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Musk contro i leader europei, indizi sull’agenda internazionale di Trump?

Le critiche del patron di Tesla, la vicinanza a Meloni e Orban e l'idea di esportare il modello populista Usa

Elon Musk - Afp

Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia. Nessuna grande nazione europea sembra riuscire a sfuggire a Elon Musk, il potente miliardario americano che da qualche settimana si sta dimostrando sempre più interessato - e soprattutto critico - verso la politica europea.

In particolare, si legge sulla Cnn, l'azione in politica estera del fondatore di SpaceX, volta principalmente a promuovere partiti di estrema destra, indigna i leader ponendo loro due grandi dilemmi: come rispondergli a modo senza offendere o provocare il suo "protettore" Donald Trump? Le posizioni di Musk vanno trattate come semplici opinioni personali, o come indizi sull'agenda europea della prossima amministrazione americana?

Gli attacchi di Musk avvengono principalmente sulla sua piattaforma X, e i suoi post sono letti da oltre 211 milioni di follower. Ma le critiche, spesso dai toni molto violenti, stanno infastidendo - e preoccupando - molto dei suoi 'bersagli'.

L'ultimo attacco contro Farage

L'ultimo attacco sferrato da Musk è stato ancora una volta contro la politica interna della Gran Bretagna. Dopo essersi scagliato direttamente contro il premier Keir Starmer, accusandolo di "facilitare gli stupri sui minori", il fondatore e proprietario di Tesla e Space X ha chiesto a sorpresa la sostituzione di Nigel Farage come leader del partito sovranista Reform Uk. "Il Reform Party ha bisogno di un nuovo leader. Farage non ha la stoffa" per guidare il partito, ha scritto in un post. Una dichiarazione arrivata poche settimane dopo che lo stesso Farage aveva annunciato che era in trattativa con il miliardario per ricevere una sostanziosa donazione economica.

La reazione dei leader

Il premier britannico Starmer ha avvertito che il proprietario di X ha "oltrepassato il limite". Il presidente francese Emmanuel Macron ha accusato Musk di alimentare un nuovo "movimento reazionario internazionale" e di intervenire nelle elezioni. Il premier norvegese Jonas Gahr Støre ha definito "preoccupante" che un uomo con una tale influenza sia così direttamente coinvolto negli affari di altri paesi.

La prima prova del nove dell'effettiva influenza di Musk si avrà il 23 febbraio, quando i tedeschi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Cancelliere. Il fondatore di Tesla e SpaceX è notoriamente vicino al partito di estrema destra Alternativa per la Germania (Afd), e ospiterà la leader Alice Weidel per un'intervista su X. Il cancelliere uscente Olaf Scholz, leader socialdemocratico che Musk ha definito "idiota incompetente" dopo l'attentato al mercatino di Natale di Magdeburgo, ha detto che non c'è “nulla di nuovo” nelle critiche di “ricchi imprenditori dei media che non apprezzano la politica socialdemocratica e non si tirano indietro con le loro opinioni”, ma è "preoccupato" dal sostegno del miliardario a un partito estremista come Afd.

Il modello Usa

Secondo la Cnn, Musk starebbe cercando di esportare in Europa il modello "Make America Great Again" di Trump, scagliandosi contro i rappresentanti dell'establishment e cercando di promuovere populisti di estrema destra, outsider, le cui opinioni e i cui temperamenti rispecchiano quelli del presidente americano eletto. Sebbene per molti americani Musk stia semplicemente esercitando i suoi diritti sanciti dal Primo Emendamento, un continente che l'emittente definisce "ossessionato dall'orrore dell'estremismo di estrema destra", il suo sostegno al populismo radicale è visto da molti come offensivo e un tentativo di soffocare libertà e democrazia, piuttosto che una dimostrazione di libertà di parola.

Non è ancora chiaro fino in fondo quanto Musk agisca seguendo l'agenda trumpiana. "Musk porterà avanti l'agenda di politica estera di Trump, agendo come ambasciatore personale di Trump ovunque? - si chiede Lindsay Gorman, amministratrice delegata del German Marshall Fund - Oppure Musk porterà avanti la sua visione per gli affari globali, che potrebbe allinearsi con Trump per certi versi, ma non per altri. E allora quali saranno le dinamiche di potere tra i due"?

L'amicizia con Meloni e Orban

Musk e Trump sono inoltre vicini a quelli che la Cnn definisci i due "più influenti leader nazionali in Europa", Giorgia Meloni e Viktor Orban. C'è infatti chi guarda positivamente alla nuova amministrazione e al suo consigliere, e il Wall Street Journal ha sottolineato come Meloni sia "uno dei pochi leader europei che Musk ammira". I due si sono incontrati diverse volte negli ultimi anni, e sono molto in sintonia su temi come immigrazione, calo delle nascite e 'ideologia woke'. Sempre il Wsj ha ricordato che parlando al Corriere della Sera, Meloni ha definito il miliardario "una grande personalità del nostro tempo, un innovatore straordinario e che ha sempre lo sguardo rivolto al futuro".

I rischi per Trump

La Cnn avverte tuttavia che potrebbe essere rischioso, per la nuova amministrazione, farsi terra bruciata tra i leader europei. Trump potrebbe un giorno aver bisogno dell'aiuto degli alleati, e le 'buffonate' di Musk rischano di mettere subito in salita le relazioni tra il tycoon e l'elite europea. Ed Davey, leader dei Liberal Democratici britannici, ha lanciato un avvertimento su X: "La gente ne ha abbastanza di Elon Musk che interferisce con la democrazia del nostro paese quando è chiaro che non sa nulla della Gran Bretagna". Davey fa riferimento ai continui inviti del magnate a condurre nuove elezioni in Gran Bretagna, "tralasciando" che le ultime si siano tenute appena 6 mesi fa.

Le frecciatine di Musk potrebbero infine complicare il lavoro per Marco Rubio e Micheal Waltz, scelti da Trump rispettivamente come prossimo segretario di Stato e consigliere per la sicurezza nazionale. "Penso che diventerà tutto molto confuso molto rapidamente. Non invidio i diplomatici di carriera del Dipartimento di Stato, che sicuramente avranno le mani piene nel tentativo di capire di chi stanno portando avanti l'agenda", ha concluso Gorman.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Esteri

Da Sgrena a Sala, da Pari e Torretta a Mastrogiacomo: tutti...

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Fondamentale il lavoro di intelligence e di diplomazia

Da Sgrena a Sala, da Pari e Torretta a Mastrogiacomo: tutti gli altri italiani riportati a casa

Lavoro di intelligence e di diplomazia. Tanti gli italiani trattenuti all'estero e riportati a casa negli ultimi anni. Non ci sono solo gli arresti, come nella vicenda di Cecilia Sala, o la "politica degli ostaggi" di cui è accusato l'Iran, ma tra i casi che tornano alla mente ci sono quelli di sequestri come per le volontarie Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel settembre del 2004 a Baghdad e liberate 21 giorni dopo il sequestro. Nella stessa capitale irachena, nel febbraio di dieci anni fa, viene rapita da un'organizzazione della Jihad Islamica la giornalista Giuliana Sgrena. La sua liberazione avviene il 4 marzo, ad opera del Sismi, ma si conclude tragicamente durante il trasferimento all'aeroporto della capitale irachena, quando a un posto di blocco viene raggiunta da un raffica di colpi sparati da militari americani l'auto con a bordo l'inviata e il dirigente dei servizi di sicurezza italiani Nicola Calipari, morto sul colpo nel tentativo di proteggere la Sgrena col suo corpo.

Nel marzo del 2007 viene rapito in Afghanistan il giornalista Daniele Mastrogiacomo, liberato 15 giorni dopo il sequestro. Nell'aprile 2013 viene rapito in Siria il giornalista Domenico Quirico insieme al belga Pierre Piccinin. Assieme vengono liberati a inizio settembre. E' sempre nel nord della Siria che nell'estate del 2014 vengono rapite le cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rilasciate poi nel gennaio successivo. Nell'ottobre del 2015 viene rapito nel sud delle Filippine Rolando Del Torchio, ex sacerdote e imprenditore liberato poi nell'aprile del 2016.

Tra aprile e maggio 2019 vengono liberati Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini, rapiti in Turchia e portati in Siria. Entrambi tornano liberi a tre anni dal sequestro. Nel marzo del 2020 tornano in libertà in Mali Luca Tacchetto e la compagna canadese Edith Bias, rapiti in Burkina Faso nel dicembre del 2018. Nell'ottobre del 2020 viene rilasciato Padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote rapito nel settembre del 2018 a 150 chilometri dalla capitale del Niger, Niamey. Viene rilasciato insieme al turista Nicola Chiacchio, rapito in Mali nel febbraio del 2019.

Nel maggio del 2020 torna in libertà in Somalia la volontaria Silvia Romano, dopo essere stata sequestrata nel novembre di due anni prima in Kenya. Nel febbraio dello scorso anno vengono liberati Rocco Langone, la moglie Maria Donata Caivano e il figlio Giovanni rapiti nella regione del Sahel il 19 maggio 2022.

Nel 2022 anche l'arresto di Alessia Piperno, viaggiatrice per passione fermata a Teheran il 28 settembre e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno. Venne rinchiusa nel terrificante carcere di Evin, come Cecilia Sala e durante il periodo della sua detenzione scoppiò un incendio nel carcere, probabilmente innescato da una rivolta, che causò la morte di diversi detenuti.

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Esteri

Cecilia Sala libera, la nobel Mohammadi: “Giornalisti...

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"Il regime religioso autoritario mette a repentaglio la libertà di espressione"

Cecilia Sala libera, la nobel Mohammadi:

"La notizia dell'arresto, dell'isolamento e del rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala evidenzia ancora una volta la realtà che giornalisti, reporter e professionisti dei media in Iran sono costantemente sotto pressione e a rischio di arresto, reclusione e tortura". Così la premio Nobel per la pace iraniana, Narges Mohammadi, in carcere dal novembre 2021 e rilasciata temporaneamente a inizio dicembre per motivi medici, commenta all'Adnkronos la notizia della scarcerazione di Sala, attesa a breve in Italia. Mohammadi è stata rinchiusa per anni a Evin, la stessa prigione dove era tenuta la giornalista italiana.

"Ciò evidenzia come il regime religioso autoritario metta a repentaglio la libertà di espressione", aggiunge Mohammadi, raggiunta dall'Adnkronos tramite il marito, il giornalista e scrittore Taghi Rahmani. Quest'ultimo sostiene che l'arresto di cittadini stranieri sia "un metodo usato ripetutamente dal regime iraniano quando vogliono ottenere il rilascio dei loro prigionieri. È la loro forma di diplomazia".

Nel caso di Cecilia Sala, prosegue Rahmani, le autorità puntavano a "scambiare la giovane giornalista con il loro prigioniero in Italia, il signor Abedini. È così che funziona il loro sistema".

Rahmani definisce gli arresti come quello di Sala "una violazione della legge" dal momento che "tenere in ostaggio un cittadino straniero va contro il diritto internazionale dei diritti umani, eppure questo continua a verificarsi in Iran".

"Quando qualcuno viene arrestato, dovrebbe essere sottoposto a un giusto processo - conclude - Ma il regime iraniano ignora i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale".

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Esteri

Cecilia Sala liberata, gli altri casi di donne detenute a...

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Il caso della giornalista ha ricordato quello di Alessia Piperno, viaggiatrice per passione arrestata a Teheran il 28 settembre 2022

Alessia Piperno - (Foto da Facebook)

Cecilia Sala è stata liberata. Il caso della giornalista, con l'arresto in Iran il 19 dicembre scorso in nome dell'accusa di "violazione delle leggi della Repubblica islamica", ha mobilitato l'attenzione pubblica, in Italia e all'estero, e ricordato quello di Alessia Piperno, viaggiatrice per passione arrestata a Teheran il 28 settembre 2022 e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno. Venne rinchiusa nel terrificante carcere di Evin, come Cecilia Sala e durante il periodo della sua detenzione scoppiò un incendio nel carcere, probabilmente innescato da una rivolta, che causò la morte di diversi detenuti.

Ben più lungo il periodo di detenzione in Iran scontato da Kylie Moore-Gilbert, ricercatrice con cittadinanza australiana e britannica, che ha passato 804 giorni dietro le sbarre nella Repubblica Islamica, arrestata nel settembre del 2018, accusata di spionaggio e liberata nel novembre del 2020 in cambio della scarcerazione di tre iraniani detenuti in Thailandia. La liberazione di Kylie Moore-Gilbert contribuì ad alimentare le speranze per Nazanin Zaghari-Ratcliffe.

Detenuta anche lei ad Evin, con passaporto britannico e iraniano era stata arrestata nel 2016 con accuse di spionaggio, che ha sempre respinto con forza. Zaghari-Ratcliffe è rimasta in carcere per sei anni, rilasciata solo nel marzo del 2022. Con lei era stato liberato anche Anoosheh Ashoori, anche lui con doppia cittadinanza, detenuto dal 2017.

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