora
Mattarella al Parco Verde di Caivano, a messa da don...
Il capo dello Stato: "Auguro a questi ragazzi futuro di benessere e cultura"
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è recato stamani a sorpresa nella chiesa del Parco Verde a Caivano. Il capo dello Stato ha preso parte alla messa officiata dal parroco anti camorra, don Maurizio Patriciello.
"Voglio fare gli auguri più grandi alla comunità di Caivano, auguri per il futuro dei ragazzi, auguri non sono solo per l'anno cominciato ma per il futuro, particolarmente dei bambini e dei ragazzi, perché su di loro sono le speranze che la comunità ha a cuore", ha detto il presidente della Repubblica al termine della messa, ringraziando don Patriciello "per l'opera che presta e per ringraziarlo di questa magnifica celebrazione".
Il capo dello Stato ha auspicato per "i bambini e i ragazzi un futuro di crescita di impegno, di benessere, di cultura e di impegno professionale. Ed è questo l'augurio che rivolgo a tutta la comunità".
Mattarella è stato anche a Villa Rosebery in visita privata dove ha incontrato il sindaco di Napoli e presidente dell'Anci, Gaetano Manfredi.
"Ringrazio il Presidente Mattarella per le parole di apprezzamento e vicinanza al nostro territorio. E' sempre un grandissimo onore accogliere il capo dello Stato e trovare sostegno e condivisione per i tanti progetti in campo per le città e per le nostre periferie", ha postato Manfredi su X.