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Influenza, Andreoni: “Picco invernale virus respiratori atteso a metà gennaio”

"Da fine febbraio comincia fase calante. Bene monitoraggio in Italia su virus respiratori, dalla Cina non vedo l'allarme Hmpv"

Una persona con l'influenza

"E' sempre molto difficile fare previsioni ma per i virus respiratori siamo vicini al picco invernale previsto a metà gennaio. Dalla fine di febbraio in poi comincia, invece, la fase calante di questi virus". Sono le parole di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, all'Adnkronos.

In Italia "i virus respiratori sono abitualmente monitorati" dal Sistema di sorveglianza integrata dell'Istituto superiore di sanità. Un "monitoraggio clinico e microbiologico che funziona da anni ed è molto efficace - assicura Andreoni - Il nostro Paese anche sul controllo dell'Hmpv sta facendo molto bene". E sulle notizie che arrivano dalla Cina sul fronte del metapneumovirus umano, Andreoni taglia corto: "In questo momento non ci sono particolari allarmi da Hmpv".

La preoccupazione per l'influenza, dice l'esperto, richiede misure speciali negli ospedali. "Per contenere il boom di casi di influenza e delle malattie respiratorie in generale l'uso delle mascherine in ospedali e Rsa diventa indispensabile. Dove ci sono pazienti fragili, quindi anche in Pronto soccorso e in alcuni reparti, è fondamentale fare di tutto per ridurre al massimo il rischio di trasmissione dei virus", dice.

Le mascherine sono state reintrodotte in alcuni paesi. "Bene hanno fatto gli ospedali del Regno Unito nel reintrodurre le mascherine, un giro di vite che mi vede favorevole. Così come sono favorevole nel raccomandare di indossarle in tutte le situazioni ad alto rischio laddove ci siano situazioni di grande affollamento", afferma.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cronaca

Inferno a Hollywood: le ville delle star divorate dalle...

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Hollywood: il cuore scintillante dell’industria cinematografica mondiale.

Hollywood, con le sue iconiche colline e la celebre scritta bianca che svetta in cima al Monte Lee, è sinonimo di sogni, arte e successo. Fondata alla fine del XIX secolo come un tranquillo sobborgo, si trasformò rapidamente nella capitale mondiale del cinema a partire dagli anni ‘10 del Novecento.

Oggi, Hollywood rappresenta il fulcro di un’industria da miliardi di dollari, attirando milioni di turisti ogni anno con attrazioni come il Walk of Fame, il Teatro Cinese e gli storici studi cinematografici.

La scritta “Hollywood”, eretta originariamente nel 1923 per promuovere un progetto immobiliare, sarebbe dovuta durare appena un paio d’anni, ma divenne ben presto il simbolo di una città dove i sogni si avverano e il glamour regna sovrano. Tuttavia, anche questo luogo leggendario non è immune alle calamità, come dimostrano i drammatici incendi che stanno colpendo la città delle stelle.

Le ville delle star in fiamme, un bilancio devastante

Nelle ultime ore, Hollywood Hills e Pacific Palisades sono diventate il teatro di un devastante incendio che ha distrutto centinaia di abitazioni, comprese quelle di alcune delle più grandi star del cinema e della musica.

  • Paris Hilton ha perso la sua magnifica residenza a Malibu.
  • Adam Brody e Leighton Meester, coppia amatissima di Hollywood, hanno visto la loro villa trasformarsi in cenere.
  • Billy Crystal ha dovuto dire addio alla casa in cui ha vissuto per oltre quattro decenni.
  • Anthony Hopkins ha perso la sua storica dimora immersa nel verde.
  • Ben Affleck è stato evacuato d’urgenza e ha cercato rifugio temporaneo presso la sua ex moglie Jennifer Garner.
  • Steven Spielberg è stato costretto a lasciare il suo rifugio artistico a rischio di essere raggiunto dalle fiamme.
  • Mandy Moore, Anna Faris e Mark Hamill hanno dovuto abbandonare le loro case per mettersi in salvo insieme alle loro famiglie.

Anche altre celebrità, come James Woods, Ali Riley e Jamie Lee Curtis, sono state colpite dall’incendio o evacuate per precauzione.

Le cause dell’incendio, una combinazione letale di fattori

Gli incendi che stanno devastando la California meridionale sono il risultato di una combinazione di condizioni climatiche e ambientali sfavorevoli.

Le temperature elevate, unite a una prolungata siccità, hanno reso la vegetazione estremamente secca e altamente infiammabile. A peggiorare la situazione ci hanno pensato i venti di Santa Ana, che soffiano con violenza da est verso la costa, spingendo le fiamme a una velocità impressionante.

L’urbanizzazione crescente delle aree collinari ha aumentato la vulnerabilità delle comunità locali, rendendo ancora più difficile il lavoro delle squadre di emergenza. Gli sforzi dei vigili del fuoco continuano senza sosta, ma la situazione resta critica.

Il dramma umano dietro le fiamme

Dietro le ville sfarzose in fiamme si nasconde il dramma umano di migliaia di persone che, celebrità o meno, hanno perso tutto in pochi istanti.

Gli attori e i produttori che hanno trovato fortuna in questa terra di sogni si trovano ora a fronteggiare una realtà che non fa distinzioni: quando la natura si scatena, non esistono privilegi.

Eppure, come dimostra la storia di questa città, Hollywood ha sempre saputo rialzarsi. Se c’è un luogo al mondo capace di trasformare una tragedia in un nuovo inizio, quel luogo è proprio la capitale del cinema.

“Le fiamme possono distruggere muri e ricordi, ma non possono bruciare la speranza e la capacità di rinascere… Hollywood, simbolo universale di sogni e immaginazione, ci insegna che persino dalle ceneri si può ricominciare a sognare… In fondo, non è forse vero che ogni grande film nasce proprio da un conflitto superato e da una luce ritrovata? Come una fenice che rinasce dalle sue stesse ceneri, Hollywood saprà ancora una volta risorgere, più forte e luminosa di prima…” (Anna Del Bene)

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Attualità

Gaza: Studio britannico rivela stime di vittime ben più...

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Secondo un’analisi statistica pubblicata sulla prestigiosa rivista medica The Lancet, il numero delle vittime nella Striscia di Gaza potrebbe essere notevolmente superiore a quanto riportato dalle fonti ufficiali. La ricerca, condotta da un team della London School of Hygiene & Tropical Medicine guidato dall’epidemiologa Zeina Jamaluddine, stima che i decessi legati al conflitto abbiano già superato la soglia dei 70.000, una cifra di almeno il 40% più alta rispetto ai dati ufficiali diffusi dal Ministero della Salute palestinese.

Un bilancio drammatico

L’analisi prende in esame il periodo compreso tra l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024, stimando che in quel lasso di tempo le vittime siano state 64.260, a fronte delle 37.877 dichiarate ufficialmente. I dati più recenti del Ministero della Salute palestinese, aggiornati al 9 gennaio 2025, riportano un totale di 46.006 decessi in 15 mesi di guerra. Tuttavia, lo studio suggerisce che il numero reale potrebbe essere sottostimato di circa il 41%.

A ottobre 2024, secondo i ricercatori, il numero complessivo di morti per lesioni traumatiche avrebbe già oltrepassato i 70.000. A questi si aggiungono le vittime indirette causate dall’interruzione dell’assistenza sanitaria, dalla malnutrizione, dalla scarsità d’acqua e dalle condizioni igieniche precarie, nonché dalle malattie aggravate dal conflitto.

Una crisi umanitaria senza precedenti

Secondo lo studio, le violenze hanno provocato la morte di circa il 3% della popolazione della Striscia di Gaza. Un dato particolarmente significativo riguarda la composizione demografica delle vittime: il 59% dei decessi riguarda donne, bambini e anziani, evidenziando l’impatto devastante sui civili.

I ricercatori hanno utilizzato il metodo statistico del “cattura-ricattura”, che consente di stimare il numero totale di decessi sovrapponendo informazioni provenienti da diverse fonti. Tra queste, i registri dell’obitorio dell’ospedale del Ministero della Salute palestinese, un sondaggio online e necrologi pubblicati sui social media. Tale approccio è stato necessario a causa della difficoltà di raccogliere dati completi in un contesto di infrastrutture sanitarie gravemente compromesse.

Il ruolo delle infrastrutture sanitarie

Il deterioramento del sistema sanitario nella Striscia di Gaza rappresenta uno dei principali fattori alla base della sottostima delle vittime. La distruzione di ospedali, la carenza di personale medico e la difficoltà di accedere alle aree colpite hanno reso quasi impossibile un conteggio accurato dei decessi. “L’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha già condannato l’elevato numero di civili uccisi nella guerra a Gaza”, afferma Zeina Jamaluddine. “I nostri risultati indicano che il numero di decessi per lesioni traumatiche è sottostimato di circa il 41%. Questo evidenzia l’urgenza di interventi mirati per proteggere i civili e ridurre ulteriori perdite di vite umane”.

Implicazioni e urgenza di interventi

Lo studio lancia un appello alla comunità internazionale, sottolineando l’importanza di interventi tempestivi per mitigare le sofferenze della popolazione civile. Le conclusioni dei ricercatori mettono in evidenza la necessità di garantire l’accesso a cure mediche, acqua potabile e servizi essenziali per prevenire ulteriori tragedie.

L’analisi rappresenta un monito sull’entità della crisi umanitaria in corso e sull’urgenza di trovare soluzioni che possano porre fine al conflitto, salvaguardando al contempo la vita di migliaia di persone innocenti.

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Ambiente e clima

Incendi a Los Angeles: il bilancio sale a sette vittime,...

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LOS ANGELES – La conta delle vittime dei devastanti incendi che stanno colpendo la contea di Los Angeles continua a crescere. Sono almeno sette le persone che hanno perso la vita, secondo quanto riferito dalle autorità locali, e il numero sembra destinato ad aumentare. L’ultimo aggiornamento arriva dal capo dei vigili del fuoco di Los Angeles, Kristin Crowley, che ha confermato due morti nel Pacific Palisades, una delle aree maggiormente colpite.

Nella zona del Pacific Palisades, l’incendio ha già distrutto oltre 5.300 strutture, lasciando dietro di sé una scia di devastazione. Gli sforzi per contenere il fuoco continuano, ma la situazione rimane critica, con le squadre di emergenza impegnate giorno e notte per arginare le fiamme.

Nuovi focolai: il rogo ‘Kenneth’

Nel frattempo, un nuovo incendio, denominato ‘Kenneth’, si è sviluppato al confine tra le contee di Los Angeles e Ventura. In meno di due ore, le fiamme hanno già consumato circa 320 ettari di boscaglia, mettendo a rischio diverse ville di lusso situate nelle colline di Hidden Hills e Calabasas. Queste aree, conosciute per le loro residenze esclusive, tra cui quelle di celebrità come la famiglia Kardashian, si trovano ora sotto la minaccia diretta del fuoco.

Gli incendi attivi nella contea

Il ‘Kenneth’ rappresenta solo uno dei cinque incendi attualmente attivi attorno a Los Angeles. Tra questi, il rogo di Sunset, nella zona di Hollywood, appare per ora sotto controllo, mentre continuano a bruciare le fiamme del Pacific Palisades a ovest, l’Eaton a est nella zona di Altadena e due altri incendi, denominati ‘Lidia’ e ‘Hurst’, nella San Fernando Valley a nord.

La risposta delle autorità

Le autorità californiane stanno mobilitando tutte le risorse disponibili per affrontare un’emergenza che sembra peggiorare di ora in ora. Nonostante gli sforzi, la rapidità con cui gli incendi si propagano e la vastità delle aree coinvolte rendono difficile il contenimento. Le condizioni climatiche, caratterizzate da temperature elevate e forti venti, non fanno che aggravare la situazione.

Mentre i vigili del fuoco e le squadre di emergenza continuano la loro battaglia contro il tempo, la popolazione colpita resta in attesa di ulteriori aggiornamenti. Con un bilancio già tragico e una situazione che non accenna a migliorare, la contea di Los Angeles si trova ancora una volta a fronteggiare una crisi ambientale senza precedenti.

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