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Servizi segreti, Vittorio Rizzi a capo del Dis dopo l’addio di Belloni

Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa di fine anno

 <i>ll </i>prefetto Vittorio Rizzi - (Fotogramma)

Vittorio Rizzi prenderà il posto di Elisabetta Belloni a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa di fine anno, dopo che Elisabetta Belloni si è dimessa a sorpresa a partire dal 15 gennaio con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale.

Si tratta di una "persona che ha alle sue spalle una carriera assolutamente prestigiosa all'interno della Polizia di Stato, un funzionario dello Stato di prim'ordine", ha detto la premier. La nomina verrà formalizzata nel consiglio dei ministri convocato per oggi pomeriggio.

Meloni: "Stima enorme per Belloni"

Meloni, sulle dimissioni di Belloni, spiega poi di aver "letto molte ricostruzioni che non corrispondono a verità, quello che ha detto l'ambasciatrice corrisponde a verità: ha deciso di anticipare di qualche mese la scadenza naturale del suo incarico per evitare di finire nel tritacarne che di solito accompagna nomine così importanti". "Ho una stima e un rispetto enormi per Elisabetta Belloni, che approfitto per ringraziare ancora una volta per il lavoro straordinario, che, insieme a tutto lo staff, al mio consigliere diplomatico, Fabrizio Saggio, ha fatto per la presidenza del G7 -ha aggiunto la premier- Elisabetta Belloni è un funzionario capace, coraggioso, di lungo corso, la mia stima e il mio rapporto personale con lei sono assolutamente inalterati. Mi pare che sia parecchio ambita anche fuori dai confini nazionali, quindi prevedo che il suo percorso non termini qui". "Spero che quello che ha detto Elisabetta Belloni e sto dicendo io possano contribuire a chiudere questa querelle francamente antipatica. Elisabetta Belloni, tra l'altro, ha consegnato a me le sue dimissioni prima di Natale, quindi le vicende di questi giorni non c'entrano assolutamente niente. Io e lei al tempo -ha concluso Meloni- concordammo di attendere le vacanze di Natale per dare la notizia, per organizzare una transizione che fosse più possibile serena, ma tutto quello che è accaduto, la vicenda Sala, addirittura ho letto che era legato alla vicenda SpaceX non c'entra assolutamente: le cose sono più tranquille e serene".

Chi è Vittorio Rizzi

Quella di Rizzi è una scelta in continuità visto che era stato nominato da settembre delle scorso anno vice direttore dell'Agenzia informazioni sicurezza interna (Aisi). Poliziotto di lungo corso, prima di approdare ai Servizi interni Rizzi ha ricoperto l'incarico di vicecapo vicario della Polizia.

Laureato in giurisprudenza, nato a Bologna ma romano d'adozione, 65 anni, Rizzi, dopo aver diretto già Venezia e Milano, nel 2007 diventa capo della Squadra Mobile di Roma. Con i suoi uomini risolve numerosi casi di cronaca, tra cui il cold case dell'assassinio della contessa Alberica Filo Della Torre, noto come 'delitto dell'Olgiata'. Promosso dirigente Superiore nel 2012, a luglio viene nominato direttore del Servizio Polizia stradale, ruolo che ricopre per circa un anno, fino a fine luglio 2013 quando diventa questore dell'Aquila.

Nel 2015 passa al vertice dell'ispettorato di pubblica sicurezza di Palazzo Chigi, poi alla direzione centrale anticrime e infine nel 2019 diventa vicecapo della polizia e direttore Centrale della Polizia Criminale, struttura interforze del dipartimento di pubblica sicurezza. A settembre dello scorso anno approda all'Aisi con l'incarico di vicedirettore. Ora la nomina a capo del Dis. "Abbiamo deciso di nominare il prefetto Vittorio Rizzi" a capo del Dis, "persona che ha alle sue spalle una carriera assolutamente prestigiosa all'interno della Polizia di Stato, un funzionario dello Stato di prim'ordine", ha sottolineato Meloni durante la conferenza stampa.

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Politica

Meloni su Musk: “Peggio Soros”. E torna ipotesi...

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"Musk è una persona molto nota e facoltosa che esprime le sue posizioni", ha detto la premier in conferenza stampa

George Soros, Giorgia Meloni ed Elon Musk - Agenzia Fotogramma

Difende Elon Musk a spada tratta, guarda i rapporti con gli States fiduciosa, sa che con Donald Trump si profila "un rapporto che si annuncia molto solido, non so se dire privilegiato". La premier Giorgia Meloni affronta la tradizionale conferenza di fine anno, ormai fattasi di inizio, forte del risultato portato a casa con la liberazione di Cecilia Sala.

Il ruolo degli Usa

"Non ho provato emozione più grande di quando ho chiamato una madre per dire che sua figlia stava tornando a casa", racconta riavvolgendo il nastro. Il lieto fine "è stata una triangolazione complessa con Iran e Stati Uniti d'America, una questione seguita dall'inizio con costanza, mettendo assieme dei tasselli che hanno composto questo puzzle". Su come si sia arrivati all'epilogo la presidente del Consiglio può dire ben poco, sul destino di Mohammed Abedini Najafabadi, l''uomo dei droni', rimanda "al vaglio tecnico e politico del ministero della Giustizia". Ma è evidente che il blitz in Florida da Trump abbia avuto un ruolo decisivo: per la liberazione della giornalista italiana, anzitutto, ma anche per puntellare un rapporto che potrebbe presto trasformarsi in un sodalizio. Tanto che Meloni, incalzata dai cronisti, non esclude di tornare di nuovo negli States tra 10 giorni appena, quando, il 20 di gennaio, si celebrerà l'Inauguration day e Trump si insedierà nuovamente alla Casa Bianca.

La sua mimica facciale svela molto più delle sue parole quando le chiedono, a più riprese, se non tema il ritorno del tycoon, che ha già seminato il panico con le sue dichiarazioni sulla Groenlandia, su Panama e sul Canada. Trump, spiega, ha un "modo energico per dire che gli Stati Uniti non resteranno a guardare" e invia, alzando la voce, messaggi "ad altri player globali" affinché intendano, dunque la premier esclude che il Presidente americano "tenterà annessioni con la forza". Anche sull'Ucraina Meloni si dice convinta che non arriverà alcun disimpegno da parte degli Usa, anche perché abbandonare Kiev al suo destino "sarebbe un errore", rimarca mentre si appresta a incontrare nelle prossime ore Volodymyr Zelensky.

E sui dazi, altro spauracchio all'orizzonte, "sarebbero un problema - riconosce -, ma non è una novità che le amministrazioni americane pongano la questione dell'avanzo commerciale. Il protezionismo non è un approccio che riguarda solo l'amministrazione di Trump", scandisce ricordando il piano da 400 miliardi di dollari messo in campo da Joe Biden per contrastare l'inflazione, in barba agli interessi europei. Ma è soprattutto il rapporto privilegiato con Elon Musk a tenere banco, a partire dalla vicenda Starlink, di cui, assicura, non ha mai parlato con il tycoon.

Musk? Peggio Soros

Meloni bolla come "false notizie" quelle circolate sulla sigla di un presunto accordo di 1,5 miliardi con la società che fa capo all'uomo più ricco del pianeta. "Valuto gli investimenti stranieri solo con la lente dell'interesse nazionale - puntualizza -, non delle amicizie. Non è mio costume usare il pubblico per fare un favore agli amici". Ma poi mette in chiaro: ''il problema con Space X è che è privato o che è Musk? Perché io non faccio favori agli amici, ma non accetto nemmeno che a persone che hanno buoni rapporti con me venga attaccata una lettera scarlatta...".

Incalzata dai cronisti, Meloni tira in ballo George Soros, il magnate noto anche per aver finanziato partiti di sinistra. "Musk è una persona molto nota e facoltosa che esprime le sue posizioni. Quando mi si dice che è un pericolo per la democrazia io segnalo che non è il primo... di persone note e facoltose che esprimono le loro opinioni ne ho viste parecchie, spesso le esprimono contro di me. Il problema è quando delle persone facoltose utilizzano quelle risorse per finanziare partiti ed esponenti politici per condizionare le scelte politiche. Questo non lo fa Musk, questo lo fa Soros e quando è accaduto si è parlato di filantropi" e "lo considero molto più ingerente di Elon Musk. Quella è una ingerenza seria".

Anche a chi le fa notare il potere che il numero 1 di Tesla sprigiona sulla comunicazione, essendo, tra le altre mille cose, anche il proprietario di X, la premier replica che Musk "consente a tutti di dire qualsiasi cosa sulla sua piattaforma, io invece spesso sono stata bannata" su altri social. Le domande si rincorrono, tornano spesso a pungere sul rapporto con l'uomo domino della campagna elettorale di Trump. Tanto che, quando un giornalista annuncia una domanda sul lavoro, lei ci scherza su: "del lavoro di Musk...", lo interrompe con una battuta, generando sorrisi in platea.

E anche sulla richiesta di Trump di aumentare le spese militari dei Paesi Nato fino al 5% del Pil - che metterebbe in seria difficoltà l'Italia che già arranca per arrivare al 2 - "penso che gli scogli si debbano superare con il dialogo - dice - nello specifico la questione credo sia interna all'Ue, non tanto di rapporto con gli Usa. L'Ue deve individuare strumenti per una difesa competitiva". E le sue ambizioni non devono fermarsi soltanto a questo. Quando si sofferma sulla vicenda Space X, e sulla necessità di criptare alcune comunicazioni sensibili, Meloni fa notare come "Italia e Europa non siano arrivate in tempo su questi temi, per cui l'alternativa" a Starlink "è non avere una protezione. Si tratta di scegliere una soluzione tra due scenari, nessuno dei quali è ottimale'', ammette.

Il passo indietro di Elisabetta Belloni

Tra le domande, arriva anche quella immancabile sul passo indietro di Elisabetta Belloni. Meloni ribadisce la stima e il rispetto "enormi" verso una diplomatica di lungo corso. "Mi pare che sia parecchio ambita anche fuori dai confini nazionali, quindi prevedo che il suo percorso non termini qui", afferma confermando, in parte, i rumors che vedono per Belloni un incarico di alto livello al fianco di Ursula von der Leyen. Al suo posto ai vertici dei Servizi arriverà Vittorio Rizzi, numero due dell'Aisi: già oggi la sua nomina verrà ufficializzata in Consiglio dei ministri, l'annuncio della premier tra lo slalom delle domande.

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Politica

Renzi torna all’attacco: “La fase zen è finita,...

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Il leader di Iv si racconta alla vigilia dei 50 anni: "Sono felice, il sogno? Trasformare Italia Viva in un polo che attragga i giovani e li porti ad appassionarsi alla politica"

Matteo Renzi - Fotogramma

"Sono arrivato a 50 anni, canto, ballo e sono felice. Però la fase zen è finita dopo le assoluzioni: adesso rilancio sulla politica". Lo dice Matteo Renzi a 'Il Venerdì' in un'intervista alla vigilia dei suoi 50 anni che festeggerà l'11 gennaio anche con un'iniziativa pubblica a Firenze per lanciare "un anno scoppiettante contro una destra illiberale" di Giorgia Meloni, definita "incapace e pericolosa" dal leader di Iv.

Se dovesse essere ricordato per una cosa, una soltanto di quelle fatte nei mille giorni a palazzo Chigi, quale sceglierebbe? "Non una cosa ma un sentimento. Si era aperta una stagione di speranza, c’era l’idea che ce la potessimo fare come Paese". E al fondo, secondo lei, perché è finita? "Al fondo? Per i nostri errori, è ovvio. Ma soprattutto per fuoco amico. In quella stagione una parte del gruppo dirigente ex Pci-Pds ha voluto perdere il Paese pur di riprendersi la Ditta". Per Renzi "l’inizio della fine sono le trivelle e l’indagine su Tempa Rossa nel 2016".

Da Italia Viva a Italia Vivaio (di giovani)

Non ha fatto errori? E solo colpa degli altri? "È evidente che ho commesso errori. Ma se penso ai miei 50 anni, a come ci arrivo, mi vengono in mente due parole che una volta mi disse un caro amico che non c’è più: letizia e gratitudine. Sono felice e ho imparato tanto, anche nei momenti in cui ero solo come un cane, soprattutto quando mi hanno diffamato". Un sogno? "È fare di Italia Viva, un partito ucciso in culla dalle indagini Open, un’altra cosa. Trasformarlo sempre di più in 'Italia Vivaio', un polo che attragga i giovani e li porti ad appassionarsi alla politica".

Il centro da costruire

Il mitico centro. Si farà mai? "Il centro è il luogo grazie al quale si vince o si perde la partita. C’è un’opportunità evidente. Meloni con la sua coalizione non è maggioranza nel Paese, è diventata presidente del Consiglio grazie a Enrico Letta che ha voluto dividere la coalizione, e lo resta oggi perché i 5 stelle rifiutano l’alleanza organica".

Il rapporto con il Pd di Schlein

Schlein? "La cosa che più apprezzo di lei è che rifiuta la logica del meglio pochi ma buoni. Quel settarismo della sinistra che è il miglior alleato dell’estremismo della destra. Schlein, che viene da una storia molto diversa dalla mia, ha capito che con quel settarismo lì si perde e lei, invece, vuole vincere".

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Politica

“Fasci appesi”, vandalizzato murale dedicato a...

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Il murale è stato ripulito da militanti Fdi. La Russa: "Restituita dignità a un luogo simbolo della nostra storia"

Il murale dedicato a Sergio Ramelli (Fotogramma)

E' stato vandalizzato nella notte a Milano il murale dedicato a Sergio Ramelli, lo studente di 19 anni militante del Fronte della Gioventù assassinato nel 1975 durante gli anni di piombo.

Nella notte è stato vandalizzato con la scritta a spray ‘Fasci appesi’ il murale che da oltre 20 anni ricorda Sergio Ramelli, studente del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da un commando di Avanguardia Operaia, nel luogo del suo assassinio in via Paladini a Milano”, scrive in una nota il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza.

“Non è la prima volta che ciò accade nel corso degli anni e anche questa volta questo atto vile si inserisce in una stagione di odio che cerca di riportare in vita quell’antifascismo militante che ha causato troppi lutti ed è stato sepolto dalla storia. Il prossimo 29 aprile sarà il cinquantesimo anniversario della morte di Sergio Ramelli e anche a cinquant’anni di distanza, evidentemente, il suo nome e il suo ricordo fanno ancora paura a chi conosce solo l’odio. Ci auguriamo - conclude - che i responsabili vengano identificati e puniti il prima possibile e che questo importante anniversario non diventi il pretesto per scatenare i peggiori istinti della sinistra antagonista contro la memoria di un giovane innocente”.

Il murale è stato ripulito e ripristinato da militanti Fdi. "Vogliamo ringraziare di cuore i nostri militanti che, con impegno e dedizione, sono intervenuti immediatamente per cancellare lo sfregio vergognoso al murales dedicato a Sergio Ramelli - dichiarano il coordinatore cittadino di Fdi Simone Orlandi e il vice coordinatore Deborah Dell’Acqua - Sergio rappresenta per tutti noi un simbolo di libertà e di lotta contro l’intolleranza e l’odio politico. Sfregiare la sua memoria non è solo un atto vile, ma anche un insulto alla nostra democrazia e ai valori di rispetto e convivenza civile che dovrebbero essere condivisi da tutti".

"Il gesto dei nostri militanti - continuano i vertici locali del partito - dimostra ancora una volta che Fratelli d’Italia è dalla parte della memoria e della giustizia. Continueremo a batterci affinché nessuno possa calpestare la storia e i sacrifici di chi, come Sergio, ha pagato un prezzo altissimo solo per aver espresso il proprio pensiero. Milano non dimentica e noi non arretreremo mai di fronte a chi cerca di dividere con l’odio ciò che dovrebbe unirci".

Ignazio La Russa, presidente del Senato, sui social esprime "un sincero ringraziamento ai ragazzi di Fratelli d’Italia che hanno ripulito il murales, restituendo dignità a un luogo simbolo della nostra storia".

"Lo sfregio al murales di via Paladini a Milano dedicato a Sergio Ramelli, il ragazzo ucciso nel ’75 da militanti di estrema sinistra, è un atto vile che offende non solo la sua memoria, ma anche i valori di rispetto e convivenza che dovrebbero unire tutti", scrive La Russa.

Interviene anche Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Regione Lombardia e componente della segreteria nazionale dem: “Ha perfettamente ragione Sala, lo sfregio del murales dedicato a Sergio Ramelli è un gesto orrendo - dichiara - Ramelli è stato vittima di una violenza allucinante e insensata e va ricordato come tale, la sua memoria va assolutamente salvaguardata e rispettata”.

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