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Ucraina, cala fiducia in Zelensky mentre si avvicina insediamento Trump: gli scenari

Si intensificano gli scontri nella regione di Kursk, ma Mosca non sembra dare molta importanza alle manovre ucraine oltre confine

Volodymir Zelensky  - Foto sito ufficiale

La guerra con la Russia pesa sempre di più sull'Ucraina, nel paese straziato da quasi 3 anni di conflitto continua a calare il sostegno interno per il presidente Volodymir Zelensky. In un quadro sempre più complesso, l'avvicinarsi della data dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il 20 gennaio, rende più incerta anche la situazione dell'appoggio della comunità internazionale.

Un sondaggio dell'Istituto internazionale di sociologia di Kiev evidenzia che la fiducia degli ucraini nel loro leader è scesa al 52% rispetto al 90% su cui Zelensky poteva contare nel marzo del 2022. Ora il 39% degli ucraini dice apertamente di non aver fiducia nel presidente, quando erano solo il sette per cento.

La battaglia nel Kursk

In questo contesto si spiega la mossa a sorpresa, di valore tattico più che strategico, e in vista di uno scambio di territori con la Russia in futuri negoziati, secondo gli analisti, della nuova offensiva lanciata ieri dalle forze di Kiev, con carri armati, mezzi anti mine, e sistemi di disturbo elettronico, nella regione russa di Kursk che avevano parzialmente occupato lo scorso agosto e su cui le forze di Mosca fanno fatica a riprendere il controllo.

Fra lunedì e martedì, rende noto l'Institute for the Study of War, i militari ucraini sono avanzati alla periferia meridionale di Berdin, nel centro di Russkoye Porechnoye e Novosotnitsky, tre villaggi sulla strada che va da Sudzha, controllata dagli ucraini, alla capitale della regione Kursk. E oggi vengono segnalati decine di scontri nella regione.

Il 6 gennaio è arrivato nella regione di Kursk il vice ministro della Difesa russo Yunus-Bek Yevkurov ma Mosca non sembra dare molta importanza alle manovre ucraine oltre confine. Il ministero della Difesa ha spiegato che si è evitata una rottura del fronte vicino a Berdin.

Gli scenari

"L'indebolimento della fiducia per Zelensky riduce il suo futuro potenziale e il suo peso futuro come figura pubblica. E colpisce in modo critico l'istituzione della presidenza. Non c'è neanche bisogno di spiegare quale disastro potrebbe accadere nell'evento di una delegittimazione e del collasso della possibilità di controllare l'istituzione della presidenza e del governo in generale", ha commentato il direttore esecutivo dell'Istituto di ricerca ucraino, Anton Grushetsky.

Il mandato di Zelensky è terminato lo scorso anno. Ma con la legge marziale in vigore nel Paese non è possibile organizzare elezioni presidenziali. Il Cremlino insiste nel denunciare che Zelensky non è più il Presidente legittimo.

Nelle ultime 24 ore, secondo lo stato maggiore delle forze armate ucraine, si sono svolte 94 scontri nella regione di Kurk. L'operazione ha come obiettivo quello di "prevenire una offensiva nemica nella regione di Sumy", dall'altro lato del confine. Kiev ha anche respinto come falsa la notizia della conquista, da parte delle forze russe, della cittadina di Kurakhove, nel Donetsk, 30 chilometri a sud di Pokrovsk, l'hub logistico cruciale obiettivo delle forze di Mosca negli ultimi mesi.

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Esteri

Da Sgrena a Sala, da Pari e Torretta a Mastrogiacomo: tutti...

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Fondamentale il lavoro di intelligence e di diplomazia

Da Sgrena a Sala, da Pari e Torretta a Mastrogiacomo: tutti gli altri italiani riportati a casa

Lavoro di intelligence e di diplomazia. Tanti gli italiani trattenuti all'estero e riportati a casa negli ultimi anni. Non ci sono solo gli arresti, come nella vicenda di Cecilia Sala, o la "politica degli ostaggi" di cui è accusato l'Iran, ma tra i casi che tornano alla mente ci sono quelli di sequestri come per le volontarie Simona Pari e Simona Torretta, rapite nel settembre del 2004 a Baghdad e liberate 21 giorni dopo il sequestro. Nella stessa capitale irachena, nel febbraio di dieci anni fa, viene rapita da un'organizzazione della Jihad Islamica la giornalista Giuliana Sgrena. La sua liberazione avviene il 4 marzo, ad opera del Sismi, ma si conclude tragicamente durante il trasferimento all'aeroporto della capitale irachena, quando a un posto di blocco viene raggiunta da un raffica di colpi sparati da militari americani l'auto con a bordo l'inviata e il dirigente dei servizi di sicurezza italiani Nicola Calipari, morto sul colpo nel tentativo di proteggere la Sgrena col suo corpo.

Nel marzo del 2007 viene rapito in Afghanistan il giornalista Daniele Mastrogiacomo, liberato 15 giorni dopo il sequestro. Nell'aprile 2013 viene rapito in Siria il giornalista Domenico Quirico insieme al belga Pierre Piccinin. Assieme vengono liberati a inizio settembre. E' sempre nel nord della Siria che nell'estate del 2014 vengono rapite le cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rilasciate poi nel gennaio successivo. Nell'ottobre del 2015 viene rapito nel sud delle Filippine Rolando Del Torchio, ex sacerdote e imprenditore liberato poi nell'aprile del 2016.

Tra aprile e maggio 2019 vengono liberati Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini, rapiti in Turchia e portati in Siria. Entrambi tornano liberi a tre anni dal sequestro. Nel marzo del 2020 tornano in libertà in Mali Luca Tacchetto e la compagna canadese Edith Bias, rapiti in Burkina Faso nel dicembre del 2018. Nell'ottobre del 2020 viene rilasciato Padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote rapito nel settembre del 2018 a 150 chilometri dalla capitale del Niger, Niamey. Viene rilasciato insieme al turista Nicola Chiacchio, rapito in Mali nel febbraio del 2019.

Nel maggio del 2020 torna in libertà in Somalia la volontaria Silvia Romano, dopo essere stata sequestrata nel novembre di due anni prima in Kenya. Nel febbraio dello scorso anno vengono liberati Rocco Langone, la moglie Maria Donata Caivano e il figlio Giovanni rapiti nella regione del Sahel il 19 maggio 2022.

Nel 2022 anche l'arresto di Alessia Piperno, viaggiatrice per passione fermata a Teheran il 28 settembre e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno. Venne rinchiusa nel terrificante carcere di Evin, come Cecilia Sala e durante il periodo della sua detenzione scoppiò un incendio nel carcere, probabilmente innescato da una rivolta, che causò la morte di diversi detenuti.

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Esteri

Cecilia Sala libera, la nobel Mohammadi: “Giornalisti...

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"Il regime religioso autoritario mette a repentaglio la libertà di espressione"

Cecilia Sala libera, la nobel Mohammadi:

"La notizia dell'arresto, dell'isolamento e del rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala evidenzia ancora una volta la realtà che giornalisti, reporter e professionisti dei media in Iran sono costantemente sotto pressione e a rischio di arresto, reclusione e tortura". Così la premio Nobel per la pace iraniana, Narges Mohammadi, in carcere dal novembre 2021 e rilasciata temporaneamente a inizio dicembre per motivi medici, commenta all'Adnkronos la notizia della scarcerazione di Sala, attesa a breve in Italia. Mohammadi è stata rinchiusa per anni a Evin, la stessa prigione dove era tenuta la giornalista italiana.

"Ciò evidenzia come il regime religioso autoritario metta a repentaglio la libertà di espressione", aggiunge Mohammadi, raggiunta dall'Adnkronos tramite il marito, il giornalista e scrittore Taghi Rahmani. Quest'ultimo sostiene che l'arresto di cittadini stranieri sia "un metodo usato ripetutamente dal regime iraniano quando vogliono ottenere il rilascio dei loro prigionieri. È la loro forma di diplomazia".

Nel caso di Cecilia Sala, prosegue Rahmani, le autorità puntavano a "scambiare la giovane giornalista con il loro prigioniero in Italia, il signor Abedini. È così che funziona il loro sistema".

Rahmani definisce gli arresti come quello di Sala "una violazione della legge" dal momento che "tenere in ostaggio un cittadino straniero va contro il diritto internazionale dei diritti umani, eppure questo continua a verificarsi in Iran".

"Quando qualcuno viene arrestato, dovrebbe essere sottoposto a un giusto processo - conclude - Ma il regime iraniano ignora i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale".

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Esteri

Cecilia Sala liberata, gli altri casi di donne detenute a...

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Il caso della giornalista ha ricordato quello di Alessia Piperno, viaggiatrice per passione arrestata a Teheran il 28 settembre 2022

Alessia Piperno - (Foto da Facebook)

Cecilia Sala è stata liberata. Il caso della giornalista, con l'arresto in Iran il 19 dicembre scorso in nome dell'accusa di "violazione delle leggi della Repubblica islamica", ha mobilitato l'attenzione pubblica, in Italia e all'estero, e ricordato quello di Alessia Piperno, viaggiatrice per passione arrestata a Teheran il 28 settembre 2022 e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno. Venne rinchiusa nel terrificante carcere di Evin, come Cecilia Sala e durante il periodo della sua detenzione scoppiò un incendio nel carcere, probabilmente innescato da una rivolta, che causò la morte di diversi detenuti.

Ben più lungo il periodo di detenzione in Iran scontato da Kylie Moore-Gilbert, ricercatrice con cittadinanza australiana e britannica, che ha passato 804 giorni dietro le sbarre nella Repubblica Islamica, arrestata nel settembre del 2018, accusata di spionaggio e liberata nel novembre del 2020 in cambio della scarcerazione di tre iraniani detenuti in Thailandia. La liberazione di Kylie Moore-Gilbert contribuì ad alimentare le speranze per Nazanin Zaghari-Ratcliffe.

Detenuta anche lei ad Evin, con passaporto britannico e iraniano era stata arrestata nel 2016 con accuse di spionaggio, che ha sempre respinto con forza. Zaghari-Ratcliffe è rimasta in carcere per sei anni, rilasciata solo nel marzo del 2022. Con lei era stato liberato anche Anoosheh Ashoori, anche lui con doppia cittadinanza, detenuto dal 2017.

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