Russia, vendite record Gnl in Ue e figlia patron Novatek riapre palazzo a Venezia “contro la guerra”
Ha riaperto a Venezia con abiti nuovi, inclusa una presa di posizione contro "ogni forma di guerra, conflitto e violenza" e in sostegno della libertà di espressione, il palazzo sul canale della Giudecca in cui, fino all'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, aveva sede la V-A-C Foundation, iniziativa dedicata all'arte contemporanea lanciata a Mosca nel 2009 da Leonid Mikhelson, patron della Novatek, principale produttrice di Gas naturale liquefatto in Russia. Lo spazio è passato alla figlia del magnate, Victoria Mikhelson, storica dell'arte, curatrice, e proprietaria del 2,3 per cento delle azioni del gruppo di cui il padre è presidente e azionista di maggioranza. Con il nuovo nome di Scuola Piccola Zattere.
La riapertura al pubblico è avvenuta in coincidenza con la conclusione di un anno record per le vendite del Gnl russo in Europa. I Paesi Ue, con la Francia in prima linea, ne hanno acquistate 16,5 milioni di tonnellate (da inizio gennaio a metà dicembre 2024), contro i 15,18 dello scorso anno e i 15,21 dell'altro anno record, il 2022, secondo dati Kpler.
Mentre l'Europa cerca di liberarsi dalla dipendenza delle fonti di energia in arrivo dalla Russia, aumenta il rifornimento del metano liquido, quindi trasportabile via mare. E la presenza di uno dei principali attori del settore in Russia, anche se per tramite della figlia, non è più tabù a Venezia.
Del picco di importazioni di Gnl russo ha preso atto il nuovo Commissario all'Energia Ue, Dan Jørgensen che ha anticipato una "roadmap tangibile con gli strumenti per risolvere le parti rimanenti della questione". "Essere stati in grado di diminuire la nostra dipendenza al punto in cui siamo arrivati è un risultato importante. Ma è chiaro a tutti che è necessario che accada qualcosa di nuovo perché ora l'andamento sta iniziando ad andare nella direzione sbagliata", ha affermato, in una recente intervista a Politico.
Un intento, il suo, che sarà senz'altro ben accolto da Donald Trump. Il Presidente americano eletto ha già reso nota la sua disponibilità a trattare su possibili dazi anche contro i Paesi alleati se questi aumenteranno le loro importazioni di Gnl 'made in Usa'. Ma rimane un ostacolo: il prodotto caricato nella penisola russa di Yamal ha un costo "significativamente inferiore" a quello americano, come ha spiegato al Financial Times Christoph Halser, analista del settore del gas per Rystad.
L'Unione Europea ha introdotto solo lo scorso giugno le prime sanzioni che colpiscono il settore del Gnl russo, anche se ancora alla lontana, non il prodotto importato per uso interno. Sembra che ancora la partita sia da giocare. Novatek avrebbe anche avviato uno sforzo per ricostruire le relazioni con l'Occidente e in particolare con gli Stati Uniti anticipando la fine della guerra in Ucraina che Trump ha promesso, scriveva Reuters il mese scorso, citando la missione di un alto dirigente della società russa a Washington, per far partire una collaborazione con una società di lobbying americana.
La Novatek, fondata nel 1994, è da tempo in competizione interna con Gazprom, che ha superato nel settore del Gnl e a cui potrebbe fare concorrenza, sanzioni permettendo, anche sui mercati asiatici, in competizione con il gas trasportato su gasdotti verso la Cina già sovradimensionati.
A Venezia è sparito ogni riferimento alla V-A-C Foundation con cui, ci si limita a osservare sul sito, c'era solo un accordo di cooperazione "definitivamente interrotto nel 2022 a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha portato ai tragici fatti in Ucraina". La galleria ora si chiama Scuola Piccola Zattere, anche se il palazzo alle Zattere una scuola piccola o scoletta non l'ha mai ospitata. Fa capo alla "Fondazione per lo sviluppo dell’arte contemporanea Victoria, ente italiano costituito nel 2014" di cui è fondatrice Victoria Mikhelson, finanziatrice unica dell'iniziativa "attraverso le sue risorse personali", si precisa.
Il Palazzo è stato oggetto di un profondo restyling, sia nell'architettura, a cura del collettivo Fosbury Architecture, che tematico: non è più solo una galleria ma ospita residenze artistiche, installazioni, laboratori.
Forte l'accento sulla città di Venezia. Sia nella scelta del nome che nel programma di valorizzare le realtà artistiche locali. Tanto che alla festa per l'inaugurazione alla fine dello scorso novembre erano presenti, come ha raccontato un ospite, "più che autorità o i soliti volti della mondanità veneziana", impegnati nella contemporanea accensione delle luci e dell'albero a Piazza San Marco, molti studenti della vicina Cà Foscari.
Victoria, che ha una laurea in storia dell'arte alla New York University e un master al Courtauld Institute a Londra, già nel board del New Museum di New York, era in precedenza responsabile dello sviluppo strategico della Fondazione V-A-C, da cui, a vedere il sito web, sembra ora dipendere solo la Casa della cultura Ges-2 di Mosca.
In questi due anni il Palazzo veneziano che sarebbe sempre rimasto locato dall'autorità portuale di Venezia alla fondazione (non risulta che il contratto di affitto 18 + 18 anni stipulato in vista dell'inaugurazione del 2017 sia mai stato rescisso) sarebbe stato sporadicamente ceduto "a prezzi esorbitanti" per eventi privati -come spiegano all'Adnkronos fonti locali- seppur la maggior parte del tempo sia rimasto sbarrato. Subito dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia l'allora curatore, Francesco Manacorda, si era dimesso. E lo spazio era rimasto chiuso.
Esteri
Da Sgrena a Sala, da Pari e Torretta a Mastrogiacomo: tutti...
Fondamentale il lavoro di intelligence e di diplomazia
Lavoro di intelligence e di diplomazia. Tanti gli italiani trattenuti all'estero e riportati a casa negli ultimi anni. Non ci sono solo gli arresti, come nella vicenda di Cecilia Sala, o la "politica degli ostaggi" di cui è accusato l'Iran, ma tra i casi che tornano alla mente ci sono quelli di sequestri come per le volontarie Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel settembre del 2004 a Baghdad e liberate 21 giorni dopo il sequestro. Nella stessa capitale irachena, nel febbraio di dieci anni fa, viene rapita da un'organizzazione della Jihad Islamica la giornalista Giuliana Sgrena. La sua liberazione avviene il 4 marzo, ad opera del Sismi, ma si conclude tragicamente durante il trasferimento all'aeroporto della capitale irachena, quando a un posto di blocco viene raggiunta da un raffica di colpi sparati da militari americani l'auto con a bordo l'inviata e il dirigente dei servizi di sicurezza italiani Nicola Calipari, morto sul colpo nel tentativo di proteggere la Sgrena col suo corpo.
Nel marzo del 2007 viene rapito in Afghanistan il giornalista Daniele Mastrogiacomo, liberato 15 giorni dopo il sequestro. Nell'aprile 2013 viene rapito in Siria il giornalista Domenico Quirico insieme al belga Pierre Piccinin. Assieme vengono liberati a inizio settembre. E' sempre nel nord della Siria che nell'estate del 2014 vengono rapite le cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rilasciate poi nel gennaio successivo. Nell'ottobre del 2015 viene rapito nel sud delle Filippine Rolando Del Torchio, ex sacerdote e imprenditore liberato poi nell'aprile del 2016.
Tra aprile e maggio 2019 vengono liberati Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini, rapiti in Turchia e portati in Siria. Entrambi tornano liberi a tre anni dal sequestro. Nel marzo del 2020 tornano in libertà in Mali Luca Tacchetto e la compagna canadese Edith Bias, rapiti in Burkina Faso nel dicembre del 2018. Nell'ottobre del 2020 viene rilasciato Padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote rapito nel settembre del 2018 a 150 chilometri dalla capitale del Niger, Niamey. Viene rilasciato insieme al turista Nicola Chiacchio, rapito in Mali nel febbraio del 2019.
Nel maggio del 2020 torna in libertà in Somalia la volontaria Silvia Romano, dopo essere stata sequestrata nel novembre di due anni prima in Kenya. Nel febbraio dello scorso anno vengono liberati Rocco Langone, la moglie Maria Donata Caivano e il figlio Giovanni rapiti nella regione del Sahel il 19 maggio 2022.
Nel 2022 anche l'arresto di Alessia Piperno, viaggiatrice per passione fermata a Teheran il 28 settembre e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno. Venne rinchiusa nel terrificante carcere di Evin, come Cecilia Sala e durante il periodo della sua detenzione scoppiò un incendio nel carcere, probabilmente innescato da una rivolta, che causò la morte di diversi detenuti.
Esteri
Cecilia Sala libera, la nobel Mohammadi: “Giornalisti...
"Il regime religioso autoritario mette a repentaglio la libertà di espressione"
"La notizia dell'arresto, dell'isolamento e del rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala evidenzia ancora una volta la realtà che giornalisti, reporter e professionisti dei media in Iran sono costantemente sotto pressione e a rischio di arresto, reclusione e tortura". Così la premio Nobel per la pace iraniana, Narges Mohammadi, in carcere dal novembre 2021 e rilasciata temporaneamente a inizio dicembre per motivi medici, commenta all'Adnkronos la notizia della scarcerazione di Sala, attesa a breve in Italia. Mohammadi è stata rinchiusa per anni a Evin, la stessa prigione dove era tenuta la giornalista italiana.
"Ciò evidenzia come il regime religioso autoritario metta a repentaglio la libertà di espressione", aggiunge Mohammadi, raggiunta dall'Adnkronos tramite il marito, il giornalista e scrittore Taghi Rahmani. Quest'ultimo sostiene che l'arresto di cittadini stranieri sia "un metodo usato ripetutamente dal regime iraniano quando vogliono ottenere il rilascio dei loro prigionieri. È la loro forma di diplomazia".
Nel caso di Cecilia Sala, prosegue Rahmani, le autorità puntavano a "scambiare la giovane giornalista con il loro prigioniero in Italia, il signor Abedini. È così che funziona il loro sistema".
Rahmani definisce gli arresti come quello di Sala "una violazione della legge" dal momento che "tenere in ostaggio un cittadino straniero va contro il diritto internazionale dei diritti umani, eppure questo continua a verificarsi in Iran".
"Quando qualcuno viene arrestato, dovrebbe essere sottoposto a un giusto processo - conclude - Ma il regime iraniano ignora i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale".
Esteri
Cecilia Sala libera, quando i fatti pesano più delle...
Il ritorno a casa della giornalista italiana detenuta in Iran era l'unico obiettivo possibile
La liberazione di Cecilia Sala, dopo venti giorni di detenzione in Iran, è una notizia che riporta il sereno in una vicenda che aveva preso una pessima piega. La giornalista del Foglio e di Chora Media è finita in un complicato intreccio internazionale, utilizzata come arma di ritorsione dopo l'arresto in Italia, su richiesta degli Stati Uniti, dell'ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi.
Le prossime ore, e i prossimi giorni, aiuteranno a capire quale siano stati gli accordi presi per arrivare alla svolta di oggi, e quali saranno le conseguenze che ne deriveranno, ma c'è un elemento che è già chiaro: la sequenza dei fatti di queste settimane pesa più di qualsiasi opinione. Si possono discutere le scelte strategiche, le modalità e le procedure che sono state adottate, ma non ci sono dubbi sul risultato finale. La premier Giorgia Meloni, il suo governo, i servizi segreti italiani e la macchina diplomatica che è stata attivata sono riusciti a centrare l'unico obiettivo possibile: riportare a casa, più rapidamente possibile, la giornalista.
Il passaggio chiave è stato evidentemente il viaggio lampo di Meloni in Florida, a Mar a Lago, per incontrare Donald Trump. E' servito a creare le condizioni per un sostanziale via libera alla trattativa con Teheran e a rendere ancora più forte l'asse tra Roma e Washington, a pochi giorni dall'insediamento alla Casa Bianca del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Un contatto diretto, faccia a faccia, ritenuto indispensabile per sbloccare una situazione complicata dalla richiesta di estradizione di Abedini e dalle decisioni ritenute necessarie per convincere l'Iran a liberare Sala.
Ci saranno delle conseguenze? Gli Stati Uniti avranno un credito da spendere con l'Italia? Tutto lascia presumere di sì. Quale peso hanno avuto le indiscrezioni sul contratto con Starlink, smentite dal governo almeno nella dimensione di causa ed effetto con l'affaire Sala, e il rapporto con Elon Musk? Andranno verificate e ponderate le prossime mosse, soprattutto in una chiave strategica di più ampio respiro. Ma oggi c'è un innegabile e tangibile risultato da rivendicare: Cecilia Sala è tornata libera grazie al lavoro fatto, su tutti i tavoli disponibili, da chi poteva e doveva farlo: Giorgia Meloni e tutte le altre personalità istituzionali coinvolte. (Di Fabio Insenga)