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Trump chiede alla Corte Suprema di intervenire sulla sentenza del caso Stormy Daniels

Appello urgente per bloccare la condanna prevista a New York

L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ufficialmente chiesto alla Corte Suprema di bloccare l’imminente sentenza nel caso legato a Stormy Daniels, prevista per venerdì. La richiesta, avanzata attraverso un ricorso formale, punta a sospendere ogni ulteriore procedimento presso il tribunale di New York.

Secondo quanto riportato dalla testata statunitense The Hill, il team legale di Trump ha sottolineato la necessità di un intervento immediato da parte della Corte Suprema. Nel documento depositato, gli avvocati dell’ex presidente hanno argomentato che la continuazione del caso potrebbe provocare “gravi ingiustizie”, compromettendo non solo l’integrità del sistema giudiziario, ma anche il funzionamento delle istituzioni governative.

I motivi del ricorso

Nel testo del ricorso, i legali hanno evidenziato l’importanza di proteggere il ruolo della Presidenza e le operazioni del governo federale da potenziali ripercussioni derivanti da un caso che considerano politicamente sensibile. “Questa Corte dovrebbe sospendere immediatamente ulteriori procedimenti presso il tribunale di New York per prevenire gravi ingiustizie e danni all’istituzione della Presidenza e alle operazioni del governo federale”, si legge nella documentazione.

La vicenda Stormy Daniels rappresenta uno dei capitoli più controversi della carriera politica e personale di Trump. L’accusa riguarda presunti pagamenti effettuati per comprare il silenzio della nota attrice pornografica su una relazione extraconiugale che avrebbe avuto luogo prima delle elezioni presidenziali del 2016. Trump ha sempre negato con fermezza le accuse, definendole parte di una campagna di persecuzione politica.

Un caso con implicazioni nazionali

La richiesta alla Corte Suprema sottolinea l’eccezionalità del caso, mettendo in evidenza come una condanna potrebbe avere conseguenze senza precedenti per un ex presidente degli Stati Uniti. Gli avvocati hanno espresso preoccupazioni per i danni che un simile procedimento potrebbe arrecare non solo alla reputazione del loro assistito, ma anche alla stabilità delle istituzioni democratiche.

L’intervento della Corte Suprema, tuttavia, non è garantito. Nonostante il suo ruolo fondamentale nel sistema giuridico americano, la Corte interviene raramente in casi di natura penale, specialmente quando si trovano ancora nelle fasi preliminari dei procedimenti. Rimane dunque incerto se la richiesta di Trump verrà accolta e in che modo potrebbe influenzare il calendario giuridico del caso.

Le reazioni

La notizia del ricorso ha già suscitato una vasta eco mediatica e politica. I sostenitori di Trump vedono nella sua richiesta un tentativo legittimo di difendersi da un sistema giudiziario che ritengono politicizzato. Al contrario, i suoi oppositori considerano l’azione come un ulteriore tentativo di evitare responsabilità legali.

Con l’avvicinarsi della data prevista per la sentenza, il caso Stormy Daniels continua a tenere banco nei dibattiti pubblici e a mettere sotto i riflettori il sistema giudiziario americano. La decisione della Corte Suprema, qualora arrivasse, potrebbe segnare un punto di svolta cruciale non solo per Trump, ma per l’intero panorama politico statunitense.

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Attualità

La posizione dell’ONU sulla sovranità: una risposta...

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Le recenti dichiarazioni del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno suscitato un’ampia discussione internazionale. In particolare, la sua volontà dichiarata di acquisire territori come la Groenlandia e il Canale di Panama, con l’eventualità di ricorrere a mezzi economici o militari, ha sollevato interrogativi sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale degli stati.

A questo proposito, il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, ha voluto sottolineare l’importanza dei principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, firmata da tutti i paesi membri. Rispondendo a una domanda dell’agenzia ANSA, Dujarric ha affermato: “Abbiamo a che fare con un’amministrazione americana per volta. E la questione riguardo sovranità e integrità territoriale è ampiamente trattata nella Carta ONU che tutti gli stati membri hanno sottoscritto”.

La Carta delle Nazioni Unite: pilastro della sovranità internazionale

La Carta delle Nazioni Unite rappresenta il fondamento del diritto internazionale moderno e sancisce il principio della sovranità degli stati come elemento cardine per la stabilità globale. L’articolo 2 della Carta, in particolare, stabilisce che gli stati membri si impegnano a rispettare l’integrità territoriale e la sovranità politica degli altri membri, escludendo l’uso della forza come strumento di coercizione.

In questo contesto, le dichiarazioni di Trump hanno provocato un certo allarme tra gli osservatori internazionali. La Groenlandia, territorio autonomo sotto la sovranità del Regno di Danimarca, e il Canale di Panama, sotto il controllo esclusivo della Repubblica di Panama dal 1999, sono entrambi simboli di sovranità consolidata nei rispettivi contesti geopolitici.

La posizione delle Nazioni Unite

La risposta del portavoce Dujarric evidenzia l’approccio istituzionale delle Nazioni Unite, che mirano a mantenere un dialogo con le diverse amministrazioni statunitensi su base pragmatica. La dichiarazione riflette anche la neutralità dell’ONU, che evita commenti diretti sulle intenzioni politiche di un singolo stato, focalizzandosi invece sul rispetto delle norme internazionali.

La comunità internazionale guarda con attenzione a queste dinamiche, poiché eventuali azioni unilaterali che minaccino la sovranità di stati indipendenti potrebbero creare pericolosi precedenti. La Carta delle Nazioni Unite, in questo senso, continua a rappresentare un baluardo contro eventuali derive che possano minare l’ordine internazionale.

Le parole di Stephane Dujarric ribadiscono un messaggio chiaro: la sovranità e l’integrità territoriale non sono negoziabili, essendo elementi fondamentali del sistema multilaterale che garantisce la pace e la sicurezza globale. Mentre si attende l’insediamento ufficiale della nuova amministrazione statunitense, la comunità internazionale rimane vigile, pronta a difendere i principi che stanno alla base della cooperazione tra gli stati membri.

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Attualità

Ponte sullo Stretto: la roadmap verso l’apertura dei...

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Copertura finanziaria completata, via libera atteso entro febbraio 2025

La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina entra in una fase cruciale, con l’avvio dei cantieri previsto entro il 2025. Dopo anni di dibattiti, ostacoli amministrativi e controversie, il progetto sembra finalmente prendere forma concreta, grazie alla copertura finanziaria e alle ultime approvazioni tecniche e burocratiche.

Finanziamenti e approvazioni tecniche

L’ultimo ostacolo di natura economica è stato superato con la recente manovra finanziaria. Il Governo ha destinato 1,5 miliardi di euro aggiuntivi, colmando il gap individuato nel Documento di economia e finanza 2024, che stimava il costo complessivo dell’opera a 13,5 miliardi di euro. Contestualmente, la Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale ha espresso parere positivo, mentre la Conferenza dei Servizi ha chiuso i propri lavori lo scorso 23 dicembre.

Ciò che resta ora è l’approvazione del progetto definitivo, accompagnato dal piano economico-finanziario, in fase di completamento. Una volta pronti questi elementi, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), presieduto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dovrà dare il via libera definitivo. Secondo il vicepremier Matteo Salvini, l’approvazione dovrebbe arrivare tra gennaio e febbraio 2025.

Un inizio anno decisivo

Il 2025 si preannuncia determinante per il futuro del progetto, non solo per le approvazioni politiche e tecniche. Sul fronte legale, restano aperti diversi contenziosi che potrebbero influire sui tempi di avvio dei lavori. Tra questi, spiccano due procedimenti che coinvolgono la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink insieme alla Parson Transportation. Il primo contenzioso è atteso in Corte d’Appello a giugno, mentre il secondo è fissato per il 20 gennaio.

Un altro fronte aperto è rappresentato da una class action intrapresa da 104 cittadini, ai quali si sono aggiunti 139 privati a favore del ponte. Gli oppositori chiedono di accertare eventuali responsabilità della società Stretto di Messina, sostenendo che l’opera sia priva di un reale interesse strategico e non fattibile sotto i profili ambientali, strutturali ed economici.

Ricorsi e opposizioni

Ulteriori complicazioni derivano dai ricorsi amministrativi. Due sono attualmente pendenti presso il Tar del Lazio: uno presentato da associazioni ambientaliste come Legambiente, Lipu e Wwf Italia; l’altro dai comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Entrambi sollevano perplessità sul piano ambientale e sulla gestione dell’opera, aggiungendo incertezze al calendario dei lavori.

Il Ponte sullo Stretto rimane un tema polarizzante. Se da un lato rappresenta una possibile svolta infrastrutturale per il Mezzogiorno, dall’altro continua a suscitare dubbi e resistenze. Mentre il Governo accelera per rispettare le scadenze, le dinamiche legali e amministrative in corso potrebbero ancora condizionare il percorso verso la realizzazione di quella che viene definita una delle opere più ambiziose e controverse della storia italiana.

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Attualità

Scholz ribadisce: “L’inviolabilità delle frontiere è...

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BERLINO – In una dichiarazione inaspettata rilasciata presso la Cancelleria federale, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha riaffermato l’importanza dell’inviolabilità delle frontiere, definendola un principio fondamentale del diritto internazionale che “vale per tutti, indipendentemente dalle dimensioni o dal peso geopolitico di un Paese”.

Scholz ha rivelato di aver recentemente intrattenuto colloqui con diversi capi di Stato e di governo europei, con l’obiettivo di affrontare l’impatto delle dichiarazioni controverse provenienti dagli Stati Uniti. Senza menzionare direttamente il nome dell’ex presidente americano Donald Trump, il cancelliere ha fatto riferimento a esternazioni che, secondo lui, hanno sollevato preoccupazioni tra i partner europei. “Dalle discussioni è emersa una certa incomprensione per le affermazioni recenti,” ha dichiarato.

Ribadendo con fermezza la posizione tedesca, Scholz ha sottolineato che le frontiere “non possono essere modificate con la violenza”, un principio che, secondo il cancelliere, rappresenta una pietra angolare della pace e della stabilità in Europa e nel mondo. L’appello è stato chiaro: i partner europei devono restare uniti e coordinati nella difesa di questo valore condiviso. “La coesione tra i Paesi europei è fondamentale per affrontare sfide comuni e garantire che i principi fondamentali del diritto internazionale siano rispettati ovunque”, ha aggiunto.

La dichiarazione arriva in un momento delicato per le relazioni transatlantiche, segnato da tensioni legate a posizioni divergenti su temi di politica estera. L’unità tra gli Stati membri dell’Unione Europea viene vista come una risposta cruciale per rafforzare la credibilità del blocco nel panorama geopolitico globale.

Un appello all’unità europea

Scholz ha inoltre evidenziato l’importanza di una risposta coordinata alle provocazioni che potrebbero minare la stabilità internazionale. “Non si tratta solo di proteggere le frontiere fisiche, ma di difendere un ordine internazionale basato su regole condivise,” ha affermato il cancelliere.

Il riferimento implicito alle tensioni alimentate da dichiarazioni provenienti dagli Stati Uniti, un partner storico dell’Europa, segnala una crescente necessità per i leader europei di definire una posizione autonoma e coesa. Scholz non ha fornito ulteriori dettagli sui contenuti delle conversazioni avute con i suoi omologhi, ma ha ribadito che “il confronto è stato costruttivo e orientato a rafforzare la cooperazione.”

L’eredità del principio di inviolabilità

Il principio dell’inviolabilità delle frontiere ha radici profonde nel diritto internazionale ed è stato riaffermato in numerose occasioni dopo la Seconda guerra mondiale. Esso rappresenta una delle basi fondamentali del sistema di sicurezza collettiva europeo, come sancito anche dagli accordi di Helsinki del 1975.

Scholz ha concluso il suo intervento ricordando che ogni violazione di tale principio rappresenta una minaccia non solo per il Paese coinvolto, ma per l’intera comunità internazionale. “Dobbiamo continuare a lavorare insieme per garantire che il rispetto delle frontiere e del diritto internazionale rimanga al centro delle nostre azioni collettive,” ha sottolineato.

La posizione del cancelliere tedesco si inserisce in un contesto più ampio di ridefinizione delle alleanze globali, in cui l’Europa si trova sempre più spesso a dover bilanciare il rapporto con gli Stati Uniti e la propria autonomia strategica. Restano da vedere gli sviluppi futuri, ma il messaggio di Scholz è chiaro: l’Europa non può permettersi divisioni interne su questioni di principio fondamentali.

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