Capodanno piazza Duomo: ribellione passeggera o rischio banlieue? L’opinione degli esperti
Per Marco Strano si cela una bomba a orologeria sociale. Vittorino Andreoli inquadra invece l’episodio come una tipica ribellione adolescenziale
Gli slogan contro le forze dell'Ordine, il "vaffanculo all'Italia", la bandiera tunisina issata in piazza Duomo. Il caso del Capodanno di Milano, con italiani di prima e seconda generazione e alcuni nordafricani, tutti attorno ai vent’anni d'età, che si arrampicano sul monumento di Vittorio Emanuele II per insultare il Paese fa discutere anche gli esperti. Per il criminologo Marco Strano, dietro gli slogan e la bandiera tunisina sventolata in Piazza Duomo si cela una bomba a orologeria sociale: giovani di terza generazione, esclusi e rabbiosi, pronti a imboccare la strada della violenza urbana o, peggio, della radicalizzazione islamista. Lo psichiatra Vittorino Andreoli inquadra invece l’episodio come una tipica ribellione adolescenziale, amplificata dall’atmosfera festosa e dal bisogno di sfidare le regole per affermare se stessi. Ribellione (ingiustificata ma passeggera) o preludio a un dramma sociale? Il dibattito è aperto.
La teoria di Marco Strano: "La nostra identità costa troppo, quei ragazzi rischiano di diventare potenziali foreign fighters"
L'allarme del criminologo Marco Strano all'Adnkronos: "Quando quei ragazzi gridano 'vaffanculo Italia', non stanno semplicemente insultando un Paese: stanno rifiutando un modello di vita che li seduce ma che sanno di non poter mai raggiungere. È un grido contro l’identità europea, con il suo consumismo scintillante, che ha un prezzo che loro non possono permettersi. Ma attenzione: il rischio non è solo quello di vivere le rivolte sul modello delle banlieue francesi. In questo vuoto di prospettive, si insinua un pericolo ancora più insidioso: la radicalizzazione islamista e il fenomeno dei foreign fighters". "Molti di questi giovani - spiega - appartengono alla terza generazione di famiglie immigrate, mentre altri sono giunti in Italia da soli, spesso senza il supporto di un nucleo familiare. È proprio l’assenza di un controllo da parte della famiglia, considerata un’importante “agenzia di socializzazione primaria”, a rappresentare un fattore cruciale. Le famiglie della prima generazione di immigrati, arrivate in Europa nel secondo dopoguerra, puntavano all’integrazione attraverso il lavoro e la stabilità economica. Tuttavia, con il passare del tempo, la crisi economica e il cambiamento delle dinamiche sociali, molte di queste reti familiari si sono indebolite o frammentate", sottolinea.
"I giovani delle generazioni successive, spesso cresciuti in contesti di precarietà, percepiscono un forte senso di esclusione", afferma. "Esposti ai modelli proposti dai social media – auto di lusso, abbigliamento firmato, tecnologia di ultima generazione – si trovano di fronte a uno stile di vita che appare irraggiungibile. Loro non vivono il consumismo, ma l’idea del consumismo”, spiega l'esperto, sottolineando come questo divario tra desideri e realtà alimenti una rabbia profonda. Una rabbia che si manifesta in atteggiamenti di ribellione nei confronti di una società vista come ostile e irraggiungibile. "Questo mix di esclusione sociale, precarietà e mancanza di prospettive alimenta il rischio di una escalation di violenza urbana", spiega “Vedono i loro coetanei italiani con l’ultimo iPhone o vestiti firmati, consapevoli che non potranno mai permetterselo,” osserva. "Questo sentimento di frustrazione può trasformarsi in atti di devianza, come rapine, aggressioni o danneggiamenti, diretti contro simboli di quel benessere percepito come irraggiungibile".
Il fenomeno non è nuovo in Europa. "La Francia, che ospita da decenni una forte immigrazione nordafricana, ha vissuto con particolare intensità le rivolte delle banlieue, scatenate proprio dalla terza generazione di immigrati", spiega. "A differenza della prima generazione, che ambiva a integrarsi attraverso il lavoro, e della seconda, che si trovava a fronteggiare la disoccupazione degli anni ’70 e ’80, la terza generazione è definita dagli esperti come una mina vagante, priva di un punto di riferimento culturale o sociale. In Italia, episodi di micro-violenza urbana, come quelli registrati nei quartieri periferici di Milano, rappresentano segnali preoccupanti di un fenomeno in crescita", evidenzia. Secondo l'esperto la Francia ha impiegato decenni per arrivare alla situazione di aperte rivolte urbane nelle banlieue, ma un simile scenario potrebbe manifestarsi in Italia nel giro di vent’anni, se non si interviene per affrontare il problema.
“Qualche micro-insurrezione sporadica potrebbe già verificarsi nei prossimi anni,” avverte, aggiungendo che episodi di questo tipo potrebbero essere ulteriormente strumentalizzati da gruppi estremisti per scopi politici o ideologici. Ed è infatti il rischio di radicalizzazione che il criminologo mette nel mirino: "I giovani più vulnerabili, privi di un’identità culturale definita, possono diventare bersagli facili per organizzazioni islamiste radicali. Questi gruppi offrono un modello alternativo e un senso di appartenenza, presentandosi come una “terza via” per chi non si sente né parte del paese d’origine né integrato nella società occidentale".
L’identità europea costa, rimarca l'esperto, evidenziando come il senso di esclusione renda questi giovani particolarmente esposti a messaggi estremisti. Il fenomeno dei foreign fighters – giovani europei reclutati per combattere con l’Isis – ha mostrato quanto sia forte l’attrazione esercitata da questi modelli alternativi. Molti di questi combattenti provenivano proprio dalle periferie urbane, figli di una terza generazione di immigrati cresciuta senza il supporto di una rete sociale o familiare stabile".
La tesi di Vittorino Andreoli: "Vedere quanto di adolescenziale c'è in queste manifestazioni"
L'opinione dello psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli all'Adnkronos: "La prima ipotesi che mi sentirei di prendere in considerazione è quella di vedere quanto di adolescenziale c'è in queste manifestazioni". Secondo Andreoli occorre soffermarsi sull'età "e quindi sulla caratteristica che è propria dell'adolescenza, indipendentemente dalla nazionalità: un'età che si caratterizza per 'essere contro' e questo 'essere contro' vuol proprio dire la necessità di avere un nemico".
Si tratta, spiega, di una funzione che serve proprio a sviluppare un'identità, un ruolo. "Questo essere contro - rimarca Andreoli- è tanto più posto in evidenza quanto maggiore è la frustrazione dell'adolescente, tenendo conto però che non c'è un adolescente che non sia frustrato, un adolescente che si piaccia per esempio già dal punto di vista della dimensione corporea, delle caratteristiche, della personalità. Dopodiché - chiosa lo scrittore - noi vediamo che gli adolescenti fanno anche cose insopportabili e inaccettabili..".
Lo psichiatra non nega il fenomeno sociale della mancata integrazione e delle difficoltà economiche "ma prima di vedere rischi di tipo politico o terroristico - evidenzia - mi sembra che serva soprattutto soffermarsi su un'atmosfera che è quella dell'ultimo dell'anno dove, magari con la complicità di qualche bicchiere di troppo, mettere in scena una manifestazione che abbia più il senso dello spettacolo, dell'eroe del capodanno", prosegue. "Io - conclude - non voglio negare le preoccupazioni che possano scaturire da eventi di questo tipo, però l'ultimo dell'anno è proprio la festa dove è più forte la spinta a fare cose fuori dalla regola". (di Andrea Persili)
Cronaca
Roma-Lazio, sequestrati arsenali prima del derby
Coltelli, lance, spranghe e bombe carta sequestrati prima del match
Caos prima del derby Roma-Lazio in programma allo stadio Olimpico oggi domenica 5 gennaio 2025. Vigili del fuoco in azione sul Lungotevere, all’altezza del ponte Duca d’Aosta, nei pressi dello stadio. In fiamme una macchina, probabilmente a causa dell’esplosione di una bomba carta.
Coltelli, lance, spranghe e bombe carta sono stati sequestrati nel pomeriggio. Circa 300 persone si sono radunate a piazzale ponte Milvio e nei pressi del bar River. In entrambi i casi, molti dei componenti dei gruppi si sono presentati con i volti coperti, indossando caschi e oggetti per colpire.
Si è reso necessario l'idrante, sebbene per pochi secondi, per far cessare il lancio di fumogeni, petardi e bombe carta nei pressi del bar River.
Lo schieramento delle Forze di Polizia a delimitare il confine delle aree rispettivamente destinate a ciascuna tifoseria, così come già pianificato nelle ore antecedenti dalla Questura, ha permesso di impedire l'avanzata dei due gruppi, che sono rimasti nella posizione iniziale.
Trovati e sequestrati, su entrambi i fronti delle tifoserie ultras, numerosi oggetti. Nel dettaglio, si tratta di aste in plastica modificate con punte metalliche taglienti, oltre a coltelli da cucina, mazze da baseball, nonché mazze di legno, alcune delle quali anche abbinate a materiale pirotecnico ad elevato potenziale. Numerosi anche i coltelli che sono stati trovati nascosti all’interno di alcune aiuole, in particolare nell’area nord dello stadio.
Durante le fasi di accesso della tifoseria laziale all’interno dello stadio per l’allestimento della coreografia nel settore curva Nord, un supporter biancoceleste è stato trovato con un cacciavite e un altro oggetto atto ad offendere. Per questo, il ragazzo - un ventenne romano - è stato denunciato e sottoposto a Daspo.
Cronaca
Roma-Lazio, caos prima di derby: auto a fuoco, armi...
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Si è reso necessario l'idrante, sebbene per pochi secondi, per far cessare il lancio di fumogeni, petardi e bombe carta nei pressi del bar River.
Lo schieramento delle Forze di Polizia a delimitare il confine delle aree rispettivamente destinate a ciascuna tifoseria, così come già pianificato nelle ore antecedenti dalla Questura, ha permesso di impedire l'avanzata dei due gruppi, che sono rimasti nella posizione iniziale.
Trovati e sequestrati, su entrambi i fronti delle tifoserie ultras, numerosi oggetti. Nel dettaglio, si tratta di aste in plastica modificate con punte metalliche taglienti, oltre a coltelli da cucina, mazze da baseball, nonché mazze di legno, alcune delle quali anche abbinate a materiale pirotecnico ad elevato potenziale. Numerosi anche i coltelli che sono stati trovati nascosti all’interno di alcune aiuole, in particolare nell’area nord dello stadio.
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Cronaca
Sindrome post vacation, cos’è? Le regole per...
Le raccomandazioni degli psicologi toscani, 'evitare l'effetto-interruttore, stop eccessi, tanto sonno e coltivare le amicizie'
"Gli americani lo chiamano post vacation o holiday blues", quel mix di tristezza e smarrimento che scatta quando dopo un periodo di stop tocca tornare alla routine quotidiana. "Non stiamo parlando di una patologia ufficialmente riconosciuta, ma si tratta di condizioni psicologiche sempre più diffuse", spiega Maria Antonietta Gulino, presidente dell'Ordine degli psicologi della Toscana, che contro la sindrome post-feste suggerisce 5 regole per ripartire più sereni.
Le 5 regole
"Il rientro al lavoro dopo le vacanze natalizie è fonte di stress per molti" e questo disagio "può raggiungere chiunque", osserva l'esperta. "Le festività, del resto - analizza - rappresentano un periodo in cui il tempo risulta sospeso e, con esso, i problemi, le scadenze, la sveglia per andare al lavoro, i rapporti a volte difficili nei contesti lavorativi".
E "più le vacanze si configurano come un'oasi di relax, più il ritorno alla realtà di tutti i giorni rischia di essere difficile da affrontare. Questa dinamica - precisa Gulino - incide maggiormente su chi soffre già di un disagio psicologico, come nei casi di depressione o di bassa autostima, e su quei soggetti che stanno attraversando momenti difficili a livello interpersonale, sia nella sfera privata che sul lavoro".
"Darsi una serie di regole per affrontare al meglio la ripartenza è quindi fondamentale. La prima è quella di evitare l''effetto interruttore'", raccomanda la psicologa: "Non si può pensare di spegnere d'un tratto il sollievo delle vacanze e di calarsi immediatamente nella realtà precedente, fatta di ritmi sostenuti, moli di lavoro spesso importanti, viaggi nel traffico, orari da rispettare al minuto e potenziali attriti con le persone circostanti. Meglio, per chi può, iniziare a tornare al lavoro in modo graduale, magari ricominciando con una mezza giornata o anche un giorno intero, ma vicino al weekend".
Il secondo consiglio, prosegue la presidente degli psicologi toscani, è "non interrompere del tutto le buone abitudini prese in vacanza, quando i tempi sono stati più dilatati: hobby, sport, letture, musica, amici, cinema e qualsiasi altra cosa per cui abbiamo avuto più spazio, più libertà di scelta, non devono essere azzerati all'improvviso".
"Il terzo accorgimento - continua Gulino - riguarda l'alimentazione: durante le feste si tende ad eccedere, ma quando ricomincia la vita di tutti i giorni bisogna stare attenti a curarla con maggior attenzione. Mente e corpo si influenzano reciprocamente. Allo stesso modo", quarta regola, "è fondamentale gestire bene il sonno: i ritmi delle vacanze ci hanno portato a dormire di più o diversamente e la mancanza di riposo può accentuare il senso di disagio e di stanchezza".
"L'ultimo consiglio, non meno importante - conclude l'esperta - è quello di mantenere il più possibile solide le relazioni che siamo riusciti a coltivare maggiormente nel periodo festivo, a livello di amicizie, famiglia e sentimenti, perché sono energie fondamentali tutto l'anno".